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Autore: Stella cadente    24/07/2017    6 recensioni
Hogwarts, 2048: dopo la Seconda Guerra Magica e una lunga ricostruzione, la Scuola di Magia e Stregoneria è di nuovo un luogo sicuro, dove gli studenti sono alle prese con incantesimi, duelli con compagni particolarmente odiosi, le loro amicizie e i loro amori – come qualunque giovane mago o strega.
Ma Hogwarts cova ancora dei segreti tra le sue mura; qualcosa di nascosto incombe di nuovo sul mondo magico e sulla scuola, per far tornare un conto in sospeso rimasto sepolto da anni...
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«Che cosa gli è successo?»
Il Preside sospirò.
«Anni fa, Black era Preside, ma... ben presto fu chiaro a tutti quale fosse la sua reale intenzione. Non voleva fortificare Hogwarts, bensì renderla più intollerante. Tutti noi insegnanti abbiamo temuto, finora, che tornasse. Io l’ho sconfitto ed esiliato, ed io l’ho privato di quello che era il suo posto. Un posto ambito, e soprattutto influente.»
[...]
«Ascoltami, Elsa» riprese, con tono cupo. «Fa’ attenzione, soprattutto al tuo potere. C’è bellezza in esso, ma anche un grande pericolo.»
Pausa.
«Ricorda», aggiunse, «la paura sarà tua nemica.»
Genere: Dark, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 16.


 
2047

Novembre


 
 
«Elsa, sei sicura di non ricordare proprio niente?» chiese Merida, quella mattina, affacciata al ponte che collegava le aule di Hogwarts al campo di Quidditch. L’inverno era alle porte: Novembre era quasi finito, ma faceva già freddo come se fosse Gennaio e tirava sempre un venticello gelido. Si chiese se non fosse colpa della ragazza che l’affiancava, ma evitò di dirglielo. «Insomma, non ricordi cosa ti è successo?»
La Corvonero si strinse nella sua sciarpa blu e bronzo, e serrò le labbra. «No... mi dispiace», sussurrò, «ma non posso aiutarti.»
A Merida sembrò profondamente triste, e d’un tratto si trovò ad essere in pena per lei. Voleva farla stare meglio, in qualche modo, ma Elsa sembrava talmente distante, talmente chiusa che le metteva soggezione e non sapeva come fare. Non era mai stato il suo forte consolare le persone a parole, e quella ragazza, con i suoi silenzi, le rendeva il compito ancora più difficile.
Era da ormai più di un mese che erano riusciti a riportarla ad Hogwarts. In realtà, non avevano dovuto addentrarsi molto, per trovarla; si era fermata poco più in là rispetto al Platano Picchiatore.
Ciò che era stato preoccupante, era come l’avessero trovata.
 
Elsa Arendelle non era che un corpo esanime, raccolto in mezzo alla terra in posizione fetale, quando la videro. Alla luce bluastra gettata dai Fuochi Fatui, sembrava ancora più priva di vita. Alle sue spalle, un albero era crollato: il tronco era totalmente ricoperto da ghiaccio; la sua vita era stata smorzata dal potere distruttivo di quella ragazza.
«Elsa»  ansimò Anna, la voce invasa da un terrore profondo. «Elsa!» urlò, gettandosi addosso alla gemella.
«Ferma!»  disse Meg, appena in tempo, poco prima che la toccasse. «So che non ti piacerà quello che sto per chiederti, ma non toccarla. Ricordi cosa ha detto Merman? È esposta alle forze oscure.»
«Stiamo parlando di mia sorella!» La Grifondoro, ormai, stava piangendo. «Io devo...»
«Noi dobbiamo aiutarla» la interruppe Megara. «E per farlo, dobbiamo avvisare Merman che si trova qui.»
Nel silenzio, vicino a loro, Quentin sollevò la bacchetta. «Periculum» pronunciò, gettando una scintilla rossa nel cielo.
Merida osservò lo scenario che le si parava davanti. Il corpo esile di una ragazza steso nel buio della foresta, e dietro un ammasso gelido di ghiaccio e freddo. La natura sembrava essersi accartocciata in una morte istantanea, formando un quadro cupo e disturbante.
 
«Che cosa succederebbe ad Elsa se... insomma...» prese parola Anna. «Se non ci riuscissimo?»
Il Preside la guardò per una manciata di secondi, prima di risponderle. «Non lo so. Ma sicuramente – e questo non voglio nasconderlo, a nessuno di voi – niente di buono. Cambierebbe, diventando qualcosa che non è.»
 
Quella frase le venne in mente quando notò che, sulla pelle diafana di Elsa, spiccavano come delle venature di ghiaccio.
Solo che erano nere.
 
«Cambierebbe, diventando qualcosa che non è.»
 
