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Autore: satakyoya    27/07/2017    0 recensioni
Ebe, una ragazza angelo, e Pan, un ragazzo demone. Lei del PARADISO e lui dell'INFERNO.
Dei pretendenti per i due protagonisti. Pretendenti non desiderati ma costretti a dimostrare il loro amore davanti a tutti e tutto.
due destini che si uniscono, una maledizione che rischia di dividerli. uno scontro che cercherà di unire i due mondi.
Ce la faranno nella loro impresa??? E poi, riusciranno a vivere insieme o saranno condannati a restare divisi da una forza superiore?? Chi sarà questa forza superiore?
Lo scoprirete solo leggendolo e se vi piace recensite!!
Genere: Romantico, Slice of life, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Sovrannaturale
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Erano passati vari millenni da quando io ero stata chiusa in gabbia da Ade. Di quei millenni non potrei raccontare niente perché ero rimasta addormentata.
‘Eh?... Ma che mi è successo? L’ultima cosa che ricordo è di essere stata messa dentro una gabbia e di aver sentito qualcosa di strano. Ma adesso… perché non sento più niente? Nessun odore. Nessun profumo. Ma dove mi trovo?’ pensai io appena sveglia.
In quell’istante provai una strana sensazione di leggerezza. Non sapevo come fosse possibile ma mi sembrava di volare. O che qualcuno facesse in modo che io provassi quella sensazione. Fino a quel momento non mi ero mai sentita in quel modo.
Però aspetta. Pan? Ed Eracle? Che cosa ne era stato di loro? Che cosa era successo dopo che mi  ero addormentata?
“Ebe…” sentii io in maniera non molto chiara. La voce sembrava essere quella di Pan. Ma doveva essere una mia allucinazione.
“Ebe…” disse di nuovo la stessa voce. Questa volta la sentii in modo ben preciso. Sembrava davvero quella di Pan. Ed era molto vicina.
“Ehi, Ebe. Sei sveglia? Mi senti? Ehi, dimmi come stai!” disse per la terza volta quella voce.
“Io sto bene, ma… Aspetta, Pan? Sei tu?” dissi io.
“Certo che sono io.” disse Pan. La voce proveniva dalla mia destra.
“Dove mi trovo? Cosa mi è successo? E perché non vedo niente?” chiesi io.
Infatti è da quando mi sono svegliata che non vedevo nulla. Né davanti, né dietro di me.
“Hai gli occhi bendati. Non so per quale ragione sei così però sono felice che tu stia bene.” mi disse Pan.
“Pan… ho paura. Ho tanta paura. Quindi spiegami cosa mi è successo.” Dissi io.
“Tranquilla, ci sono io con te. Ti starò vicino qualunque cosa succeda. Quindi stai tranquilla, okay?” disse lui.
“Sì.” Dissi io sorridendo.
“Oh, sei sveglia. E per fortuna stai bene.” disse una seconda voce proveniente dalla parte opposta di Pan e molto simile a quella di Eracle.
“Eracle? Sei tu?” chiesi.
“Certo che sono io. Ma non alzare troppo la voce.” Disse Eracle.
“Perché? Uno di voi due può spiegarmi cosa sta succedendo e dove mi trovo?” chiesi io.
“Ohi, essere rinchiuso. Fai silenzio.” Disse una voce un po’ oscura e mai sentita dietro di me.
Nello stesso momento sentii qualcosa di piccolo e rotondo toccarmi un fianco un paio di volte.
‘Ahia, fa male. Ma cosa è stato?’ Pensai io facendo una smorfia di dolore.
“Ohi, tu! Cosa hai fatto alla mia ragazza? Se osi di nuovo farle qualcosa, la pagherai molto cara. Mi hai capito?” disse Pan in tono arrabbiato.
“Oh, sì. Certo, vostra maestà.” Disse di nuovo la voce oscura dietro di me.
Dentro di me mi facevo tante domande che sembravano non avere una risposta. O meglio, le risposte c’erano ma io non riuscivo a darle. Di scatto, senza che me lo aspettassi, sentii il mio corpo appesantirsi e udii uno strano rumore. Sembrava molto come se delle grandi ruote in legno si fossero appoggiate per terra.
“Tch, siete diventati irritanti come dei moscerini. Oh beh, intanto siamo arrivati.” Disse Ade. Riuscii a riconoscere la voce. Dal tono sembrava molto vicino a me e arrabbiato.
