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Autore: _niallsbreath    29/07/2017    1 recensioni
'You were my cup of tea, now I drink champagne'
Bella è una ventitreenne di Edimburgo.
Per lavoro deve trasferirsi nella grande città di Londra, dove vivrà a casa della cugina Jessica.
Ma il suo giovane capo, Harry Styles, le renderà la sua permanenza difficile... o quasi.
*Dal capitolo 3*
"Così lei è la Signorina Adams" rispose abbassando il foglio, inchiodando le sue iridi verdi nei miei occhi azzurri. "Io sono il Signor Styles, e lei è in ritardo."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano passate ormai 3 settimane dal mio arrivo qui a Londra, e le cose stavano iniziando a prendere la giusta piega.
Niente più battute, niente più frecciatine sul mio nome o sulle mie origini.
Il mio capo aveva mantenuto la sua promessa, e avevamo ripreso ad avere dei rapporti civili l'uno con l'altra.
In realtà, non ne avevamo mai avuti.
Era stato semplicemente un nuovo inizio.

Anche il mio lavoro stava iniziando a piacermi.
Nonostante la mia aspirazione principale fosse quella di scrivere dei veri e propri articoli di giornale, le mie mansioni non mi dispiacevano.
In un breve periodo, ero riuscita a legare più o meno con tutti i miei colleghi ed avevamo instaurato un bellissimo rapporto.
Non avrei mai pensato che in sole tre settimane, le cose si sarebbero ribaltate completamente.
Inoltre, non ero mai più arrivata in ritardo in ufficio dopo quel famoso giorno.
Alla mattina mi alzavo abbastanza presto, e quando ero da sola a casa, facevo colazione nel bar affianco al mio ufficio, che era frequentato da più o meno tutti i miei colleghi.
Anche da Styles, ma non avevamo mai fatto colazione insieme.
Ci scambiavamo solo qualche occhiata di sfuggita, quando capitava.

Quella mattina era uno di quei giorni.
Jessica aveva passato la notte a casa di Liam e pioveva a dirotto, ma io avevo deciso ugualmente di piastrare i capelli.
Non ci volle molto quando uscii di casa perché si arricciassero nuovamente.
L'umidità aveva già disfatto la piega per la quale avevo impiegato la maggior parte del mio tempo.
Sbuffai. La giornata non prometteva nulla di buono.

Una volta raggiunto il bar, richiusi rapidamente il mio piccolo ombrello prima di entrare.
Subito la temperatura calda del locale mi riscaldó le guance. Era novembre, e incominciava a fare davvero tanto freddo.
Mi recai così al bancone, salutando Ashton, il ragazzo del bar.
Ormai mi vedeva sempre e aveva iniziato a conoscermi.
"Il solito per favore" chiesi mentre frugavo nella mia borsa alla ricerca del portafoglio.
"Oggi non serve" disse lui porgendomi il mio cornetto alla crema e iniziando a preparare il mio tè al limone.
Aggrottai la fronte, continuando a non capire.
"A quanto pare qualcuno che conosce bene i tuoi gusti ha già provveduto al posto tuo" spiegó facendomi un cenno con la testa verso il fondo del locale. Così mi voltai in quella direzione.
Quel qualcuno era di nuovo il mio capo.
Non appena mi girai incrociai il suo sguardo.
Anche lui mi stava guardando, così gli sorrisi, mentre lui continuava a sorseggiare dalla sua tazza.
Più tardi lo avrei ringraziato.
Mi voltai nuovamente per riprendere la mia colazione, arrossendo. 
Poi, con il cornetto in una mano e la tazza nell'altra, mi diressi verso il primo tavolino libero affianco alla grande finestra.

