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Autore: Lamy_    30/07/2017    1 recensioni
L’ibrido che possiede il Fuoco Rosso, la stessa che è stata bandita dalla comunità di Nephilim, ridotta ad una emarginata, e che cerca a tutti i costi di condurre una vita normale, è pronta a tornare in azione. Uno spietato assassino sta mietendo vittime, pertanto è necessario un intervento tempestivo per porre fino agli omicidi. Il Console ha bisogno di un team che si muova nell’ombra, che non abbia scrupoli a infrangere le regole, e soprattutto che risolva l’emergenza. Astrea Monteverde è la persona adatta alla missione.
Ma, tra una relazione da portare avanti ed un gruppo di ragazzini a cui badare, deve tenere a mente una cosa: il suo peggior nemico le sta dando la caccia e non ci impiegherà molto a trovarla.
Nuovi incontri, nuovi amori, nuovi tradimenti e incantesimi animano un’avventura tutta da scoprire.
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Nuovo personaggio, Rafael Lightwood-Bane, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO PRIMO: COME FARFALLE INTRAPPOLATE.
 
 
 
L'aria era gelida e il cielo grigio non prometteva nulla di buono. Astrea stava sistemando la corda della balestra ed esaminava minuziosamente le frecce che Alec le aveva prestato. Raphael la raggiunse a casa di Magnus un'ora dopo.
"Sei uscita presto stamattina." le disse, e il suo tono mal celava la rabbia. Odiava svegliarsi e non trovarla a casa.
"Ti ho lasciato un messaggio attaccato al frigo."
Ecco che la freddezza di Astrea veniva fuori di nuovo e sicuramente si sarebbe concentrata solo sulla missione, in fondo era una combattente. Lui non disse altro e si allontanò.
"Buongiorno, zuccherini! Come vanno le cose?" Magnus apparve in salotto con addosso un paio di pantaloni in pelle blu e una camicia con le balze bianca, i capelli tirati in su. Astrea lo fissò di sbieco e scoppiò a ridere.
"Sembri un pirata, Mag. Sei divino!"
"Puoi ben dirlo, cara!"
Mentre lo Stregone tornò in camera per mettersi un soprabito, Astrea ne approfittò per stuzzicare Raphael.
“Come mai quella faccia scura, Santiago?”
“Da dove posso cominciare? Mi sveglio da solo nel letto, ed è una cosa che detesto, poi ti cerco ma trovo uno stupido post-it sul frigo. Siamo andati a convivere, eppure a volte sembra che tu faccia una via completamente a parte.”
Per raggiungere un equilibro nella loro relazione avevano faticato, si erano impegnati con tutte le forze, e Raphael, nonostante l’apparente freddezza, era uno che necessitava di continue dimostrazioni e rassicurazioni.
“Mi dispiace. Ho pensato che fosse meglio lasciarti dormire un altro poco dato che negli ultimi tempi soffri di insonnia, però capisco di aver sbagliato. Raphael, devi metterti in testa che non sono una donzella da salvare, sono una che sa cavarsela. Prenditi una pausa dalla tua intensa attività di mammina apprensiva!”
Astrea gli si sedette accanto e intrecciò le dita alle sue in una presa salda.
“Non sono una mammina apprensiva, è solo che ci siamo persi troppe volte e non voglio starti lontano di nuovo. Ho bisogno di tenerti con me.”
“Sono con te, sempre. Non ti devi preoccupare. Adesso, però, lasciati dare il buongiorno come si deve!”
“Non aspetto altro, fuego.
Astrea si chinò per donargli un casto bacio sulle labbra. A interromperli fu Max che scorrazzava inseguito da Alec. Il bambino andò a nascondersi tra le braccia di Astrea.
“Che succede?”
“Papà vuole portarmi da zio Jace per gli allenamenti, ma io non ci voglio andare perché mi prende in giro!” sbraitò Max, gli occhi bagnati e la boccuccia che tremava per i singhiozzi. Astrea delicatamente gli asciugò le lacrime con le maniche della felpa.
“Jace non ti prende in giro, piccolo. Fa qualche battutina soltanto perché lui è fatto così!” cercò di giustificarsi Alec, anche se non era assolutamente certo di ciò che diceva. Max scrollò la testa e seppellì il viso nei capelli di Astrea, che lo strinse in un abbraccio.
“Facciamo così: vai ad allenarti con zio Jace e digli che glielo taglio se ti prende di nuovo in giro.”
“Che cosa gli tagli, zia?”
“Astrea, no!” gridò Alec in tono severo, poi afferrò la mano di suo figlio e lo aiutò ad infilarsi la giacchetta di jeans.
“Sei terribile.” Commentò Raphael alzando gli occhi al cielo.
“Avanti, Santiago, tu adori alla follia questa personcina terribile!”
“Tu dici?”
Astrea, sorridendo compiaciuta, accostò le labbra all’orecchio di Raphael.
“Ieri notte mi sembrava evidente che tu mi adorassi.”
“Direi che a me non era molto evidente, perciò che ne dici se stasera te lo dimostro di nuovo?”
“Adesso sei tu che mi stai provocando.”
Raphael le lasciò un bacio sul collo per poi proseguire sempre più giù, verso lo scollo della maglia, e si godeva i battiti accelerati della ragazza. Infine, le baciò la guancia.
“Ammetto di saper toccare i tasti giusti per provocarti.”
“Per Lilith, trattenete gli ormoni!” la fragorosa risata di Magnus annunciò la sua silhouette slanciata e ben vestita. Il mondano si scostò dalla Nephilim e consegnò allo stregone una cartelletta.
“E’ il momento di mettersi al lavoro."
"Sono d'accordo." convenne con lui Astrea. Magnus aprì il primo fascicolo sul tavolino di vetro sparpagliando dati anagrafici e foto. Si trattava della Fata, e avevano deciso di partire da lei perchè si trovava a New York. Astrea sbirciò la sua scheda.
"Si chiama Glenys. Ha diciassette anni. E’ una Fata. Credo sia nobile, almeno secondo il ciondolo a forma di rosa che porta al collo.”
Un rettangolo verticale alla destra del foglio riportava la foto di una ragazza dalla carnagione chiara, dai lineamenti fini, due grandi occhi verdi erano contornati da scure ciglia, e sui capelli castani vi era una corona di perle bianche e diamanti.
“Dal rapporto risulta che la vittima rinvenuta sia un giovanotto di nome Alun. Gli è stato strappato il cuore e attorno al suo corpo sono stati incisi dei segni simili alle rune.” Magnus leggeva con gli occhiali da vista sul naso, benché non ne avesse alcun bisogno, ma era un tocco in più per completare l’outfit.
“Per salvarla e scoprire qualcosa in più sulla vittima e sull’omicida dobbiamo andare a prendere questa Glenys.” Disse Astrea dopo alcuni minuti di silenzio. Raphael le lanciò un’occhiata scettica.
“Come hai intenzione di fare?”
“Vieni con me, Santiago.”
 
