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Autore: Chexemille    19/07/2017    0 recensioni
La giovane diciannovenne Lidia Frey,
per caso, si ritrova a viaggiare contro al tempo.
Si ritroverà a Camelot.
Per tornar a casa dovrà compiere una missione che le porterà una scelta.
Amanda vive nel Castello da ormai 14 anni ma nasconde un segreto,
lei pratica la magia.
Le strade delle due giovani si divideranno ma non per sempre.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO III


Ed ecco dinuovo le vertigini e il mal di testa, stavo cominciando a farci l'abitudine.

Pregai di aprire gli occhi e ritrovarmi in biblioteca.
Li aprii lentamente per paura di rimaner delusa e scoprire di essere ancora nella
grotta o ancora peggio, essere nella grotta con quel vecchio pazzo.

Quando li aprii la prima cosa che vidi furono due occhi verdi che mi osservavano a pochi centimetri dal mio volto.
Provai ad alzarmi ma ero bloccata dal quel corpo muscoloso.
I suoi capelli biondi scuro gli coprivano il volto, erano più lunghi del normale ma non lunghissimi.

-Come state?- mi chiese prendendomi per la vita ed aiutandomi ad alzarmi.
Ero sbalondita dalla facilita con cui riuscì ad alzarmi ma sopratutto, noi eravamo in un fitto bosco innebbiato, ero nel libro.

Certo che faccio certi sogni strani, pensai.

-Bene, penso. Solo un mal di testa allucinante- dissi massaggiandomi la tempia
con una mano mentre l'altra era appoggiata sulla sua spalla per non cadere.

-Che abbiate le allucinazioni non è un buon segno. Deve essere a causa della caduta. 
Ma come siete caduta? Da quanto siete svenuta sul suolo? E come vi siete vestita?- domandò sempre più curioso.

-Le allucinazioni? Beh, questa è tutta un'allucinazione quindi... 
Allora, non lo so, non lo so e ...EHI! Parli tu poi, con quell'armatura fastidiosa.
Non sarò all'ultima moda ma sto comoda- mi irriggidii guardando il mio jeans aderente nero e la canotta bianca. 
Solo allora mi accorsi di essere ancora così vicina a lui e mi allontanai di colpo.

-Non volevo offenderla...- cominciò il biondo tutto rosso dalla vergogna, sembrava un bambino,
doveva essere poco più grande di me.

-E smettila di darmi il voi, il voi non lo do nemmeno a mia nonna!- sbottai nervosa.

-Allora siete una irrispettosa e non per questo devo esserlo anch'io- disse sogghignando.

Ok, adesso lo picchio.
-Senti, tizio dei miei stivali. 
Primo non sono irrispettosa, un'irrispettosa ti avrebbe già mandato a quel paese con un
dolore lancinante alle pa...parti basse- mi corressi per non dargli soddisfazioni.

-Secondo mi vesto come cavolo voglio e terzo, grazie per il "salvataggio" e addio- sbottai.

-Beh, siete peggio di Galahad quando si arrabbia ed è tutto dire- sorrise.

-Di chi?- domandai esasperata.

-Come chi ? È il figlio di Ser Lancillotto. 
Ser Lancillotto è...- disse prima che lo interruppi.

-So chi è Lancillotto, il braccio destro di Artù. 
Lo sanno tutti. Sostituisce Artù in sua assenza, e fa molto bene il suo lavoro- sogghignai pensando a come finiva la leggenda. 
Con Lancillotto che andava a letto con Ginevra, la moglie di Re Artù.

-Sapete, non solo siete costantemente irrispettosa ma anche molto strana- mi disse sorridendo.

- E tu sei proprio un cavaliere- risposi ironica.

-Uno dei migliori per giunta- si pavoneggiò.

Era serio? 
Avrei dovuto insegnargli cos'era l'ironia.

Non poteva essere davvero un cavaliere ma infondo avrei dovuto accorgermene dall'armatura.

-Ser? Ser Xavier? È lei?- chiese una voce alle nostre spalle.

Era una ragazzina, doveva essere poco più piccola di me.
Aveva una treccia acconciata e un vestito a dir poco pomposo, ma sembrava una cameriera, o qualcosa di simile.
Correva verso di noi e sembrava stanca.

-Si, sono io. Chi ti manda a cercarmi?- chiese il bellimbusto quando la ragazza ci raggiunse.

Da vicino sembrava molto più spossata di quanto avevo dedotto.
Era sporca di cucina e non sembrava abituata a correre.

-La signorina Amanda la manda a chiamare.-

-Lady Amanda? Perchè mai? Non ha i suoi doveri da adempiere?-

Quanti paroloni.
Adempiere.

-Ser Xavier, lei non è una Lady- lo riprese la cameriera.

Le cameriere potevano riprendere un "cavaliere"?