La pioggia continuava a scendere ininterrottamente sulle strade di Londra, e mi persi a fissare il via vai delle persone al di là del vetro.
"Buongiorno Bella".
Sobbalzai leggermente nel sentirmi chiamare.
Il ragazzo si era seduto sulla sedia di fronte alla mia. Gli sorrisi.
"Buongiorno Harry" risposi.
Ancora mi faceva strano chiamarlo per nome nonostante fossimo fuori dal lavoro.
Mi sarei dovuta abituare anche a quello.
Mi ricordai subito che avrei dovuto ringraziarlo per avermi offerto la colazione, così arrossii nuovamente.
"Grazie" dissi semplicemente subito dopo.
Aggrottò la fronte senza dire nulla, ma sapevo che aveva capito di cosa stessi parlando.
"Per la colazione intendo. Come facevi a sapere che sarei venuta?" 
"È mercoledì" rispose tranquillo alzando le spalle "al mercoledì vieni sempre".
Rimasi un attimo spiazzata dalla sua risposta. Se lo ricordava?
Non seppi cosa rispondere, e rimasi a fissarlo con le labbra dischiuse pensando a cosa dire.
Come sempre, se ne accorse.
"Comunque figurati, per me è stato un piacere" mi sorrise, e io abbassai lo sguardo sulla mia tazza per non fargli notare il rossore che si stava tingendo sulle mie guance. 
"Io adesso devo andare" aggiunse alzandosi, controllando l'ora sul suo orologio da polso. 
"A più tardi, Adams".
"A dopo, Styles" lo salutai, seguendolo con  lo sguardo fino a che non lo vidi sparire dietro alla porta.
Finii poi la mia colazione e uscii dal locale in direzione dell'ufficio, sotto la pioggia e il freddo di quei primi mesi di inverno.

 

Arrivai a casa nel tardo pomeriggio.
Fuori era già buio, ma non appena entrai in casa venni travolta da un buonissimo odore di biscotti.
Tolsi la sciarpa e il cappotto pesante, appendendoli con cura all'attaccapanni e mi diressi in cucina.
"Sei arrivata giusto in tempo per assegnare i miei biscotti al cioccolato e amaretti" disse entusiasta Jessica porgendomi un piattino.
Al suo interno vi erano quattro biscotti di forma circolare, dal profumo e dall'aspetto invitante.
Ne addentai uno, che era ancora tiepido, ma davvero buonissimo. Le gocce di cioccolato mi si sciolsero in bocca.
"Sono buonissimi Jess" dissi con la bocca ancora piena "Come mai sei così di buon umore oggi?".
Sorrisi e le feci l'occhiolino.
Scherzavamo sempre così, abbiamo sempre avuto un ottimo rapporto e parlavamo apertamente di tutto.
"Scema!" rispose lanciandomi addosso uno strofinaccio da cucina "Avevo solo voglia di cucinare qualcosa di dolce".
Si sedette sulla sedia affianco alla mia e prese dal piatto un biscotto.
"Come è andata oggi?"
"Bene direi! A parte la pioggia" sbuffai "Stamattina avevo anche la colazione pagata" dissi arrossendo di nuovo.
Non mi spiegavo ancora quel gesto, ma preferivo non farmi troppe domande.
"Ah Bella Bella, sapevo che avresti fatto colpo. E sono passate solo tre settimane!"
"Smettila, era solo il mio capo!"
"Il tuo capo? Quello della camicia?" sgranò gli occhi e scoppió a ridere "Ah, è sempre stato il mio sogno intraprendere una relazione con il mio capo!" Scherzó.
"Dacci un taglio Jess, è sposato! E anche io sono fidanzata, nel caso te lo fossi dimenticato" diedi l'ultimo morso al biscotto e alzai lo sguardo sul l'orologio appeso alla parete della cucina "A proposito, devo chiamarlo" aggiunsi.
La ragazza annuì, così abbandonai quella conversazione, dirigendomi verso la mia camera, mentre Jessica si alzò per iniziare a sistemare la cucina.
Con Jared le cose stavano andando abbastanza bene. 
Spesso mi rimproverava che non ci sentivamo molto, insisteva perché ci sentissimo più di una volta al giorno, ma mi era impossibile dato che tornavo a casa sempre al pomeriggio o per ora di cena.
Per fortuna si rassegnò e aveva lasciato perdere questo discorso dopo la prima settimana.
Accesi così il computer, e decisi di videochiamarlo con Skype.
Mi mancava, e avevo un sacco di cose da raccontargli.

Magari avrei tralasciato la parte in cui il mio capo mi aveva offerto la colazione, o avrei complicato ulteriormente le cose.

  
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