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Autore: Akane    17/07/2017    0 recensioni
Ci sono storie sotto la superficie, storie non raccontate, storie accennate, storie mostrate solo a metà, storie addirittura nascoste. E spesso queste storie sono importanti per qualcun altro che un giorno si sfiorerà, si intreccerà, si aiuterà in qualche modo. Sono storie che si sviluppano nel tempo come una specie di otto. Perché tutto si ripete, tutto si tocca, tutto si intreccia.
Così come la storia di Gauche e Jiggy con quella di Lag e Zazie.
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Goos Suede/Noir, Jiggy Pepper, Lag Seeing, Zazie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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la_proporzione_perfetta46 *Ecco un altro capitolo, siamo agli sgoccioli ma non è ancora l'ultimo. Credo che un po' tutti ora aspettiate quello che sta per succedere, che dopo tutta la fatica che fa Lag (tutto il manga si basa su questo in realtà) per ritrovare prima Gauche e poi il suo cuore, questi finalmente se lo viva appieno. Adesso è ora di vivere e di essere felici e di mantenere tutte le promesse fatte e mai mantenute. Arriva l'ora di un giorno davvero bellissimo. E niente, buona lettura. Baci Akane*

46. IL GIORNO DELLE PROMESSE MANTENUTE


suede jiggy

"Ricominciamo da capo perchè non possiamo ricominciare da capo? Diamoci la possibilità di ricominciare da capo! E saremo buoni Questa volta faremo faremo le cose giuste è la nostra ultima possibilità di perdonare noi stessi"
/Muse - Redemption/


“ZAZIE ZAZIE ZAZIEEEEE!”
La sua vocina trillò nella testa di Zazie facendolo svegliare di soprassalto, spalancò gli occhi e si alzò a sedere sul letto, i capelli neri particolarmente sparati, gli occhi così sottili che le pupille nemmeno si vedevano. Si guardò intorno e la sua voce tornò a trapanargli il cervello:
“ZAZIE, ANDIAMO! STA SUCCEDENDO ORA!”
- Ma cosa? - Biascicò senza capire che stava dicendo. I gatti salirono di corsa e Wasiolka si mise a camminare per la camera come se fosse eccitata. I gatti miagolavano ma non per la fame, bensì per qualcosa che li rendeva felici.
“GAUCHE E JIGGY!”
- Ahio e smettila di gridare, ti sento bene! - Si lamentò Zazie tappandosi le orecchie, come se questo potesse mitigare la sua voce che trasmetteva direttamente nella sua testa.
“Scusa, non è facile capire come funziona ora!”
Zazie sospirò e si alzò trascinandosi giù dal letto, verso la cucina, alla ricerca del latte che per lui era meglio del caffè. Cose da selvaggi!
- Di cosa parli, che sta succedendo a Gauche e Jiggy? -
chiese ad alta voce, com’era consuetudine. Chi lo sentiva parlare da solo lo spediva dal dottore per delle visite, ma ormai anche il dottore aveva capito che Zazie sentiva Lag. Cioè lo sentiva davvero, mentalmente.
“Jiggy sta per scoprire che Gauche è di nuovo Gauche!” Zazie si aggrottò guardando dritto davanti a sé, ripetendosi le sue parole per provare a darci un senso.
- Perché, chi era prima? -
“Noir. Cioè era Gauche, aveva i suoi comportamenti, i suoi istinti profondi, i suoi sentimenti… però non ricordava nulla, no? Aveva perso quasi tutto il suo cuore!”
Spiegò Lag faticando a calmarsi.
- Ok. Ed ora invece li ha recuperati? - Chiese pacifico come se non fosse quella gran cosa interessante come la credeva Lag. Mise il latte nelle ciotole dei gatti e di Wasiolka.
“Ma certo, come tutti! Quando ho aperto il guscio di Spiritus col primo colpo, sono tornati indietro tutti i cuori risucchiati e sono tornati ai legittimi proprietari, è stata una sorta di calamita naturale!” Continuò a spiegare Lag nella sua testa. Zazie si diresse al bagno facendo i propri bisogni mentre parlava privo di entusiasmo.