La Grifondoro si ritrovò a rabbrividire.
 
 
Si era ripresa, dopo che Merman li aveva raggiunti e l’aveva portata in Infermeria; ma il Preside non era sembrato convinto, quando l’aveva vista. Merida si chiedeva sempre perché avesse quell’aria così turbata, ma non aveva detto loro più niente. Sembrava tutto un gigantesco enigma, a cui nessuno per ora sapeva dare una risposta. A lei, però, non bastava che la situazione si risolvesse così; ne avrebbe saputo di più, costasse quel che costasse.
Anche se non voleva ferire Elsa, o farla stare male.
La guardò un po’ di sfuggita, facendo guizzare velocemente le sue iridi celesti sul viso della Corvonero. Aveva gli occhi di Anna; il colore era quasi lo stesso – forse i suoi tendevano un po’ di più al blu, mentre quelli dell’altra all’azzurro – ma quello che essi esprimevano non poteva essere più diverso. Lo sguardo di Elsa era serio, pensieroso, quasi spento; Merida si chiese se fosse mai stata felice, e d’improvviso le sembrò che quella ragazza portasse un peso molto più grande di quelle strane abilità col ghiaccio.
Avrebbe tanto voluto chiederle che cosa avesse; chiederle se avesse bisogno di parlare; dirle che, per quanto potesse valere, lei c’era.
Ma quegli occhi delicati e tristi azzerarono ogni domanda, lasciandola solo spiazzata.
 
 
 
*
 
 
«Elsa!» Anna si sbracciò per farsi vedere non appena raggiunse Merida e sua sorella sul ponte, reduce da una pesantissima ora di lezione su come curare le punture di Schiopodo Sparacoda. La gemella si voltò immediatamente, sobbalzando un pochino ma ricomponendosi subito.
«Anna» disse, a mo’ di saluto. «Ciao.»
«Ciao» ricambiò lei, fissandola con un sorriso che non se ne voleva andare. Sua sorella era lì; era lì, in piedi, che la guardava, con la bocca incurvata leggermente in un sorriso appena accennato e gli occhi pieni d’affetto.
«Io vado nell’aula di Pozioni» disse Merida, allontanandosi. «Magari vedo di non farmi cacciare anche da lì» ridacchiò un pochino. «Ti aspetto, non fare tardi!» aggiunse, rivolta a lei. Poi fece un cenno di saluto ad Elsa e se ne andò.
Anna si voltò verso sua sorella e sorrise di nuovo; sentiva gli occhi che le brillavano di gioia.
«Come stai?» le chiese, ancora con i libri ben stretti al petto che stavano pericolosamente in bilico. «Sai, ho pensato a te mentre ero a lezione e sono stata tentata di chiedere riguardo a quel tipo di magia che fai, solo che poi mi sono trattenuta perché... Oh, per le mutande di Merlino!» imprecò, mentre i libri cadevano rovinosamente ai suoi piedi.
Elsa ridacchiò un pochino, portandosi una mano alla bocca, poi disse, chinandosi:
«Aspetta, ti aiuto.»
Ad Anna quasi si inumidirono gli occhi per la felicità: sua sorella la aiutava. E parlava con lei.
Non ci era più abituata; le sembrava un sogno.
«Ehm... grazie» balbettò, impacciata. «D-davvero, non c’è bisogno che tu mi raccolga le cose, insomma non importa, io...» ma perché stava tergiversando come un’idiota? Improvvisamente si sentì male all’idea che stesse facendo la figura della stupida di fronte a sua sorella.
Elsa, intanto, aveva già impilato ordinatamente tutto quanto e adesso le porgeva i suoi libri. «Lo faccio volentieri» disse solo, con la sua voce gentile; Anna rispose con un sorriso raggiante, felice.
Poi, tutto d’un tratto, si riscosse.
«Ehi, non mi hai ancora risposto» fece, con un finto tono di rimprovero. La sua gemella si voltò a guardarla, aggrottando le sopracciglia in un’espressione interrogativa.
«A cosa?» chiese.
«Alla mia domanda: come stai?» rispose la Grifondoro, con la naturalezza e la spontaneità che l’avevano da sempre caratterizzata.
Elsa si incupì e distolse lo sguardo. «Come sempre» disse solo, senza poi aggiungere altro.
Il sorriso sparì all’istante dalla faccia paffuta di Anna. «Come sarebbe a dire?»
Sua sorella inspirò profondamente, chiudendo gli occhi, e restò in silenzio.
 
