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Autore: gaiadelvecchio21    24/07/2017    1 recensioni
Il leader dei Beatles John Lennon, scomparso all'età di 40 anni, ritorna sulla Terra grazie ad una seduta spiritica. Sconvolto ma allo stesso tempo felice, decide di approfittare della situazione per affrontare un vecchio conto in sospeso che lo tormenta da quando era in vita. Anna, una ragazzina che era presente alla seduta spiritica, è l'unica che può vederlo e sentirlo e accetta quindi di aiutarlo nella sua impresa.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Lennon, Paul McCartney, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Chi sei ?- chiese Anna con la voce che tremava. -Ehm sono John Lennon, chi vuoi che sia?- disse in tono pretenzioso l'artista -adesso per favore esci da lì,questa situazione è ridicola.- Anna titubante mise la testa fuori dal letto e piano piano si decise ad alzarsi. Si scosse la polvere e si ricompose. Quando alzó la testa il suo sguardo si concentrò su quella strana figura che era impegnata ad osservare il televisore a schermo piatto. Era veramente John Lennon. Portava i suoi tipici occhiali rotondi e i capelli erano lunghi fin sotto l'orecchio e ondulati. Indossava una giacca nera,un paio di jeans e quei grandi stivali. I suoi occhi erano spenti,il viso asciutto e scavato. Il fisico era molto magro e le gambe erano sottili come stecchini. -Forte questo televisore, e cos'è quest'affare?- chiese curioso John indicando l'mp3 sulla scrivania. -Aspetta, tu quindi sei veramente John Lennon?- rispose Anna, avvicinandosi sempre di più a lui. -Non capisco perché tu sia così sorpresa,mi avete invocato ieri seri tu e quelle tue amiche- e così dicendo uscì dalla stanza e inizió a scendere le scale. Anna lo seguí a corsa e cercó di prenderlo per un braccio, voleva a tutti i costi saperne di più riguardo a quella faccenda. -Dove pensi di andare eh?- e mentre lo diceva non si era accorta che la sua mano trapassó perfettamente il braccio di John. Trasalì. -Ma io non posso toccarti...- -Certo che no sono un fantasma, ma li hai mai visti i film horror? Nessuno mi può toccare e io non posso toccare niente. Ah e tu sei l'unica che può vedermi e sentirmi, dato che mi hai evocato-. -E le mie amiche? Non possono vederti?- -No, io sono entrato nel tuo corpo, non nel loro. E se permetti le tue amiche sono anche molto antipatiche- disse schietto continuando a camminare svelto per tutta l'abitazione. -Che bella casa, Anna giusto?- -Si...Anna...Dio mio io sto impazzendo lo so.- Anna si diresse in cucina, prese una forchetta e se la picchiettó nella gamba, questo le provocó un grandissimo dolore. -Perfetto...- disse lacrimando -adesso mi riprendo, era solo un'allucinazione.- Si sedette e si accarezzó la gamba. Ma mentre lo faceva vide John che si avvicinava alla credenza, intento a studiare la macchinetta per il caffè. -Sei ancora qui?- disse Anna sconvolta. -Ehm si- ammise -dove dovrei essere? Non sei molto sveglia vero?- la guardó con uno sguardo confuso e continuó la sua esplorazione. -Perché sei qui?? Perché non torni nel tuo universo o qualunque cosa sia?- -Perché voi geni non avete chiuso la seduta spiritica, adesso non so nemmeno io come tornare nella mia realtà e per questo mi tocca rimanere qui. Già che ci sei...hai del whiskey? Voglio vedere se riesco a berlo.- Anna cercó invano di avere delle spiegazioni, ma John semplicemente la ignorava, guardandosi intorno e commentando tutte le cose strane di quell'epoca. Dopo qualche ora di implorazioni John ridisse quello che le aveva già detto all'inizio: era lì grazie alla seduta spiritica e non sapeva come andarsene. -Quindi vuol dire che rimarrai qui?