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Autore: The Lunatic Timelady    26/07/2017    1 recensioni
Amber si sedette sul letto in fondo alla stanza, anch'esso completamente grigio e cominciò a singhiozzare, nascondendosi il viso tra le mani. Aveva letto e sentito parlare dei condannati all'isolamento, della pazzia portata dalla mancanza di distinzione tra il giorno e la notte, la riduzione al minimo di qualsiasi stimolo esterno, perfino i colori. I singhiozzi iniziarono a scuoterle le spalle, le luci della cella, che fino a quel momento avevano solo tremato leggermente, si fulminarono con un piccolo “tac”. Nello stesso istante anche le telecamere di sorveglianza che inquadravano ogni angolo della stanza si guastarono.
Intanto il Dottore proseguiva nella scansione della superficie terrestre, con il TARDIS posto in orbita geostazionaria sopra l'Europa.
Eccoti qua! disse con un ampio sorriso quando finalmente comparve un indicatore puntiforme sulla mappa a rilevamento elettromagnetico del pianeta sottostante. Controllò le coordinate e le inserì nel sistema di navigazione del TARDIS.
Genere: Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dalek, Doctor - 10, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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“Dannazione!” gridò il Dottore digrignando i denti “Sapevo che qualche altra razza avrebbe scoperto che l'ultima perla degli Shmeri è sulla Terra, ma non che l'avrebbero localizzata così facilmente”.
All'espressione spaventata di Amber il Dottore rispose: “Non preoccuparti, nemmeno l'orda di Attila è riuscita a sfondare questa porta”.
Intanto si era avvicinando per prima cosa allo schermo, ma rendendosi conto che era fulminato, corse alla porta, puntò il cacciavite sonico verso una delle finestrelle rendendola trasparente da opaca. Sbirciò fuori.
“Dalek!”
“Da… che?”
“Dalek! Guarda!”
Il Dottore lasciò il posto ad Amber davanti alla finestra. Dovette alzarsi sulle punte e allungarsi al massimo per riuscire a raggiungerla almeno con gli occhi.
“Sono una specie spietata e senza cuore, freddi come i gusci di metallo in cui vivono. Per loro non esistono sentimenti al di fuori della rabbia, della vendetta e del desiderio di potere. Uccidono chiunque senza scrupoli”.
La ragazza rimase a bocca aperta guardando quelle lattine dall'aspetto buffo ad una prima occhiata, ma un brivido di terrore le percorse la schiena ascoltando la spiegazione del Dottore e sentendo per la prima volta il loro grido.
STERMINARE!!!
Una piccola scarica elettrica attraversò un ciuffo di capelli di Amber e andò a colpire il pavimento del TARDIS.
“Beate suole di gomma!” sussurrò il Dottore.
“È veramente noi che vogliono sterminare?”
“Chiunque si metta tra loro e il loro scopo. E in questo caso… sì proprio noi”.
“Ma filiamocela allora! Hai pilotato questa… cosa...”
“TARDIS!”
“Quello che è… fuori da una camera di isolamento blindata, potrai anche farci scappare ora”.
Il Dottore sospirò ed azionò una leva dalla console. La colonna centrale cominciò a muoversi lentamente in su e in giù, con un leggero rumore.
“Vedi, i Dalek dispongono di uno dei sistemi di localizzazione più avanzati dell'Universo, e sono anche in grado di viaggiare nello spazio e nel tempo molto velocemente. Beh, non velocemente come il TARDIS naturalmente. Ma ovunque andremo ci troveranno. Ora sto facendo in modo che questo ovunque non sia la Terra del XIX secolo ma un piccolo pianeta disabitato, morto da tempo”.
Intanto i tre Dalek avevano iniziato un tentativo inefficace di sfondamento della porta del TARDIS. Proprio mentre stavano per ritornare all'attacco, il TARDIS scomparve.

 
“Erano solo tre” continuò a spiegare il Dottore “Probabilmente sono esploratori: significa che non hanno intenzione di invadere nulla ma solo recuperare...”
