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Autore: imdreaming_saffo    16/07/2017    1 recensioni
Quando Overwatch si riunisce, dopo la chiamata di Wiston, Lena 'Tracer' Oxton sa che vuole tornare a combattere per il bene e la giustizia. Non sa che le attenderà un futuro che metterà a dura prova la fede in tutto ciò che credeva. Il passato riaffiora insieme ad un nuovo avvenire, con un'inaspettata conoscenza...
[ Widowtracer ]
Genere: Azione, Drammatico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Yuri, Crack Pairing | Personaggi: Amélie 'Widowmaker' Lacroix, Lena 'Tracer' Oxton, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Widowmaker.

Le sue mani calde e delicate sulla mia pelle gelida, insensibile. 
La voce roca, piegata dal piacere, che non faceva che chiamarmi e supplicarmi di continuare. Mon dieu, che cosa mi stava succedendo? Volevo solo tornare a qualche giorno prima, quando i suoi occhi su di me erano privi di odio e rancore. Avevo sentito qualcosa, avevo provato qualcosa, grazie a quella dannatissima e fastidiosa inglese, così piena di vitalità, positività. Un esile contenitore di emozioni e sentimenti che esplodono in tanti piccoli fuochi d'artificio in ogni sorriso o risata. 

Mi aggrappai al manichino, spingendovi contro la fronte. Dovevo dimenticare. Seppellire quei pensieri o cancellarli. Io non ero capace di provare quello che mi aveva dato lei, ero stata programmata solo per l'omicidio non per desiderare qualcuno, qualcosa.  Eppure non riuscivo a lasciarmi alle spalle quello che era successo in quel letto e poco prima, come se fosse stato impresso nella mia mente a fuoco. 
Per la prima volta dopo tanto tempo avevo agito solo secondo i miei impulsi e i miei desideri, secondo ciò che volevo in quell'istante. E quanto l'avevo voluta, solo dio lo sapeva. Era stata mia in quell'attimo, mia e soltanto mia, dandomi un qualcosa che niente, nemmeno la sensazione dell'omicidio, mi aveva dato. Oh, sapevo che lei mi aveva desiderata allo stesso modo, nonostante per lei fosse stato un errore, io lo sapevo. 
"Amèlie..."

Colpii con forza il manichino, tornando in posizione di guardia con i pugni alzati, saltellando sulle piante dei piedi per riprendere l'allenamento. La palestra era vuota, dopotutto era orario di lavoro per gli agenti della Talon. Io ero priva di scopo e questo mi rendeva tremendamente frustrata: starmene con le mani in mano in attesa di un nuovo ordine era ciò che odiavo di più, sopratutto perché magari un nuovo obbiettivo mi avrebbe distratto da quei pensieri che non facevano altro che perseguitarmi. Come se tutto quello fosse stato reale e non frutto della mia suggestione.
Perché io non potevo provare nulla, giusto?
" Amèlie... "

La sua dannata bocca schiusa, le palpebre calate, in un espressione così dolce e spensierata mentre dormiva accanto a me. Come poteva esistere una creatura tanto buona da aiutare un'assassina come me? Da impedire che i suoi amici mi uccidessero?
Eppure io l'avevo intrappolata qui, lasciando che quella bontà morisse per mano della Talon. 
Vedere quegli occhi pieni di vita completamente spenti, in trappola dietro un vetro era stato come un colpo al mio cuore che non batteva più come un tempo. 
Aveva ragione lei, ero solo una bambola di pezza fra le mani della Talon, un giocattolino per soddisfare i loro scopi. 
" Amèlie... "

Se solo fossi stata la metà di ciò che credeva di me, magari non sarebbe chiusa lì, in quella cella, pronta per il Trattamento.

" Amèlie... "

« Esci dalla mia testa! » gridai, spintonando con forza il manichino fino a farlo cadere sul pavimento con un tonfo. 