 
 
Un uomo alto e magro fece un inchino. Portava i capelli rosa pastello lunghi fino alla schiena ed erano decorati da perline viola, i suoi occhi sembravano di vetro, e la sua armatura lucente brillava al sole. Raphael lo fissò allibito, mentre Astrea sogghignava.
"Raphael, ti presento Hywel."
La Fata si inchinò e i capelli gli frusciarono attorno come un mantello.
"Egli è l'uomo di cui mi parlate? Sono ben consapevole di chi sia costui. Raphael Santiago, capo clan dei vampiri."
"In pensione." aggiunse Astrea con nonchalance.
"Perchè conosci tutta gente strana? Anzi, non lo voglio sapere." le sussurrò Raphael, l'incredulità aveva avuto la meglio anche sul riferimento alla sua vecchia reggenza.
"Ci puoi aiutare, Hywel?"
"Voi avete portato ciò che ho richiesto?"
Astrea tirò fuori dalla tasca della giacca un sacchetto di iuta e lo consegnò alla Fata.
"Seguitemi."
Hywel li condusse in una zona remota del parco facente parte del regno della Regina, uno dei tanti spazi verdi che fungeva da ingresso.
“Che cosa c’è il quel sacchetto?” domandò Raphael, non del tutto sicuro di voler ottenere una risposta.
“Le perle che ornano i suoi capelli sono molto rare e sono vendute sono dai folletti, ma non amano particolarmente le Fate, perciò sono io che compro le perle per Hywel.”
“Lui ci apre l’accesso al suo Regno in cambio di perline?”
“A quanto pare, sì. Con un messaggio di fuoco l’ho avvisato del motivo della nostra richiesta, e lui ha accettato di darci una mano a fare giustizia per un suo pari.”
Hywel si fermò davanti ad una quercia secolare, si voltò e tese una mano aperta per impedire ai due di avanzare.
“Eccoci giunti. Abbiate la cortesia di allontanarvi e di tacere durante il rituale.”
Astrea e Raphael si fecero da parte, e per fortuna quel settembre era ancora mite e all’ombra si stava bene. Hywel prese a recitare una cantilena, parole antiche, oscure, in lingua fatata, mentre agitava le mani in modo circolare e antiorario. Le fitte fronde verdi si squarciarono a mano a mano rivelando un varco che scintillava. La fata chinò il capo come se stesse rendendo grazie alla natura che si modificava al suo tocco magico.
“Il passaggio è dunque aperto. Ricordate che il tempo scorre diversamente nel mio Regno e che all’alba di domani il passaggio si chiuderà.”
La fata si inchinò di nuovo e poi svanì nel nulla profumando l’aria di bergamotto.
 