‘Eh?’ pensai io.
“Arrivati? Arrivati dove? Dove siamo? Perché sono bendata? Che sta succedendo? Ohi Ade, rispondimi!” dissi io.
“Fate uscire la mocciosa e portatela qui.” Disse Ade.
Passarono una decina di secondi quando sentii qualcosa da dietro di me spingermi in avanti costringendomi a fare due o tre passi. Venni girata a destra e spinta in avanti per 5 o 6 passi. Mentre camminai sentii un leggero dolore al petto e le mani legate dietro la schiena.
Mi venne anche tolta la benda ma quando aprii gli occhi vidi tutto intorno a me in modo fosco. Non riuscivo a vedere chiaramente le persone ma potevo riconoscerle dalle voci. Davanti a me c’era Zeus, i miei fratelli e sorelle e tante, tante altre persone dietro di loro. Ma aspetta un attimo. Là in mezzo non c’era mia madre Era. Com’era possibile? Perché lei non c’era? E chi erano tutte quelle persone? Non ditemi che… le era successo qualcosa durante la mia assenza!
“Finalmente ci rivediamo, fratello.” Disse Ade.
“Ade…” disse Zeus.
‘Dove mi trovo?’ pensai io guardandomi intorno.
Davanti a me c’erano Eaco, Afrodite con espressione molto preoccupata e le unghie delle mani tra i denti, Atena e Zeto con sguardi scioccati puntati su di me. Ai fianchi avevo Pan ed Eracle mentre davanti c’era Ade con il cappuccio e il mantello nero indosso puntare dritto davanti a lui.
In più il luogo dove mi trovavo era diverso da quello che avevo visto finora. Camminavo su una terra un po’ arida dove non c’era niente intorno a tutti noi. Niente piante, né cespugli, né edifici.
Poi improvvisamente mi ricordai una cosa. Una volta, da piccola mia madre mi aveva descritto un posto simile. Diceva che era un grande posto arido all’apparenza senza alcuna cosa intorno e senza alcuna abitazione. Chiunque poteva andare a coltivarci là perché il pezzo di terreno usato apparteneva alla persona che ne faceva uso finché ne aveva bisogno.
Quest’ambiente corrispondeva esattamente a come mia madre l’aveva descritto. Questo vuol dire… che ero nella campagna della mia città.
“Ne sono passati di millenni dall’ultima volta che ti ho visto.” Disse Ade.
“Già… ma noto che tu non hai intenzione di cambiare opinione.” Disse Zeus.
‘Perché Atena e Zeto hanno degli sguardi scioccati? E perché Afrodite sembra così preoccupata?’ pensai io.
“Che cosa le hai fatto?” disse Afrodite.
“Sapete, ultimamente ho elaborato una sostanza che fa perdere i sensi e addormentare alla persona che lo annusa. L’ho provato su di lei e devo dire che ha funzionato a meraviglia. Esattamente come mi aspettavo. È stato il metodo migliore per portarla qui.” Disse Ade.
“Come hai potuto fare questo.” Disse Zeus.
“Mi stai sottovalutando fratello? Eppure dovresti conoscermi bene. Beh, voglio dirvi che ormai controllo quasi tutta questa nullità. Anche adesso sapete?” disse Ade.
“No… non può essere così.” disse Zeto.
“Ade, …” disse Eaco.
“Hm?” disse Ade.
“… come ti sei permesso fare questo a mia sorella?” continuò Eaco con tono serio.
“Vedi, la cosa più divertente è proprio questa. Io posso fare qualunque cosa a chiunque io voglio.” disse Ade.
“Ebe, come ti senti? Ehi, che cos’hai? Perché i tuoi occhi sono così scuri? Ohi, perché non mi rispondi! Ebe, puoi sentirmi? Dimmi qualcosa!” disse Zeto.
“Ragazzi allontanatevi da lui! è pericoloso restare dove siete! Se non ve ne andate adesso potreste rimanere colpiti dalla maledizione! Eh… ma cosa? Perché non riesco a parlare? Perché non esce neanche una parola dalla mia bocca? Ma com’è possibile?” cercai di dire io. Ma sfortunatamente non potei avvisarli in alcuno modo.
