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Autore: pokepony10    22/07/2017    0 recensioni
Quante cose accadono nel mondo e noi nemmeno lo sappiamo? Sono tante e solo poche sono raccontate nelle pagine di storia, dopotutto il lavoro di uno storico non è raccontare la vita di un solo individuo, ma raccontare le grandi scoperte, errori ed evoluzioni del mondo che ci hanno portati fino ad oggi. Poi esistono gli scrittori, quello che provo ad essere io, che hanno il potere di dare voce a quelle persone di cui nessuno sa nulla. Poco tempo fa sono entrata in possesso di queste pagine e leggendole sono rimasta molto colpita. Ammetto che odio tenermi le cose interessanti solo per me, quindi ho deciso di trascrivere l'autobiografia e quindi di rendere il tutto pubblico. Il nome dell'autrice è kymyky, vive un'avventura che stravolge leggi fisiche e morali, ad essere sincera è piuttosto contorta quindi non temete, alla fine cercherò di chiarire alcune logiche sulle quali ho cercato di documentarmi il più possibile. Dopo questa premessa preferisco non dire altro, mi odiereste per i miei spoiler.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Scendemmo entrambe le scale di corsa e ci avviammo nel soggiorno, neanche il tempo di alzare lo sguardo che la bambina rimase pietrificata -sangue?...- domando inorridita, allungai lo sguardo verso le poltrone, varie chiazze di sangue erano sparse, mi girai in torno,  vi era un foro nel muro circondato da sangue.  

La bambina si gettò sul corpo della madre, lì freddo col un foro che le squartava il delicato vestito che prima era bianco ma ora con chiazze di rosso sparse ovunque. -perché?...- domandai senza guardarlo in faccia -perché è divertente… chi sbaglia paga no?...- aveva un'aria calma seduto sulla poltroncina a bere del te -non hai tenuto conto dei suoi sentimenti… sei un mostro nient'altro!- urlaì -e credi che lascerò vivere il frutto di un mostro?!- mi domando la bambina avvicinandosi con un pugnale -cosa intendi fare?- domandai preoccupata -ucciderti… versare il tuo sangue porterà il mio piacere vendicativo alle stelle... Se muori e come se morisse lui... -.  i suoi occhi erano da folle con gli abiti sporchi di sangue e il pugnale in mano, ero rinchiusa in una stanza con una bambina che sapevo che non voleva uccidermi, piangeva mentre mi minacciava, piangeva, non era odio era tristezza - chi tra noi vince sarà la figlia di papà vero?- chiese agrappandosi alla sua ultima figura di tutore. -certo…- sospirò lui -no! Non ti lascio ciò che e mio!- presi un vassoio e la colpi in pieno volto, lei cadde all'indietro -non mi prenderai papà…- risposi con le lacrime agli occhi, lei si rialzo scattando verso di me mi taglio un braccio, sanguinava ma non sentivo dolore fisico, quello psicologico mi aveva annientata. -reagisci!- mi ordino, io non lo feci, rimasi li ferma.  

La ragazzina si infuriò e mi caricò col pugnale che mi trafisse la parte interna dell'avambraccio, io mi voltai lentamente -ora tocca a me…- sorrisi e poi la presi per il suo vestitino e la lanciai contro il muro. prima che toccasse terra la attaccai col pugnale ancora nel mio braccio, le infilzai lo stomaco era appesa contro il muro trafitta dal suo stesso pugnale -vuoi davvero uccidermi….- iniziò a sussurrare -fallo e vincerai un mio abbraccio mia cara kymyky- disse mio padre, io sorrisi maleficamente -.. Lo vuoi davvero fare… kytty?- io la afferrai per il collo - ricorda questo nome kymyky kawakay, di al diavolo che ti mando io!- poi col vassoio le tagliai la gola.