- Ma scusa, è successo giorni fa, tutti abbiamo capito che i cuori sono tornati indietro, Silvet cammina ed è sveglia… - Rispose schietto senza capire come potesse succedere solo ora.
Lag sospirò spazientito e seccato trasmettendogli così un mal di testa lancinante di cui Zazie si lamentò.
- Ahia! -
“Scusa!” Disse subito Lag calmandosi. “Ma Jiggy non ha visto Silvet, è andato via subito, ricordi? È andato da sua sorella e suo fratello! Ci è rimasto un po’, ha aiutato la città che era stata attaccata da gaichu e da uno degli attacchi di Spiritus!”
- Perciò non sa che i cuori sono tornati indietro? - Chiese Zazie sciacquandosi il viso. - Io sono già tornato al lavoro, c’è un sacco di lavoro arretrato, Lloyd sta disponendo la ricostruzione delle città disastrate… - Zazie lo spiegò come se Lag non lo sapesse.
“Ovunque c’è molto lavoro da fare, Jiggy ha capito che deve essere successo qualcosa perché si è chiesto come mai le città sono state attaccate e si vedono le macerie, ma non ci sono vittime senza cuore? Come mai stanno tutti bene? Ha finalmente capito che qualcosa non quadra e siccome Gauche comunque si comporta da Gauche da un po’, non collega tutto, non gli torna qualcosa, ma non gli è venuto su che Gauche deve aver recuperato la memoria! Ma ora sta tornando all’Alveare da Gauche e lui gli ha preso un anello, perché si erano promessi che quando Gauche sarebbe tornato dalla capitale, dopo essere diventato un Head Bee di successo, si sarebbero sposati e lui gli avrebbe regalato un anello! È una promessa fatta prima di separarsi e di perdere la memoria, una cosa che sa solo Jiggy e basta! Ed ora lui tornerà e Gauche vuole dargli l’anello e scoprirà che ha recuperato la memoria, che è tornato il suo Gauche al cento percento!”
Zazie capì, difficile il contrario. Si mise a ridere mentre si spogliava per indossare la divisa da Bee, aveva un’altra giornata di lavoro che l’aspettava e intendeva farlo con entusiasmo.
- E li devi spiare per forza? -
“Non è che li spio, io li vedo. Sono ovunque, ricordi? Sento i pensieri ed i sentimenti di tutti, capisco tutti e vedo. Vedo cosa stanno facendo. Vedo contemporaneamente cosa fa Jiggy e cosa fa Gauche! Se ti sbrighi e corri all’Alveare ora, dovresti vedere la scena! Andiamo, è bellissimo!”
Zazie sospirò, poi provò ad immaginare la faccia di Jiggy che si commuoveva e non riuscendoci si decise che effettivamente questo non lo poteva perdere.
- Ok, hai ragione! Jiggy commosso che risponde ad una proposta di matrimonio non lo posso perdere! WASIOLKA, ANDIAMO! -
E così, vestito in fretta coi vestiti ancora fuori ed i capelli in disordine, si mise a correre fuori di casa, col sole caldo e dolce che gli carezzava il viso di primo mattino, insieme al tenero buongiorno di Lag che spuntava ad est colorando il cielo di meravigliosi bagliori rosa e viola.
Il mondo esterno non era mai stato tanto bello.


Gauche era nervoso per la prima volta in vita sua.
Stringeva l’anello che gli aveva preso e cercava di capire se gli sarebbe piaciuto, poi si rispondeva che tanto il problema non era il piacergli l’anello o meno ma la risposta in sé.
Avrebbe potuto dire che dopo tutto quello che era successo non credeva nei legami eterni e che sposarsi era una stupida istituzione inutile, che non rendeva un legame più stretto e che non impediva alle cose brutte di succedere.
Lo conosceva bene e poteva essere così.
Però sperava ugualmente che avrebbe risposto di sì.
