Serie TV > I Medici
Segui la storia  |       
Autore: Stella Dark Star    16/07/2017    1 recensioni
Per Andrea Pazzi e Lucrezia Tornabuoni è amore a prima vista quando s’incontrano nella basilica di San Lorenzo durante il funerale di Giovanni de’ Medici. Il problema è che entrambi sono sposati e per di più le loro famiglie sono nemiche naturali. Ma questo non basterà a fermarli. Tra menzogne e segreti, l’esilio a Venezia cui lei prenderà parte e il ritorno in città della moglie e i figli di lui, sia Andrea che Lucrezia lotteranno con tutte le loro forze per cercare di tenere vivo il sentimento che li lega. Una lotta che riguarderà anche gli Albizzi, in particolar modo Ormanno il quale farà di tutto per dividerli a causa di una profonda gelosia, fino a quando un certo apprendista non entrerà nella sua vita e gli farà capire cos’è il vero amore.
Consiglio dell'autrice: leggete anche "Delfina de' Pazzi - La neve nel cuore", un'intensa e tormentata storia d'amore tra la mia Delfina e Rinaldo degli Albizzi.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo trentasei
In frantumi
 
Aveva sperato che la sua vita sarebbe tornata alla normalità una volta rientrata a Firenze, ma aveva dimenticato che a Palazzo Medici il concetto di normalità non era esattamente positivo.
Dopo quasi un anno di inattività, Piero era ansioso di fare qualcosa di importante per dimostrare il proprio valore e si era messo in testa di affrontare i mercenari di Rinaldo per obbligarli ad andarsene, altrimenti detto, a causa di questi grilli che aveva per la testa non concedeva la minima attenzione a lei. E poi l’alterco con Contessina… Il loro rapporto non era mai stato idilliaco, ma di certo non si aspettava che la suocera riversasse su di lei le proprie frustrazioni. Non era colpa sua se Cosimo aveva portato con sé Maddalena, la schiava e amante di cui il Doge gli aveva fatto dono.
“Parola mia, se potessi tornare a Venezia partirei subito e una volta arrivata là farei pace con Jacopo.” Disse rivolta allo specchio nell’angolo della stanza, dove si era ritirata dopo la sfuriata di Contessina. Sembrava incredibile che il giorno prima fosse stata felice e ora si ritrovasse già in preda allo sconforto. Quella famiglia non l’apprezzava, non la capiva, non le dava calore. Si sentiva sprecata, si stava consumando lentamente e temeva che presto anche la propria bellezza sarebbe sfiorita. Era stanca di vivere secondo gli umori dei Medici. Rimirandosi allo specchio incontrò gli occhi fiammeggianti che vi erano riflessi. E allora prese una decisione.
Dopo aver indossato il mantello e lasciato detto che usciva per fare una passeggiata, camminò a passo sicuro fino alla destinazione che si era prefissa, l’unico luogo in cui sapeva che avrebbe ricevuto amore e attenzioni. Palazzo de’ Pazzi.
Bussò alla porta d’ingresso senza esitazioni e sorrise calorosamente a chi le aprì: “Agata, che gran piacere rivedervi!”
La governante strabuzzò gli occhi e non nascose una certa sorpresa per quella familiarità: “Madonna Lucrezia, ben tornata in città.”
Lucrezia entrò ancor prima di essere invitata a farlo e affidò il proprio mantello alla donna, come da vecchia abitudine: “Dove posso trovare Messer Pazzi?”
“Nel suo studio. Permettetemi di annunciarvi, Madonna.”
“Sapete che non è necessario! E poi sono certa che gradirà questa mia visita inaspettata!” Sottolineò, sfoggiando un bel sorriso, quindi scivolò via come un’anguilla prima che la governante potesse tentare di fermarla.
Ferma di fronte alla porta chiusa dello studio, Lucrezia venne dolcemente colta dall’emozione. Il cuore le batteva forte nel petto e sentiva le mani percorse da un leggero tremolio. Era passato tanto tempo, sarebbe stato felice di incontrarla? Ripensò al giaggiolo del giorno prima… Sollevò una mano lentamente e batté tre colpi sulla superficie liscia della porta.
“Avanti.” La voce di Andrea arrivò ovattata, dall’interno.
Lucrezia prese un respiro profondo per darsi coraggio ed entrò. Lo trovò intento a leggere un documento, da cui ciondolava un grande sigillo in ceralacca, di fronte alla finestra. La luce del sole lo accarezzava con dita gentili. Era così bello…
“A-Andrea...” La voce le uscì appena percettibile perfino al proprio udito, eppure bastò per attirare la sua attenzione.
Andrea voltò il capo di scatto, il suo sguardo si puntò su di lei trafiggendola come una fredda lama. Ma fu solo un instante, perché nei suoi occhi poi si accese una fioca luce che lei riconobbe come amore. Il documento gli cadde di mano, lo lasciò lì. Gli bastarono tre falcate per raggiungerla, quindi la strinse tra le proprie braccia con forza, quasi volesse toglierle il respiro. Impresse le labbra sull’incavo della sua spalla, stampandovi un bacio come un marchio di fuoco. E Lucrezia, con le braccia avvolte attorno al suo corpo e il mento sulla sua spalla, si lasciò andare ad un silenzioso pianto di gioia. Tutto ciò che desiderava era poter stare così per sempre.
