Videogiochi > Overwatch
Segui la storia  |       
Autore: Mirajade_    23/07/2017    0 recensioni
Raccolta di one-shot, in ordine cronologico, che vede protagonisti Angela Ziegler e Genji Shimada (subito dopo essere diventato un cyborg).
Le storie racconteranno il percorso della relazione tra i due dal loro primo incontro.
[GenjixMercy]
***
[https://open.spotify.com/playlist/4I7LREMFsdWQRu0L9lJc86?si=IE1dbhjhT_i5pp3jX0KCHg]
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genji Shimada
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
My heart's an artifice
 
Please have mercy on me
Take it easy on my heart
Even though you don't mean to hurt me
You keep tearing me apart

(Mercy - SHAWN MENDES)

Winston sorrise.
Un sorriso vittorioso e orgoglioso mentre gli occhi vagarono per la stanza di addestramento puntandosi sulla figura svelta e agile della cadetta Lena Oxton.
-Ve lo avevo detto che sarebbe stata perfetta- disse voltandosi verso la dottoressa in camice bianco e coda alta; tra le mani un tablet, lo sguardo fisso sul suo paziente che con agilità inaudita schivava tutti i colpi da parte della cadetta, spronandola con un solo gesto della mano all’attacco –Dr.Ziegler?- chiese il gorilla sistemandosi gli occhiali sul volto animalesco.
-Si, l’acceleratore temporale sembra funzionare in maniera ottimale- fu l’unico commento di Angela mentre Winston con un gesto affermativo della testa ritornava nella sua postazione tra macchinari e computer.
Poi il classico rumore dell’apertura delle porte si fece sentire, forte e chiaro, rivelando la figura alta e robusta del comandante Jack Morrison. Un uomo dall’insolito fascino: viso spigoloso, capelli candidi e occhi di un intenso blu.
-Come sta andando?- le porte si chiusero
-Sfortunatamente non sappiamo molto del suo stato attuale- disse Angela spostando lo sguardo verso l’acceleratore temporale di Lena, luminoso e limpido oramai scandiva le ore, il tempo, la vita di Tracer: una figura indefinita, disegnata e dettagliata dai secondi – Supponendo che non si verifichi alcuna anomalia, credo sia idonea al servizio attivo, ma dobbiamo continuare a monitorarla per esserne certi-
Il comandante aveva annuito stringendosi tra le dita il mento, voltandosi poi verso Winston per domande e chiarimenti cui Angela non prestò attenzione. Con le dita scivolò sullo schermo del tablet, segnando e scrivendo procedimenti di chirurgia; di tanto in tanto alzava lo sguardo fissandosi sulla figura agile di Genji per poi ritornare a lavorare sul dispositivo ancora più decisa.
***
-Ho delle novità- iniziò il discorso la dottoressa con lo stomaco contorto in spasmi e il cuore scalpitante.
Genji camminava a testa alta verso le docce, il respiro caldo e affannoso creava nuvole d’aria condensata nell’ambiente gelido, usuale della Svizzera, e il sudore sulla spalla e il petto sembrava asciugarsi ad ogni passo, Angela non seppe capire se fosse la temperatura del quartiere generale o la pelle del ninja che rasentava la temperatura di una fornace ad asciugare le gocce di sudore.
-Voglio sottoporti a un intervento per installarti dei recettori del gusto sulla lingua. So che non riesci più a sentire i sapori e vorrei aiutarti in qualche modo-.
Il ninja si bloccò voltandosi lentamente verso la svizzera; quest’ultima sorrideva di un sorriso genuino e le iridi color oceano sembravano ingoiare nella loro profondità la pupilla facendola assomigliare ad un essere angelico venuto a reclamare animi puri.
-Quando?- chiese Genji, nella voce un’emozione mal celata.
-Domani stesso. So che può sembrarti presto ma voglio assicurarmi che…-.
-Grazie- e fu silenzio. Genji era stato un uomo cupo ma non era la sua indole: in quel silenzio tombale sorrideva rendendo più bello quel suo viso marchiato, rubando un battito rumoroso dal cuore di Angela e lasciando che un insolito colorito roseo le illuminasse le gote.
-D… di nulla, sono la tua dottoressa, è il mio lavoro-
-Grazie per prenderti cura di me, Dr.Ziegler- Genji sembrò non averla sentita eppure lo aveva fatto; fece per girarsi e riprendere il cammino verso le docce quando la sua voce lo investì nuovamente.
-Genji- lo chiamò –Solo Angela- e sorrise.
Genji percepì chiaramente degli spilli sotto pelle.
***
Le mani scivolarono nuovamente sul corpo cibernetico e di una cosa Genji fu sicuro: lui odiava il suo corpo, non c’era nulla che glielo facesse apprezzare. Qualcuno gli avrebbe potuto accennare la fortuna di non sentire la stanchezza o il dolore ai muscoli eppure quello stesso dolore che mesi prima lo aveva fatto rimanere giornate intere a casa, gli mancava.
Fermò lo scorrere dell’acqua, riprendendo a guardarsi le mani: la destra era piena di cicatrici come ricordo alla vita passata da “umano”; la sinistra era solo un ammasso di saldature, ferraglia e tubi.
Suo padre gli avrebbe detto che “Non importa il contenitore, ma il contenuto”, allora perché non ci riusciva? Perché non riusciva ad amarsi come aveva sempre fatto? Forse perché nessun altro lo avrebbe fatto, forse perché il motivo di quel dolore e di quel corpo, in passato, era stato un rifugio che si era tramutato in inferno.
Digrignò i denti.
Doveva pagare.
Hanzo doveva pagare.
Se credeva di essere solo tanto valeva esserlo veramente. Poi tra un battito di ciglia e l’altro il viso angelico della dottoressa Ziegler gli riempì la visuale.
Chioma bionda, occhi chiari, sorriso vitale.
L’aveva odiata per quello che gli aveva fatto, ma solo ora comprendeva pienamente l’animo puro della ragazza. Lei aveva voluto salvarlo a tutti i costi e nonostante i litigi che erano sempre subentrati tra loro, era sempre lì, a sostenerlo, migliorarlo e…apprezzarlo.
Apprezzarlo?
Forse non doveva illudersi troppo; insomma perché mai una giovane donna, bella e intelligente, avrebbe dovuto provare qualcosa che rasentasse l’affetto per lui? Un macchinario e uno scorbutico; eppure lui aveva sorriso quando Angela gli fasciava ferite o quando lui rimaneva ad ascoltare con finto disinteresse gli sproloqui della dottoressa.
Adorava il suono della sua voce così limpida e umana, né amava la cadenza delicata e sarebbe stato giornate intere a sentirla parlare, ma in fondo non lo avrebbe mai fatto. Preferiva osservarla da lontano, studiare ogni suo atteggiamento o vizio, essere il perfetto spettatore esterno di quell’angelo dalle ali oro.
Perché lei non meritava Genji, no.
Il ragazzo rubacuori dai sorrisi disarmanti e la reputazione macchiata di bugie e brutti giri.
Il ninja lo aveva capito e si disse che, anche se per pochi istanti, avrebbe potuto saggiare l’affetto di Angela allora sì. Sarebbe diventato un uomo col privilegio di poterla avere accanto anche se per poco.
 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Overwatch / Vai alla pagina dell'autore: Mirajade_