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Autore: Ordinaryswan    22/07/2017    2 recensioni
Aria è una ragazza dolce ma chiusa. Aria ha paura del mondo esterno da quando suo padre l'ha abbandonata, anzi ha abbandonato lei e sua madre. Entrambe si fanno forza a vicenda ma l'unico pensiero della vita di Aria è quello di studiare e rendere orgogliosa sua madre. Forse non l'unico pensiero da quando una compagnia di ballerini americani piomberà in città e lei ci finirà dentro con tutte le scarpe (a punta).
Dal primo capitolo:
“Vuole forse ammalarsi il primo giorno di lavoro?” Girandomi notai solo quegli occhi di ghiaccio che mi stavano nuovamente fissando quasi arrabbiati. 
“Non mi ammalerò, mi lasci andare .. me la so cavare”
“Non mi sembra visto che non sa mettere nella borsa neanche un ombrello per ripararsi, sa com'è l'inverno.. lo conosce?” Faceva davvero ironia con me?
Genere: Commedia, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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La coperta

Il lunedì successivo sapevo che Newman non ci sarebbe stato, ergo, non potevo lavorare sul mio video ma dovevo continuare le sue riprese.
Speravo di essere all’altezza.
Arrivai prima in teatro appunto perché volevo sistemare tutto prima che arrivassero i ballerini.
Impostata la telecamera principale, decisi di fare a modo mio. Smontai quella sul palchetto che avevo messo il primo giorno di lavoro e molto lentamente portai la telecamera sul palco. La misi in un angolo in cui ero sicura che non avrebbe dato noia.
Il parquet del palco mi fece ricordare la casa che avevo al mare qualche anno fa e che fummo costretti a vendere, era così liscio e pulito che mi sedetti a contemplarlo e perdermi nel tipico odore di chiuso che caratterizzava i teatri.
“Piace anche a me” sobbalzai sentendo la sua voce.
Jaime si sedette accanto a me. 

“Come?” Ero sorpresa e stordita allo stesso tempo, perché mi ero alzata così presto?

“Mi piace quando sono solo a teatro, è bello” annuii, dandogli ragione. 

“Devo mettermi a lavoro” mi alzai controvoglia perché non sapevo neanche come comportarmi da sola con quel ragazzo.

Arrivarono tutti gli altri e tutti si disposero in posizione. Io rimasi in quell’angolo del palco a fare le riprese. Quella prospettiva mi piaceva in particolare modo. Speravo che Newman avrebbe apprezzato un po’ di iniziativa. Mi sentivo una Degas dei tempi odierni, anche se probabilmente questa affermazione avrebbe offeso il pittore. 

“Signorina Aria?” mi sentii chiamare dal coreografo. Mi voltai. “Visto che è sul palco, le dispiacerebbe andare un attimo da Andrea, oggi ci manca una ballerina e devo concludere questo disegno” Okay, niente Degas del ventunesimo secolo.

Mi morsi il labbro nervosa, Andrea mi accolse con un sorrisetto e per l’ennesima volta mi sentii sotto i riflettori, e stavolta potevo dirlo davvero. 

Con lo sguardo cercai quello di Jaime, aveva un sopracciglio alzato, innervosito da quella breve pausa. 

Andrea mi guidò nei movimenti che il coreografo suggeriva. 

Quando ebbi finito, quasi a scherzo mi prese sulle spalle e mi fece fare qualche giravolta rivoltando il mio corpo con una facilità che non pensavo fosse possibile. 

“Abbiamo un spettacolo a breve, smettiamola di giocare” Jaime riprese Andrea, che mi mise giù. Ogni volta sembrava lui il capobranco. Tutti seguivano quello che diceva. Forse lo era sul serio. 

“Tranquilla, è fatto così” cercò di spiegarmi mentre mi accompagnava al camerino. 

Alzai le spalle come se mi importasse poco di tutto ciò.
“A r i a!” sorrisi divertita, quella ragazza non mi mollava mai. 

“Maria dimmi” avevo scoperto che aveva appena 17 anni, ma era comunque di una grazia e bellezza che facevano di lei già una giovane donna. 

“Ti andrebbe di vedere un film a casa mia stasera, poi rimani da me… Per favore, domani abbiamo il giorno libero e te sei l’unica che non parla solo di danza qui dentro”

“Se ti dicessi di no probabilmente non mi rivolgeresti la parola per giorni, quindi va bene”
Tornai nel camerino, dovevo assolutamente passare da casa per avvertire la nonna e per prepararmi uno zaino per la notte. 

Mi stavo letteralmente facendo travolgere dagli eventi. 

E non capivo perché a quei ragazzi non riuscivo mai a dire di no, oppure era il fatto che mi sentivo più in un contesto lavorativo che mi portava a fare più quello che dovevo che quello che mi sentivo. 

Suonai il campanello di Maria. Abitava in un appartamento in affitto, in un edificio nuovo e moderno, probabilmente anche costoso.

