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Autore: KiarettaScrittrice92    26/07/2017    0 recensioni
Anerion.
La terra dove risiede il male.
Vi sono tante storie e tante vicende che riguardano questa terra infestata da spettri, demoni, vampiri e licantropi.
Ma io ve ne voglio raccontare una in particolare.
Una che parla della vicenda di un gruppo di Stenzl nella loro prima missione assieme.

La storia della Luna di Sangue.
Questa storia è tratta da una campagna di Dungeons&Dragons.
Genere: Drammatico, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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La ricerca di una verità

Korhan vide Stor tramutarsi in polvere e in un attimo sentì tutto il suo mondo crollare. Quando era partita sapeva benissimo che quel viaggio sarebbe stato pericoloso, sapeva benissimo che avrebbe rischiato la vita, ma mai avrebbe pensato di provare un dolore tale, molto più forte di quello fisico, molto più lacerante e sconvolgente. Come poteva immaginare che avrebbe trovato l’amore, come poteva immaginare che sarebbe stata talmente tanto coinvolta da quella passione e da quell’emozione travolgente da soffrire così tanto nel vederlo sparire. Eppure non era passato molto da quando aveva cominciato a rendersi conto di ciò che provava, tre o quattro giorni, non di più. Ora però, aveva perso tutto. Non sentiva più niente, né l’amore, né la sua furia. Nulla. Solamente un dolore lacerante che la torturava.
Percepii le lacrime iniziare a pungerle gli occhi e poi scendere placide sul viso. Con ancora quel briciolo di raziocinio che le rimaneva, decisa a non volersi far vedere in quello stato da nessuno, amici o nemici che fossero, scappò via. Uscì dal castello di corsa, non riuscendo più sopportare la vista di quel cumulo di cenere che una volta era il giovane ladro.
Kirka era rimasta completamente immobile, sentiva ogni centimetro della sua pelle tremare per la paura e il terrore di ciò che aveva visto. La sua lucidità tornò solo quando vide, la sua amica lanciare un urlo e fuggire via. All’inizio credeva che avrebbe attaccato anche lei il cavaliere, facendo la stessa miserabile fine, ma questa invece scappò in preda alla disperazione.
“Korhan aspetta!” urlò cercando d’inseguirla.
Oltrepassò la porta che conduceva all’ingresso sul retro del palazzo e che dava sulla foresta, ma non appena la barbara oltrepasso il confine di alberi Kirka capì che non l’avrebbe più trovata, o almeno non così facilmente.
Anche Varlinox, aveva visto tutto e nonostante non fosse rimasto scioccato come le sue due compagne, veder morire quello che comunque era stato un’amico in quell’avventura gli aveva fatto male. Nei suoi svariati anni di Stenzl non gli era mai capitato di perdere un compagno in una missione e quell’evento nonostante tutto l’avrebbe segnato. Si riscosse quando sentì la voce profonda del cavaliere parlare.
“È ora di svegliare gli altri.” disse.
Non sembrava parlare con qualcuno, più che altro sembrava dirlo a se stesso, come un pensiero a voce alta. Dopodiché fece dietrofront e uscì dal varco che aveva fatto nel muro e dopo un altro assordante rombo, in cui probabilmente aveva rotto la parete opposta per uscire completamente dal castello, Varlinox si ritrovò di nuovo solo, visto che tutti i soldati e le guardie erano scappate via nel panico, non appena ne avevano avuto la possibilità.
Non poteva fermarsi. Aveva visto Kirka inseguire Korhan e sperò che entrambe stessero bene, anche se ne dubitava, soprattutto per la giovane barbara, ma non poteva preoccuparsene ora. Aveva avuto la conferma di quello che sospettava da quando aveva proposto ai suoi compagni di andare in quel palazzo, lì c’era qualcosa di molto più importante e grave di quanto potesse essere stata la loro missione iniziale in cui avrebbero dovuto semplicemente difendere un villaggio dai lupi mannari. Lì c’era in gioco qualcosa di molto più grande, qualcosa che era appena cominciata, ma che se avessero lasciato continuare, sarebbe finita in catastrofe.
Per questo motivo doveva rimanere lì, doveva investigare su ciò che era appena accaduto, su chi era davvero quel cavaliere, su che intenzioni avesse.