Lasciai cadere il suo corpo per terra in un secondo lago di sangue. -brava…- disse venendo verso di me mio padre -fermo, aiutami a portarla in laboratorio…- dissi lui si carico il cadavere e mi segui nella gelida soffitta. Poso il suo gracile corpo sul tavolo -rispondi, ti avrebbe fatto differenza se morivo io?- chiesi -certo che no a me serve il killer più pericoloso come figlio,  chiunque sia- -certo… - lo vidi guardare interessato il corpo della bambina -ma lei chi è?- chiesi -è tua sorella eravate diverse da piccole tu conoscevi e provavi odio, mentre lei non si stancava mai di abbracciare tutti... per ciò ti ho preferita a lei…-.

Inizio a sfiorarle le gamba fino a salire più in su, tento di toccarle le mutande ma io lo fermai -lei e morta pura e continuerà ed esserlo anche dopo… pedofilo, pervertito… credi di essere un bravo padre?! Bhe puoi stare certo che il killer lo hai dinnansi a te e quindi ti assicuro che non sfuggirai alla mia follia!- -se morirò lo faro per mano tua… sono fiero di te... - -taci!- urlaì, dopo di che lo colpi senza volerlo col pugnale. mori ai miei piedi , aveva sul volto un sorriso perverso e folle -…sono come lui…- sospirai, dopo di che curiosai tra i mobili.

trovai vari oggetti utilizzabili: della pittura con pennelli, un album di foto , una machina fotografica istantanea, un blocco per note e qualche penna; poi trovai una scatola grande e una piccola misi tutti in un enorme scatolone. me ne stavo per andare però guardai papà e mia sorella, presi gli occhiali di lui e li provai. stranamente ci vedevo meglio… era strano ma sembrava che vedevo il mondo in modo meno spensierato, era tutto terribilmente divertente, era una visione orrenda e comica. Guardai le mie mani erano diverse erano rosse e non mi dispiaceva, poi guardai il corpo di quella bimbetta senza un nome per me, ma stranamente ci ero affezionata. non so come né perchè ma ebbi l'impulso di abbracciarla -lo hai fatto per tanto... ora lo faccio io…- bisbigliai avevo ancora il pugnale -meglio toglierlo…- presi una siringa nuova e una boccetta di anestesia. Mi iniettai parte della boccetta e il braccio mi sembro di gomma, sfilai il pugnale dalla ferita poi mi cuci le ferite e le fasciai. Guardai il volto sorridente di mia sorella e le afferrai la testa -non posso permettere di lasciarti qui , questa viene con me…- le tagliai la testa. Dopo un bel pò di fatica, avevo finalmente tra le mani il suo cranio iniziai a guardarmi in giro, poggiai la testa sul suo collo presi la macchiana fotografica e fotografai i due cadaveri nella stanza, presi le foto e me le misi in tasca.

Ripresi la sua testa e mi guardai in torno, notai un secchio di liquido corrosivo -… di te ciò che basta….- poi la gettai nell'acido i suoi tessuti si sciolsero e mi rimase solo il teschio. Lo presi con il pugnale e lo asciugai sul vestito della marmocchia era perfetto, presi due occhi di vetro dalle vecchie bambole della soffitta e li misi nel teschio -ora sei bellissima- dissi poi lo misi nello scatolone.

Nel soggiorno mi fermai a guardare il cadavere della mia matrigna le tolsi l'anello che portava, si quello con lo smeraldo rosso, -rosso come il sangue che scorre nelle vene- sussurai poi entrai nella sua camera e presi un cofanetto per l'anello e un portaocchiali, nella mia stanza presi il mio camice, il mio poster preferito e l'inciclopedia della chimica. Presi tutto dallo scatolone e lo misi in una valigia, prima di andarmene presi il mio barattolo pieno di soldi.

Era la prima volta che uscivo, ma ero consapevole che quella giornata sarebbe conclusa col ritrovarmi tra altre pareti pallide come fantasmi.

