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Autore: Ancient_Mariner    30/07/2017    4 recensioni
Alcibiade o 'L'Albero della Vita' è un nero abisso che precipita nell'Inconscio Collettivo, lì dove riposano per sempre le spoglie degli Dei e degli Antenati, dove gli spettri degli eroi, dei profeti e degli antichi filosofi vengono rievocati dai loro sepolcri e interrogati attraverso i sogni, in un caleidoscopio divinatorio di mitologia greca, cristiana, norrena, egizia. In altri termini, è il percorso di un’anima in cerca della redenzione.
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I - Immortalità
II - Qualche Breve Considerazione
III - Un Piccolo Viaggio
IV - Primo Nodo Lunare
V - Aphrodite Pandemos
VI - Le Chevalier de Coupes
VII - Et Clamavit Leo
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Ringrazio già di cuore chi volesse lasciare un suo parere.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I

IMMORTALITÀ

 
"Sed contra accipies (...)
Quid suavius elegantiusve est:
Nam unguentum dabo".


(Catullo, Carme 13)

Sentire è una parola per i saggi
E’ la voce di chi interpreta le stelle.
Il mondo vive di flebile luce,
Di caleidoscopica illusione,
Di inconsapevolezza puerile,
E di ordinato spaesamento.
Canta, soave,
La pioggia del mattino
In exitu Israel de Aegypto;
E vibra il cupo fogliame,
Mormora il fiume
Dove brilla luce di vetro.
Ricordi? Un tempo la nostra dimora
Era qui, tra i giunchi.
Con le violette e le orchidee rosse,
Che le fanciulle chiamano dita di morto,
Intrecciavi ghirlande di sospiri
Mentre un albero ondeggiava, laggiù,
Irreale
Ma è solo il vento
E non ci possono far nulla le foglie,
Il turbinio confuso che fanno le foglie
Quando soffia il vento di Ares
Cadendo nella brina, nel ghiaccio.
Non v’è che ghiaccio
Sulla lama delle spade.
Questa macabra danza
E’ nebbia, foschia luminosa,
E come pioggia d'autunno
Lava via ogni nostra speranza.
La tua voce scomparve d’un tratto
In un tintinnio di sonagli d’argento:
Il vento tra i papaveri;
L’ultimo battito di ali
Di una farfalla che esaurì
Il tempo che le fu dato.
Quando nel campo tornò il silenzio
Un velo squarciato si posò sulle acque;
E non più vi fu alcun canto,
E non più vi spirò il vento.


 
Angolo dell'autore
Benvenuta/o, grazie per essere giunta/o fin qui. 
Chiaramente non darò alcuna interpretazione univoca di questa e delle prossime poesie, ma solo delle linee guida sulle immagini che hanno guidato la composizione, di modo che chi mi legge possa avere una visione più chiara della simbologia utilizzata. Immortalità fa un po' da proemio all'intera raccolta e fa riferimento alla caduta da una sorta di paradiso terrestre in cui l'uomo si trovava ad essere autosufficiente e felice. Contiene suggestioni derivanti non solo dal ciclo di morte e rinascita, inevitabilmente connesso a quello della vegetazione, ma anche relative ai rituali ellenistici del culto di Iside e Osiride.

In Exitu è l'incipit del Salmo 113, che anticamente si cantava nel trasportare il corpo di un defunto nel luogo sacro, a indicare, allegoricamente, il mistico viaggio del cristiano, prefigurato dagli Ebrei, verso la Gerusalemme celeste.
Per quanto riguarda i vv. 34-36, relativi all'immagine della farfalla, mi ispiro ad un sogno fatto la notte tra il 13 e il 14 dicembre 2014. In greco la farfalla (Ψυχή) si esprime con la stessa parola con cui ci si riferisce all’anima, specie in Omero. E’ l’ennesimo simbolo di morte nel componimento.
Sulle emozioni si posa il velo di Maya, per Schopenhauer simbolo dell’illusione umana. Vi è un altro riferimento al Vangelo di Matteo, relativo alla morte di Cristo (Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo).
Ci vediamo alla prossima poesia,  se vorrai lasciare un commento sarò ben felice di contraccambiare.

 
 
   
 
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