Shikadai corse
come mai aveva corso in vita sua. Si fermava solo il minimo indispensabile per
potersi riposare, riprendendo quella corsa folle e disperata. Per tutto il
viaggio non aveva fatto altro che darsi dello stupido, cercando di non pensare
che, forse, era troppo tardi.
Devo farcela, devo arrivare il
prima possibile a Suna.
Ci arrivò
il secondo giorno, in piena notte, stremato e senza forze. Sentiva un dolore
sordo alle gambe mischiato alla stanchezza. Aveva dormito poco, mangiato e
bevuto ancor meno, tanto che si reggeva a stento sulle gambe.
Le guardie
appostate alle porte di Suna lo riconobbero e lo fecero passare senza che lui
dicesse qualcosa, mentre una terza correva al palazzo del Kazekage per
informarlo che suo nipote era lì.
“Sa’ per
caso dove alloggiano gli esaminatori Chuunin?”
“Nella
palazzina a sud-ovest della città, ma in questo momento sono tutti a
festeggiare nella locanda al centro della città.”
Himawari non andrebbe mai a bere
con degli sconosciuti…
Ma i suoi
piedi, invece di andare verso gli alloggi, si diressero verso la locanda. In fondo,
che male c’era a controllare cosa stesse succedendo in locanda? In fondo,
Himawari non sarebbe mai andata a bere con degli sconosciuti. In fondo, Himawari
era anche astemia e non reggeva nemmeno l’odore dell’alcol.
Eppure, quando
arrivò in locanda, notò indistintamente una chioma corvina seduta al bancone
della locanda, ed un tizio che gli stava vicino, troppo vicino.
Fu istintivo
stringere le mani a pugno ed entrare dentro la locanda, fermandosi di botto
quando vide il tizio avvicinarsi alla sua Himawari.
“Cosa ci
fa una piccola volpacchiotta da sola in questo posto?”
Himawari,
più ubriaca che mai dopo cinque bottiglie di sakè, alzò la testa verso il
ragazzo, guardandolo appena.
“Io lo so
chi sei. Sei la figlia del Jinchuuriki della volpe a nove code e so che la
prossima Jinchuuriki sarai tu…”
La corvina
rimase immobile sul posto. Chi cavolo era quella persona? Come faceva a sapere
tutte quelle cose? Che sarebbe stata lei la prossima forza portante lo sapeva
solo la sua famiglia, ma non poteva essere stata lei a dirlo. Quindi…
“Perché
non vieni con me, volpacchiotta? Non t-…”
Himawari sgranò
leggermente gli occhi quando vide Shikadai colpire il ragazzo accanto a lei,
accasciandosi sul posto. Il saké doveva averle giocato un brutto scherzo. Shikadai
non poteva essere lì davanti a lei, Shikadai non l’avrebbe mai guardata con
quello sguardo furente e ferito.
“Vieni,
andiamo in camera…”
L’ultima
cosa che Himawari vide, prima di perdere i sensi, furono le braccia di Shikadai
che la cingevano.