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Autore: Mary_Julia_Solo    16/07/2017    1 recensioni
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"Sceglierei lui. Sempre. Dovessi anche morire. Sceglierei lui. Perché non potrei accettare una vita senza. Lui è come lo Yin Fen. Anche peggio. Il suo cuore fermo è l'unica cosa in grado di far battere il mio."
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Isabelle Lightwood non si è mai sentita così stupida. Non riesce ad accettare di essersi innamorata di Clary. Sa che lei ama Simon, e che non ci sarà mai alcuna possibilità per lei. Mentre sente il suo mondo crollarle addosso, accecata dal suo amore per la giovane Morgerstern, rischia di non vedere quanto sia forte l'amore delle persone che la circondano. Intanto, il mondo dei Nascosti è minacciato da un giovane, che nessuno hai mai visto in viso, che ha tra le mani un'arma tanto magnifica quanto pericolosa: la Spada dell'Anima. E una vampira resa pazza dalla voglia di vendetta, farà di tutto per portare a termine il suo piano, anche uccidere ogni persona in grado di ostacolarla. È solo questione di tempo prima che gli Shadowhunters si trovino a dover affrontare un grave pericolo, avvisaglia di uno ancora più grande e terribile...
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[IsabellexLydia][RaphaelxSimon][MagnusxAlec][JacexClary]
Genere: Drammatico, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Isabelle Lightwood, Lydia Branwell, Raphael Santiago, Simon Lewis
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Because '
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Capitolo 5. – Too dark to care (pt.4)
Rallentò il passo. Il cielo si era ormai fatto blu scuro. Sentiva l’odio, la rabbia e l’adrenalina ribollirgli dentro. Non c’era altra spiegazione possibile. Come avrebbe potuto esserci? Era colpa di Raphael. Doveva essere colpa sua. Altrimenti sarebbe impazzito. Sarebbe impazzito perché sua madre e sua sorella erano chissà dove, tenute prigioniere da vampiri sconosciuti, probabilmente anche ferite. Forse anche morte. No. Quella non era una possibilità che poteva accettare. Non pensò nemmeno un secondo a quello che avrebbe detto al Clan. Sapeva che per lui era pericoloso andare all’hotel. Eppure era costretto a tornarci di continuo. La vita –o, sarebbe stato meglio dire, la non-vita –faceva proprio schifo. In quel posto gli andava in pallone il cervello. E non riusciva a dire qualcosa di senso compiuto. Non si fermò a riflettere, non gli importava della sua vita morta, doveva salvare sua madre e sua sorella. Solo loro contavano. Niente di più. Nemmeno Clary, non quella volta. Entrò al DuMort, con la mente che correva al posto suo. Era arrabbiato, ma allo stesso tempo spaventato. Avrebbe voluto uccidere qualcuno, ma allo stesso tempo piangere. Fece appena in tempo ad arrivare nella hall, che due vampiri lo attaccarono, atterrandolo. Simon non riconobbe subito quella furia di capelli neri che gli stava sopra, bloccandolo, una mano intorno al suo collo. Poi si accorse che era Lily, che lo guardava con odio profondo. L’altro allora doveva essere Sergey, quei due passavano quasi tutto il loro tempo insieme. Quando abitava ancora lì, diceva sempre –praticamente a tutti –che era troppo strano, che di certo c’era sotto qualcosa. Ma quello era molto tempo fa. Non poteva tornare indietro, a ridere e scherzare con loro. In quel momento non gli poteva importare di meno. C’era in gioco qualcosa di molto più importante di una sua stupidata. Lily strinse la presa attorno al suo collo, stringendo gli occhi scuri, la rabbia che la bruciava dentro.