 
Anna la guardava spesso, in quei giorni, e guardava quanto fosse bella in confronto a lei. Solo a stare lì, con gli occhi puntati sul suo viso bianco e perfetto, le sembrava di disturbarla, come le era sempre sembrato da due anni a quella parte in realtà – e ora ne capiva il perché.
Si asciugò una lacrima che aveva già cominciato a rotolare sulla sua guancia; Elsa aveva sempre voluto proteggerla. L’aveva evitata perché aveva paura di ferirla con i suoi poteri. Mentre lei covava rabbia e delusione pensando che non volesse semplicemente averla tra i piedi, sua sorella invece si forzava a starle lontana, convinta di fare solo il suo bene.
Improvvisamente Anna pensò che fosse molto coraggiosa e si ritrovò ad ammirarla: perché non poteva essere come lei? Perché, invece, doveva essere sempre così maldestra e così infantile? Perché, almeno per un momento, non poteva essere la sorella che Elsa avrebbe voluto avere?
La guardò più attentamente; sembrava che soffrisse anche nel sonno. Le sopracciglia chiare erano appoggiate sopra le palpebre chiuse disegnando un’espressione morbida, simile a quella delle bambole di porcellana; eppure quei lineamenti esprimevano comunque un turbamento forse troppo profondo. Un turbamento appena percettibile, e proprio per questo inquietante.
Anna non l’avrebbe mai dimenticata, quell’espressione.
 
 
 
Quando chiuse gli occhi, quando le palpebre di Elsa si abbassarono per un attimo, il suo viso riacquistò di nuovo quell’espressione che aveva in Infermeria, mentre dormiva in quel sonno senza sogni che l’aveva catturata per qualche giorno, prima che le somministrassero una Pozione Rivitalizzante.
«Sarebbe a dire» disse, voltandosi, «che non sto meglio rispetto a prima. Io non starò mai bene, Anna. Lo capisci?» aggiunse, con una rabbia gelida che la fece indietreggiare leggermente.
Non aveva paura che Elsa fosse arrabbiata con lei; aveva paura perché vedeva che la rabbia della Corvonero era rivolta verso se stessa. Ed era quello a spaventarla di più.
«Sì che starai bene» accennò ad un sorriso, imponendosi di restare forte per lei. «È solo che finora sei stata sempre sola ad affrontare questi... questi poteri» usò un termine che facesse sembrare le sue abilità qualcosa di bellissimo, nella speranza di risollevarla un po’. «Ma adesso tutto sarà diverso; hai un’amica, qui» concluse, ponendosi una mano sul cuore.
«Senti, io apprezzo la tua buona volontà, ma...»
«No; ti prego» lacrime amare avevano riempito veloci i suoi occhi azzurri, facendole salire un nodo in gola. «Non escludermi di nuovo dalla tua vita.»
«Come posso farlo, senza aver paura ogni secondo di farti del male?»
La sofferenza che si agitava nella voce di Elsa era terribile; vedendo come realmente stava, la ragazza sentì il nodo che aveva in gola stringersi dolorosamente, come se qualcuno la stesse soffocando.
«Puoi» si forzò a dire, ricacciandolo indietro. «Non devi più proteggermi, io non ho paura. Risolveremo tutto solo restando unite» continuò, aggrappandosi al suo braccio come per trattenerla.
«Non dire idiozie, Anna, per favore!» esplose la gemella. «Che cosa puoi fare, tu, contro tutto questo? Che potere hai tu per fermare questa cosa – per fermare me?»
La Grifondoro notò che si era portata le mani al petto, come per nascondersi. Restò impalata a guardarla, odiandosi per non riuscire a fare di meglio, la mano che era caduta lungo il corpo.
Passò un momento che sembrò eterno ad entrambe, poi la rabbia si spense negli occhi di Elsa.
«Io... Mi dispiace» tentennò. «Scusami» disse poi, circondandosi il corpo con le braccia.
Anna la abbracciò, e lei si lasciò stringere, senza dire niente.

 
 
 


 
Salve, lettori, come state? :)
Dunque, qui abbiamo un breve salto avanti nel tempo. So che per il momento molti personaggi stanno rimanendo nell’ombra, ma è voluta la cosa e questo è molto importante ai fini della trama.
Merida cerca di cavare qualche parola di bocca ad Elsa – invano – e finalmente Anna riesce ad avere un dialogo degno di questo nome con sua sorella. Spero di aver reso i personaggi IC: io, personalmente, le ho sempre viste in questo modo, anche perché – soprattutto in questa storia – i poteri di Elsa non sono cosa da poco: Elsa che ha ancora un atteggiamento protettivo nei confronti della gemella, ed Anna che cerca di fare di tutto per aiutarla. Loro sono senza dubbio fra i personaggi che preferisco <3
E voi? Che impressione avete avuto del capitolo?
Alla prossima,
Stella cadente


 
(10) elizabeth lail | Tumblr on We Heart It
  
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