Camminai nei vialetti senza sapere dove andare precisamente. Tutti mi puntavano gli occhi addosso -forse non hanno mai visto una ragazza sporca di sangue dalla testa ai piedi- pensai. Mi fermai ad un bar, comprai acqua e fazzoletti, poi mi inoltrai in un vialetto di periferia. 

Ero stanca e ferita, mi sedetti su di un marciapiede e frugai nella valigia. Presi l'album di foto e iniziai a sfogliarlo, era quasi vuoto tranne qualche foto rovinata non c'era nulla, poi guardai  le due scatole presi la più grande, stavo per aprirla ma un urlo mi fermò -lasciami ti prego!- urlò una ragazza, intravidi una poveretta inseguita da un uomo adulto e ubriaco -vieni qui fammi compagnia… sei cosi carina…- lei corse verso di me, io mi misi davanti in cenno di difesa.
L'uomo si scontrò con me - mi vai bene anche tu biondina…- poi mi afferrò per il braccio ferito, non feci opposizione, faceva troppo male.

Era una situazione inaspettata ma non da spaventarmi -se non fai opposizione…- -giù le mani da lei!- urlò la ragazza, lo colpì con calci perfetti e potenti, lui  indietreggiò. -tenaci, ma non sarete capaci di liberarvi di me … per farlo dovrete uccidermi…- disse con un ghigno.

La tipa dai capelli neri rimase sconvolta, con lei la minaccia ebbe effetto - ascolta imbecille, cosa sono queste?- dissi sventolandogli le due foto - fotografie…- -guarda bene, inquadrano cadaveri… e questa lama è la causa…- dissi cacciando il pugnale - se vuoi vivere prega che lei stia bene fisicamente e psicologicamente o giuro che morirai…- dissi puntandogli contro la lama -non ne puoi essere capace…- disse sorridendo -… di sicuro non mi sporco i vestiti col tuo sangue, non ti taglio le arterie per evitare schizzi… ma morirai piano e con molta malinconia … -. Lui si alzò prendendomi per i capelli -come osi parlarmi così?! tu e la tua amica non siete altro che sgualdrine inutili!- io e la ragazza lo colpimmo all'unisono con un calcio, lui volò via colpendo un muro per poi cadere seduto a terra. Io mi avvicinai e iniziai a tagliare piano e con profondità il suo corpo, lo lasciai li a morire e tornai al mio bagaglio. -tu… tu chi sei?- mi chiese -Kymyky Kawakay- risposi pulendo la lama -io sono Black…- rispose -non è il tuo vero nome, vero?- -già io sono…- -non dirmelo.. Preferisco così… Black..- risposi col sorriso. Posai il pugnale e presi l'album ci misi le due foto -… sarà la mia raccolta di omicidi…- dissi, Black rabbrividì - mi osservi spaventata…- dissi - bhe… è raro trovare qualcuno con queste idee…- -certo…- sospirai -hei, questo blocco a che serve?- - non toccare!...- lei obbedì -stranamente non hai nemmeno un vestito…- commentò -non mi servono… il sangue sui miei vestiti ha un odore adorabile- -bhe… gusti sono gusti…- disse.

 -io ho fame…- bisbigliò poi caccio un oggetto rotondo e rosso -cos'è?- chiesi -una mela… è un buonissimo frutto…- -lancia in aria…- -ok- tirò la mela io la colpì con un DVD trovato li per terra, la mela fu tagliata in due mentre il DVD si conficco nella fronte dell'uomo che  gemette dopo tanti lamenti -metà per una…- disse porgendomi metà del frutto -certo- risposi accettando. 

Mi avvicinai all'uomo seguita da Black -come ci si sente?- mi chiese - bene… quando c'è una ragione per uccidere ci si sente realizzati…- - …placare la sete di sangue… che piacevole e assurdo amore…- concluse lei. Posai tutte le mie cose, tranne la fotocamera e l'album, fotografai il cadavere e poi posai tutto. Uscimmo dal vialetto ma fummo fermate da due persone, dopo una sensazione di puntura non ricordo più nulla.
   
 
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