Quando arrivai alla porta però mi scontrai contro i pettorali di un ragazzo. 

“Ancora tu, dillo che cerchi un contatto con me” ridacchiò ma poi mi immobilizzò con lo sguardo. Mi ero totalmente scordata che Maria avesse quel fratello, anzi da una parte pensavo che abitassero in appartamenti diversi ma mi sbagliavo. 

Anche lui stava rientrando in casa. 

Mi aprì la porta e mi fece strada. Maria corse ad abbracciarmi, e dallo sguardo che si scambiarono i due capii che il ragazzo non era stato avvertito della mia presenza. 

“Allora, noi non sappiamo cucinare.. abbiamo solo verdure surgelate e qualcosa in frigo” Mi venne da ridere. Effettivamente cosa potevo aspettarmi da due ragazzi americani probabilmente viziati. Jaime era già sparito dalla mia visuale. 

“Posso preparare qualcosa io” Aprii il frigorifero. Notai delle verdure. “Voi esseri danzanti potete mangiare il riso?” Maria scoppiò a ridere e mi diede il permesso di cucinare il riso.
Un risotto alle verdure era quello che potevo fare. Controllai se avessero spezie e fortunatamente qualcosa avevano. Cominciai a cucinare e ordinai alla ragazzina di aiutarmi con le verdure.
Sapevo di essere brava, la nonna mi aveva insegnato praticamente tutto quello che sapeva di cucina. 

Dopo una ventina di minuti era tutto pronto e nei piatti. 

Jaime arrivò in cucina, vestito con solo un pantalone di tuta. Non poteva stare a petto nudo mentre mangiavo. Non sapevo se ci sarei riuscita, a mangiare. Non potevo negarlo, era perfetto. Come si muoveva, i muscoli si muovevano in armonia col suo corpo. 

Mi concentrai sul piatto e misi una forchettata in bocca per aver qualcos’altro a cui pensare. 

“Dovrei invitarti ogni sera, è delizioso” Maria quasi saltellava sulla sedia mentre Jaime scettico mise la forchetta in bocca. 

“Non male” lui al contrario, non si scomponeva mai. 

“Stasera è il tuo turno di pulire Jaime” fece la sorella facendogli una linguaccia dopo aver finito il suo riso.
Io e Maria ci sedemmo sul divano del salone.
Un salone grandissimo con un finto camino ed un televisore immenso. Questo mi confermò che due ragazzi vivevano in una famiglia benestante. Il divano era uno di quelli estremamente morbidi che prendevano la forma del proprio corpo. Mi passò una coperta, aveva un forte profumo maschile e quasi inconsciamente me la avvolsi intorno al corpo. 

Maria mise Interstellar. Era uno dei miei film preferiti, ed ero felice di poterlo vedere in alta qualità e non in streaming come sempre facevo. 

I film potevo vederli solo in quel modo, spendere soldi per il cinema non mi era concesso.
“Posso sedermi con voi, mi annoio” si sedette senza neanche aspettare una risposta e mi rubò metà coperta.
Si era messo una maglietta e riuscii a guardarlo senza perdermi in tutti i dettagli del suo corpo. Il ragazzo viziato era annoiato. 

“Vuoi un tè caldo?” Maria si alzò e andò in cucina. Le dissi di sì, anche se mentre guardavo i film di solito mangiavo le peggiori schifezze da supermercato, ma per questa volta un tè andava bene. 

“Ti piace il film?” Jaime si sistemò meglio sul divano e per potermi rubare altra coperta si avvicinò a me, lo guardai male. 

“È il mio preferito, lo adoro” 

“No spoiler, grazie”

“Li avrai se continui a prendermi la coperta” gli lanciai uno sguardo di sfida. 

“La mia coperta, sono sicuro che vorrebbe stare col proprio proprietario.. stai invadendo la sua privacy” Risi per un attimo, oddio, Jaime spiritoso. Forse fuori dal teatro non era così male. 

Me la tolsi e gliela diedi per orgoglio, ma in realtà trovavo tutta la situazione molto divertente. 

“Metto in pausa, intanto che Maria prepara il tè, mettiti comoda in pigiama” Lo guardai strano. Non capivo se era più una frase da despota o una gentilezza che mi stava concedendo.
Così feci, misi gli shorts del pigiama e una maglia che avevo preso random dall’armadio.
Tornai nel salone e Jaime alzò la coperta e fece cenno di mettermi accanto a lui ma in quel momento arrivò Maria con le tazze così decisi, maldestra come ero, di non fare danni. 

Mi sedetti sulla punta del divano e appoggiai la tazza sul tavolino di fronte a me. Continuai a vedere il film e sorseggiare tè, mentre sentivo quegli occhi blu puntati su di me e sulle mie gambe. Sentivo quasi bruciare le mie gambe scoperte. 