- chiese la ragazza sperando in un grandissimo 'No' come risposta. -Ovviamente si,posso parlare solo con te, sai che noia andarmene e essere invisibile- -John tutto questo è assurdo, tu non sei veramente qui davanti a me, voglio dire, sei morto nel 1980 grazie ad una pistolata.- e così dicendo si morse la lingua ripensando a quanto poco carina fosse stata questa sua affermazione. -Wow grazie di avermelo ricordata Anna cara, davvero grazie mille- disse offeso e sedendosi a gambe incrociate sul pavimento del soggiorno. -Cioè non volevo...scusa...- provó invano a rimediare. -Va tutto bene, è stato molto tempo fa- -Ti ricordi qualcosa di quella giornata,se posso chiedere...- -Si, ricordo il buio, il mio palazzo, quel bastardo che mi chiama e mi spara, l'asfalto, i proiettili che mi colpiscono e il sangue che scende a fiotti, poi cos'altro... ah si! I medici che mi chiedono che sono, un'ambulanza, una canzone che porto ancora nel mio cuore bucherellato e poi basta, il silenzio- e così dicendo si sdraió completante sul pavimento, buttando le gambe in aria. -Dio John deve essere stato terribile- disse Anna con le lacrime agli occhi e visibilmente provata. -A dir la verità non ho sentito niente,è come se mi fossi addormentato, solamente per sempre. Ho lasciato così tante cose... E all'inizio pensavo di essere completamente rimasto solo, appena arrivato non c'era nessuno ad attendermi. Ma poi ho rivisto persone meravigliose una volta abituato. Ho rivisto la mamma, lo zio, Brian, ho persino rivisto il mio caro amico Stu. Sai Anna la vita dei morti non è così male. Noi quando siamo lassù non parliamo molto, noi ascoltiamo. E sentiamo cose brutte ma anche meravigliose. Io sento il rumore della pioggia che cade sulla Terra, la musica che suonano i bambini per le strade nelle varie parti del mondo. Sento la voce delle persone furbe, delle persone arrabbiate. Sento i milioni di ragazzi che cantano con passione le canzoni che ho scritto, e credimi non esiste soddisfazione più grande di questa. Mi piace ascoltare da lassù, non rimango mai deluso.- Anna era estasiata da quelle parole. Era lì, vicina a lui e lo guardava con curiosità e con rispetto. Un uomo così importante,così talentuoso e al contempo anche sensibile e acido, sedeva in casa sua, raccontandole tutto quello che gli passava per la testa. Aveva letto molte interviste di John e molti articoli su di lui, sapeva di che pasta era fatto. Era un uomo buono ma aveva anche delle tempeste interiori. L'abbandono dei genitori, la severità della famosa zia Mimi, che lo aveva sempre privato di amore e coccole. La fama arrivata così presto che non gli ha permesso di occuparsi al meglio del suo primo figlio. L'arrivo di Yoko che lo aveva cambiato in tutto e per tutto e la fine dei Beatles. Era così complicato e affascinate al tempo stesso. Un essere umano unico. -Ho voglia di una sigaretta- disse John e questa frase spezzó il silenzio che si era creato nella stanza. Una risata risollevó l'atmosfera. -Io non fumo, ma se vuoi per passare il tempo ti faccio vedere i miei dischi, sai ho molte cose anche di te e dei Beatles.- -Sarebbe fantastico!- i suoi occhi si illuminarono. Da quanto non sentiva nominare quel magico nome. Quel nome che indicava una band, la sua band, che era riuscita in poco tempo a cambiare per sempre la storia della musica. E la cosa che lo faceva emozionare di più è che il tutto era partito grazie ad un sogno. Il sogno di un ragazzino che passava i pomeriggi nella sua camera, a strimpellare una chitarra comprata a 5£. Ciao a tutti! Vi piace la storia? Aggiorno giovedì, vediamo come se la caverà John :)
   
 
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