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Autore: RoryJackson    23/07/2017    10 recensioni
"Chi sei?" Chiese una voce dietro di lei. Era una voce maschile, calda e profonda, stranamente umana. Rory si fermò impietrita. Possibile che fosse lui...? Girò il viso verso la voce la quale proveniva effettivamente dalla creatura, completamente sveglia e all'impiedi.
Questa volta, Rory, poté ben vedere gli occhi della creatura: dalla forma leggermente triangolare, confinavano con il muso beige. Le iridi rosse come il fuoco. - CAP 1
"Tu non sei in grado di spezzare un giuramento" constatò la giovane, placando in un momento l'animo di Shadow, [...] "Io mi fido di te" - CAP 10
Shadow: un essere tanto temibile eppure tanto umano. Un riccio dal cuore indurito per l'ingiustizia subita da parte degli uomini e che, per questo, odia con tutto se stesso. Riuscirà mai a cambiare idea?
Genere: Avventura, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altro Personaggio, Shadow the Hedgehog
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Rory aveva lo sguardo fisso sul libro di diritto penale e più cercava di concentrarsi sullo studio, più la sua mente sembrava andare contro il suo volere. Quel mese di maggio era stranamente più caldo rispetto agli anni precedenti, tanto che stava sudando nonostante la miriade di condizionatori azionati alla massima potenza dell’aula studio dove si trovava.
“Ciccia, non puoi pensarci per sempre, eh”, la rimproverò con dolcezza Jessica, scuotendole il braccio finalmente guarito. Ormai vi era solo una lieve macchia giallognola sulla spalla e sull’anca: gli unici ricordi di quella sera. La mora esalò un gemito frustrato, mentre mise il gomito sul banco, poggiando la guancia in una mano. Se fosse stato per lei, avrebbe affondato la fronte nel libro di diritto, fintantoché non si fosse stancata di stare lì al chiuso, per poi tornarsene a casa. La bionda sospirò, impensierita per l’amica: non l’aveva mai vista così giù. Di solito Rory era una tipa composta e tutta d’un pezzo. Ma in quelle settimane, più i giorni passavano, più la vedeva cadere in un baratro di malinconia. In fondo, anche i più forti hanno i loro giorni "no".
La mora mise il broncio, consapevole che non poteva continuare a pensarci per sempre. Ciò nondimeno, non riusciva a non rimuginare su ciò che gli aveva detto, rammaricandosi per la durezza delle sue parole. Shadow le stava confidando i suoi pensieri, si stava finalmente aprendo a lei, e lei cosa aveva fatto? Complimenti, Rory, davvero, i miei più sentiti e sinceri complimenti. 