 
 
Central Park era molto frequentato di notte, ma per fortuna le entrate della Corte erano sempre irraggiungibili ai mondani. Astrea, Raphael, Magnus e Sally si muovevano con circospezione tra i cespugli, cercando di non destare sospetti. Attraversano quasi l’intero spazio verde fino a ritrovarsi nella fitta boscaglia ai margini del parco. Il Console Blackwell le aveva spedito da Idris la sua cintura da Shadowhunter, così Astrea illuminò il cammino con la stregaluce. Sally parlava fitto fitto con Magnus, mentre Raphael le stava affianco.
"Ehi, piccioncini! Siamo arrivati." strillò Sally a qualche metro da loro. Indossava un abito bianco che la rendeva più luminosa del solito. Un varco aperto in mezzo agli alberi si mostrò ai loro occhi. Era il passaggio di Hywel. Astrea si voltò per guardare gli altri, non sembravano spaventati, o almeno sapevano fingere.
"Il tempo a Corte scorre in modo diverso, perciò dovremo essere veloci. Non abbiamo tempo da perdere, il passaggio si chiuderà domattina e per allora dobbiamo essere di ritorno. Pronti?"
"Puoi contarci, fuego." la rassicurò Raphael con un sorriso. Magnus si avvicinò a Sally.
"Allora facci strada." mormorò la vampira con scarsa convinzione. Lei si fece coraggio e infilò un piede nella crepa buia che si spalancava nella terra. Alcuni scalini conducevano in basso, sempre più in basso. Astrea dovette fermarsi quando avvertì l’acqua sotto le suole degli anfibi.
“Ragazzi, fate attenzione perché da qui in poi il corridoio si riempie d’acqua.”
Notò la camicia di Raphael bagnata fino all’addome, così come i vestiti di Magnus e Sally. L’acqua aumentava di volume e diventata più fredda mentre raggiungevano il sottosuolo. Si avvertivano l'odore di muschio e rose tipico della Corte. Erano vicini. Il corridoio si aprì come un ventaglio: tre gallerie li invitavano ad entrare.
“Quale delle tre scegliamo? Facciamo la conta?” disse Sally scrutando i grossi buchi neri scavanti nella roccia.
“Mark Blackthorn mi ha detto che le gallerie portano ad uno specifico settore del Regno: la prima appartiene alla servitù, la seconda al Re Unseelie, e la terza appartiene alla nobiltà.”
“Vada per la terza!” esclamò Magnus con fare teatrale. Raphael controllò l’orologio.
“Sbrighiamoci.”
Avanzarono in silenzio, uno accanto all'altro, con la massima attenzione. Schiamazzi e musica provenivano dal fondo del tunnel, era una delle consuete feste della nobiltà. Quando si ritrovarono dinanzi ad un enorme portone di legno e foglie, dovettero arrestarsi. Fortunatamente non c'erano guardie, così fu facile spingere i battenti ed entrare. La scena che si presentò alla loro vista era magica: la sala ospitava un banchetto. Le Fate più nobili erano riunite tutte lì, con i loro abiti sgargianti e i capelli colorati, l'aria festosa e selvaggia. Danzavano attorno ad enormi vasche contenenti una sostanza viola molto viscosa su cui galleggiavano delle ninfee. L'odore dolciastro del vino pervadeva l'ambiente confondendosi con i mille odori diversi dei fiori che pendevano dal soffitto. Uno stuolo di farfalle colorate e di tutte le specie volava in tutta la stanza, sembravano coriandoli sparati in cielo da un ventilatore. Hywel era adagiato su un triclino e si faceva imboccare da alcune ancelle di chissà quale famiglia nobile, e trasalì quando vide Astrea e i suoi accompagnatori.
"Lady Astrea, ti stavamo aspettando." tuonò una voce divertita dall'alto. Astrea sollevò la testa e vide una donna dalla figura longilinea, pelle rosea e capelli grigi, scendere la scalinata di corteccia d'albero nella parte destra della sala. Il suo lungo abito giallo ocra ondeggiava ad ogni passo accompagnando la sua alquanto plateale entrata. Era Sive, la più nobile a Corte in quanto sorella della Regina Seelie.