-Come osi venire qui, Diurno? –Simon fece per ribattere, fece per gridarle in faccia che sapeva quello che il Clan aveva fatto, che sapeva che avevano rotto gli Accordi facendo del male a due Mondane, e che lui l’avrebbe detto al Conclave, e allora non ci sarebbe stata salvezza per loro. Ma fu interrotto dall’arrivo di Raphael. Era vestito in un modo… Normale. Non troppo perfettamente, con uno dei suoi fantastici completi o una delle sue preziose giacche. Solo come una persona che non aveva alcuna voglia di vedere nessuno. Quello che era certo, vedendo il suo sguardo, era che non aveva alcuna intenzione di vedere lui. Vedere il vampiro più vecchio gli fece ribollire il sangue. Era tutta colpa sua. Era stato lui a fare del male a sua madre e Rebecca. Doveva pagare. Cercò di divincolarsi dalla stretta di Lily, ma la vampira lo teneva troppo forte ancorato a terra. Sembrava non avesse alcuna intenzione di lasciarlo andare. Allora fu costretto a urlarlo così, sdraiato a terra, cercando di darsi un contegno. Anche se non gli importava davvero. Era troppo arrabbiato, troppo. Raphael fece un commento su come tutti dovessero arrivare nei suoi momenti peggiori, e Simon esplose. Non credeva di aver gridato tanto forte in tutta la sua vita. Ma non gli importava, non gli importava di nulla.
-Dove sono? –il capo Clan gli rivolse un’occhiata interrogativa, così come Lily e Sergey. Cosa che non lo aiutò per niente a calmarsi. –Dove sono? –senza nemmeno rendersi conto di averlo fatto, scaraventò via Lily, alzandosi in piedi e dirigendosi verso Raphael, lo sguardo iniettato di sangue. –DOVE SONO MIA MADRE E MIA SORELLA? –Sergey riuscì a bloccarlo di nuovo. Simon si sentiva sull’orlo di una crisi isterica. Da quando aveva iniziato a fare domande, Raphael lo stava osservando con un sopracciglio alzato, come se non capisse, senza spostarsi di un solo millimetro. E questo non fece altro che aumentare l’ira del Diurno. Il capo Clan non aveva idea di cosa l’altro stesse parlando. Lui non aveva fatto assolutamente nulla né a Elaine né a Rebecca, anzi, aveva promesso che le avrebbe tenute d’occhio, aiutate. Eppure Simon pensava che avesse fatto loro qualcosa, che le avesse rapite? Quel ragazzo era il massimo della gratitudine, questo era certo. Rimase ancora immobile, osservando il vampiro più giovane mentre tentava di nuovo di liberarsi, come un animale in gabbia. Non l’aveva mai visto così. Così tanto arrabbiato. Ma poteva capirlo. Sua madre e sua sorella sembravano scomparse nel nulla, no? Fece un passo avanti, senza mostrare un briciolo di paura –che non aveva –incrociando le braccia al petto. –So che le hai tu! –dopo averlo detto, Simon sembrò sul punto di piangere. Era come se volesse che fosse così. Perché temeva che, se non erano al DuMort, non le avrebbe mai più ritrovate, non avrebbe potuto salvarle. Senza fretta, con voce calma e monotono, Raphael ordinò a Sergey di lasciare andare il Diurno. Il russo sembrò confuso, ma non che potesse obiettare, quindi fece un passo indietro, lasciando libero Simon. A differenza delle aspettative, lui rimase fermo dov’era. Gli era venuto mal di testa. Non sapeva cosa fare. Sapeva che Raphael stava solo fingendo di non sapere nulla, lo sapeva. Doveva essere così… Altrimenti non sapeva cosa avrebbe fatto. Cosa poteva fare? Cosa? Non si era mai trovato in una situazione simile, prima. Gli sembrava di star vivendo in un gigantesco film horror. Forse prima o poi si sarebbe svegliato e si sarebbe accorto che nulla era successo davvero. Che lui non era davvero un vampiro, che Clary non era davvero una Shadowhunter, che la sua famiglia stava bene. Doveva essere così. Lui e la sua migliore amica avrebbero riso, avrebbero mangiato un gelato. Poi sarebbero andati a prendere Maureen con il suo furgone, sarebbero andati a suonare in un locale. Poi sarebbero andati a cena da sua madre e sarebbero venuti anche Jocelyn e Luke. Ma non era stato solo un sogno. Un incubo. Oh, no. Era tutto terribilmente reale. E lui non aveva idea di cosa fare. Aveva bisogno d’aiuto.