Mi sentii il petto farmi ancora più male di prima e percepii uno strano dolore nella mia testa. Un dolore che ad ogni minuto che passava si sentiva sempre più forte. Mi sentivo come se la mia anima e il mio corpo fossero due cose separate. Come se la mia anima cercasse di comunicare con gli altri, mentre il mio corpo era bloccato. Ero completamente incapace di muovermi. Avevo la sensazione di essere controllata da altri. Ma chi poteva essere?
“Ha ha ha! Che stolti che siete. Lei non può rispondervi.” Disse Ade.
“Cosa?” disse Atena.
“Può solo sentirvi. Le ho reso impossibile qualunque movimento e può dire solo ciò che gli ordino io. E sapete una cosa? Voi non potete fare niente per farla tornare come prima. Né adesso, né in futuro. Meraviglioso, non è così?” disse Ade.
“Cosa? Ma come… Ade fammi tornare normale subito! Te lo ordino!” dissi io, ma inutilmente.
“Ma quale meraviglioso.” Disse Eaco.
“Esatto! Fai tornare normale nostra sorella all’istante!” disse Zeto molto arrabbiato.
“Oooooh, che bellissima espressione! Sapete, io sono un dio che qualche volta ha voglia di divertirsi. Inoltre, io sono vostro zio, dovreste avere un minimo di rispetto per me.” disse Ade.
“Ragazzi ma non capite che restare qui rischiate la vita! Dovete andarvene all’istante! Non voglio che voi moriate. Questo… Questo non lo voglio! Ohi Ade! Non so che cosa tu mi abbia fatto ma ti ordino di liberarmi all’istante da questa situazione! Mi hai capito? Hey, mi stai ascoltando?” dissi io prima in maniera disperata, poi arrabbiata. Ma tutto questo era stato inutile perché come prima neanche una parola li aveva raggiunti e Ade sembrava non considerarmi.
“Che tu sia mio zio o qualcun altro a me non importa! Per colpa tua in passato sono state fatte cinque guerre come questa! Per colpa tua nostro padre ha dovuto subire la conseguenze delle tue azioni! Non ti importa niente di tutto quello che hai causato?” disse Zeto.
‘Ma di cosa sta parlando?’ pensai io.
“No, perché ogni volta va a finire esattamente come io pianifico. Ogni volta voi siete quelli deboli ed io quello più forte. Io sono sempre il vincitore.” Disse Ade con tono felice.
“Ohi, come osi…” disse Zeto ma venne interrotto da Zeus che gli mise un braccio davanti al suo petto. Anche se non ci vedevo bene mi era sembrato di vedere questo.
“Calmatevi ragazzi. Ricordatevi ciò che vi ho detto.” disse Zeus.
“Si, ma…” disse Zeto.
“Aaaaah, è un peccato che tu lo abbia fermato. Stavo iniziando a divertirmi. Beh, poco importa. Direi che è il momento di iniziare, vero, fratello?” disse Ade girandosi dalla parte opposta.
“Fermo!” disse Pan.
“hm? Che c’è adesso?”
“Cosa hai fatto alla mia ragazza?” disse Pan.
‘Pan…’ pensai io.
“Eh? Quell’essere? L’ho già detto, lei è sotto il mio controllo. Sai, lei sembra essere molto più brava ed ubbidiente di certi che conosco. Beh, presto verrà mangiata da me. Davanti a tutti voi.” Disse Ade.
“Cosa?… Sappi che io non te lo permetterò!” disse Pan.
“E nemmeno io!” disse Eracle.
“Zeto, riesci  a percepire qualcosa?” chiese Atena a voce bassa.
“Soltanto una sensazione di sicurezza di vittoria da parte di Ade, di rabbia e preoccupazione da parte di papà e puro silenzio dietro di noi.” Disse Zeto.
“Voi che avete intenzione di fare qualcosa? Contro chi? Me? Stolti. Non riuscireste a farmi nemmeno un graffio. Siete troppo deboli. Oh, ho capito. Volete provare ciò che sta provando lei in questo momento. Se è così posso accontentarvi anche subito.” Disse Ade  rivolto verso di noi. Pan ne rimase terrorizzato dalle sue parole.
‘Cavolo. Mi fa molto male il petto. Anche la testa fa male. Mi sento come se mi stessero martellando ovunque. Ma ogni minuto che passa sento sempre più dolore. Non so per quanto riuscirò a resistere.’ Pensai io continuando a resistere.