"Devo supporre che abbiate organizzato questa festicciola in mio onore? Che gentili!" ribatté Astrea con sarcasmo, improvvisando un inchino. Sive sorrise in maniera inquietante.
"Suvvia, mettiamo da parte i convenevoli. Sono a conoscenza della vostra missione, il vostro Console mi ha informata. Avvicinati, fanciulla." lo sguardo di Sive non era duro come quello delle altre Fate che adesso li stavano fissando, anzi trasudava un certo allarmismo. Raphael afferrò la mano di Astrea per tirarla indietro, ma lei gli sorrise e si avvicinò alla scalinata. La Fata le fece segno di raggiungerla sul gradino, e così lei ubbidì. Si trovavano a pochi centimetri di distanza. Sive si chinò per parlarle all'orecchio.
"Mia figlia non è a Corte. L'ho nascosta in un convento fuori città. Perdonami per quello che sta per accadere."
Astrea si tirò indietro con uno scatto e la paura stampata negli occhi. Una lacrima rigava il volto di Sive, che risalì le scale e scomparve. Era sul punto di tornare dai suoi amici quando le mani di Hywel le impedirono di muoversi.
"Toglile le mani di dosso!" disse Raphael con un tono che non ammetteva repliche.
"Hywel, bastardo che non sei altro!" sbraitò Astrea dimenandosi.
Hywel rise e la costrinse a raggiungere il centro della sala. Magnus stava trattenendo Raphael dal prendere a pugni la Fata traditrice. Sally aveva sfoderato i canini e inveiva contro i commensali.
"Abbiamo delle tradizioni da rispettare, Lady Astrea. Siate partecipe della nostra festa."
"Giuro sulla tua Regina che ti strapperò i capelli uno ad uno e il dolore sarà così atroce che implorerai la morte."
Hywel la spinse sotto i lampioni di luce a forma di sole in modo che tutti potessero guardare. La teneva ancora per le braccia e non accennava a lasciarla. Astrea sorrise alle Fate, mentre le sue mani prendevano fuoco costringendo Hywel a scansarsi per non scottarsi.
"Ecco come stanno le cose: io e i miei amici adesso andiamo via e voi potrete continuare a banchettare come assennati. Buona serata!"
"Sappiamo cosa vuoi, strega!" gridò un ragazzo dagli occhi a mandorla, indossava una tunica blu e al collo portava un ciondolo a forma di rosa. Era un parente di Glenys, la fata che Astrea stava cercando.
"E cos'è che voglio?"
"Mia cugina Glenys. E saremo disposti a lasciarvi andare a patto che tu prenda parte ad un gioco."
"Accetto." disse Astrea, dopodiché fu scortata in una stanza secondaria per essere preparata.
"Tu non lo farai!"
Raphael spalancò la porta di legno con una tale rabbia da fare sussultare l'ancella che la stava aiutando a svestirsi.
"Non ti ho mica chiesto il permesso. Non mi dici cosa fare e cosa no, Santiago. Lo sai."
"Ti uccideranno!"
La ragazzina si schiarì la voce attirando l'attenzione della coppia. Astrea inarcò un sopracciglio.
"Il gioco consiste in una gara di equilibrio. Non vi uccideranno. Vogliono solo divertirsi."
"Visto? Non vogliono uccidermi!"
Raphael sospirò.
"Ti uccido io se solo ti fai male. Claro?."
"Claro." gli disse Astrea facendogli l'occhiolino. Si tolse la giacca e le scarpe, lasciò le armi e si legò i capelli. L'ancella diede loro un minuto prima di riaccompagnarla in sala.
"Sive mi ha detto che Glenys si trova in un convento fuori città. Dobbiamo trovarla prima che il gioco finisca. Tu e Sally dovete cercarla."
"Io? Non ci penso proprio. Devo restare qui con te!"
Astrea gli sorrise dolcemente e gli mise le mani sulle spalle.
"Ti voglio fuori di qui, Raphael. Io e Mag ce la caveremo."
"Astrea..."
"Ti prego, vai via. Non sei indistruttibile. Il rischio è troppo alto e non mi posso concentrare se sono preoccupata per te."
"Bien. Ci vediamo più tardi. Resta viva.”
Astrea gli stampò un bacio sulle labbra e lo vide allontanarsi assieme alla vampira.
 