-Mi fai così pena che vorrei poterti dire di sì. –gli disse Raphael, riscuotendolo dai suoi pensieri, facendo mezzo passo in avanti. –Ma non posso. Non ho idea di dove siano, Diurno. –all’improvviso a Simon sembrò di poter sentire sua madre urlare perché lui la salvasse, ma era solo nella sua testa. Non poteva aiutarla, forse non avrebbe mai potuto. Forse era troppo tardi per fare qualsiasi cosa. Magari avrebbe potuto andare da Clary e chiederle aiuto. Ma agli Shadowhunters non sarebbe interessata la scomparsa di due semplici Mondani. Avrebbero detto che avevano cose più importanti da trattare di un’assurdità più simile. Come scoprire dove si trovava la Spada dell’Anima. O almeno la Coppa Mortale. Valentine sarebbe stato sempre più importante di tutto. E per Clary sarebbe sempre stato più importante Jace. Nessuno poteva aiutarlo. Be’, certo, qualcuno avrebbe potuto, ma lui non avrebbe certo osato chiederglielo. Aveva già fatto troppe cose per lui, e Simon non gli aveva certo dimostrato gratitudine. Perché avrebbe dovuto importargli? Trovò a malapena la forza di alzare lo sguardo e guardare Raphael negli occhi scuri. Tutto il dolore che il capo Clan vide nelle iridi castane e nelle pupille dilatate del Diurno, lo colpì in pieno come un raggio di sole. Quella frase per un Mondano doveva suonare piuttosto romantica, ma per lui certo non lo era. Era come se il vampiro più giovane lo stesse pregando di fare qualcosa, di aiutarlo. E lui certo non si sarebbe tirato indietro. Non poteva sopportare quell’espressione così persa e spezzata. Doveva fare qualcosa. Prima che qualcuno potesse impedirglielo, mise una mano sulla spalla di Simon, e sorrise debolmente, sentendosi un idiota, dicendo:
-Ti accompagno dal tuo amico lupo mannaro, così potrai spiegarmi cos’è successo. –che stupido. Dopo tutto quello che l’altro gli aveva fatto, lui continuava ad aiutarlo, sempre, incondizionatamente. E non avrebbe certo smesso. Avrebbe continuato così, per quanto gli facesse male. Magnus gli aveva detto che avrebbe dovuto piantarla di fare il masochista e affezionarsi a persone che gli facevano solo male. E gli aveva anche detto che avrebbe parlato personalmente con “Seamus”. Cosa che Raphael gli aveva proibito di fare, ma temeva che lo stregone non lo avrebbe ascoltato e avrebbe fatto un disastro ancora peggiore di quello che era già. Lasciò ricadere la mano, dicendo che prima avrebbe dovuto mettersi qualcosa di più presentabile, scomparendo così com’era arrivato. Velocemente e senza un suono. Simon doveva ammettere che quel breve contatto lo aveva calmato incredibilmente. Gli aveva fatto capire che il vampiro più vecchio non avrebbe smesso di aiutarlo, che sarebbe sempre stato lì per lui. Era sempre stato così, e le cose non sarebbero cambiate. Ora però, gli veniva di nuovo da piangere. Che debole che era. Avrebbe fatto meglio a diventare più forte, se doveva vivere una vita eterna. Prima che potesse accorgersi di quello che stava capitando, si trovò di nuovo a terra, il viso minaccioso di Lily a pochi centimetri dal suo. Se fosse stata umana avrebbe sentito il suo respiro sulla pelle. Cosa piuttosto terrificante. Non sapeva perché la vampira l’avesse fatto, aspettò solo che dicesse qualcosa, confuso. Lily sapeva che avrebbe dovuto controllarsi, che Raphael non avrebbe voluto che facesse male al suo Diurno, ma era stato più forte di lei. Simon non poteva permettersi di arrivare all’hotel come gli pareva e di ottenere sempre l’aiuto di cui aveva bisogno. Li stava soltanto usando, come aveva sempre fatto. Ma a lei non importava cosa facesse a lei o al resto del Clan, ma se avesse visto Raphael versare un’altra lacrima per quello stronzo… Non sarebbe certo finita bene. Per niente.
