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Autore: Lo Otta    29/07/2017    0 recensioni
Lasciare la propria casa è difficile, e salutare famigliari e amici ancora di più. E se nella tua nuova città vieni pestato e derubato, costretto in una tenzone amorosa e turbato dai tuoi sentimenti puoi stare bello fresco.
Partecipante al contest “End of the Line” indetto da Found Serendipity
Partecipante alla challenge "Mal d'amore challenge!" indetta da AcquaSaponePaperella
Partecipante al contest "Festa + Alcol = guai" indetto da Hermit_
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CHI RESTA E CHI VA
Con il cuore in mano

  -Cara, ti devo parlare.
  -Cosa c’è, Tesoro? Cosa devi dirmi?
  -È difficile da dirlo ma, ci dobbiamo lasciare.
  -Cosa? Perché?
  -Lo sai, io ora sto per andarmene da questa città, e la nostra storia non potrebbe durare se siamo così distanti.
  -Non credi nella forza della nostra relazione? Neanche dopo tutti i bei momenti trascorsi? Stiamo insieme da più di sette anni ormai, abbiamo attraversato momenti di crisi sempre insieme e tu vuoi lasciarmi ora? Solo perché devi andartene?
  -Non è così semplice. Tu qui hai un tuo lavoro nella galleria d’arte, hai una famiglia a cui sei legata. A me invece qui non rimane niente. Il mio lavoro ora è laggiù, l’unico parente ancora in vita con cui non ho ancora litigato è laggiù. Cosa dovrei fare, rimanere qua solo per te?
  -Certo, cioè, potresti venire a lavorare con me alla galleria d’arte. Potrei trovarti un posto libero.
  -Ti ringrazio Cara, ma lo sai che io dell’arte che gestite voi non capisco niente.
  -Io veramente pensavo più ad un posto da inserviente.
  -Inserviente, davvero? La tua idea per non farmi partire sarebbe offrirmi un posto da inserviente? E poi come farei a mantenermi con uno stipendio così misero?
  -Io aggiungerei i miei guadagni. Poi al massimo potremmo chiedere un aiuto a mio padre.
  -Per litigare anche con lui? No grazie, non ci tengo.
  -Non partire. Troveremo un’altra soluzione. Vieni a stare da me finché non hai trovato un nuovo impiego.
  -L’alloggio che condividi con quelle due oche delle tue coinquiline è già abbastanza piccolo per voi tre, figurati se mi aggiungo anche io. Inoltre mi sembra di ricordare che più volte mi hanno esplicitamente detto, quando mi fermavo la notte da te, che quello si trattava di un appartamento per sole donne.
  -Non pensavi fossero tanto oche quando ti incantavi a fissarle appena uscivano dalla doccia con solo un asciugamano.
  -Il fatto che sono oche non implica che sono racchie. Vuol solo dire possono ambire al premio “eroe della deficienza mentale”. Ma se ora passiamo agli attacchi personali dimmelo, perché in tutti questi anni ho vissuto senza parlare di momenti in cui tu ti dimenticavi della nostra relazione, che ne ho da riempirci uno schedario.
  -Cosa dici, io sono sempre stata fedele alla nostra storia a differenza tua, dongiovanni casanova che non sei altro.
  -Davvero? Non ti ricordi di niente? Quattro anni e cinque mesi fa, parco acquatico “Tronchi Schizzi”. Un certo Carlos Ovèdez ti ha intrattenuta tutto il giorno, mostrandoti le maggiori attrazioni del parco, per poi portarti nel pomeriggio in una cabina a mostrarti le sue di attrazioni.
  -Tu, come osi tirare fuori questa storia! Avevamo deciso di non parlarne mai più!
  -Vedi, anche tu hai avuto dei momenti di cedimento, miss “cintura di castità che si apre solo al nostro amore”.
  -Non mescolare le carte in gioco. In quel parco acquatico non è successo quello che dici, e lo sai bene. Io, giovane e ingenua, ma dotata di una bellezza sincera che non poteva non abbagliare ogni essere abbastanza puro da comprendere il mio animo, mi sono lasciata avvicinare come una giovane cerbiatta che non conosce le crudeltà di cui sono capaci gli uomini. Ma quel ragazzo era come un cacciatore, non un gentile animaletto della foresta che voleva giocare con me.
  -O sì che lui voleva giocare con te!
  -Non è vero, lo sai! Quando mi ha portato nella sua trappola io sono fuggita e sono ritornato dal mio branco.
  -Ora le tue amiche sono un “branco”? Un branco di vacche, oserei dire.
  -Faceva parte della metafora, intendi il significato delle parole. Ma come vedi, io sono sempre stata corretta nei tuoi, nei nostri confronti.
  -Non è vero, potrei farti altri cento esempi in cui ti sei lasciata andare dal tuo amore monogamo duro e puro.
  -Davvero? Allora fammene almeno uno!
  -No, perché ognuno è troppo grave per fare una scelta!
  -Tu non ne sai neanche uno invece, ammettilo!
  -Sta zitta Sandra!
  -_ _ _
  -Anf anf.
  -_ _ ora mi chiami per nome? Non sono più “Splendore”, “Dolcezza” per te?
  -Scusami Sandra, non volevo urlarti contro. È che te ti sei impuntata sul volere che io rimanessi qui.
  -Io mi sono impuntata, IO? Tu sei quello che si è impuntato, sei testardo e infantile, lo sei sempre stato. Mi hai chiesto di uscire con te la prima volta solo perché assomigliavo a tua madre e avevo il suo stesso cognome. Dimmi se non è una cosa stupida!
  -Hai ragione, ma dopo mi sono innamorato di te per le tue vere qualità. Anche se forse stavi meglio con il taglio di capelli di allora…
  -Non ci provare neanche a dirlo. Certo che ti sei innamorato poi della vera me, ma tu non capisci i sacrifici che ho dovuto fare per fartela vedere, questa mia parte. Ad ogni minimo cambiamento rischiavo di non piacerti più e di perderti.
  -Ma siamo rimasti insieme. È questo che conta, giusto? Calmiamoci entrambi. Sono giornate stressanti per tutti, tra trasloco e pacchi e magagne.
  -Davvero pensi che la nostra storia non sopporterebbe la distanza?
  -Non lo so Dolcezza, non lo so.
  -Proviamoci.
  -Va bene.
  
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