 
 
Molte erano i conventi abbandonati, ma uno in particolare distava due ore di cammino dalla Corte, quella dei Francescani Conventuali dell’Holy Trinity. A prima vista dava tutta l’impressione di essere un Istituto se solo non fosse stata visibile ai mondani. Il portone nuovo di zecca era sigillato da un catenaccio e da un incantesimo di confinamento, le finestre erano intatte e buie, e Sally non coglieva alcun rumore all’interno.
“Probabilmente non sento nulla per via dell’incantesimo che blocca il portone. Dobbiamo trovare una seconda entrata.”
“Credo che sia sigillata da tutti i punti, perciò possiamo anche andarcene.”
La vampira rise tra se e se, quel ragazzo era la personificazione dell’ansia.
“Capisco che tu sia in pensiero per Astrea e che non ti importa della fata, ma a lei farebbe davvero piacere se la trovassimo.”
“Come faccio a pensare di salvare la fata quando quella pazza furiosa rischia di farsi male? Quel Fion non me la racconta giusta, anzi il Popolo Fatato in generale non me la racconta giusta!”
“Fion ha fatto del male a qualcuno?”
Una voce squillante e carica di paura giunse alle loro spalle. Dall’ombra emerse un’esile figura di donna in un ampio abito azzurro. Era Glenys. Gli occhi di Sally divamparono di stupore all’istante.
“Avanti, principessina, andiamocene.”
“Perché mai dovrei seguire un essere della vostra razza? Cosa volete da me?”
Prima che Sally stroncasse la vita della fata, Raphael intervenne diplomaticamente.
“Sappiamo che è stato scaricato proprio qui il corpo di una fata una settimana fa, noi siamo qui per indagare sull’accaduto. Altri cadaveri sono stati trovati. Abbiamo l’incarico di proteggerti da chiunque ci sia dietro a questi delitti.”
“Avete appena detto che Fion sta facendo del male a qualcuno, è stato lui ad abbandonare qui il corpo di quella povera fata?” lo sguardo di Glenys era terrorizzato e questo alimentava la preoccupazione di Raphael per aver lasciato Astrea partecipare al gioco.
“Non è Fion l’assassino, ma sta trattenendo presso la Corte una persona a me cara. Tua madre Sive ci ha detto che ti ha rinchiusa qui. Devi venire con noi, Glenys, altrimenti non è sicuro che sopravvivrai a lungo.”
“Non abbiamo tempo da perdere, fatina! Tra poche ore l’accesso alla Corte si chiuderà e per allora tu dovrai essere dei nostri.” L’autorevolezza di Sally fece vacillare la resistenza di Glenys.
“Come faccio a sapere che non state mentendo?”
“Sei una fata, hai poteri magici, e sai quando qualcuno mente. Sei davvero in pericolo.”
Raphael sperava vivamente che Glenys prendesse in fretta una decisione perché il tempo stava scadendo.
“State dicendo la verità. Comunque, non verrò con voi. Mi è stato vietato lasciare il convento senza il consenso di mia madre e della Regina.”
Rapida come la puntura di zanzara, Sally arrivò alle spalle della fata e le tastò il punto sensibile del collo che provoca la perdita di sensi. Glenys si afflosciò al suolo come una stella cadente. Raphael fischiò.
“Non potevi pensarci prima?”
“Chiudi la bocca, Raphael.”
 