-Feriscilo di nuovo e ti ucciderò. –sibilò, vicino all’orecchio dell’altro, per rendere chiaro il concetto. –Ha già sofferto abbastanza, non hai bisogno di causargli altro dolore. Anche se sembra piacerti. Sua madre è morta e sua sorella crede che lui sia morto da almeno cinquant’anni. Quindi, per quanto ti piaccia, non fargli più del male. O ti ucciderò, lo giuro. -un attimo dopo, fu di nuovo in piedi, mentre Simon rimaneva ancora per qualche secondo a terra. Che stupido. Continuava a ripeterselo, eppure non faceva nulla per riparare. Sapeva che avrebbe dovuto, eppure… Si rialzò lentamente in piedi, sentendosi più confuso che mai. Il mal di testa non voleva passare. Era come avere un martello pneumatico nel cervello. Cosa non certo piacevole. Pensò a come riassumere la situazione in poche parole, temendo che Raphael si sarebbe stancato di starlo a sentire, e se ne sarebbe andato. Cosa molto probabile, considerato quello che era successo nemmeno ventiquattro ore prima. Ma sapeva che non ce l’avrebbe fatta. Era normale per lui parlare troppo, blaterare, soprattutto quando era in ansia o in panico, non riusciva a formulare una frase di senso compiuto. Forse avrebbe fatto meglio a dire tutti i dettagli. Tutto quello che aveva visto, senza mancare nemmeno il minimo dettaglio. Era probabile che avrebbe divagato, ma non importava. Doveva ritrovare la sua famiglia. Non pensò più alle parole di Lily, non pensò più a nulla. Cercò di concentrare la sua mente solo su quello che era davvero importante. Raphael tornò dopo incredibilmente poco tempo, indossando uno dei suoi soliti completi, i suoi capelli in un ordine perfetto. Simon avrebbe ammesso che lo preferiva prima, se la sua mente non fosse stata altrove. I due vampiri uscirono dal DuMort –non senza che Lily lanciasse un’occhiata acida al più giovane –e si diressero verso il Jade Wolf. Il capo Clan aspettò pazientemente che Simon finisse il suo racconto. Era sembrato davvero sconvolto quando era entrato all’hotel. Non l’aveva mai visto così. Era sempre fin troppo felice per i suoi gusti. Soprattutto da quanto stava con la roja. Era colpa di quella ragazza se aveva tradito il Clan, l’aveva fatto solo per lei. Ed era davvero irritante pensarci. Faceva sempre tutto per la Fairchild. Sempre. Sembrava che vivesse soltanto per compiacerla. Ma quella volta era diverso. La Shadowhunter non era compresa nella situazione. Per una volta. Per una volta erano coinvolte persone più importanti. Forse era per quello che voleva aiutarlo. Perché era la sua famiglia ad essere coinvolta. E Raphael sapeva com’era perdere la propria famiglia. Non si era più gli stessi dopo. Prima o poi anche Simon avrebbe dovuto lasciarle, sua madre e sua sorella, perché era immortale, e loro non lo erano. Perché non invecchiava, e loro sì. Perché era un vampiro. Ma sarebbe riuscito a farlo più facilmente sapendo che erano vive, non che erano morte a causa sua. Perché qualche vampiro pazzo le aveva rapite. Raphael capiva perché il Diurno avesse subito pensato che fosse stato lui a fare loro del male. Sangue, notte. Vampiri. E lui avrebbe dovuto odiarlo. Già, avrebbe dovuto. Ma non importava quanto quell’estúpido gli facesse del male. Non riusciva a odiarlo. E continuava a sentirsi un cretino. Sentendo la storia, credeva che sarebbe stato difficile salvare la sua famiglia, se ancora era possibile. Non era stato nessuno del Clan a fare loro del male, altrimenti lui lo avrebbe saputo. Avrebbero potuto essere vampiri di piccoli gruppi fuori controllo sparsi per la città, ma… Sembrava una coincidenza fin troppo strana. Era stato un caso se avevano rapito proprio le persone che Simon amava di più? Certo che no. Qualcuno lo aveva fatto di proposito, forse perché lui era legato agli