- Hai ragione. La salsa che hanno utilizzato, mi ricorda tanto il gusto di una di quelle che preparano in Spagna, quella “aliolì”.
- Sei stata in Spagna?
- Ci sono nata.
Sasha la guardò ancora con più interesse.
- Quando ero piccola, l’azienda dove lavora mio padre, ha proposto a lui di venire a lavorare in una succursale, qui in Italia. E così, ci siamo trasferiti. Ho praticamente imparato a parlare due lingue contemporaneamente, la mia e l’italiano. Quando ho terminato il liceo, mio padre ha ricevuto un’altra offerta, quella di tornare in Spagna, e così, mentre lui accettava, io ho fatto capire loro che non volevo assolutamente andarmene dall’Italia. Ormai c’era tutta la mia vita qui. E dopo qualche piccola battaglia in famiglia, hanno capito che non potevano assolutamente costringermi a venire con loro, maggiore età a parte, sono eccessivamente testarda per loro.
Ema sorrise.
- Quindi, sei sola da qualche anno ormai...
- Ti sembro così grande?
- No, niente affatto, ma immagino che almeno due anni siano passati. Ho detto una cavolata, vero?
- Hai detto una cosa quasi vera. Invece di due, sono quattro.
- Oh, sei vecchissima allora!
- Ti spaventa la differenza di età?
- Dovrebbe?
Finito di mangiare, decisero di andare via subito, e anche se si era fatta quasi mezzanotte, desideravano passare ancora un po’ di tempo insieme.
Ema, si attaccò al braccio di Sasha, per scaldarsi un po’, mentre lei continuava a tenere le mani nelle tasche del suo giacchetto.
- E tu? La tua famiglia?
- Non sono molto interessante.
- Non spetta a te constatarlo.
Sasha, non amava parlare di se e della sua famiglia, ma con Ema era diverso, sentiva di poterle raccontare qualsiasi cosa, ed era strano per lei che la conosceva da qualche settimana.
- Io sono nata e cresciuta nello stesso quartiere. I miei genitori sono due avvocati e hanno uno studio legale insieme. Questo comporta l'essere completamente sola in casa, anche quando sono presenti. Hanno sempre un caso nuovo da studiare e trattare, per non contare tutti quei corsi di aggiornamento a cui partecipano spesso. Possono star via anche giorni.
Ema avvertì la freddezza con cui lei ne parlava, così, cercò di distoglierla da quel discorso, vertendo su altro.
- Cosa ti piacerebbe fare da grande?
- Io amo la fotografia. Sono sempre a caccia di scorci da catturare.
- Quindi sto parlando con un’aspirante fotografa?
- Non esattamente, c’è la probabilità che anche io diventi un avvocato.
- Imposizione dei tuoi?
- Più che altro, non ho il coraggio di dir loro ciò che penso a riguardo e cosa vorrei fare, è un continuo discutere, proprio perché non mi ascoltano mai.
Si fermarono accanto ad un muretto e si sedettero lì sopra.
Ema le accarezzò la nuca.
- Un giorno dovrai farmi vedere le foto che hai scattato.
Sasha annuì.
Mentre parlavano, continuavano ad accarezzarsi la mano a vicenda, come se lo avessero sempre fatto.