“Afrodite, riesci a fare qualcosa per attirare l’attenzione di Ade?” Disse Zeto.
“Beh, posso provare.” Disse Afrodite.
Di scatto Ade girò il cappuccio verso di loro e Zeto e Afrodite si bloccarono come paralizzati. Avevano uno sguardo scioccato.
“Ragazzi ma che vi prende? Cos’è quell’espressione? Che succede?” cercai di dire io. Ma ero ancora sotto il controllo di Ade.
“Voi volete usare il vostro potere su di me? ha ha ha ha ha!!!! (risata) Siete ancora più stolti di quei due. Oh, a proposito. Zeus è inutile nascondere la tua mano destra.” Disse Ade.
“Eh?”
“Non fare il finto tonto. So che ce l’hai a forma di pugno. Forza, mostra ciò che nascondi.” Disse Ade. Improvvisamente la vista mi tornò normale, ma non riuscii ancora a muovermi.
‘Ma che… che cos’è quell’oggetto? Non l’ho mai visto prima d’ora…’ pensai io stupita.
Quando Zeus mise in avanti la mano, nel suo pugno apparve un oggetto che sembrava alto una decina di centimetri in più rispetto a lui. Era tutto in oro e in alto aveva tre punte, anche quelle in oro.
“Tu dici questo Ade?” disse Zeus.
“Esatto. Ora vi dimostrerò una cosa. Dammelo.” Disse Ade girandosi completamente verso di loro e con tono serio.
‘Dimostrare? Dimostrare cosa? Che cos’è quell’oggetto oro?’ pensai.
“Non posso. … Non posso farlo.” Disse Zeus.
“Tch. Ho detto dammelo.” Disse Ade.
“Ade cerca di ragionare. Io non posso dartelo perché come ti ho già detto migliaia di volte questo è un oggetto che mi è stato dato da nostro padre.” Disse Zeus.
“Io non cerco di ragionare! Farlo sarebbe solo uno spreco di tempo. Ora dammelo e basta!” disse Ade in tono arrabbiato e allungando la mano destra.
“Ade calmati e cerca di capire. Io non posso darti il tridente.” Disse Zeus.
“Ah, è così? Allora guarda tua figlia soffrire molto più di quanto hai visto fino ad ora.” Disse Ade.
Poi si girò verso di me, alzò il braccio e puntò l’indice della mano destra verso di me. La vista mi tornò sfocata e mi aumentò di molto il dolore al petto e alla testa. Il dolore al petto era molto più forte delle altre volte tanto che avevo paura di non riuscire a resistere a lungo. Il corpo non riuscivo a muoverlo ma con estrema fatica trovai la forza e riuscii ad avvicinare lentamente le mie mani al petto, metterle a forma di pugno e di inclinare di poco il corpo in avanti.
“No…” disse Atena.
“Ade smettila! Non vedi quanto lei sta soffrendo?” disse Zeto.
“Ohi, falla finita. Questo non è divertente.” Disse Eaco.
“Ora basta! Ho capito. Ecco.” Disse Zeus allungando il tridente.
Ade spostò la mano con cui mi stava indicando e prese il tridente. Anche dopo aver tolto la mano io continuai a provare molto dolore.
“Perfetto! Ed ora ammirate il nuovo sovrano del cielo e della terra! Adesso, come prima cosa, ucciderò Zeus con il potere del tridente.” Disse Ade finendo per puntarlo verso Zeus.
Tutti erano scioccati.
Passarono una decina di secondi ma tutto rimase in silenzio.
“Eh? Ma come? Com’è possibile che non succeda niente? Efesto! EFESTO!” urlò Ade.
Dalla mia destra arrivò Efesto camminando.
“Toh, prendi!” Disse Ade lanciandogli il tridente. Lui era davanti a me, Eracle e Pan, ma dalla parte opposta ad Ade. Riuscì a prenderlo al volo ma, dopo aver fatto passare una decina di secondi, non successe ancora niente.
Non capivo, che cosa doveva succedere? Perché quel silenzio?
“Nemmeno con lui funziona. Ma come è possibile?” Disse Ade fermandosi a pensare.
Voltò di scatto lo sguardo verso di me e disse: “Non dirmi che… Date il tridente alla mocciosa!”
“Si, vostra maestà.” Disse la stessa voce oscura di un po’ di tempo fa.
