Capitolo 3
Sono ormai le tre di notte quando
Kallen, dopo essersi
addormentata stremata nella sua stanza, si sveglia a causa del freddo
che la
pervade all’interno della stanzetta. La donna osserva
l’orologio dotato di
termometro, ci sono 4 gradi e lei indossa solo una leggera tuta in
acetato ed è
coperta da un semplice lenzuolo di cotone. Non sa bene che fare,
lamentarsi o
tacere? Attende circa 20 minuti, cerca di resistere ma, con
l’avanzare della
notte, anche il freddo si fa più intenso e così
si alza e va in soggiorno
sperando di trovare un ambiente più caldo o addirittura
Ector. Quando arriva in
soggiorno trova l’uomo appisolato sul divano del soggiorno
con un gatto nero
addormentato sulle sue gambe. Si avvicina a lui, lo scuote per un
braccio fino
a svegliarlo.
«Vedo che il freddo ti ha
svegliata Kallen...»
«Fa molto freddo nella mia
stanza... ma nel resto della casa
da quel che vedo no... lo hai fatto apposta vero?» Chiede a
voce bassa.
«Brava hai indovinato, se
hai freddo puoi sempre dormire
accucciata sul tappeto»
«Cosa? Non riservi un
trattamento tanto schifoso nemmeno al
tuo gatto!» Esclama alzando la voce.
«E quindi? Se ti va bene
dormi sul tappeto oppure torna al
freddo... a meno che tu non voglia passare la notte nel mio letto
matrimoniale,
stretta accanto a me...» Conclude ridacchiando.
«Torno nella mia camera,
resisterò...»
Una volta tornata nella sua camera
Kallen inizia a tremare,
lascia la porta aperta nella speranza di far entrare un po di calore
dal resto
della casa ma è tutto inutile. La stanza si è
raffreddata troppo, poco dopo
cerca di capire da dove entri il freddo e nota che da una piccola
bocchetta del
condotto d’areazione entra aria gelata e la spia del
riscaldamento è spenta. A
quel punto la rossa prende i vestiti sporchi e rovinati con la quale
era
arrivata li e li usa per tappare alla meglio la bocchetta del condotto
di
areazione. Dopo circa 30 minuti l’aria si fa più
calda, il calore proveniente
dalle altre stanze della casa scalda anche la sua camera e, nonostante
si siano
fatte quasi le 4:30 di notte, riesce a prendere sonno rilassandosi un
pò.
L’indomani Kallen viene
svegliata da Ector alle 7:30 AM con
una carezza sul viso accompagnata da un leggero solletico sulle labbra
che lo
stesso gli fa usando una piuma. Apre dolcemente gli occhi e quando lo
fa inizia
a sentire un buon odore di caffè. Strofinati i suoi
splendidi occhi azzurri
guarda verso il comodino e nota un vassoio sul quale erano poggiati un
tazzone
di cappuccino con panna e un cornetto al cioccolato ancora fumante.
Lancia uno
sguardo tagliente verso Ector e poi prende la tazza di cappuccino
bevendolo per
poi mangiare anche il cornetto. Lui la guarda soddisfatto e poi si
rivolge a
lei:
«Bene! Ora devi fare quel
che ti dico okay? Sai che una casa
non si pulisce da sola?»
«Cosa come? Cosa mi stai
chiedendo?»
«Ti sto chiedendo di fare
le pulizie!»
«Non ci penso proprio, al
massimo posso pulire questa
stanza!!»
«Kallen ti rendi conto che
qui fai la schiava e non
l’ospite?»
«Schiava? Non puoi piegare
il mio volere Ector! NON MI
LASCERO’ PIEGARE DA TE!» Urla per poi colpirlo al
volto con il vassoio con il
quale le era stata servita la colazione.
L’uomo dopo
l’aggressione subita rimane impassibile mentre
lei, ancora col vassoio in mano, lo osserva rabbiosa. Lui volta il capo
verso
di lei con espressione di disappunto molto marcata, si alza in piedi e
senza
pensarci due volte spinge con violenza Kallen mettendola al muro. La
colpisce
con una ginocchiata nello stomaco e poi le mette le mani attorno al
collo.
Inizia a strozzarla con forza, lei tenta di liberarsi ma la
superiorità fisica
dell’uomo è schiacciante. Il suo volto assume un
colore prima rossastro e poi
violaceo, le forze la abbandonano lentamente ma... prima che possa
perdere i
sensi e morire d’asfissia Ector la lascia cadere quasi
esanime sul pavimento.
Kallen tossisce ancora intontita dalla semi asfissia, lui la guarda
dispiaciuto:
«Perchè mi
costringi a farti questo?»
«No... non... m..i
sottometterai –tossisce- tanto...
facilmente..»
«Per favore collabora
Kallen... mi si spezza il cuore ogni
volta che ti faccio del male...»