“È me che vogliono, vero?”
Il Dottore non rispose, voltandosi a premere altri bottoni e tirare leve.
“Dottore… Per favore”
Nessuna risposta.
Amber guardò verso il basso, alle converse bianche che facevano capolino dalla lunga gonna immacolata. Sentì crescere dentro di sé, insieme alla tristezza e alla frustrazione, quella strana elettricità, che subito saliva a fior di pelle su tutta la superficie del suo corpo in scariche talmente piccole da risultare impercettibili a chiunque la guardasse dall'esterno, ma che lei ora riusciva a sentire distintamente.
Provò a concentrarsi su di esse, ad utilizzare i propri sentimenti per dirigere quelle scariche in un unico punto nel palmo della mano destra. Cercò di aumentarne la potenza in modo graduale e controllato, finché un piccolo globo luminoso di scariche verde – azzurro non scoppiettò nella sua mano.
“Dottore...”
Il Dottore si voltò, con un leggero sorriso. “Sapevo che ce l'avresti fatta. Appena in tempo per fare un po' di pratica”.
Corse alla porta del TARDIS e l'aprì, rivelando un paesaggio che nessun terrestre aveva mai visto fino ad allora: uno sterminato deserto di sabbia verde smeraldo, da cui qua e là emergevano resti di opere in muratura dello stesso colore aranciato del cielo.
“Questo è Zaphod-1. Una volta viveva qui una grande civiltà, molto evoluta, che ha scelto di abbandonare il pianeta una volta finite tutte le sue risorse d'acqua. Pian piano il deserto ha ricoperto ogni cosa, come puoi ben vedere”.
Il Dottore uscì dal TARDIS e, senza pensarci troppo, porse la mano ad Amber che, senza pensarci troppo, la prese.
“Ah!!!” Non appena le loro mani si sfiorarono, il Dottore fu sbalzato indietro e finì lungo disteso sulla sabbia verde qualche metro più in là.
Amber corse verso di lui. “Mi dispiace! Mi dispiace tantissimo! Non pensavo che...”
Il Dottore ridacchiò mettendosi a sedere e togliendosi la sabbia verde dalle spalle, la punta dei capelli ancora fumante. “Errore mio. La forza dell'abitudine. Non temere, i Signori del Tempo hanno una resistenza all'elettricità decisamente migliore degli umani”.
Sorrise alla ragazza, ancora preoccupata. “Ti ho portata su questo pianeta perché sarà un terreno per noi favorevole tra poco, quando arriveranno i Dalek”.
Il sorriso non si perturbò nemmeno nominando i suoi nemici. “Guarda!”
Con un veloce movimento della mano spostò un sottile strato di sabbia fine scoprendo una specie di disco metallico, che subito prese a brillare della luce riflessa di quel cielo aranciato.
“Non sono semplicemente dischi, sono un'intera struttura”. Così dicendo scavò appena con le mani intorno all'oggetto, rivelando che si trattava più di un cilindro che di un disco “Scendono per molti metri sotto la sabbia, e sono tutti collegati tra loro. È l'antico sistema di comunicazione degli abitanti di Zaphod. Tutto il pianeta ne è pieno”.
Indicò altri tre dischi che facevano capolino da sotto la sabbia, a pochi metri di distanza. Aguzzando la vista, se ne potevano scorgere infiniti altri poco distanti l'uno dall'altro, alcuni appena affioranti dalla sabbia, altri completamente scoperti. Amber iniziava ad intuire il piano del Dottore.
“Sono fatti da una peculiare lega di rame e nichel, questo significa che conducono molto bene l'elettricità”. Continuò, rimettendosi in piedi. “Darai ai Dalek una prova di forza, capiranno che il danno che subirebbero cercando di catturarti supererebbe la convenienza dell'energia che saresti in grado di fornire loro”.
“Che IO sarei in grado di fornire? Aspetta, che la PERLA sarebbe in grado di dare loro, non io”.