Andrea sollevò leggermente il capo, lisciando la barba contro la pelle delicata di lei, e accostò le labbra al suo orecchio: “Perché? Perché lo avete fatto?” La voce roca per l’emozione.
Lucrezia strinse le labbra e cercò di fermare il pianto. Capì subito che si riferiva a quella stupida lettera piena di menzogne con cui lo aveva lasciato prima di partire.
“Credevo di fare bene. Non sapevo se sarei mai tornata a Firenze e non volevo che voi vi struggeste per la lontananza che ci divideva.”
“Vi avrei raggiunta ogni qualvolta mi sarebbe stato possibile se solo voi… Se voi...” Non riuscì a terminare la frase. Quella lettera l’aveva ferito profondamente, gli aveva fatto vivere l’inferno anche se in fondo aveva sempre saputo che niente di quello che vi era scritto corrispondeva a verità. Scostò il viso e allentò la stretta su di lei. I loro volti si sfiorarono e i loro sguardi si incontrarono. Non riuscì a trattenersi oltre, aveva bisogno di assaporare le sue labbra, di dissetarsi di quel dolce nettare che gli avrebbe ridato la vita. Le dita ricercarono i lunghi capelli ondulati, sottili e preziosi come seta. Le mani di Lucrezia sparsero dolci carezze sul suo viso, mentre quelle di lui scivolavano lentamente sulla sua schiena per poi fermarsi all’allacciatura dell’abito. Aveva fretta, era ansioso di riprendersi ciò che gli era stato portato via e di immergersi in quel corpo caldo in cui avrebbe finalmente trovato la pace. Giusto per preservare un minimo di intimità, diede un calcio alla porta, che si chiuse sbattendo rumorosamente. Allentati quei maledetti lacci, le tolse l’abito di dosso con foga e subito dopo lasciò che fosse Lucrezia a toglierli a lui. La desiderava da impazzire. Lucrezia non si sorprese di vedere la sua eccitazione già gonfia e pulsante nel bassoventre, lei stessa sentiva il proprio mare in tempesta in attesa di essere navigato. Approfittò del momento di non contatto tra loro per andare al tavolo e liberarlo con un unico movimento delle braccia di tutto ciò che vi era sopra. La boccetta dell’inchiostro si salvò per miracolo, cadendo su un letto di fogli di pergamena. Salì sul tavolo e vi si stese occupandone tutta la lunghezza, lo sguardo carico di desiderio in un tacito ordine rivolto a lui. Ordine che Andrea eseguì immediatamente, prendendo posto su di lei e invadendo il suo mare caldo e cremoso. La prese non solo con passione, ma con voracità, prendendosi tutto di lei e dandole tutto di sé. Stava impazzendo, il bisogno di lasciar esplodere il piacere dentro di lei era fortissimo, ma si obbligò a resistere e di attendere il momento in cui avrebbe raggiunto anche la sua anima. I gemiti di Lucrezia riempivano lo studio come una melodia, i suoi seni pallidi e pieni richiamarono la sua mano a toccarli e talvolta a stringerli per coglierne la morbidezza, mentre le sue gambe gli stringevano il girovita come catene. Gli fu impossibile resistere a lungo, aveva troppo bisogno di… Aumentò la velocità. Di lì a poco il respiro gli si bloccò un istante, i lineamenti del viso si contrassero e finalmente il piacere si liberò dal suo corpo per finire in quello di lei. Completamente esausto e col respiro spezzato, di adagiò su di lei e posò il capo fra i suoi seni. E ritrovò la pace.
Con le dita ad accarezzargli i capelli e il peso di lui sul petto, Lucrezia si sentì finalmente completa.
“Avete pensato a me, qualche volta?” Chiese di getto.
Andrea, immerso nel tepore del piacere, rispose in un sussurro: “Ogni istante.”
Lucrezia sorrise tra sé, era ciò che voleva sentire: “E io non ho smesso di amarvi, anche se vi sono stati giorni in cui il mio pensiero non era rivolto a voi. Temevo che mi odiaste per ciò che avevo fatto. Per non aver avuto il coraggio di restare al vostro fianco.”
Lui lasciò un leggero sospiro che si scontrò contro un seno di lei: “Non importa, ora siete tornata.”  
Era tutto così romantico, a parte lo scomodo giaciglio che le stava ammaccando la schiena.
“Andrea, non sarebbe una cattiva idea spostarci nella vostra camera da letto.” Propose.
Lui emise un mugolio di conferma, quindi si sollevò pian piano e si rimise in piedi. Abbozzò un sorriso e le lanciò un’occhiata maliziosa: “E raggiunto il letto, mi permetterete di assaggiarvi ancora una volta?”
Lucrezia lasciò una risatina, si sedette sul bordo del tavolo ed intrecciò le braccia attorno al suo collo: “Tutto ciò che desiderate, Messer Pazzi!” Disse giocosa, per poi unire le labbra alle sue.