- Tornerà oggi? - Chiese Silvet consegnandogli la scorta della zuppa super speciale per la giornata di lavoro che si apprestava a svolgere. Gauche trasalì e la vide in piedi davanti a lui che lo guardava con uno splendido sorriso e due occhi bellissimi, vivi. Per un momento si perse in lei, la sua sorellina ora era una ragazza bellissima, stava bene e camminava.
“Non solo le cose brutte accadono, anche quelle belle. Ora Jiggy lo sa. Vedrai che dirà di sì!”
La voce di Lag risuonò nella sua testa. L’aveva aiutato a scegliere, aveva scrutato nei gusti di Jiggy ed aveva visto che genere di anello gli sarebbe piaciuto. Era suo complice dall’inizio. Gauche sorrise anche a lui e si rilassò.
- Lag ha ragione. - Disse Silvet la quale aveva sentito la sua stessa frase, avendo lui parlato ad entrambi.
- Come sempre… è snervante il fatto che quel mostriciattolo abbia sempre ragione! - Scherzava così Silvet per contrastare il magone che aveva tutte le volte che lo sentiva, le mancava molto, ma sentirlo sempre presente l’aiutava.
- Però Jiggy non sa le conseguenze di quello che è successo quel giorno. È andato nella sua città natale e si è fermato per aiutare a ricostruire, ha mandato Harry ad avvertire il direttore che oggi sarebbe potuto tornare operativo, che sarebbe tornato puntuale per il turno di inizio. - Spiegò lui pragmatico come non sempre riusciva ad essere. - Non è detto che abbia capito che i cuori sono stati restituiti a tutti. Non ha visto Silvet e non si è accorto che sono tornato me stesso al cento percento. -
Silvet rise e lo abbracciò.
- Non ti facevo così ansioso, quando eri con me lo mascheravi dietro quel sorriso tranquillo e sicuro! - Gli baciò la fronte fra i capelli bianchi e lunghi. - Andrà tutto bene, vero Lag? -
“Ne sono sicuro!”
La sua voce lo tranquillizzò.
Uscì così di casa con la borsa e la divisa da Bee, una volta fuori vide Lode che parlava con la sorella di Niche.
- Abbiamo finalmente un nome! - Disse lei trionfante, stufa di parlare dell’utilità di accettare un nome, come aveva fatto Niche.
La ragazza maka aveva ripreso le sembianze umane, ad eccezione per le mani da bestia. Il corpo era vestito grazie all’uso dei propri capelli, come aveva fatto altre volte. Sembrava una donna bellissima a tutti gli effetti, la versione adulta che avrebbe potuto avere Niche un giorno.
I lunghi capelli dorati, gli occhi blu con le pupille sottili, le zampe da maka.
- Ah sì? - Chiese Gauche avviandosi con Lode e la ragazza. - E quale sarebbe? -
- Sun. -
- Per il sole? - Gauche lo capì subito. - In onore di Niche? -
- Per far sentire in colpa quell’egoista di sorella che è diventata sole insieme al piccoletto! - Lo corresse. Lode scrollò le spalle senza replicare, almeno aveva parlato in modo corretto ed era una bella conquista.
“NICHE NON È EGOISTA, NICHE È UN BRAVO DINGO!” La vocina stridula e petulante di Niche tuonò nella testa della sorella la quale si mise a discutere con lei sul motivo per cui era in realtà egoista, Lode avvicinò Gauche ignorandola.
- Ha deciso di rimanere, non ha più un compito in quanto erede maka, perché l’abbiamo liberata dai gaichu, i gaichu non ci sono più, almeno per il momento. Dice che vuole esplorare il mondo che non ha mai potuto vedere dovendo rimanere rintanata nella grotta col maka. - Gauche annuì sorridendo felice.
- Siete diventate buone amiche, ti dà molto ascolto… - Lode sbuffò scrollando di nuovo le spalle, cercando un po’ di contegno mentre arrossiva.
- È lei che si è attaccata a me, io le lascio fare quello che le pare. - Gauche ridacchiò capendo che non amava dimostrare i propri sentimenti, ma chiaramente si era legata alla ragazza maka che cercava un nuovo ruolo nel mondo.