Entrò nella stanza da cui era uscito il cavaliere, quella che all’inizio aveva trovato chiusa e inaccessibile. Dentro vi era una tomba, probabilmente quella da cui era uscito l’antico Stenzl. Sui lati del sarcofago in pietra vi erano delle incisioni. Varlinox si rese subito conto di leggere lo stenzl, la lingua che usavano i cacciatori di mostri per parlare fra di loro e questo lo stupì non poco, proprio per quel motivo, lo stenzl era una lingua solo parlata, era impossibile trascriverla, forse era anche per quello che non riusciva a comprendere davvero cosa stesse leggendo. La lastra sopra era ovviamente spezzata, come se il cavaliere l’avesse frantumata per uscire, non appena si era ritrovato sveglio in quella tomba di pietra. Proprio di fianco ad essa vi era un cadavere, completamente carbonizzato, con un’espressione sconvolta in viso.
Non trovando più nessun dettaglio interessante decise che era inutile continuare a stare lì. Voleva soltanto ricopiare quelle scritte incise ai bordi della tomba, per poi cercare di comprenderli con calma in un’altro luogo, magari più sicuro di quel castello sperduto in mezzo ai boschi e ormai abbandonato. Iniziò così il suo lavoro, riscrivendo esattamente ciò che c’era scritto, ma più andava avanti più i caratteri si facevano complicati e incomprensibili. O forse, era solo la sua mente che gli dava quell’impressione. Le lettere s’incrociavano e vorticavano davanti ai suoi occhi, mentre la vista si annebbiava, poi, improvvisamente crollò a terra, senza un verso o una smorfia, come caduto in sonno, un sonno senza sogni, dove l’unica cosa che regnava era il nero assoluto.

Korhan era scappata in preda al dolore. Sentiva la presenza della giovane maga alle sue spalle, qualche metro più in là. Sapeva bene che la stava inseguendo per consolarla e rassicurarla, ma sapeva anche che non sarebbe servito a nulla e che in quel momento voleva soltanto stare sola con la sua disperazione. Dopo essersi inoltrata un po’ nel bosco che affiancava il palazzo ed aver fatto perdere le sue tracce a Kirka, notò finalmente un posto dove rimanere tranquilla, un albero cavo, talmente grosso da poterci stare tranquillamente accovacciata. Si chinò e proseguendo a gattoni s’inoltrò nel cuore del tronco, finché attorno a lei non fu quasi tutto buio, se non per il cerchio luminoso dell’ingresso, ormai lontano. Si fermo e si mise seduta avvolgendo le braccia intorno le ginocchia. Le lacrime ormai cadevano copiose lungo le guance e avevano bagnato completamente il viso, mentre da lontano sentiva la voce dolce e preoccupata della sua compagna di avventure chiamarla. Lei però non avrebbe risposto, non voleva rispondere, per ora nella sua testa non c’era nient’altro che Stor. Il suo Stor. Il ragazzo di cui si era perdutamente innamorata e che ora non c’era più. Non riusciva a capacitarsene, continuava a domandarsi come era potuto succedere, non riusciva nemmeno a comprenderne il motivo. Improvvisamente Stor era impazzito e aveva iniziato ad attaccare senza motivo il cavaliere. La cosa che però ancora la faceva infuriare era come l’aveva chiamata quando per la prima volta aveva cercato di fermarlo, l’aveva nominata ‘donna’, come se non la conoscesse affatto, mentre la sua amata era quella bionda snob. Sapeva che era sotto incantesimo, ma quella cosa ancora la irritava. Come si era permessa quella donna di controllare proprio lui. Si meritava la morte che aveva avuto. Sì, forse era vero, ma alla fine era morto anche Stor e lei era rimasta sola. Non era neanche riuscita a confessargli quello che provava per lui, quel sentimento che era cresciuto pian piano in lei standogli vicino in quell’avventura assieme. Più la disperazione e la tristezza si trasformava in rabbia e in frustrazione, più la voce di Kirka si allontanava, probabilmente convinta che la stesse cercando dalla parte sbagliata.
Questa infatti era tornata indietro, verso il palazzo. Era inutile cercare la compagna, soprattutto se questa non voleva farsi trovare. Forse quando si sarebbe calmata sarebbe tornata di sua spontanea volontà. Rientrò dentro il palazzo, ormai completamente vuoto. Era decisamente scossa da quello che era successo, ma non poteva certo farsi prendere dalla disperazione in un momento simile. Non era né il luogo né il momento adatto, quindi strinse i denti, nonostante sentisse i brividi, dell’adrenalina che se ne andava, scuoterla. Si avvicinò al cumulo di cenere che una volta era Stor e recuperò il pugnale che aveva trovato tra le gabbie del Triste, mettendoselo nella bisaccia, dopodiché decise di trovare l’altro compagno. Aveva solamente incrociato il suo sguardo prima che il cavaliere uccidesse il giovane ladro, poi, per rincorrere Korhan l’aveva perso di vista. Doveva assicurarsi che stesse bene almeno lui.