Shadowhunters. O forse per qualcosa che aveva fatto. Così, su due piedi, avrebbe detto che la colpevole fosse Camille, era l’unica da odiarlo abbastanza, ma non era possibile, ormai era in custodia del Conclave, tenuta in chissà quale girone dell’Inferno per aver infranto gli Accordi. Allora non riusciva a vederci una spiegazione logica. Forse era davvero un caso, dopotutto. Anche se continuava a dubitarne. Simon cominciava a essere preoccupato. Era da parecchi minuti che aveva finito di raccontare, e Raphael non aveva ancora detto niente. Aveva paura che il vampiro più vecchio non avesse ascoltato una sola parola di quello che aveva detto. Certo, aveva divagato un paio di volte, per esempio dicendo come sua madre odiasse il disordine, o come non lasciasse mai le luci accese di giorno, quando ancora poteva vedere, o come odiasse sprecare il cibo, ma per il resto aveva cercato di essere conciso. Probabilmente si sarebbe arrabbiato. Il capo Clan si era offerto di aiutarlo, aveva dovuto ascoltarlo. Perché altrimenti… Quando ormai credeva che sarebbe scoppiato a piangere come un bambino, in preda a una crisi isterica, Raphael gli rivolse un’occhiata, chiedendogli se avesse idea di chi potesse essere stato. Simon avrebbe voluto tirare un sospiro di sollievo, ma non voleva rendersi ridicolo. Allora l’aveva ascoltato. Si era preoccupato per niente. Rispose che non ne aveva la più pallida idea, che aveva pensato a lui perché non aveva idea di chi altro potesse essere stato. E che era in panico. In terribile panico. Ma forse avrebbe fatto meglio a non dirlo. Raphael sollevò soltanto un sopracciglio, prima di fargli un’altra domanda. Chi altri avesse motivo di odiarlo. Sottolineò “altri”, tanto per fargli capire che lui ne aveva fin troppi di motivi per odiarlo. Simon decise di ignorarlo e gli rispose che non ne aveva sinceramente la più pallida idea. Quel ragazzo aveva sempre una profonda opinione. Perché c’erano troppe persone che potevano odiarlo, continuò. Tutti i vampiri, perché lui era un Diurno, e volevano scoprire il suo segreto. I lupi mannari, considerando che continuava a invadere il loro territorio. Ma comunque, a rapire la sua famiglia era stato di certo un vampiro, o più, e dubitava che figli della luna e figlia della notte riuscissero davvero a collaborare. Agli altri Nascosti non aveva ancora fatto nulla, per ora, quindi era meglio escluderli. Pensare agli Shadowhunters era da pazzi. Perciò, no, in realtà non era chissà che teoria. Quindi continuava a non saperlo. Raphael scosse la testa, esasperato. Non sarebbero arrivati da nessuna parte in quel modo. Simon rispose, come leggendogli nel pensiero -non che fosse difficile più di quel tanto, conoscendolo –che al Jade Wolf sarebbero arrivati. Il vampiro più vecchio fu tentato di andarsene, dopo quella “battuta”, ma non lo fece. Voleva dire che il Diurno non era così disperato da non sdrammatizzare la situazione. O forse era il contrario. In entrambi i casi, Raphael non se ne sarebbe andato. Il tempo era passato in fretta, la strada era ormai quasi finita. Erano già arrivati nella zona portuale del ristorante dei lupi. L’odore non era certo dei più piacevoli, ma ormai era risaputo che quei cani troppo cresciuti non avevano un briciolo di buon gusto. Forse stavano lì per coprire il loro tremendo odore. Il capo Clan si lasciò sfuggire un commento, e Simon si ritrovò a dover difendere i suoi amici. E allora, tanto per cambiare, ricominciarono a discutere. Il più giovane disse a Raphael che non poteva permettersi di dire quelle cose sui figli della luna, perché Luke era suo amico, così come Maia. Ogni scusa era buona per urlarsi addosso, negli ultimi tempi. Cosa assolutamente insensata, ma non potevano farci nulla. E poi, se dovevano essere