« Oh, oh, araña! Quanta violenza! » 

Mi voltai verso la porta della palestra di scatto, osservando Sombra come se fosse il mio prossimo obbiettivo da assassinare. Se ne stava tranquilla sull'uscio, con il suo solito sorrisetto sulle labbra. Entrò nella stanza, sollevando un palmo della mano.

« Rilassati, chica. Ti vedo troppo sulle spine! Qualcosa ti turba? » mi chiese, appoggiandosi al manichino a qualche passo da me, con gli occhi che scrutavano quello che invece io avevo spinto sul pavimento. 

Non le risposi. Non avevo intenzione di intrattenere una chiacchierata con lei, sopratutto quando non ero dell'umore adatto. Mi andai a stringere le fasce alle mani, prima di chinarmi e sollevare il manichino per rimetterlo al suo posto. Dovevo passare agli addominali, tre serie da quaranta. 

« Sai, oggi continuano a giocare con la tua amichetta inglese. Non sembrava in ottimo stato quando l'hanno trascinata fuori dalla cella. Secondo quei tipi in camice fra poco dovrebbe cedere. » continuò Sombra, ignorando completamente il mio silenzio. 

Cedere. Avevo visto come aveva smesso di opporre resistenza quando le avevo portato da mangiare, quanto fosse priva di forze in quel momento. Aveva mangiato senza fare storie, senza lamentarsi.  Scossi il capo, dirigendomi ai tappeti. 

« Si può entrare ad assistere, sai? Mi sa che andrò a vedere mentre la rendono un pupazzo. Ho sempre desiderato assistere a quella roba. »

Mi fermai sul posto, dando le spalle alla donna a quelle parole. Ricordavo bene la sensazione di essere sottoposta a quella maledetta roba, come mi ero sentita. Mi voltai verso di lei, indicandole la porta con un cenno del capo. 

« Tu vai. Ti raggiungo fra poco. »

-

Le porte del laboratorio erano socchiuse quando entrai nella stanza. Solo una guardia armata era in essa, proprio accanto all'entrata. La osservai con attenzione, notando che aveva solo una pistola che scintillava nella fondina ascellare. Uno degli scienziati della Talon stava prendendo appunti accanto alla vasca dove Lena era immersa, con la maschera da dove due tubi fuoriuscivano, per l'ossiggeno. Attraverso il vetro la vedevo immobile, con gli occhi socchiusi. Non si muoveva, restando immersa senza smuovere l'aria. Quella scena mi fece rabbrividire, sembrava un cadavere in ammollo. 
Sombra era seduta sul tavolo di acciaio lì davanti, come se stesse guardando un film, le gambe incrociate sotto di lei. Le diedi un solo fugace sguardo che ricambiò con un occhiolino. 
Con lentezza mi avvicinai alla vasca, provando una sensazione che non seppi decifrare. 
Lena sollevò lo sguardo verso di me, le iridi castane s'incastrarono ai miei occhi per un lungo attimo. I suoi occhi solitamente espressivi come uno specchio della sua anima, in quel momento non mi dissero nulla se non rassegnazione e... consapevolezza. 
Senza che riuscissi a governarla, la mia mano volò al vetro. Schiacciai il palmo contro di esso, chiudendo per un secondo gli occhi. Riuscivo quasi a vedermi dentro a quella vasca, ricordandomi la sensazione come se fosse stato ieri. I miei muscoli erano stati molli, come se improvvisamente fossero diventati gelatina, privi di forza. L'assenza di suoni mi aveva fatto dubitare della mia stessa esistenza. 
Lentamente riaprii gli occhi, sconvolta nel vedere la mano di Lena contro la mia, al di là del vetro spesso. Quando incrociai i suoi occhi, per la seconda volta, lei mi stava ancora guardando e quello che vidi mi paralizzò sul posto, congelandomi. C'era compassione e pietà in quelle iridi castane, come se capisse, come se fosse riuscita a capire me e ciò che avevo passato. Un nodo d'aria si bloccò nella gola imponendomi di ingoiare e fare un passo indietro. Di nuovo, sentii la necessità di scappare e correre via, lontana da quella scena. 