Lui stranamente rise.
-Giannine, Amanda è una Lady anche se non è cresciuta come tale.-

-Come vuole lei, Ser. La signorina Amanda dice che arriverà un'ospite del Sommo Merlino e dovremmo attenderla tutti.-

Un'ospite?
Me?
Non possono sapere di me.
Vero?

-Chi sarà?- chiese lui elettrizzato -si sa qualcosa?-

-In realtà non molto. Credo che sia per questa ragione che anche Ser Galvano la cerca- continuò la giovane.

-Anche? C'è qualcun altro che mi cerca?-

-Si. Ser Galahad vi minaccia la gogna, Ser.-

Lo vidi sbuffare prima di dire -ora arrivo, può andare.-

Lo vidi raccogliere la sua spada e pezzi d'armatura prima di voltarsi e ricordarsi della mia presenza.

-Lady...?- mi spronò interrogativo.

Lady? Non ero nobile.

-Lidia- dissi acconsentendo a quella sceneggiata.

-Si, Lady Lidia.
Dovrebbe entrare. Molto probabilmente ci sarà un banchetto- mi indicò il castello.

Dopo poco sbucò una figura e vidi Xavier impallidire.

Sogghignai al pensiero di vedere quello sconosciuto in difficoltà.
Ma quando mi voltai e vidi l'altro cavaliere guardarmi capii che ero io quella in difficoltà.

-Xavier, quanto hai intenzione di farti desiderare?- gli sbraitò contro.

Che bel carattere.
E anche questo era un cavaliere?
Senza etichetta e buone maniere?
Bello.

-Galahad, stavo arrivando.
È successo qualcosa?- chiese il tipo vicino a me inarcando le sopracciglia.

Galahad?
Era lui il figlio di Lancillotto?
Aveva un bella presenza, sicuramente.
Capelli scuri, occhi neri.
Ma il figlio di Lancillotto?

-Non proprio. Sta arrivando qualcuno, ti hanno informato?-

-Si, ripeto, stavo arrivando- sbuffò.

Appena fecero per andarsene, quello che doveva chiamarsi Galahad mi notò.

-Lei chi è?- chiese all'amico.

-Lady Lidia- gli spiegò lanciandomi un'occhiataccia.

-La signorina Lidia ha un cognome?- chiese ancora senza guardarmi.

-Si riferisce a me?- attirai l'attenzione e solo in quel momento spostò lo sguardo su di me.

Quel suo fare altezzoso mi faceva venir tante voglie, e nessuna positiva.
Ripeto, figlio di Lancillotto?
Lancillotto non era super a modo?
Carino? Carismatico? Passionale?
Lui era un coglione egocentrico.
Okay Lidia, questo sogno va di male in peggio.

-Si, mi riferisco a lei- guardandomi dall'alto al basso.

Il mio cognome?
Cavolo, il mio cognome.
-Piacere, Lidia Frey- dissi allungando una mano.

Galahad mi guardò come se gli avessi regalato un rospo e non sapesse come rifiutarlo.
Non ebbi il tempo di ritrarre la mano che lui la prese la baciò con un'espressione di finta gentilezza.

-Non ho mai sentito questo cognome, siete di qui?- continuò quest'ultimo sotto lo sguardo indignato di Xavier.

Non sapevo cosa inventarmi.
Mi guardai intorno spaesata e desiderai ardentemente di svegliarmi.

Provai a pizzicarmi ma nulla, non riuscivo ad uscire da quest'incubo e solitamente appena ero in difficoltà mi svegliavo.

-Lei è mia cugina.
Mi è molto affezionata ed è voluta venire a trovarmi senza avere il consenso dei genitori per questo,
per non esser rapita o peggio, ha deciso di vestirsi da uomo- spiegò Xavier grattandosi la testa.

Lo guardai sconvolta, perchè mi stava aiutando?

-Aspetta, DA COSA?- sbottai prima che mi attappasse la bocca con la sua mano e mi sussurrò
all'orecchio "cercate di far silenzio" e in risposta gli morsi la mano e mormorai, 
per farmi sentire solo da lui -non mi toccare.-

-Xavier? Tua cugina è una ragazza molto vivace- sogghignò.

-Certo, vivace- borbottò mentre si massaggiava la mano e mi lanciava un occhiata di fuoco.

-Xavier dopo il banchetto dobbiamo fare il turno di ronda. 
Ovviamente è invitata anche tua cugina al banchetto- mi sorrise.

-Siete troppo gentile, mio signore- risposi facendo un mezzo inchino, non era un granché
ma infondo non è che avessi motivo per imparare a farlo, ricevendo un'altra occhiataccia da "mio cugino".

-A dopo- e mentre si allontanava, 
Xavier da vero gentleman cominciò a scimmiottarmi.

E questi sono i Cavalieri di cui parlano le leggende e che stamattina difendeva la mia cara amica? 
Che ironia.

  
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