Serie TV > I Medici
Segui la storia  |       
Autore: Stella Dark Star    20/07/2017    1 recensioni
Per Andrea Pazzi e Lucrezia Tornabuoni è amore a prima vista quando s’incontrano nella basilica di San Lorenzo durante il funerale di Giovanni de’ Medici. Il problema è che entrambi sono sposati e per di più le loro famiglie sono nemiche naturali. Ma questo non basterà a fermarli. Tra menzogne e segreti, l’esilio a Venezia cui lei prenderà parte e il ritorno in città della moglie e i figli di lui, sia Andrea che Lucrezia lotteranno con tutte le loro forze per cercare di tenere vivo il sentimento che li lega. Una lotta che riguarderà anche gli Albizzi, in particolar modo Ormanno il quale farà di tutto per dividerli a causa di una profonda gelosia, fino a quando un certo apprendista non entrerà nella sua vita e gli farà capire cos’è il vero amore.
Consiglio dell'autrice: leggete anche "Delfina de' Pazzi - La neve nel cuore", un'intensa e tormentata storia d'amore tra la mia Delfina e Rinaldo degli Albizzi.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo trentasette
Guai
 
“Ormanno, volete aspettarmi, di grazia?” Il tono di Tommaso era evidentemente alterato. Da quando erano usciti dalla Chiesa di San Marco aveva dovuto praticamente inseguirlo, dannazione.
La missione per salvare il Papa e portarlo in salvo dai soldati di Visconti che avevano attaccato Roma, era andata a buon fine e giusto quel giorno avevano fatto ritorno a Firenze in incognito con il prezioso carico di Sua Santità. Certo li aveva ringraziati per il salvataggio e Tommaso aveva anche ricevuto una benedizione per il coraggio dimostrato alla sua giovane età, peccato che poi si fosse rivelato un ingrato nei confronti di Ormanno rifiutando la sua ospitalità e chiedendola a Cosimo de’ Medici. E solo con il banale pretesto di non poter risiedere nella casa di un uomo accusato di tradimento. Era così ingiusto. In fondo era stato Ormanno a portarlo in salvo, non Rinaldo, e ora lo stava umiliando appoggiandosi a quel dannato Medici. Ormanno aveva lasciato la chiesa in tutta fretta, tanto era contrariato, e Tommaso gli era corso dietro con la spada al fianco e il cappuccio ancora calato sugli occhi. Lo raggiunse solo all’interno di Palazzo degli Albizzi.
“Capisco che vi sentiate offeso, ma questa reazione è davvero eccessiva.” Lo rimproverò, per poi tirarsi indietro il cappuccio con gesto secco.
Ormanno si disfò del mantello, che gettò a terra, e si liberò anche della spada che ebbe la stessa sorte. Andò di fronte al caminetto acceso e vi si appoggiò con le mani sul bordo. Si sentiva come se le braci stessero bruciando dentro di lui: “Se non fosse per l’amore che nutro per mio padre, avrei subito portato indietro quell’ingrato di un…” Per quanto arrabbiato, preferì stringere le labbra piuttosto che terminare la frase. In fondo stava parlando del più alto ministro di Dio.
Anche Tommaso era a corto di parole innocenti, in verità. Si era aspettato qualcosa di diverso per il ritorno. Ad esempio un po’ di gloria. E invece si ritrovava a mani vuote, accidenti. Sospirò dalle narici, adirato con tutto il mondo, e andò di fronte alla finestra. Se il Papa aveva preferito i Medici significava che quella famiglia aveva ancora pieno potere. Ma Pazzi non doveva far arrestare Lorenzo e infangare la reputazione della famiglia? Fremeva dalla voglia di fargli visita e dirgli in faccia quello che pensava, ma come fare con Ormanno? Non sapeva che pretesto trovare per essere congedato e di certo non poteva dirgli di aver tramato nell’ombra con l’uomo che aveva fatto arrestare suo padre. Il suo sguardo, che fino a quel momento aveva vagato senza meta al di là del vetro, venne attirato da una figura che era certo di conoscere. Rossella! In effetti Ormanno non l’aveva più vista dopo l’arresto del padre e quella povera creatura doveva essere davvero in pena per decidere di fargli visita nella sua dimora. Tommaso arricciò le labbra in un sorriso, non poteva farsi scappare quell’occasione.