Mi voltai di spalle, affondando le unghie nei palmi mentre stringevo così forte i pugni da farmi male, per impedirmi di correre via. 
Sollevai solo per un attimo lo sguardo e notai che gli occhi della messicana erano puntati su di me. Stranamente non c'era scherzosità in essi ma semplicemente la vidi annuire con due e brevi cenni del capo. 

« Iniziamo con una lieve scossa. Vediamo come reagisce. » disse l'uomo col camice mentre mi dirigevo alle porte del laboratorio. 
Sentii la pressione su alcuni tasti e, nell'esatto momento in cui posai la mano sulla porta per aprirla, un urlo squarciò la stanza. Era attutito, soffocato dall'acqua. Mi voltai di scatto e vidi Lena contorcersi e scalciare nell'acqua della vasca, battendo i pugni contro il vetro nel tentativo di scappare. I suoi occhi erano spalancati, mentre piccole scintille s'intravedevano dall'interno. Un brivido di freddo mi oltrepassò la schiena, mentre percepivo il cuore nel mio petto battere decisamente più veloce, sentendo il fiato mancarmi. 

« Aumentiamo un po'... » borbottò l'uomo ai macchinari, continuando a smanettarci. 
Un rumore sordo, come un ronzio, iniziò ad invidadere la stanza. Sapevo come funzionava, mano a mano avrebbero aumentato le scariche fino far impazzire il suo cervello. 
Il suono dello spostamento dell'acqua s'interruppe e Lena smise di dimenarsi, venendo sopraffatta da piccoli spasmi, gli occhi chiusi. Era svenuta come da prassi. 
Stavo vedendo spegnersi davanti a me l'unica creatura che aveva posto fiducia in me fino all'ultimo. L'unico essere che mi aveva trattato come un essere umano. 
Quella consapevolezza mi ridestò come uno schiaffo in pieno volto, scacciando il panico e facendomi invadere da una fredda e incontrollata rabbia. 
Come osavano farle questo? 

I miei occhi andarono a spostarsi sulla guardia accanto a me, che osservava curiosa quella scena. La pistola era in bella vista.
Allungai la mano di scatto, portandomi in avanti con tutto il corpo. Non ebbe nemmeno il tempo per fermarsi che già stavo premendo la cannula di essa contro la sua fronte, la mia mano ben salda sull'impugnatura. Potevo leggere lo stupore negli occhi dell'agente della Talon.
Senza esitare premetti il grilletto, trapassando la sua testa da parte a parte; il suo cadavere si afflosciò come una bambola di pezza. 
Spostati immediatamente la pistola contro lo scienziato dal camice bianco, che si era voltato verso di me, con le mani alzate. 
Un secondo colpo dritto in fronte e anche lui cadde sul pavimento, macchiando il vetro della vasca con il sangue che era schizzato via. Il rumore sordo degli spari ancora aleggiava nella stanza. 
Spostai di nuovo la pistola su Sombra che però si era già alzata velocemente dal tavolo e si era diretta verso il macchinario, premendo tasti a caso.

« Non mi sparare! Dobbiamo resistere qui dentro, hai capito? Io lo spengo, ma tu tirala fuori! » esclamò, mentre le dita correvano veloci. In un attimo, il ronzio del macchinario s'interruppe e io mi voltai contro la porta del laboratorio, la pistola ben alta mentre indietreggiavo. 
Uno.
Due.

Un agente con il casco antiproiettile fece irruzione con la pistola ben alta, ebbe il tempo di sparare un solo colpo che tre pallottole lo avevano colpito a tre dei suoi arti. Avevo evitato di colpirlo sul busto perché con ogni probabilità aveva il giubbotto antiproiettile.  Continuai ad indietreggiare, scalciando il tavolo in metallo per capovolgerlo e tenerlo da un solo lato, in modo che ci facesse da scudo.