«Non pensarci Ector... la
mia anima è libera... non pulirò
casa tua... nemmeno se tu mi lasciassi in una pozza di sangue tra un
istante...»
«Vieni di la, devo fare una
cosa con te ora...»
Ector prende Kallen per i vestiti e
la trascina in
soggiorno... il gatto nero si posizione sul tavolo e osserva i due
incuriosito.
Kallen è ancora a terra e Ector afferra una sedia e la rompe
sulla schiena di
Kallen che urla straziata dal dolore. I resti della sedia vengono usati
per
colpirla più volte e lei, ormai priva di energie, piange
mentre il suo aguzzino
continua a colpirla violentemente fino a romperle un braccio. Quando
ciò accade
la donna sviene per il dolore. Ector comprende di aver esagerato con
lei e
decide di stenderla sul letto matrimoniale su cui normalmente dorme e
di
chiamare immediatamente un medico.
Circa un ora dopo Kallen è
già sul letto di Ector e il
medico arriva con grande calma nella stanza seccato di dover curare una
schiava
in modo gratuito. La visita e trova molte escoriazioni sulle parti
scoperte,
quindi chiede a Ector di denudarla per poterla medicare e per
applicargli una steccatura
di fortuna al fine di far risanare la frattura provocatagli dallo
stesso. Ector
esegue e in pochi minuti Kallen si ritrova sul letto nuda come un
verme. Il
dottore le applica diversi cerotti e svariate fasciature, in vita,
sulla gamba
destra, sulla mano sinistra e in fine applica la steccatura al braccio
destro.
La ragazza emette un gemito e si sveglia, il medico la guarda e con
sufficenza:
«Ragazzina, dovrebbe avere
più rispetto per il suo padrone
sa?»
«Chi è
lei?» Chiede Kallen inespressiva e con sguardo semi
assente.
«Lui è un mio
amico nonchè mio medico, tu per legge non hai
diritto all’assitenza sanitaria ma per questa volta facciamo
un eccezione, la
prossima volta le ferite si infetteranno e morirai...»
Lei chiude gli occhi impotente
dinanzi alle parole del
medico e di Ector... umiliata dal fatto d’esser stata
denudata e picchiata
selvaggiamente. Poco dopo il medico va via sbuffando... Ector lo
accompagna
alla porta per poi tornare da Kallen. L’aguzzino si avvicina
al letto e
prendendo una sedia si siede di fianco a Kallen per iniziare a
parlargli:
«Mi sono dato una
coltellata sulla gamba di proposito...»
Afferma mostrando poi la ferita, ricucita alla meglio, sulla coscia
destra.
«Sei diventato
masochista?» Chiede lei inespressiva con
occhi socchiusi.
«No mi sentivo in colpa e
mi sono sfogato... senza volerlo
mi sono ferito... tu mi hai fatto incazzare, perchè non
accetti di essere una
schiava? Per quale motivo mi hai copito?»
«Se tu non avessi bruciato
quella fascia... l’unico ricordo
di mio fratello... oggi ti avrei ubbidito... ma dopo quel gesto
preferirei
morire piuttosto che eseguire un tuo solo ordine... ti
odio...»
«Hai ragione, non avrei
dovuto farlo ma... Kallen... dovrai
comunque ubbidirmi... non voglio
ucciderti ma quando ti riprenderai sarai punita... ora però
c’è un altro
problema... in questa stanza ci sono le mie cose e non ti lascio qui da
sola
per cui... dovrai tollerare il fatto di dividere il letto con me mentre
sei
completamente nuda»
«Mi hai umiliata
abbastanza... puoi aiutarmi a rivestirmi?
Se lo fai... in cambio ti pulirò la casa...»
«Mi dispiace ma non ne ho
alcuna intenzione... non ho
rispetto per chi mi aggredisce dopo che gli ho portato la colazione...
e poi mi
fa un male cane il collo... contentati d’esser coperta con un
lenzuolo per
ora... così non rischierò nemmeno di rovinarti le
medicazioni...»
«.......»
«Non restare in silenzio,
quel che posso farti un massaggio
al collo, sai sono piuttosto bravo» Detto ciò
Ector inizia a massaggiare il
collo di Kallen per poi continuare a farlo con le sue spalle.
«Sei bravo te lo concedo,
ti prego continua...»
«Continuo ma... non
colpirmi con un altro vassoio per
favore...»
Lei ridacchia sarcastica...
Ector la
massaggia dolcemente
fino a farma addormentare rilassata, poi con dolcezza la copre con un
plaid più
pesante per evitare che le venisse un raffreddore. Osserva
l’orologio e nota
che sono già le 13:30, va a preparare qualcosa da mangiare
per se stesso e per
lei pensando “magari dovrei dargli
solo
un tramezzino o soffrirà troppo quando la
punirò... non appena sarà guarita...
s’intende”.