Si avvicinò a Efesto una strana creatura, bassa, con la pelle marrone scuro, la schiena curva in avanti e lo stesso tono di voce di prima. Al posto delle mani aveva delle zampe con 4 dita e dei piedi con 3 dita.
‘Che cos’è quell’essere? E perché ha una pelle così scura? Però aspetta. Non dirmi che… è stato quell’essere a toccarmi prima. Ma con cosa? E che avrà intenzione di fare adesso?’ Pensai io.
Vidi la strana creatura fare qualcosa verso se stesso mentre Efesto lo stava facendo verso di sé. O almeno così riuscii a vedere. L’oggetto sembrava essere finito nelle mani della strana creatura che si spostò e si diresse verso di me.
‘Eh? E adesso che cosa vuole fare? Perché viene verso di me? Non vorrà mica farmi del male. E poi che cos’ha preso dalle mani di Efesto? Che questa è un’idea di Ade?’ mi chiesi io mentre l’essere continuava a venire verso di me.
Quando la strana creatura mi arrivò davanti, il braccio destro mi si alzò da solo e mi venne messo in mano il tridente. Cercai con tutta la forza che avevo di oppormi, ma proprio non ci riuscì. Il mio corpo era completamente bloccato da Ade. Ma allora com’era possibile che il mio braccio si era sollevato da solo?
Un istante dopo che avevo in mano il tridente, questo si mise a luccicare. Non vedevo bene quindi non saprei descrivere con precisione però ero certa che in quel momento luccicasse tantissimo. Rimasi per cinque o sei secondi in quella posizione poi mi venne di scatto tolto il tridente e quello smise di luccicare. Andò nelle mani di qualcuno che si trovava alla mia destra ma non fece la stessa cosa che fece con me.
“Con lui non funziona ma con la mocciosa sì. … Zeus! Che cosa hai fatto al tridente!” disse Ade.
“Eh? Io non ho fatto proprio niente.” Disse Zeus.
“BUGIARDO! TU LO HAI MODIFICATO!” urlò Ade.
“Ma che stai dicendo? Non è possibile che…”
“Fa’ silenzio!” disse Ade. poi si girò di scatto in indietro e urlò: “Tutti ai vostri posti per iniziare le Guerra!”
Sentii del rumore provenire da dietro di noi. Rumore che assomigliava a tanti piedi e degli oggetti in movimento.
“Ade aspetta! Che cosa…” disse Atena.
“No! Non aspetto più! ho passato anche troppo tempo ad ascoltarvi. Non intendo più restare fermo.” Disse Ade.
“Ade cerca di capire. È impossibile che io lo abbia modificato. C’è un motivo per cui non è possibile farci niente. Lo capisci?” disse Zeus. Ade non diede nemmeno ascolto alle sue parole, così si girò verso di noi e camminò in avanti.
“Ohi, che hai intenzione di fare? E perché non…” disse Pan ma venne fermato.
“Ohi, fermati! Tu non hai il diritto di parlare così a nostro padre! E ti ordino subito di liberare nostra sorella!” disse Zeto.
“Ade può fare qualunque in cosa e può parlare qualunque maniera lui preferisce. Perché lui è il sovrano degli Inferi. “disse una voce dietro di me.
“Macaria, non mettertici anche tu.” disse Eracle.
‘Eh? Macaria? Ma che ci fa lei qui? Anche lei combatterà nella Guerra di Ribellione? Però il suo modo di parlare non è carino nemmeno qui. Che sia un’altra idea di Ade? Non lo so… però cavolo, non riesco ancora a comunicare con gli altri. Questo a causa di… Ohi, Ade! Liberami subito! Liberami subito da questa situazione. E perché mi hai legato le mani? Ohi, esigo una risposta all’istante! Hey, mi stai ascoltando? Sto parlando con te! …” dissi io continuando a parlargli arrabbiata. Ma proprio come prima nessuno riusciva a sentirmi, Ade continuava ad ignorarmi ed io avevo ancora la vista offuscata e il corpo bloccato.
“Che bella quella vostra espressione arrabbiata nei miei confronti. Però state diventando fastidiosi come moscerini, esattamente come loro tre.” Disse Ade.
“Come ti permetti!” disse Atena.
“Percepisco qualcosa di strano…. Proviene da Ebe.” disse Zeto in tono basso.
“Anch’io…” disse Atena in tono basso.
“Cosa? e che cos’è?” disse Zeus.