“Torno subito.” Disse, correndo fuori dalla sala, prima che Ormanno potesse tentare di fermarlo. Giunse rapidamente all’ingresso, appena in tempo per salvare Rossella da una situazione imbarazzante. Le guardie, infatti, forse avendo intuito la sua professione a causa dell’abbigliamento stravagante, la stavano deridendo pesantemente. Balzò fuori e finse di avere grande familiarità con lei: “Madonna Rossella, ben arrivata! Io e Stella vi aspettavamo con impazienza. Soprattutto lei che è ansiosa di organizzare il matrimonio con il beneficio dei vostri consigli!”
Lei lo guardò incredula, ovviamente, ma poi capì che era meglio assecondare quella recita: “Oh per me è un vero onore, Tommaso.”
Lui le porse il braccio, galantemente, al quale si aggrappò, per poi rivolgersi alle guardie con tono di scherno: “Grazie al cielo ci sono ancora gentiluomini che sanno come trattare una Signora.” Ed entrarono insieme.
Una volta fuori da occhi e orecchie indiscreti, Rossella chiese divertita: “Che cos’era quella recita?”
Tommaso fece spallucce: “Nulla. Volevo solo aiutarvi ad entrare. Immagino che siate qui per Ormanno e Dio solo sa quanto ha bisogno di conforto in questo periodo di sventura.” Volse lo sguardo verso di lei e vide una profonda tristezza nei suoi occhi. Doveva amarlo davvero molto.
Giunti alla sala, Tommaso aprì la porta per introdurre l’ospite: “Una visita per voi, Ormanno.”
Rossella entrò e andò dritta ad abbracciare Ormanno: “Amore mio, ero così in pena per voi. Non potevo più aspettare, avevo bisogno di vedervi.”
Ora che Ormanno era occupato e, a Dio piacendo lo sarebbe stato per qualche ora, Tommaso poté lasciare il palazzo senza timori.
Pazzi lo ricevette nel proprio studio. Vedendo il suo insolito abbigliamento e i capelli bisognosi di attenzioni, gli venne spontanea la domanda: “Da dove arrivi?”
Tommaso puntò i palmi delle mani sul tavolo e rispose secco: “Qui le domande le faccio io. Avete avuto tutto il tempo di agire e invece vi ritrovo qui con le mani in mano mentre i nostri nemici spadroneggiano.”
Andrea fu tentato di ridere nel vedere tanto vigore, ma preferì non infierire: “Non ho agito per il semplice fatto che non ho trovato nulla di compromettente contro i Medici. Il Registro non mi è stato di alcuna utilità.”
L’espressione delusa di Tommaso disse più di mille parole, aveva riposto grande speranza in quell’affare.
Andrea, mantenendo il suo tono di voce tranquillo, riprese: “Per lo meno su di loro. Ma se parliamo degli Albizzi…bè, devo dire tutt’altro.”
Tommaso scostò lo sguardo dal suo, avendo capito a cosa si riferiva.
“Non temere, non ti attribuisco alcuna colpa. Stavi solo facendo quanto ti era stato ordinato. E non negare di essere stato tu a fare in modo che il veleno arrivasse a Lucrezia.”
Tommaso non mosse un muscolo.
“Ti farò solo una domanda ed esigo che tu mi dica la verità. Ormanno ne era a conoscenza?”
Il silenzio di Tommaso fu lungo, perfino chiuse gli occhi e strinse le labbra per obbligarsi a non parlare. Eppure alla fine cedette: “Sì, ma vi prego di non fare nulla contro di lui. Sta già soffrendo abbastanza per il presente, senza caricargli sulle spalle anche il peso del passato.”
“Provo un grande affetto per lui, nonostante tutto.” Pazzi fece dei cenni col capo: “Hai la mia parola. Ma credo sarai d’accordo con me se farò tutto il possibile per vedere suo padre morto.” Non ci fu bisogno di aggiungere altro. Si alzò dalla poltrona e andò ad un mobile, composto principalmente di cassettini, da cui estrasse qualcosa. Quando tornò al tavolo vi posò sopra un sacchetto di pelle. L’inconfondibile tintinnio fece riaprire gli occhi a Tommaso, che si ritrovò davanti una sostanziosa somma di denaro in monete d’oro. Sollevò lo sguardo per lanciare un’occhiata interrogativa a Pazzi.