“Dio mio, che stronzo” commentò Maria una scena del film e io sorrisi. Era totalmente assorta. Effettivamente Nolan aveva fatto un bel lavoro. Per non parlare degli effetti speciali, del montaggio, dei dialoghi. Tutto al suo posto. Un po’ come Jaime. 

Non potevo aver fatto quel paragone. 

Finito il tè mi accorsi di sentire leggermente freddo e fui costretta a rintanarmi in quell’angolo di coperta che il ragazzo mi aveva concesso. Lui sorrise soddisfatto.
Una volta finito il film, Maria mise un talent show che mostrava cantanti e ballerini ed iniziò a commentare con Jaime tutti i ballerini in gara. Mi piaceva ascoltarli parlare di danza e soprattutto mi stava piacendo questa disciplina come non mai.
Io mi chiusi nella mia ignoranza in materia ma guardai curiosa il programma. Ogni tanto Maria mi suggeriva qualche passo che i concorrenti facevano per farmi capire meglio. 

“Le bambine dovrebbero andare a dormire a quest’ora” concluse massaggiandosi il mento

“No, io e Aria andremo in camera mia a parlare di cose da donne” si alzò con orgoglio e mi trascinò via. 

Sapevo che non avremmo parlato di cose da donne ma piuttosto sarebbe stato un interrogatorio. 

Così fu, appena fui nel suo letto matrimoniale, a luce soffusa cominciò a tempestarmi di domande sulla mia vita. 

Non amavo parlare di me però qualcosa riuscì a tirarmi fuori, ma niente che fosse strettamente personale. 

“Mentre per quanto riguarda Jaime?” tossii alla sua domanda. 

“Ehm, è più educato della prima volta che l’ho conosciuto” La ragazza ridacchiò. 

“È solo un muro che mette davanti alle persone, col tempo scoprirai un ragazzo diverso”

“Non saprei, e comunque non credo neanche di andargli a genio” risposi. 

“Al contrario, non si era mai seduto con me quando invito una ballerina della compagnia o un’amica” Fortuna che era buio perché avevo appena spalancato gli occhi. 

Dentro di me qualcuno stava dando una festa,  sentii lo stomaco andarmi in subbuglio a quella notizia. 

Cambiai immediatamente argomento, rivolgendo qualche domanda a lei. 

Maria era una ragazza davvero dolce e avevo appena scoperto che aveva una cotta per un certo ballerino, di un’altra compagnia che però era amico di Julia. Si chiamava Filippo.
Poi mi parlò di New York. Le mancava, si sentiva da come ne parlava. 

Io non l’avevo mai visitata, era la città in cui si era formato Martin Scorsese e questo mi portava a voler magari un giorno fare un master proprio lì, nella sua scuola. 

Seguendo questi sogni mi addormentai.
Quando aprii gli occhi era ancora tutto buio, Maria stava beatamente dormendo. Al contrario di Jaime aveva i capelli castano chiari ma aveva gli stessi occhi azzurri.
Mi alzai per andare in bagno e cercai di fare meno rumore possibile. 

Al buio però tutte le stanze mi sembravano uguali e feci fatica a distinguere quale porta aprire. Con cautela ne aprii una e accesi la luce. Stanza giusta.
Feci un sospiro di sollievo.
Visto che non ero ancora soddisfatta me ne andai in cucina per un bicchiere d’acqua. 

“Ahia” mi scontrai nuovamente con qualcosa e solo quando mi sentii spostare, mi resi conto di aver a che fare con qualcuno e non con qualcosa. Poteva essere così muscoloso da sembrare un oggetto.
“Ragazzina la devi smettere di venirmi addosso” sussurrò arrabbiato. Accese la luce della cucina accecandomi. 

“Tu sei sempre nel posto sbagliato” non si era allontanato, si era limitato ad inveirmi contro mentre la sua fisicità mi sovrastava. Prese un bicchiere dal ripiano sopra di me e mi schiacciò contro la mensola. Stesso fece per l’acqua in frigo. Rimanendo sempre dov’era, versò l’acqua nel bicchiere e me lo passò. 

Stupefatta lo ringraziai. Era un mix tra l’essere scontroso ed essere la persona più premurosa che avessi conosciuto. Quella vicinanza però mi stava dando alla testa. Mi girai per bere e lui si allontanò capendo che volevo i miei spazi. 

 

La mattina seguente andò tutto liscio, se non fosse che prima o poi avrei rischiato di fare qualche commento volgare. Poteva quell’essere girare seminudo per casa come se fosse niente? Maria in compenso mi aveva già invitata per il lunedì successivo. Forse poteva diventare un’abitudine piacevole.
Avere la giornata libera mi fece bene, feci le cose che facevo di solito. E ripresi un po’ di quotidianità che questi ballerini mi stavano portando via.


Sono in ritardo, lo so, perdonatemi ma sto per partire quindi sparirò per un'altra settimana ma se avrò un po' di connessione vedo di aggiornare la storia prima possibile. Magari in vacanza scrivo un po'.
E niente, spero vi piaccia (:


 

  
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