- Tu piuttosto, torna oggi, no? - Disse lei riferendosi a Jiggy. Gauche si tese un po’ ed annuì. - Glielo darai? - Si strinse nelle spalle spaesato, incerto.
- L’idea è questa. Spero che accetti. - Lode non sorrise, fece finta di nulla fingendosi brusca come sempre.
- È ovvio che accetterà, ti amava prima, ti amava dopo e ti amerà ancora di più ora! Che sciocchezze! - Gauche sorrise contento e rilassato, anche se in cuor suo continuava a rimanere ansioso.


Aria disponeva i compiti ai Bee mano a mano che arrivavano, secondo gli ordini del direttore Garrard.
Non guardava nemmeno in faccia chi arrivava. Seduta dietro il banco d’accoglienza, guardava la lista che aveva in mano dove c’era scritto il nome del Bee ed il numero della borsa da consegnare insieme al foglio delle consegne, il Bee diceva il proprio nome, lei automaticamente leggeva il numero e consegnava foglio e borsa con lettere o pacchi.
- Zazie. -
- Oh Zazie, aspetta qua, il direttore ha deciso di formare una squadra per una missione speciale oltre oceano. Sarete tu, Jiggy Pepper, Gauche Suede e rispettivi dingo. Spera che la ragazza maka si unisca alla squadra e vi aiuti ad attraversare l’oceano come ha già fatto prima, perché ci sono moltissimi pacchi e lettere da portare nelle terre oltre il mare e visto che Suede e Pepper lo hanno già fatto, vuole rimandarli, ma vorrebbe ci andassi anche tu. -
Zazie colto di sorpresa annuì.
- Non sono arrivati Gauche e Jiggy? - Aria non lo guardò nemmeno, scosse il capo e si sistemò gli occhiali sul naso passando alla lista.
- Arriveranno. Prossimo? -
- Visto che andate nelle terre oltre oceano vorrei che deste un messaggio a tutte le loro città da parte della nuova guida di Amberground… -
Zazie guardò chi aveva parlato e spalancò gli occhi, Aria non si degnò nemmeno continuando a leggere fra i documenti e a rispondere in perfetto automatismo, fredda e calcolata.
- Per una cosa simile serve il permesso del signor Lloyd, nessuno può parlare a nome suo se non lui stesso o dei diretti incaricati. -
- Per questo sono venuto di persona, speravo che Garrard potesse aiutarmi con questo compito e vedo che mi ha letto nel pensiero. -
Aria così, seccata e sbrigativa, alzò la testa per vedere chi le stava facendo perdere tempo, ma si fermò vedendo un enorme cesto pieno di molte cose davanti al viso della persona che aveva parlato.
- Chi… - Chiese perdendosi nella risposta ed in una voce che ora cominciava a riconoscere, nonostante fosse diversa.
- Questo è per te, dolce Aria. Sono i souvenir che ti avevo promesso quando ho lasciato il ruolo di direttore dell’Alveare. Spero che ti piacciano e che mi perdonerai per il ritardo. -
Quando finalmente abbassò il cesto appoggiandolo sul bancone, davanti agli occhi esterrefatti di Aria, la vide senza respiro fissare prima il cesto e poi, finalmente, lui.
Zazie si fece in parte mentre nella testa la voce di Lag risuonava commossa con uno stucchevole:
“OHMMIODDDIOOO!”
Che lo rese sordo per un momento.
Davanti ad Aria, sorridente e con una sigaretta spenta, stava Largo Lloyd. I capelli biondo cenere lunghi fino alle spalle, lisci ed in ordine, gli occhiali neri squadrati, una camicia tenuta fuori dai pantaloni ed i primi bottoni aperti.