“Per la tua collaborazione.” Rispose, riprendendo posto sulla poltrona e intrecciando le mani sul ripiano del tavolo: “Senza di te non avrei mai scoperto la verità e ora sarei divorato dai sensi di colpa per un bastardo che non merita di vivere.”
“Perché dovrei accettarli?” Chiese Tommaso, con la voce che gli si spezzò in gola.
“Perché te lo consiglio. Tra breve gli Albizzi non avranno più niente e tu tornerai ad essere una nullità. Se accetterai la mia protezione, invece, avrai una posizione rispettabile. Se non vuoi pensare a te stesso, dovresti pensare alla tua fidanzata, almeno. Di certo non vuoi che finisca per la strada insieme a te.”
Non era un ricatto, era la pura verità. Che Rinaldo venisse giustiziato o meno, per loro si prospettava un futuro di miseria. Non voleva assolutamente che finisse così. Tommaso allungò una mano e prese il sacchetto che poi ripose sotto il mantello.
“Ottima scelta.” Confermò Pazzi, soddisfatto, quindi aggiunse: “E nel caso te lo stessi chiedendo, ho riportato personalmente il Registro a quelle ‘dolci sorelline’. I segreti dello speziale rimarranno tali. Un gesto per farti capire che la mia proposta è sincera.”
*
Lucrezia si svegliò di soprassalto, credendo di affogare. In effetti constatò di avere il viso e il corpetto bagnati, anche se non si spiegava il perché visto che si trovava nel proprio letto.
“Finalmente ti sei ripresa, svergognata.”
Nell’udire quella voce gracchiante si voltò e vide Contessina in piedi accanto al letto, con occhi che quasi emanavano scintille, ed una brocca vuota in mano. Ecco da dove era arrivata l’acqua!
“Allora? Non hai nulla da dire?” Gridò Contessina, sempre più arrabbiata.
Lucrezia si sentiva confusa, spaventata, non riusciva a pensare figurarsi a parlare.
“Vedo che hai perso la voce! Molto comodo!” Ripose la brocca su di un mobile e si portò le mani ai fianchi con fare autoritario: “Ti hanno trovata svenuta davanti a Palazzo de’ Pazzi, senza scarpe e con il vestito slacciato. Un uomo di buon cuore ti ha riconosciuta e ti ha portata qui in braccio, credendo che fossi stata violentata. Ho dovuto pagare il suo silenzio, sai perché?” Ovviamente non attese una risposta, strinse i pugni e li agitò lungo i fianchi: “Perché ho capito che cosa hai fatto!” Riprese fiato e il vomito di parole continuò: “Vorrei non crederci. Sospettavo che avessi un amante, il tuo comportamento era troppo strano, ma mai avrei immaginato che si trattasse di quella feccia di Pazzi. Uno degli uomini che a suo tempo voleva la testa di Cosimo.”
Lucrezia ritrovò improvvisamente la voce ed un briciolo di coraggio, sollevò il viso e disse convinta: “Io lo amavo.” Tale confessione le fece guadagnare uno schiaffo diretto. Si portò una mano alla guancia colpita, aveva una gran voglia di piangere.
Gli occhi di Contessina sembravano quasi uscirle dalle orbite tanto era furiosa: “Non osare mai più ripetere una cosa del genere. Tu sei la moglie di mio figlio e io non ti permetterò di mancargli di rispetto in questo modo. Voglio considerare un progresso il fatto che tu abbia parlato al passato e che il tuo svenimento sia dovuto ad un profondo turbamento. Ma sappi che se vedrai ancora quell’uomo, non esiterò a cacciarti. Ci sono già abbastanza sgualdrine in questa casa.” E se ne andò sbattendo la porta.
Rimasta finalmente sola, Lucrezia scoppiò a piangere. La sventura si era abbattuta su di lei senza pietà. Prima le menzogne di Andrea e adesso questo. Ora era letteralmente alla mercé della suocera e non poteva permettersi passi falsi. Le bruciava tremendamente il fatto che l’avesse paragonata a Maddalena. No, lei non era così. Non voleva esserlo.
“Lo fa per il mio bene.” Si disse tra i singhiozzi, cercando di convincersi. Ma in fondo sapeva che era davvero così. Ora stava a lei impegnarsi per farsi perdonare e riconquistare la sua fiducia. Magari cominciando a rifiutare apertamente la presenza di Maddalena. Per quanto riguardava Andrea, invece… Non era più degno del suo amore. 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > I Medici / Vai alla pagina dell'autore: Stella Dark Star