« Sombra, chi diavolo sta arrivando? » sibilai, continuando a tenere la pistola ben alzata. 
Lei si era allontana dalla macchina per poter tirare fuori il suo uzi e finire l'agente della Talon.
Perché era armata? Che cosa stava succedendo? 

« Tirala fuori di lì e basta! Stanno arrivando i suoi amichetti e io non voglio entrare in tutto questo. » borbottò, appiattendosi al lato della porta per non farsi vedere, l'uzi bene in vista per coprirmi. 

Sbuffai, sparando i colpi che avevo nel caricatore per poter sfondare il vetro della vasca che si ruppe in mille pezzi. Una piccola onda si riversò nella stanza mentre afferravo fra le braccia Lena, che fradicia ancora era colpa da piccoli spasmi, priva di sensi. 
La strinsi forte a me, mentre mi andavo a riparare dietro il tavolo, mentre un'estrema sensazione di sollievo mi inondava il petto. Era lì, la stavo tenendo stretta, nessuno le avrebbe fatto più del male e io l'avrei protetta a costo della mia vita. Posai tremante la pistola a terra, scostandole i capelli bagnati che le cadevano il viso. 
Un'altra pistola mi arrivò ai piedi, lanciata da Sombra. Quel rumore mi fece girare, piegandomi in obliquo per vederla in volto.

« Perché la stai aiutando, Sombra? » le chiesi, sollevando appena le sopracciglia. 
Tutta quella situazione non aveva alcun senso.
Un lieve pizzico mi infastidì il fianco, ma così piena di adrenalina non ci feci nemmeno caso. 

La messicana sollevò gli occhi al cielo, mentre un sordo allarme che gridava "Intruso" inondava la stanza e l'intera base. Sentivo un gran trambusto e ripetuti spari che avevano iniziato ad esplodere prima in lontananza, poi mano a mano più vicini.

« Una conejita mi ha fatto una proposta che non potevo rifiutare. Come si dice? Mi vendo al miglior acquirente. Adios, araña, ora sono problemi tuoi. » affermò, prima di diventare invisibile e sparire.

Presi un profondo respiro, una volta rimasta sola, strinsi con un braccio Lena a me. Mentre con l'altro andavo ad afferrare la pistola, qualsiasi altro agente Talon le si fosse avvicinato avrei fatto fuoco. La stanza aveva preso a girare vorticosamente e la mano sull'impugnatura dell'arma non era più così salda. Che fosse il sollievo? L'euforia? Lena stava bene... era fra le mie braccia in quel momento...
Appoggiai il capo al tavolo nel momento in cui sentii alcune voci provenire dal corridoio, erano voci che conoscevo bene, persone con cui avevo dialogato in passato. Il pizzico al fianco inizio a bruciare, diventando un dolore così intenso da farmi perdere completamente le forze. Abbassai la mano che reggeva la pistola, lasciando il braccio poggiato per terra mentre con l'altro ancora stringevo l'inglese. 

« Via libera! Non c'è nessuno! » urlò, una donna dal forte accento egiziano, aveva una tonalità di voce simile a quella di Ana Amari... Fareeha, probabilmente. 
Tonfi, persone che correvano, passi pesanti che piano piano andavano a circondarmi. Sentivo le palpebre terribilmente pesanti...

« Ci sono agenti della Talon morti... sembra che qualcuno abbia sparato... Eccola! Abbiamo trovato Lena! È con... Widowmaker? Angela! Dannazione! Vieni qui! » 


« Sta bene... lei sta bene... » mormorai a fior di labbra, cercando di trovare quel poco di voce che ancora mi rimaneva. 
Altri rumori di passi, quelle voci iniziavano a diventare ottavate. Davanti ai miei occhi, che ormai si stavano chiudendo piano piano, apparve il volto familiare della Dottoressa Ziegler. 


« Ferita d'arma da fuoco! Dobbiamo portarla via immediatamente! »
   
 
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