- Ben ritrovata mia dolce Aria, spero che ti sia mancato! -
Aria rimase senza fiato e parole per un lungo momento, quando capì che era Lloyd e che stava molto meglio di quello che le avevano raccontato, che la sua pelle stava tornando rosea e liscia e che stava addirittura in piedi da solo, fece il giro del bancone e si precipitò ad abbracciarlo. Gli gettò le braccia al collo sorprendendolo, lui non aspettandosi un gesto simile, così impetuoso e fuori dal suo stile, rimase con le braccia larghe fino a che poi, un istante successivo, le mise le braccia intorno alla vita e si decise a stringerla a sua volta, sollevandola da terra.
Aria piangeva, nascondendo il viso contro il suo collo ancora un po’ ruvido, non del tutto cicatrizzato.
Ma comunque suo.
La sensazione della stretta gli ridiede vita e li riportò alla realtà.
- Pensavo non ti avrei più rivisto, ero furiosa con te perché avevi scelto una strada del genere, da solo, senza accettare l’aiuto di nessuno e… e credevo saresti morto! Come mai… come mai stai meglio? Si vede che stai meglio! - Lloyd era diventato la guida di Amberground rifiutando qualsiasi soprannome altisonante come Re, Imperatore, Presidente o simili. Aveva accettato solo Guida.
Dopo aver iniziato a disporre le ricostruzioni in tutto il paese e mandato esploratori a visionare i danni, era potuto venire a Yusari, a Central, al suo adorato Alveare.
- Beh, si chiama elioterapia. A quanto pare Lag è un sole migliore di quello finto di prima e… basta che sto esposto per minimo otto ore al giorno al sole e le mie cellule si rigenerano, lentamente. Forse dovrete sopportarmi per più tempo del previsto, spero non sarete tristi all’idea. - Scherzò spiegando come stavano davvero le cose e Aria si separò dalla stretta per poterlo guardare corrucciata.
- Sii serio ogni tanto! -
- Ma lo sono! Chissà quanto mi avrete odiato tutti ed ora sono la guida di Amberground! Dubito che sarete tutti contenti che il capo di Reverse… -
Aria gli pizzicò le guance seccata per farlo smettere.
- Siamo tutti felici che tu stia bene e sapere che non morirai ma anzi guarirai è splendido. Io… - Si asciugò il viso dalle lacrime rendendosi conto della scenata che aveva appena fatto nella hall dell’Alveare, davanti a chissà quanti Bee.
“Zazie, si amano, guarda come sono belli, non sono bellissimi?” Disse Lag a Zazie controllando che la comunicazione arrivasse solo a lui e non a tutti i presenti.
Zazie sospirò ed alzò le spalle andando verso l’uscita, totalmente disinteressato a quelle cose romantiche.
- Prendetevi una camera! - Lanciò uscendo, Aria arrossì e si separò in fretta, imbarazzata, mentre Lloyd ridacchiando si sistemò i vestiti e gli occhiali.
- Mi piacerebbe tanto poter bere una delle tazze di thè che mi preparavi tu… - Disse calmo e tranquillo senza il minimo imbarazzo, colpito in cuor suo da quella bella reazione. Dopotutto qualcosa di buono doveva averlo fatto se quella era la sua reazione.
Dopotutto aveva scelto bene. Vivere.
“Ne varrà ancora la pena.” Pensò fra sé e sé seguendo Aria che lasciava il proprio compito di consegnare ai Bee le lettere ad una sostituta.
“Ne dubitavi?” La voce di Lag lo fece sorridere.
“Prima sì, ma ora sono pieno di speranza. Grazie a te!”
Lag gli carezzò la schiena facendogli sentire la sua mano calda invisibile sotto forma di raggio di sole che filtrava dalle finestre aperte.

Zazie uscì dall’Alveare con Wasiolka che raddrizzò le orecchie in una direzione specifica, anche il ragazzo guardò dalla stessa parte come per una sorta di istinto. Qualche istante dopo il rombo del motore di Jiggy lo raggiunse, la sua figura sul cavallo di ferro si fece sempre più vicina, fino a che si fermò proprio davanti a lui, posando il piede con lo scarpone a terra, si tolse gli occhialini e gli fece un cenno senza nemmeno mezzo sorriso. Zazie sorrise al suo posto, arrossendo emozionato come ogni volta che lo vedeva. Lag gli lanciò una fitta alla nuca, geloso. Anche quello come sempre.