“Qualcosa simile a rabbia… disperazione… no, paura… non so dirlo di preciso. Ma è un gran insieme di emozioni.” Disse Atena in tono basso.
“Rabbia verso Ade e preoccupazione verso di noi. Questo è quello che prova Ebe.” Disse Zeto in tono  basso.
“Anche lei continua a fare casino cercando di fermarmi. Lo sta facendo da quando abbiamo iniziato a parlare. Continua a farlo e mi da sempre più fastidio. Lei crede di essere in grado di fermare me, il dio dell’INFERNO. Ma non è così. Eracle, Pan, rimettete la mocciosa in cella.” Disse Ade.
“Cosa hai intenzione di fare con lei?” disse Zeus.
“Lo vedrai.” Disse Ade.
Io venni girata indietro, feci alcuni passi e poi fui costretta ad avanzare ancora un paio di passi con la testa bassa. Mi bloccai proprio davanti alla porta della gabbia e improvvisamente sentii una strana sensazione in tutto il corpo. Il dolore alla testa sparì in quel momento, così come la vista mi tornò limpida. Sentii anche come se il mio corpo e la mia anima fossero tornati ad essere unici.
“… Ohi, ma mi stai ascoltando? Io ti odio! Ti odio, hai capito? Adesso Ade, liberami subito da questa situazione! E slegami le mani! Slegamiiiii!!! E voi ragazzi non potete restare qui! Dovete andarvene! Non voglio che voi ne veniate coinvolti.” Dissi io.
‘Eh? Ma cosa… adesso riesco a parlare e a farmi sentire. Vuol dire che adesso sono libera e che questo non accadrà più? non lo so. Ma lo spero.’ Pensai io.
“Ebe…” disse Afrodite.
“No! noi non ce ne andremo! Non prima di averti liberato e dato una bella lezione ad Ade.” disse Atena.
Da dove ero riuscivo a vedere Macaria davanti a me. Era vestita con un abito aderente fino a sopra le ginocchia, delle scarpe sottili, una mano dietro la schiena e l’altra mano quasi davanti alla bocca.
“Convinti che ci riuscirete.”  Disse Macaria con tono divertito e un sorriso sulle labbra.
“Basta. Ho perso troppo tempo con voi. Forza mettetela dentro. E voi, siete pronti?” Disse Ade girandosi indietro e poi avanzò per cinque o sei passi con quel mantello nero indosso. Continuò a camminare ignaro del fatto che noi eravamo lì.
Anche Zeus si girò indietro e urlò di prepararsi a tutta la gente che era dietro di lui e dei miei fratelli e sorelle.
“Ohi, fermati!” disse Pan.
“Ehi, ma cosa…” dissi io.
“Cos’altro c’è adesso.” Disse Ade fermandosi e girandosi verso di noi.
“Gente come te… io proprio la odio.” disse Pan.
“Mi fa piacere sentirlo. E quindi, che vuoi adesso?” disse Ade.
“Rispondi alle mie domande. Che intendi fare adesso? Che intendi fare con noi? Perché ci hai portati qui? Che vuoi fare a lei? E cos’era quello strano rumore che ho sentito nel castello?” Chiese Pan.
“Ohi, che stai dicendo?” dissi io.
“Oh, quello. Giusto. Quella è una cosa che ho preparato per voi. E per loro. Ma credo che mio fratello se lo ricorda.” Disse Ade.
“Eh?” disse Eaco.
“Siete curiosi di conoscerlo?” disse Macaria.
“Portatelo qui!” disse Ade.
Quello che seguirono furono dei forti e pesanti rumori di piedi che si muovevano uno ad uno. Quel rumore si faceva sempre più forte ogni minuto che passava ed incuteva paura. Tremava persino il terreno. Subito pensai che quello doveva essere qualcosa dalle dimensioni enormi. E probabilmente non era né un umano né un dio. Ma allora cosa poteva essere? E com’era possibile che poteva esistere qualcosa di simile?
Girai a destra la testa e quello che vidi, oltre a un gran numero di particolari persone di diversa età anche da questa parte, vi era qualcosa in lontananza. Lo si vedeva appena ma in quel momento e da molto lontano sembrava la struttura di un essere umano. Ma che dico, non è possibile che lo sia. Le persone e, per quel che ne so, nemmeno gli dèi fanno rumori del genere quando camminano.
   
 
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