 
 
"Ora ci legheranno in vite un tralcio di vite e noi dovremo mantenere l'equilibrio su quelle corde fatte interamente di radici d'albero. Chi cade nelle vasche... perde."
Non muore nessuno almeno, pensò Astrea. Due Fate trafficarono con la vite per fissargliela attorno ai fianchi e lei prese un respiro profondo. Magnus la guardava con apprensione dalla folla che si accalcava intorno alle vasche che, come aveva scoperto, contenevano vino acido. La issarono sulla pedana. Il ragazzo che l'aveva sfidata, Fion, sembrava avere già la vittoria in tasca, ed era normale dato che per anni lo aveva fatto.
"Pronta, Lady Astrea?"
"No, ma cominciamo perchè ho fretta."
Una tromba diede il via. Fion partì scattante come una molla, entrambi i piedi sulla radice d'albero, la postura in perfetto equilibrio. Astrea calcolò la distanza dalla partenza al punto d'arrivo: cinque metri e nessuna runa dell'agilità. Poggiò il piede destro sulla radice ben tesa, poi quello sinistro e roteò le braccia per mantenersi stabile. Fion la superava già di due metri. Le Fate urlavano inebriate dalla sfida e dal vino, eccetto Magnus, che se ne stava in disparte con le mani strette al petto. Astrea chiuse gli occhi e attinse agli insegnamenti di Raphael riguardo all'equilibrio. Ricordò di alcuni esercizi che le aveva fatto praticare sul tetto del DuMort. Immaginò di trovarsi di nuovo lì. Senza rendersene conto, aveva recuperato un metro. Due. Tre. Quando riaprì gli occhi, mancavano solo un paio di metri. Fion era quasi al traguardo.
Ci sono particolari regole da rispettare?
Da quando tu osservi la Legge?
Il gioco non prevedeva regole, così fece ricorso all'ingegno. La superficie ruvida della radice le stava facendo sanguinare i piedi, e alcune gocce scarlatte macchiarono il vetro del pavimento. Dovette arrestarsi quando un aculeo le si conficcò di qualche millimetro nella pelle. Si morse il labbro per non urlare.
Ti uccido se solo ti fai male. Raphael le avrebbe fatto sicuramente una bella ramanzina. Lanciò un'occhiata sofferente a Magnus, che stringeva le sue scarpe, la cintura con le armi e la giacca. Lo stregone le mimò 'fuoco'. Astrea tese la mano sinistra e la radice su cui procedeva Fion prese fuoco, negandogli la possibilità di andare avanti. Lei, malgrado il dolore, proseguì rapida e tagliò il traguardo. Fion era caduto nella vasca del vino acido, e ne riemersi del tutto imbrattato. Astrea balzò giù dalla pedana e corse verso Magnus.
"Corri, Mag!"
Magnus creò un muro magico che avrebbe rallentato le Fate, mentre Astrea si infilava le scarpe senza i calzini. Indossò la giacca e la cintura, poi strattonò Magnus nella galleria che avevano imboccato per entrare a Corte. L'acqua gelida investì di nuovo i loro corpi, ma non ci fecero molto caso. Continuarono a scappare, salendo sempre più in superficie. Il passaggio si stava restringendo bloccandoli sotto terra.
"Fa qualcosa, Magnus!"
Con uno schiocco di dita e alcune scintille blu, apparve un Portale nel buio pesto del tunnel. Astrea afferrò la mano dello stregone ed insieme saltarono. Colpirono il pavimento di casa Bane- Lightwood.
"Cazzo, che dolore." mormorò, distesa a terra.
Raphael le porse una mano per tirarla su, ma lei scosse la testa. Poi cadde in uno stato di incoscienza.
"Non può camminare. Ha un pezzo di legno conficcato nel piede." spiegò Magnus, i capelli arruffati e gli abiti sporchi.
"La porto a casa. Ci penso io." disse Raphael, e Astrea si sentì prendere in braccio.
"Con la Fata che facciamo?" chiese Alec.
"La porto nel mio appartamento in periferia." 
Sally, grazie ai poteri da vampiro, sollevò il corpo dormiente della Fata e la scortò a casa sua.
 
 
 
 
Salve a tutti! :)

Il primo capitolo getta un poco di luce sul misterioso assassino, ma è ancora tutto da scoprire.
L’unica cosa certa è che Astrea adora andare a caccia di guai.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima.
Un bacio.
 
 
Ps. Perdonate eventuali errori di battitura.

 
  
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