Andrea stava quasi per afferrarla per i fianchi e issarla su di sé quando il rumore della porta che si apriva e poi un grido isterico misero fine ad ogni progetto.
Sulla soglia, con volto livido e occhi spalancati, Caterina li osservava turbata.
Mentre Lucrezia tentava di nascondere la propria nudità, Andrea si rivolse alla moglie con evidente irritazione: “Quante volte vi ho detto di bussare?”
Caterina parve riprendersi nell’udire quelle parole. Si rivolse al marito, indignata: “Bussare? E’ a questo che pensate dopo che vi ho sorpreso con questa sgualdrina?”
Lucrezia si fece sentire: “Come osate? Chi credete di essere per parlare di me in questo modo?”
Caterina la fulminò con lo sguardo: “Come osate voi? Io sono sua moglie!” Disse, premendosi una mano al petto con decisione.
Una folata di vento gelido la invase dall’interno, Lucrezia volse lo sguardo ad Andrea: “Cosa?”
“Lucrezia, io…” Venne subito interrotto da lei che riprese la parola: “Vi siete sposato mentre io ero a Venezia?”
“Che cosa?” Strillò Caterina, attirando gli sguardi su di sé, quindi si rivolse al marito: “Non glielo avete mai detto?” Emise una mezza risata isterica, quella situazione era davvero assurda. Tornò a rivolgersi a Lucrezia: “Piccola sciocca, io e lui siamo sposati da anni e abbiamo sei figli.” Scandì le parole di proposito, immaginando che ognuna di esse fosse una pugnalata al cuore di lei. E non si sbagliò. Lucrezia stava tremando, non poteva credere che fosse tutto vero.
“Vi prego, lasciatemi spiegare.” Andrea sollevò le mani su di lei, ma Lucrezia si scostò repentina: “No.” Scese dal tavolo e si riappropriò dell’abito che si strinse al corpo con vergogna. Sollevò lo sguardo prima su Andrea e poi su Caterina, avrebbe voluto sparire.
Caterina lasciò libero il passaggio e puntò il dito verso l’uscita: “Vi invito a lasciare la mia casa, prima che vi siano conseguenze spiacevoli.”
Troppo turbata per pensare con lucidità, Lucrezia obbedì come un cagnolino e lasciò lo studio. Infilò velocemente l’abito e corse fino all’ingresso senza curarsi di avere la schiena nuda, come anche i piedi, dato che le scarpette erano rimaste nello studio. Prese il mantello, che indossò in tutta fretta, e si calò il cappuccio sul viso per nascondersi agli occhi del mondo. Uscì così, stravolta.
“Era proprio necessario?” Chiede Andrea, quasi ringhiando contro la moglie.
Caterina rispose stizzita: “Tacete. Siete solo un vigliacco ed un bugiardo. I Medici sono tornati solo ieri e voi non avete perso tempo! Ma badate, non resterò ferma a guardare. Questa storia deve finire, Andrea. Siete un uomo, prendetevi le vostre responsabilità.”
Andrea sollevò un sopracciglio: “Non eravate contraria, in principio, eppure sapevate che l’amavo. Ricordo che avete anche cercato di consolarmi quando avete saputo dell’aborto.”
Caterina strinse i pugni, era furiosa: “Parlate del passato. Adesso sono qui, mi sono guadagnata la vostra fiducia e il rispetto delle famiglie potenti della città. Non vi permetterò di umiliarmi tenendo stretta a voi la vostra amante.” Lo squadrò con disprezzo: “Rivestitevi prima che qualcuno vi veda in questo stato pietoso.” E lasciò lo studio.
Lucrezia, ancora fuori da palazzo e immobile come se fosse pietrificata, sentiva le parole di Caterina correrle nella mente come cavalli imbizzarriti.
Era sposato.
Era sposato da anni.
Aveva sei figli.
E non glielo aveva mai detto.
Quale magra figura aveva fatto per tutto il tempo. E quante risate dovevano essersi fatti i servitori del palazzo, alle sue spalle, già dall’inizio della loro relazione. Dunque cosa c’era stato tra loro? L’aveva usata per puro divertimento? E sua moglie dove si trovava allora? Erano troppe le domande senza risposta. All’improvviso venne urtata bruscamente da un uomo e barcollò fino a finire di spalle contro il muro del palazzo.
“Guarda dove vai, sozzona.” La offese questi, non sapendo chi fosse e vedendo il suo aspetto trasandato. Forse l’aveva scambiata per una poveraccia di strada o addirittura per una prostituta.
Lucrezia lasciò che il pianto le bagnasse le guance, il suo sentimento d’amore era stato infangato da crudeli menzogne da parte dell’uomo che diceva di amarla. Sollevò lo sguardo al cielo limpido. Si sentiva come se le avessero strappato il cuore dal petto e anche la dignità. Con gli occhi puntati nel profondo dell’azzurro, chiedendo il miracolo di risvegliarsi da quell’orrendo incubo, Lucrezia sentì le forze venirle meno e in un attimo il suo mondo divenne buio. 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > I Medici / Vai alla pagina dell'autore: Stella Dark Star