Il Dottore esitò a rispondere, palesemente cercando la bugia giusta da dire. “No, Dottore! Voglio la verità!”
Sospirò, guardò verso il basso e poi fissò gli occhi in quelli della ragazza. “Amber, quando ho guardato nella tua mente non ho solo visto che gli Shmeri hanno impiantato nella tua testa la perla. Se fosse stato possibile l'avrei estratta senza che te ne accorgessi nemmeno, non ti avrei messa ulteriormente in pericolo… Ma… La perla ora è diventata parte integrante di te, estrarla vorrebbe dire ucciderti”.
“Questo vuol dire che… Per tutta la vita dovrò avere questo potere? Dovrò per sempre rischiare di uccidere chiunque in qualsiasi momento?”
Una lacrima le scese lungo la guancia, accompagnata dallo scoppiettio ormai famigliare di piccoli lampi che le balenavano vicino agli occhi e tra le dita.
“No Amber, non sarà così! Ora sei triste ed arrabbiata, è proprio questo il momento migliore: ascolta i tuoi sentimenti, sentili scorrere dentro di te”.
Amber chiuse gli occhi, mentre i lampi si facevano più potenti e frequenti. Il Dottore fece un piccolo passo indietro.
“Senti come la tua tensione emotiva genera corrente elettrica? Prendine coscienza, cerca di percepire la sua presenza così come puoi percepire le tue braccia e le tue gambe. Quando riesci a prenderne il controllo, concentra tutto in un unico punto”.
La giovane assentì col capo e pochi secondi dopo aprì gli occhi mostrando al Dottore entrambe le mani, che racchiudevano tra le dita piccole e continue scariche elettriche. Si sorrisero a vicenda e insieme alla sua gioia aumentò ancor di più l'intensità delle scariche.
“Le onde elettromagnetiche del tuo cervello vengono rilevate ed amplificate dalla perla, che le trasmette a tutto il tuo corpo sotto forma di energia. Per questo finora ad intensità di emozioni è corrisposta un'esplosione di elettricità. Ma come vedi puoi controllarlo, anche quando provi emozioni violente: tu puoi dialogare con la perla, è in te come tu sei in lei, ora siete una cosa sola”.
Gli occhi di Amber divennero lucidi, mentre gli zigomi si coloravano violentemente di rosso.
“Ora vediamo se il mio piano può funzionare!” riprese il Dottore, indicando con un lievissimo gesto della mano il disco metallico più vicino a loro.
La ragazza si avvicinò e diresse, tremante, le scariche di entrambe le mani verso il disco. All'inizio riuscì solo a trasmettere un veloce e debole fulmine.
“Concentrati”. Amber chiuse gli occhi e respirò profondamente. All'improvviso liberò una scarica lunga e potente, che brillò con un flusso continuo di pura energia oscillando in sfumature azzurre e verdastre. Delle piccolissime scariche iniziarono a formarsi sulla superficie dei dischi più vicini.
“Sì...” sussurrò il Dottore.
Con uno sforzo Amber aumentò la potenza, generando sempre maggior energia e riversandola nell'intero sistema metallico. Un'intensa luce esplose d'improvviso, spandendosi dai dischi che ora emettevano ognuno un potente raggio di energia.
“Aaargh!” La ragazza tentò di aumentare ulteriormente l'intensità. Perse il controllo e generò un'esplosione di energia che investì in piena potenza Amber e il Dottore. Mentre l'una era rimasta ancora incredula stesa sulla sabbia smeraldina, l'altro si era già rialzato con una risata folle.
“Ah-ah! Funziona!”
Amber si mise a sedere confusa, grattandosi la testa. Il Dottore la aiutò a rialzarsi tirandola per le mani, senza smettere di esultare.
“Ma… ma… Veramente io ho fatto questo? Veramente questa sono io?”
“Oh sì! Ed è fantastico!”