“Ehi senti piantala, tu non ci sei fisicamente ed io non sarò per sempre consacrato a te, sappilo! Se dovessi innamorarmi per qualche miracolo, non puoi boicottare tutta la mia vita!”
Pensò infervorato perdendosi perciò il saluto di Jiggy che gli chiedeva come andava.
“Lo so, che credi, ma non avrai mai Jiggy!”
“Perché dovrei volere Jiggy?”
“Non lo so, dimmelo tu!”
- Zazie? - Chiamò il soggetto conteso vedendolo assente, impalato davanti a lui con aria battagliera. Zazie si riscosse e lo guardò spaesato. - Tutto bene? - Chiese poi.
- Oh sì, Lag è geloso, ma si abituerà a questo nuovo assetto! - Jiggy stava per chiedere di cosa dovesse essere geloso, ma da dietro l’angolo arrivarono Gauche, Lode e la sorella di Niche.
“Zitto e guarda!” Tuonò Lag tutto eccitato nella sua mente, mentre assisteva al loro incontro quasi sacro.
Una sorta di canzoncina solenne si udì nella testa di Zazie che voleva andare a mangiare limoni. Per il momento odiava ogni forma di romanticismo e relazione felice, però non poteva negare che era curioso della reazione di Jiggy.
I due si videro, Jiggy scese dal cavallo di ferro spegnendolo, si tolse il cappello e lo sbatté dalla polvere, gli occhiali appesi al collo con l’elastico nero.
Gli occhi azzurri e sottili si posarono su quelli di Gauche, Lode rallentò separandosi da Gauche di proposito, chiedendosi se volesse farlo ora o aspettare la fine del turno. Fece un cenno a Sun di seguirla e lei senza capire lo fece solo per chiederle cosa significasse quel cenno.
Le due ragazze, per così dire visto che in realtà erano entrambi incroci con altri animali, si fermarono da Zazie, anch’egli in parte rispetto a Jiggy e Gauche.
In pubblico non avevano ancora fatto nulla, nessuno aveva mai visto i due avere rapporti ed approcci né in amicizia né tanto meno in chiave di coppia.
Si guardarono con aria significativa, sostenuta, entrambi incerti su come comportarsi. Erano al momento davanti a persone fidate che sapevano tutto, ma erano davanti all’Alveare, poteva entrare ed uscire chiunque da un momento all’altro.
Eppure non si vedevano da alcuni giorni, l’entusiasmo nel ritrovarsi uno davanti all’altro fu per entrambi innegabile.
La gioia, la sensazione di calore associata al sole che li coccolava alzandosi in cielo. Un sole particolarmente caldo, effettivamente. Raggiante.
- Come va? Tutto bene? - Chiese Jiggy rigido, domando a stento la voglia di abbracciarlo e baciarlo. Gauche sorrise dolcemente.
- Molto bene. Tu? Non tornavi più ero preoccupato. - Disse senza sforzarsi di nascondere quel che pensava. La mano stringeva il pacchetto con l’anello che gli aveva comprato in quei giorni.
Non era il posto migliore, nemmeno il momento. Ma dopo aver atteso letteralmente una vita, la voglia di farlo subito era tale che rendeva Gauche impaziente e sull’orlo di una crisi di nervi.
Jiggy capì subito che c’era qualcosa e lo guardò curioso.
- C’erano disordini nella mia città, ho aiutato a sistemare. Però stavano tutti sorprendentemente bene! - Gauche sorrise annuendo.
- Ne sono contento. Perché sei sorpreso? - Jiggy si strinse nelle spalle, rimanendo davanti a lui, fermo sugli scalini insieme a Gauche che decise di sedersi in parte rispetto all’ingresso, opposti a Lode e Zazie che però fissavano cercando di non essere notati. Scarsi risultati ovviamente.