sinceri, c’erano cosa peggiori. Era come se li divertisse litigare. Mah. Eppure, da quello stupido commento, le cose cominciarono a degenerare. Nessuno dei due aveva dimenticato il discorso della notte prima, avevano solo cercato di non parlarne e di essere gentili tra loro. All’improvviso Raphael sembrò ricordarsi di tutte le lacrime che aveva pianto per il Diurno. Era stato orribile. Non si era mai sentito così debole e fuori controllo, incapace di smettere di piangere. Certo, era stata colpa di Isabelle se era crollato, ma solo perché lei era l’unica persona in grado di tenere insieme i pezzi di lui. E comunque, quando era stato accompagnato da Magnus al DuMort, quella mattina, aveva visto che lei gli aveva scritto un ultimo messaggio, raccogliendo il suo telefono miracolosamente ancora funzionante. Erano solo quattro parole, ma gli avevano fatto capire che forse la Shadowhunter teneva davvero a lui, nonostante tutto. “Ma non voglio perderti”. E lui ci aveva creduto. Eppure sapeva che avrebbe fatto male. Ma la vita era così. Faceva male, pur rendendoti felice. Più o meno. Fatto stava che non si era mai sentito così stupido, piangendo tutte quelle lacrime, lasciandosi affogare dai ricordi. Magnus gli aveva detto che avrebbe dovuto trovare una soluzione, ma lui sapeva che era impossibile. C’erano delle cose a cui non c’era soluzione. Come l’amore. Non era possibile trovare un’uscita. Eri bloccato. Senza vie di fuga, senza uscite d’emergenza. Simon non aveva dimenticato quanto fosse stato stupido la notte prima, aveva solo messo la vita della sua famiglia in primo piano, com’era giusto. Non credeva che Raphael gliel’avrebbe fatto pesare. Eppure, eccoli lì. Stavano camminando in una strada stretta, da una parte c’erano dei container, dall’altra il canale. Eppure non smise di urlarsi contro. Era probabile che tutto il branco di Luke gli avesse sentiti, e che presto sarebbero arrivati. Simon ci sperava. Perché non riusciva più a sopportare quella situazione. E continuava a dire cose che non avrebbe voluto. Disse al vampiro più vecchio che continuare a prendersela con lui non avrebbe cambiato le cose. Che lui avrebbe continuato a poter stare al sole, mentre l’altro non avrebbe potuto. Mai. Perché non se lo meritava. Perché era dannato, perché si era macchiato le mani di troppo sangue innocente. Eppure non lo pensava davvero. Raphael avrebbe voluto ribattere, ma le parole del Diurno lo colpirono come nulla prima. Davvero, nulla. Simon non se ne accorse, come al solito, e continuò a parlare. Disse che non poteva credere di essersi fidato di lui anche per un secondo. Che era colpa sua, che lui era solo invidioso. Era colpa sua, l’aveva fatto di proposito. Non aveva tenuto d’occhio la sua famiglia, come sperando che potesse succedere loro qualcosa, per vendicarsi, perché lui non sarebbe caduto all’Inferno. Ormai non era più Icaro, come tutti loro, le sue ali potevano sopportare il sole. Perché voleva essere come lui, poter vivere una vita al di fuori del buio della notte. E allora non aveva protetto sua madre e sua sorella, per meschina vendetta. Raphael cercò di restare calmo, ma in quegli ultimi tempi non era bravo a controllare le sue emozioni. Sapeva che il Diurno stava solo blaterando, che stava dicendo cose senza senso. Avrebbe voluto rispondergli che la notte prima era troppo occupato a piangere per lui per preoccuparsi di Elaine e Rebecca, e che quindi era colpa sua. Ma non poté mai farlo, perché Simon, senza riuscire più a controllare le sue parole, gli disse l’unica cosa che non avrebbe mai dovuto dire. Perché poteva dire tutto, ma non quello. Non ne aveva il diritto, lui non sapeva che cosa aveva dovuto superare, eppure parlava, parlava, sicuro di sapere perfettamente quello che stava dicendo.