“Ro, gli hai detto quello che tutti gli avrebbero detto, in quel caso”, disse Christian, passandosi una mano nei capelli biondo chiaro - un gesto che solitamente faceva quando era nervoso, insicuro o per sistemarsi semplicemente i capelli, “anzi, sei stata fin troppo gentile, considerato quello che ti ha fatto”.
Christian era solito accorciare i nomi di tutti, anche quelli più brevi. Sarebbe stato capace di abbreviare anche Ugo in U. Era l’unico tra i tre che non avesse ventidue anni, ma ventitré e che non studiasse giurisprudenza, ma ingegneria meccanica.
Era uno dei ragazzi più intelligenti dell’intera università: aveva già finito di dare tutti gli esami - i quali, tra l’altro, con voti non più bassi del ventotto - sicché stava già finendo di preparare la tesi per la specialistica. Nonostante questo lato di sé, non dava affatto l’impressione di essere un secchione, anzi. Christian era molto popolare: un tipo giocoso, allegro e spensierato, ma rispettoso e caparbio, quando doveva occuparsi delle cose a cui teneva di più, ovvero la famiglia e gli amici. E di questi ultimi ne aveva davvero molti, in giro per il campus universitario. Non passava giorno che non venisse salutato da qualcuno, quando camminava per i corridoi per cambiare classe o per studiare insieme alle sue due migliori amiche. Era un ragazzo molto ammirato.
Rory emise un altro gemito, mentre gli rivolse un’occhiata scettica e un po’ seccata. Poi sospirò, imponendosi di darsi una calmata.
“Forse avete ragione. Però, se non mi fossi rivolta a lui così, ora…”
“Se ne sarebbe andato comunque”, la interruppe Christian, un po’ adirato per l’importanza che l’amica stava attribuendo a quella... creatura aliena. Jessica, scioccata dalla veemenza dell’amico, gli diede una gomitata forte al fianco e gli rivolse un’occhiata truce, come a dirgli “sta' zitto, cretino”. Il ragazzo si schiarì la gola e mormorò, abbastanza incerto: “D’altronde doveva restare pochi giorni… no?”
“Forse hai ragione…” mormorò Rory, fissandolo per un secondo con sguardo vacuo, poi lo distolse, angosciata. D'altra parte che importanza può avere una sciocca
ragazzina umana per Shadow il riccio? Pensò.
“Non preoccuparti, ciccia, sono sicura che capirà”, esclamò ottimista Jessica, mentre strappò il libro di diritto penale dalla presa dell’amica e lo chiuse, “e ora facciamoci una bella cioccolata, che ne hai bisogno. Offro io!”
Sul viso di Rory si creò un lieve sorriso mesto e al contempo grato.
“Donna, tu sì che mi conosci!”
“E io?” sbottò teatralmente indignato Christian.
“Tu niente”, ribatté la bionda, con finta durezza, dopodiché rivolse alla mora il più caloroso dei suoi sorrisi, e disse: “Andiamo!”

***

Shadow aprì gli occhi, scoprendo di essere steso supino su un letto comodo. Si sentiva estremamente debole e la pelle gli formicolava insistentemente. Si guardò a fianco e notò di essere assistito da Amy - con la testa fasciata, ma ben sveglia - e, straordinariamente, anche da Rouge. Quest’ultima, appena lo vide muoversi, si avvicinò immediatamente a lui, il viso trasformato in una smorfia leggermente allarmata. Il riccio si chiese come mai anche lei fosse lì.
“Ehilà, dolcezza”, mormorò la pipistrella, con un fin troppo finto sorriso. Avrebbe voluto dirgli tutto ciò che aveva scoperto, ma non se la sentiva ancora di tradire la sua missione, soprattutto quando vi erano altre orecchie ben più indiscrete di quelle del nero. Shadow, in tutta risposta, le lanciò un’occhiata sbilenca, neutra, mentre si portò la mano destra alla tempia. Dopodiché, finalmente ricordò tutto: dello scontro con Eggman e del Chaos Blast che aveva usato contro di lui per sconfiggerlo definitivamente, e a causa del quale perse i sensi. Non aveva idea del perché avesse sentito il bisogno di sfogarsi così. Forse perché Eggman lo aveva sfidato e, quando veniva sfidato da qualcuno, si sentiva in dovere di tirare fuori il meglio di sé - se ciò che aveva fatto e le sue conseguenze potessero essere definiti “il meglio”. Sapeva solo che provò un’intensa rabbia.