Jiggy ebbe conferma che Gauche aveva qualcosa, sedersi lì a chiacchierare prima di un turno non era di certo la cosa più sensata da fare. Capì che doveva dirgli qualcosa e che forse non sapeva come, siccome di norma non succedevano mai cose simili, lo assecondò e si sedette vicino a lui.
- Beh, Spiritus colpiva coi suoi raggi di luce acchiappando cuori di città intere, noi l’abbiamo visto. Ma sebbene le città siano distrutte, nessuno ha perso il cuore. - Spiegò Jiggy calmo.
- Lag ha sistemato tutto, come aveva detto. Ha liberato i cuori che aveva preso, questi sono tornati ai proprietari. - Rispose sforzandosi di non arrivare subito al sodo, stringendo con una mano il pacchetto nella tasca della giacca da Bee.
Jiggy lo guardò attentamente, gli nascondeva qualcosa e se non si sarebbe sbrigato a dirgliela l’avrebbe obbligato con la forza. Però in quel momento le sue parole risuonarono come un campanello.
- Un momento, hai detto che i cuori sono tornati indietro? - Lo realizzò solo in quel momento. Aveva avuto così tante cose a cui pensare, così tante persone da controllare… Zazie, la sua famiglia, la sua gente… che si era completamente dimenticato di fare il punto effettivo della situazione in quel senso.
Non aveva minimamente pensato al flusso di cuori liberato da Lag che, davanti ai suoi occhi, era fuoriuscito dal guscio di Spiritus una volta rotto.
Gauche sorrise annuendo, mentre capiva che forse ci era arrivato. Il cuore iniziò a battergli forte, impazzito, come se dovesse scoppiargli. Non si era mai sentito tanto emozionato e tanto vivo come in quel momento. Da un lato il terrore di essere per qualche ragione rifiutato, dall’altra la frenesia di chiederglielo subito.
Jiggy così si voltò a guardarlo, spaventato dentro di sé dal capire quello che gli era appena sorto.
“É lui? È tornato il mio Gauche per intero? O non c’era niente da fare?”
- Sai, Silvet cammina ora… - Iniziò piano con un filo di voce, guardandosi le mani strette insieme fra le gambe. Jiggy fissava intensamente il suo profilo regolare, le sue sopracciglia chiare quasi trasparenti, i capelli candidi come la neve di quel colore così incredibile.
- Cosa…?! - La voce gli morì in gola realizzando cosa significava che Silvet camminava.
Gli morì senza possibilità di tirare fuori un suono, un solo suono, ma spalancò gli occhi mentre immobile lo fissava con l’ansia alle stelle. Lo stomaco stretto in una morsa, non si era mai sentito così male.
Gauche infine trovò il coraggio, tirò fuori il pacchetto, lo aprì e gli mostrò il contenuto. Jiggy lo guardò perdendosi un istante.
Due anellini, due piccole fedine d’argento brillavano davanti ai suoi occhi, particolarmente belle sotto la luce del sole.
Jiggy li guardò, si aggrottò senza capire, poi sgranò di nuovo gli occhi e si dimenticò di respirare e chiudere la bocca.
- Oh mio… - Non disse nulla di più. Gauche sorrise, prese una delle due fedi e gli prese la mano, prima di infilarglielo all’anulare sinistro, lo guardò attentamente.
- Prima di andarmene alla capitale per diventare Head Bee ti ho promesso che sarei tornato con un anello e che ti avrei sposato. Purtroppo ci ho messo un po’ a mantenere quella promessa, ma spero che vorrai accettare ancora. - Una piccola pausa, Gauche alzò lo sguardo sul suo in totale assenza. Si fece ancora più forza, poi con un sorriso incoraggiante chiese: - Jiggy Pepper vuoi sposarmi? -
E lì, solo lì capì davvero cosa significava riavere del tutto il suo Gauche e non accontentarsi di una delle sue versioni, la più vicina all’originale.
Lì capì cos’era che rendeva tale una persona.
Poterla guardare negli occhi e sapere che non aveva perso un solo istante della sua vita fino a quel momento.