-Sai, è un bene che tua sorella creda che tu sia morto! Perché se sapesse la verità, ti odierebbe! –che cosa aveva detto. PERCHÉ DIAVOLO L’AVEVA DETTO? Simon si sentì un fottutissimo cretino. Sapeva che era solo colpa sua, era lui che si faceva odiare, dicendo cose assolutamente senza senso. A quel punto, Raphael esplose. Non si chiese come Simon potesse sapere di sua sorella, ma non gli importava. Esplose, senza pensare. Quello stupido vampiro novellino e incapace non poteva permettersi di dirgli quelle cose. Dopo tutto quello che aveva fatto per lui. Era un dannatissimo ingrato, e uno stronzo. Non ci aveva mai creduto di più. E lui se ne era innamorato? A quel punto non sapeva chi fosse più stupido. Sbatté Simon così forte contro il container che il metallo si deformò. Gli strinse una mano attorno al collo, anche se non avrebbe certo potuto soffocarlo. Simon si sentì davvero spaventato, in quel momento. Non aveva mai visto Raphael così arrabbiato, sembrava che scintille potessero sprizzare dai suoi occhi. Lo fissava con tanta intensità che avrebbe potuto fargli un buco nell’anima, i denti scoperti. Faceva paura. Non disse nulla, rimase solo fermò ad osservarlo. Il Diurno si ritrovò a dire, con voce tremante, credendo che sarebbe morto sotto quello sguardo:
-S-scusa… Non so perché l’ho detto… Dico sempre cose che non penso, mi dispiace, mi dispiace… -continuò a ripeterlo, incapace di smettere. Raphael stava cercando di controllarsi, prima di ucciderlo davvero. Avrebbe voluto farlo, avrebbe dovuto farlo. Ma non poteva. Dopo quell’iniziale rabbia, sentì che il suo cuore già in pezzi si stava riducendo in pezzi ancora più piccoli. Quell’idiota aveva ragione. Era vero, sua sorella l’avrebbe odiato, sapendo che cos’era. Sapendo come aveva perso la sua anima. Ed era una verità che gli faceva male più di qualunque altra. Perché non l’aveva mai chiesto. Avrebbe dato di tutto pur di tornare indietro e morire del tutto. Perché era quello che si meritava. Allentò la presa sul collo di Simon, abbassando di poco lo sguardo, mentre l’altro non smetteva di parlare.
-Zitto. –gli disse solo. Il vampiro più giovane tacque all’istante, mentre Raphael rialzava lo sguardo su di lui. Il suo sguardo non aveva più nulla di arrabbiato, sembrava solo perso. Come se non sapesse più cosa fare. Simon trasalì. Era vicino. Avrebbe potuto ucciderlo. Avrebbe potuto baciarlo. Di certo avrebbe preferito la prima opzione. Perché sapeva di non meritarsi la seconda. Avrebbe voluto dire qualcosa, scusarsi, ma non riusciva più a dire nulla. Il capo Clan lo lasciò andare, facendo un passo indietro. Non l’avesse mai fatto. Prima che potessero accorgersi di qualcosa, troppo concentrati a pensare quanto stupidi fossero, qualcosa uscì dal canale. Era orribile, probabilmente un demone, ma era troppo buio per capire bene cosa fosse. Stava sbavando il suo stesso icore, come ringhiando. Aveva punte acuminate sulla schiena, la pelle interamente nera, due buchi al posto degli occhi, ed emanava odio, odio allo stato puro, tanto che si poteva sentirlo. Simon non poté fare nulla.

Angolo autrice: 
Ok, mi sento una persona orribile per questa cosa, davvero :( Soprattutto per quello che Simon dice a Raphael verso la fine (ma non è colpa mia, aveva appena visto il 2x12 e sono stata influenzata). Comunque non c'è confine alla stupidità di questo ragazzo *facepalm* Ma, naturalmente, Raph lo aiuta e lo aiuterà sempre (cosa vera anche nella serie tv, notate bene). Comunque, tranquilli, nessuno è morto, qui (più di quanto non fosse prima). Il dramma non manca mai... Domani, Lizzy! Una cosa carina e magari anche divertente, per una buona volta! :D
A domani! 
P.S: Scusate per eventuali errori di distrazione o di grammatica (quelli di distrazione ho paura siano tanti, quelli di grammatica, spero pochi) 

 
   
 
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