Entrò nella stanza da cui era uscito il cavaliere e lo trovò disteso a terra, di fianco a un’enorme sarcofago in pietra. Era vivo, ne era sicura, vedeva chiaramente il suo petto alzarsi e abbassarsi regolarmente, ma qualcosa gli aveva fatto perdere i sensi.
Si avvicinò a lui e, dopo essersi chinata, cominciò a scuoterlo dolcemente.
“Varlinox, Varlinox, svegliati…”
Lo vide aprire pian piano gli occhi e tirò un sospiro di sollievo.
“Kirka… Cosa è successo?” le chiese, mettendosi seduto e cercando di capire dove si trovasse.
“Non lo so, ti ho trovato qui svenuto…” rispose lei, facendo cadere lo sguardo su un foglio vicino a lui.
Anche lui spostò lo sguardo verso il foglio e si ricordò di cosa stava facendo. Con l’aiuto della maga raccolse tutti i fogli su cui aveva ricopiato le scritte del sarcofago.
“Korhan?” chiese, mentre entrambi si alzavano.
“Ho provato a seguirla, ma ho paura sia scappata. Era parecchio scossa.” disse.
“Lo siamo tutti, credo… Non avrei mai immaginato che sarebbe potuta succedere una cosa simile.” disse l’uomo passandosi una mano tra i lunghi capelli castani e brizzolati.
“Cosa intendi fare?” chiese la giovane maga.
“Dobbiamo raccogliere il più informazioni possibili su questo luogo, in modo che possiamo fare rapporto.” rispose risoluto.
“Va bene…” rispose lei un po’ timorosa.
La brutta sensazione che aveva avuto per tutto quel tempo, da quando era apparso lo Stenzl originario non era passata, come se la sua aura fosse ancora lì che incombeva in quel palazzo e su di loro.
Uscirono dalla stanza e proseguirono nel corridoio che ormai il druido aveva in realtà percorso più di una volta.
Si fermarono proprio di fronte a una porta che si trovava dal lato opposto del corridoio rispetto a dove si trovavano le cucine. La porta era chiusa e forzarla, senza l’aiuto di Stor, era praticamente impossibile, per quanto era massiccia.
“Maledizione!” imprecò lui innervosito di quel nuovo buco nell’acqua.
“Posso vedere se c’è della magia se vuoi.” propose la ragazza.
Lui si voltò verso di lei con un leggero sorriso.
“Sei sempre piena di risorse piccoletta.” si complimentò.
Lei sorrise di ricambio, per poi concentrarsi sulla porta. Poggiò la mano sul legno e cercò di portare la sua mente oltre lo spessore del materiale, per entrare così nella stanza e percepire la magia che c’era all’interno. Non ci volle molto a comprendere che c’era qualcosa di molto potente oltre quella porta, talmente potente che improvvisamente, quando iniziò a provare a capire cos’era, sentì la testa spaccarglisi in due dal dolore. Si portò entrambe le mani alle tempie chinandosi dolorante.
“Ehi…” disse il druido preoccupato accovacciandosi di fianco a lei.
“Mi spiace Varlinox, non riesco a capire…”
“Non ti preoccupare, ci ripasseremo dopo piuttosto. Per ora andiamo avanti, va bene?” chiese porgendole la mano.
Lei la prese con un cenno d’assenso per poi alzarsi. Dopodiché proseguirono oltre.
Nel corridoio che precedeva la stanza del braciere, videro degli arazzi. L’uomo si chiese come aveva fatto a non notarli, ma si ricordò che entrambe le volte che aveva attraversato quel corridoio era stato con le sembianze da insetto, quindi gli era stato impossibile notare un dettaglio come quello. Fu Kirka a fermarsi davanti a uno di quegli arazzi attirata da ciò che rappresentava. Era sbiadito, ma riconosceva perfettamente i sette cavalieri in armatura. I sette Stenzl originali che combattevano contro i demoni. Tutto attorno, su quella che si poteva definire la cornice dell’arazzo, nonostante fosse sempre in stoffa, erano cuciti gli stessi caratteri o almeno simili di quelli che erano incisi nella tomba in pietra nell’altra stanza.
Proseguirono trovando un’altra stanza con la porta chiusa.
“Credo di aver un’idea.” disse la giovane maga, analizzando il rettangolo in legno che li separava dalla camera.
Quella porta era molto meno massiccia di quella che avevano incrociato prima, quindi forse c’era qualche possibilità che riuscissero ad aprirla.