In quel momento lo guardò e vide quella luce, la luce di Gauche. Il suo Gauche.
Gli occhi gli bruciarono e non riuscì a trattenere le lacrime che non si rese conto nemmeno di stare versando.
- Sei tornato… - Mormorò infine sconvolto, forse a quel livello per la prima volta. Al livello da non riuscire a muoversi e a dire altro. Il livello in cui piangere era la sola cosa che il proprio corpo riusciva a fare.
- Vuoi sposarmi. Jiggy? - Ripeté Gauche più sereno ora che lo vedeva così felice.
Jiggy non riuscì a dire nulla, la gola era legata, perciò si limitò ad annuire piangendo più forte e Gauche sorridendo gli infilò l’anello, infine l’abbracciò stretto nascondendogli il viso pieno di lacrime contro il proprio collo. Jiggy si strinse a lui e respirò il suo sapore, mentre la sensazione di quell’anello al dito era la più bella mai avuta, la migliore.
Quando glielo aveva detto, anni fa, l’aveva preso in giro dicendo che per gente come loro sposarsi era assurdo.
Poi aveva passato i mesi e poi gli anni sperando di poterlo fare, sperando ardentemente di vederlo tornare con quell’anello. Quando era tornato, ma non era più stato lui, aveva capito che a volte i sogni rimanevano tali. Però aveva lottato facendo di tutto per riavere la versione migliore del suo Gauche, consapevole che non avrebbe mai riavuto quello vero, quello completo, quello che se ne era andato sorridendo, dicendo che un giorno l’avrebbe sposato.
Ed ora era lì e quell’anello stringeva nel suo dito, a smentirlo e dirgli che invece i sogni si potevano realizzare e che si poteva essere felici ancora, dopo che si perdeva tutto.
Ancora.
- Ti amo e voglio sposarti. Se mi lascerai di nuovo ti ucciderò! - Disse poi fra i singhiozzi ma ben convinto e convincente. Gauche sorrise e rabbrividì, era così da lui quella risposta che si rilassò solo nel sentirla. Anche Jiggy ora stava bene ed era tornato in sé. Però lo lasciò solo per farsi mettere a sua volta l’altro anello uguale al proprio e per farsi baciare.
Si presero i visi fra le mani e al diavolo il posto, al diavolo dove erano, al diavolo che sentiva la presenza di altre persone. Al diavolo tutto.
Lì in quel momento, guardandosi negli occhi, c’era una cosa ben più importante.
Sorrisero e finalmente si baciarono.
Le labbra suggellarono quella promessa finalmente portata a compimento, una promessa che aveva dovuto aspettare molti anni, ma che alla fine era stata realizzata.
“Grazie d’avermelo riportato, Lag. Ti sarò per sempre debitore!”
Pensò Jiggy.
“Ho solo mantenuto una promessa.”
Finalmente il giorno in cui la parola data veniva realizzata, era arrivato. Dopo una lunga attesa, era arrivato.
Tutt’intorno la vita continuava, la gente andava a veniva, passavano davanti ai due che si baciavano fra le lacrime e dall’altra parte Zazie si asciugava una lacrima brontolando con Connor per sfogare i nervi, mentre Sun chiedeva a Lode cosa stessero facendo e Lode le rispondeva che si facevano i fatti propri, sia pure in mezzo alla strada.
Anche Lloyd con il solito sesto senso speciale per i momenti perfetti, uscito a prendere un po’ di sole insieme ad Aria, guardò soddisfatto la scena mentre cingeva il braccio intorno alle spalle della donna che gli piaceva da sempre.
Ognuno, alla fine, aveva mantenuto le proprie promesse.
Il sole quel giorno splendeva alto e caldo nel cielo azzurro, così limpido e terso da riempire i cuori di tutti quelli che lo guardavano.
Era un sole vero, che arrivava in ogni angolo del pianeta.
Un sole davvero perfetto.
Le vite di tutti proseguivano per la loro strada, da dove si erano interrotte, senza più la paura per il domani.
Da lì in poi si poteva ricominciare a ricostruire.
   
 
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