Notò di non possedere più né gli anelli alle caviglie né quelli ai polsi e si guardò attorno per cercare di capire dove fossero. L’ambiente aveva un che di asettico: sembrava la stanza di un laboratorio scientifico. Le pareti erano verniciate di bianco - simile agli ospedali terrestri, vi erano un comodino alla destra del letto, in un angolo, una scrivania con sopra un vaso di fiori variopinti e dall’altro lato, un tavolo ed un paio di sedie, su una delle quali vi era posata la riccia rosa.
“Dove sono?” chiese lui, cercando di mettersi a sedere, ma proprio non ci riusciva. Era frustrante sentirsi così debole.
“Sei nella nostra base, precisamente nell’infermeria”, disse Amy, un po’ titubante. Shadow le stava piuttosto antipatico, per non dire che ancora non si fidava di lui. Il riccio nero sbuffò ed alzò gli occhi al cielo, infastidito.
“Intendevo i miei anelli. Dove sono?”
“Ce li ho io”, esclamò una voce sottile in avvicinamento. Tails entrò nella stanza con in mano tutti e quattro i cerchi d’oro e glieli porse, una volta che arrivò vicino al bordo del letto. Shadow, dopo aver inarcato fortemente un sopracciglio, irritato, con una lentezza innaturale per lui, li indossò, sentendo pressoché subito ritornargli l’energia.
“Come ci sono finito qui?” chiese il riccio, seccato.
“Ti ci abbiamo portato noi”, rispose Amy, urtando ancora di più l’animo di Shadow.
“Questo l’avevo capito”, replicò stizzito il nero “intendo dire: perché è successo?”
“E allora sii più chiaro quando parli!” sbottò la riccia, incrociando le braccia e girando il viso da un’altra parte, offesa. Shadow roteò gli occhi, scocciato, ma si trattenne dall’inveire. Si sedette a bordo letto e poggiò i piedi a terra. Ormai aveva forza a sufficienza per reggersi in piedi da solo.

“Sei svenuto perché gli anelli che avevi ai polsi non inibivano la tua energia del caos… forse Eggman te li aveva sostituiti con un paio falso. E il Chaos Blast che hai creato ha quasi distrutto tutto quello che c’era attorno, case comprese. Inutile dire che, se non avessi avuto gli anelli alle caviglie, avresti raso al suolo l’intera città e saresti ridotto molto peggio”, spiegò il volpino giallo, “te li ho sostituiti con un paio nuovo”.
Shadow si guardò i polsi mentre chiuse e riaprì le mani più volte. Ciò che non sapeva spiegarsi era come aveva fatto lo scienziato a commutare quegli anelli con dei falsi. Almeno, però, aveva chiarito una cosa: il perché le sue prestazioni, fino ad allora, fossero calate tanto e perché perdesse vitalità continuamente.
“Prima che me ne dimentichi”, disse Tails, mentre si avviò velocemente fuori la porta, per poi ritornare dopo circa trenta secondi con la gemma trasparente, “ti restituisco lo smeraldo del caos: ti era caduto quando sei svenuto”, continuò la volpe, porgendola al riccio oscuro completamente ristabilito.
Ormai aveva riacquistato tutte le forze, per cui non aveva più motivo di restare lì. Si avviò alla porta d’uscita quando fu fermato da Tails, che gli chiese preoccupato: “Te ne vai subito?”
“Non è necessario che io rimanga qui”, sentenziò il riccio nero, con il suo solito tono austero, senza neanche girarsi verso il suo interlocutore, dopodiché aprì la porta, indugiando un secondo. Infine, prima di chiudersela alle spalle, gettò un’ultima occhiata verso i presenti, a mo’ di congedo.
Tutti rimasero pressoché sconvolti.
Shadow stava, forse, per ringraziarli?

Rouge, attonita, dopo qualche attimo passato a fissare la porta ormai chiusa, decise di seguirlo e a grandi falcate la raggiunse. Una volta aperta, esclamò, allarmata: “Shadow, aspetta, devo parlarti!”
















 

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Angolo dell'autrice: ciao ragazzi, eccomi con il nuovo capitolo. Non ve l'aspettavate che in realtà Rory avesse ben 22 anni, eh? xD (ben 10 in più rispetto a Maria. Coincidenze? *Adam Kadmon mode on*). Per sembrare una ragazzina di 17/18 deve portarseli proprio bene! Tra un anno si laurea anche... 
Beh, spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto. Se trovate errori o avete da criticarmi qualcosa, fatelo, come sempre! 
Un bacio, 
Rory!
   
 
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