Lanciò un incantesimo del ghiaccio contro la serratura, proprio all’attaccatura dello stipite. A quel suo gesto il druido comprese e con due calci ben assestati riuscì ad aprirla.
Capirono subito che era la stanza di Percival Lacourier, lo si capiva dall’elegante arredamento e dal letto a baldacchino messo proprio al centro della stanza. Mentre Varlinox si guardava attorno incuriosito, Kirka si avvicinò alla scrivania, nell’angolo che fungeva da studio.
“Varlinox, vieni a vedere.” lo incitò, prendendo in mano alcuni fogli.
Erano documenti, in cui veniva riportata più volte la data della luna di sangue, quella che ormai era quasi imminente e diceva esattamente cosa fare in quell’occasione, per evitare il peggio.
Sentì la presenza del druido alle sue spalle e glieli porse. Lui gli diede una veloce lettura e poi li intascò, come aveva fatto con quelli su cui aveva preso appunti.
“Mi sa che ci è rimasta solo quella stanza da perlustrare. In qualche modo dobbiamo riuscire ad aprire quella porta.” commentò Valrinox, mentre entrambi facevano dietrofront e tornavano verso la massiccia porta in legno scuro.
Preso dalla foga Varlinox tentò di aprirla a spallate, ma senza successo. Il fatto che non si aprisse lo irritava, ma in realtà era probabilmente tutto lo stress accumulato e il fatto che non si aprisse lo innervosiva ancora di più. Vi scagliò contro due sfere di fuoco, ma anche in quel caso nulla.
“E se provassimo a disperdere la magia che la tiene chiusa? – propose Kirka
 Insomma io non sono capace, almeno con una magia così potente, ma forse tu puoi riuscirci.” concluse.
Il druido accettò la sua proposta e dopo aver chiuso gli occhi si concentrò anche lui sulla porta, proprio come aveva fatto la sua compagna poco prima, ma in modo diverso, cercando sì di percepire la magia ma dissipandola, come se fosse nebbia e lui potesse controllarla. Non fu facile, ma dopo vari minuti di tentavi, sentirono un sonoro clangore e la porta cigolò lentamente come se qualcuno l’avesse finalmente aperta per farli entrare.
All’improvviso però, da quel piccolo spiraglio fuoriuscì qualcosa di terribilmente malvagio. Non era visibile, per niente, ma quella sensazione di oppressione e di ansia che Kirka aveva provato fino a quel momento, si quintuplicò, accompagnata da una sensazione di puro terrore, quasi come fosse di nuovo sotto l’incantesimo del Triste, o peggio ancora del cavaliere.
“Nasconditi là dietro e non ti muovere per nessun motivo.” le disse Varlinox indicandole un’angolo del corridoio, dal lato opposto della porta.
Lei fece come chiesto, mentre il druido tirò fuori la spada, lentamente, e spinse la porta per entrare.
L’interno sembrava un Sancta Sanctorum dedicato ai sette cavalieri. Tutto attorno nella stanza ottagonale c’erano le armature di tutti gli Stenzl fondatori. Sette piedistalli, messi in circolo alla stessa distanza l’uno dall’altro, sette armature sopra di essi, sette cavalieri che avevano combattuto contro i demoni e avevano fondato l’associazione dei cacciatori di mostri. Varlinox le guardò una per una, finché non arrivò a quella alla sua sinistra. Superbia. Era l’armatura del cavaliere che aveva ucciso Stor.
Esattamente al centro della stanza poi c’era un buco. Una fossa, coperta da una grata. Varlinox si avvicinò ad essa, affacciandosi e non ci mise molto a capire cos’era, una fossa comune. Non tanto per ciò che vide, ossia decine di sacerdoti scheletrici e consumati, ovviamente morti, ma anche per il tanfo ripugnante che saliva su non appena ci si avvicinava troppo.
“Varlinox… Hai fatto?” sentì la voce di Kirka dal corridoio.
Decise di uscire, non aveva più senso stare lì, in fondo aveva visto tutto quello che voleva vedere e come se non bastasse aveva la terribile sensazione che quelle statue, ricoperte dalle loro armature, lo stessero osservando.
Appena si trovò di nuovo davanti alla giovane maga, fece un sospiro, quasi dispiaciuto, forse sperava davvero di scoprire qualcosa di più su quello che era accaduto.
“Forse dovremmo cercare Korhan. Comincio ad essere un po’ preoccupata.” commentò la corvina.
Lui accettò senza discutere e assieme uscirono dal castello.

  
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