Amber generò ancora una piccola scossa tra l'indice e il pollice, osservandola con rinnovato stupore. Stava per parlare di nuovo quando il Dottore la afferrò per un braccio e la portò dietro di sé. Fissò gli occhi nella stessa direzione in cui lui stava guardando e vide una piccola capsula, alta nemmeno due metri e larga circa uno, che si avvicinava loro in volo. Si posò sul suolo del pianeta e ne uscirono gli stessi tre Dalek che avevano tentato di attaccare il TARDIS.
“DOTTORE!!!” Amber non riusciva a vedere chiaramente cosa stesse succedendo: più cercava di sporgersi dalla spalla del Dottore, più lui la spingeva con il braccio dietro di sé. Però sentiva chiaramente quella voce metallica ed isterica come un brivido lungo la spina dorsale.
“CONSEGNACI L'ULTIMA PERLA DEGLI SHMERI!!!”
Il Dottore rise. “Cosa vi fa pensare che l'abbia io?”
“IL MAGNETO-RILEVATORE DALEK SEGNALA CHE E' QUI! CONSEGNACI LA PERLA!”
“Vi spiacerà allora sapere che la perla non esiste più”
“NON E' POSSIBILE!!! SPIEGA! SPIEGA! SPIEGA!”
“A voi interessa avere l'ultima perla degli Shmeri, giusto? Avete bisogno di un puro amplificatore di energia. Peccato che la perla non sia più pura. Eh sì, cari miei! È stata contaminata da un'altra forma di vita e il processo ormai è irreversibile”.
Un secondo Dalek prese la parola: “RILEVO CHE LA PERLA SI TROVA NELL'UMANA CHE STA CON IL DOTTORE! CONSEGNACELA O VERRETE STERMINATI”.
“Amber, sta pronta” sussurrò il Dottore, e rivolto ai Dalek “Sarà inutile, sapete? Ormai la perla può obbedire solo a lei. Certo, potreste sempre estrarla dalla sua testa, ma non avrà più potere di un comune sassolino”.
Intanto, tenendo le mani ben nascoste dietro il Dottore, Amber aveva cominciato a concentrare tutta l'energia che poteva.
“IL DOTTORE STA MENTENDO! IL DOTTORE E' UN NEMICO DEI DALEK! VERRETE STERMINATI!!!”
“Amber, adesso!”
La ragazza si gettò sulle ginocchia e afferrò uno dei cilindri metallici con entrambe le mani. Infuse tutta l'energia che poteva, lampi di luce percorrevano tutto il suo corpo. Con uno strozzato urlo metallico i Dalek venivano fulminati, attraversati dalla base all'occhio meccanico da una potentissima scarica elettrica. La calotta superiore di due di loro esplose.
“ENERGIA! ASSORBIRE! ASSORBIRE!” Il terzo Dalek iniziava inaspettatamente a reagire.
Il Dottore spalancò gli occhi terrorizzato. “Amber!” le gridò, girandosi verso di lei “Stacca subito le mani! Ti ruberà tutte le energie vitali!”
“Ci… Ci sto provando, ma… Non posso!”
“Ti prego!”
“Mi tiene incollata. Non posso staccarmi”.
Il Dottore si stava già chinando su di lei, ma mentre allungava le mani per aiutarla, lei lo fermò.
“Dottore! No! L'energia è troppa anche per te. Moriresti fulminato!”
“Amber, no!”
La ragazza si accasciò a terra, il corpo tremante per le scariche elettriche che l'attraversavano, le mani ancora attaccate al pezzo di metallo. 


N.d.A.
1. Esplicito il mio tributo a Guida galattica per gli autostoppisti nel nome del pianeta su cui atterrano Amber e il Dottore. Per i profani, Zaphod è il nome di Zaphod Beeblebrox, uno dei protagonisti della Guida. 
2. Non restare in silenzio! Fammi sapere cosa pensi della mia storia: ho estremo bisogno di avere feedback e capire se sto facendo qualcosa di sensato. Sono ben accette anche critiche. 
   
 
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