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Autore: YukiWhite97    30/07/2017    1 recensioni
"Se la vita di Llweran era frenetica, quella di Legolas non era da meno".
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"E la sua vita era cambiata poco più di sedici anni prima, quando il suo piccolo Llweran era venuto al mondo, così all'improvviso, senza che nessuno se lo aspettasse".
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Aragorn/Legolas & molto altro.
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Se vi piacciono le mpreg, il fluff, gli intrighi familiari peggio di "Beautiful" e gli stereotipi da liceo americano, questa è la storia che fa al caso vostro!
[Primissima fanfiction in questo fandom, siate buoni se potete ^^]
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Aragorn, Legolas, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Mpreg, Triangolo
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Arwen guardava indispettita il marito, mentre quest’ultimo si preparava per andare a lavoro. Aveva l’impressione che stesse pian piano perdendo tutto ciò che fin ora aveva avuto. Anzi, probabilmente lo aveva già perso, perché in quel momento Aragorn era lontano da lei come non mai.

“Andrai di nuovo da quello oggi, vero?” - domandò alludendo al suo amante/ex fidanzato.

“Quello lì ha un nome – si sistemò i polsini della camicia – e comunque non lo so… può darsi”

“Io non posso credere che tu sia arrivato a tanto – disse con amarezza – fiondarti lì, interrompere il suo matrimonio, rivelare a Llweran che...”

“Andava fatto. Ho aspettato fin troppo” - disse con decisione, guardandola negli occhi.

“Comunque ciò che ho detto settimane fa è ancora valido. E’ una scelta che devi fare”

“Perché devi costringermi a scegliere? L’amore tra due persone può finire, non vedo perché punirmi!”

“Non è per questo. E’ perché mi hai mentito, ingannata, fatto credere che mi amassi...”

“E quindi mi porterai via mio figlio?!”

“Non avrai più tempo per lui adesso”

“Certo che avrò tempo. D’accordo, agisci pure come meglio credi. Ma questo non mi farà tornare da te in ogni caso” - sussurrò lanciandole un’occhiataccia.

Arwen quasi rabbrividì, ma cercò di non darlo a vedere.

Che stesse perdendo la testa? Che si stesse trasformando in una psicopatica?

Non era da lei fare certe cose, eppure ultimamente non riusciva più a comportarsi diversamente.

“Vado a lavoro” - borbottò Aragorn con rabbia, passandole accanto

 

Llweran era tornato a scuola da un po’, tuttavia nessuno riusciva più a riconoscerlo.

Era cambiato, aveva come bloccato i suoi sentimenti, forte una sorta di difesa involontaria per impedirsi di soffrire. Il problema era che ciò lo aveva reso incredibilmente freddo e apatico, e questo non era da lui.

Almeno però sul campo la sua rabbia repressa era molto utile, vista l’energia che metteva… forse fin troppa.

“Llweran, piano – lo richiamò Enya – se continui così andrà a finire che ti stancherai già i primi cinque minuti”

“Non preoccuparti per me – borbottò – ce la faccio benissimo”

“Ah – sospirò – la tua testardaggine non conosce limiti”

Eldarion, Tauriel, Shauna e Sabia, seduti in panchina, lo osservavano, così come avevano osservato il suo repentino cambiamento non esattamente gradito.

“Oh no – si lamentò Shauna – ho paura che Llweran non tornerà più quello di prima. E se rimane così? Freddo e apatico?”

“Ah, io non credo – la consolò subito Tauriel - è soltanto un periodo”

“Sì, ma adesso ce l’ha con me”

“E con me – Eld alzò gli occhi al cielo – sono un cretino, adesso non c’è proprio nulla che posso fare”

“Se mi permettete – parlò Sabia – io penso che nessuno dovrebbe fare niente. Llweran ha bisogno di tempo, tutto qua”

“Mi sa che la piccola Sabia ha ragione – fece Tauriel – e se Llweran non torna come prima giuro che lo picchio!”

Eld si massaggiò la testa dolorante. Aveva troppi problemi a cui pensare, tra cui quello del suo quasi sicuro trasferimento in un’altra città.

Non lo aveva detto a nessuno tranne che al fratello, e la cosa gli pesava non poco.

“Che ti succede, tesorino?” - domandò Tauriel.

“Niente… non è niente...” - mentì. Avrebbe detto loro quale fosse il problema, ma non in quel momento.

Alzò lo sguardo: Llweran sembrava piuttosto scatenato e la sa prestanza fisica appariva incredibile. Accidentalmente diede una spallata a Una, facendola cadere.

“Ahi! - si lamentò la ragazza – hei!”

“Cosa vuoi? Perché non presti più attenzione?”

“Hei – Elladan si intromise – come ti permetti, chiedile scusa!”

“E tu non immischiarti!”

“Mi immischio eccome, Una è la mia ragazza”

Quest’ultima arrossì violentemente. Non ricordava di aver accettato di essere la sua ragazza, ma quella dichiarazione l’aveva piacevolmente sorpresa.

“Cos’è questa storia? - Enya li rimproverò – Llweran, datti una calmata!”

“Io sono calmissimo, è questo qui che rompe”

Incuriositi gli altri si avvicinarono.

“Ragazzi, tutto bene?” - domandò Shauna.

“Fatti i fatti tuoi tu”

“Llweran – Eld era sconvolto – ma la vuoi smettere? Non è da te trattare le persone così”

Il biondo assottigliò lo sguardo.

“Oh, e immagino che tu sia qui per farmi la predica, vero? - disse con disprezzo – eh sì… preché tu sei migliore di me… tu sei quello che ha avuto tutto… tu sei il prescelto”

“Adesso smettila”

“Perché? Tanto lo sai anche tu che non durerai. Tra poco non potrai più rompermi con le tue sciocchezze”

Eldarion sgranò gli occhi. Desiderò tanto strozzarlo in quel momento.

“Che vuol dire, Eld?” - domandò Tauriel.

“Ah, perché, non l’hai neanche detto alla tua ragazza e ai nostri amici?”

“Llweran per favore...”

“Allora ve lo dico io. Il povero Eldarion a fine anno se ne andrà via. Oh sì, proprio così, in un’altra città, magari un altro paese. Mi sa che sua madre non ha preso bene la storia tra suo padre e il mio”

Il fratello lo fulminò con lo sguardo.

Stupido… stupido Llweran. Perché mi fai questo? Non era giusto che lo sapessero così.

Tauriel gli si avvicinò.

“E’ vero, Eld?”

Lui sospirò.

“Sì, è vero. Giuro che ve l’avrei detto, solo non adesso”

“Dopotutto non è il tuo forte dire la verità”

“Va bene, adesso basta! - Enya era furiosa – queste cose non mi piacciono. Siete fratelli, iniziate a comportarvi come tali!”

“Io non voglio proprio avere a che fare con questo qui!”

“Ora basta, fuori! Prenditi una boccata d’aria”

“Certo, me ne vado volentieri!” - esclamò.

Shauna l v ide andare via. Doveva assolutamente fare qualcosa.

“Aspettami Llweran!”

Il biondo però la ignorò. Fu bloccato ad un tratto dalla ragazza stessa.

“Hei… aspetta” - ansimò.

“Che cosa vuoi?”

“Ti prego, non trattarmi male” - lo supplicò.

“Ti tratto semplicemente come meriti di essere trattata”

“Non puoi smettere di essere così arrabbiato?”

La guardò.

“No che non posso. Tu ti comporteresti allo stesso modo!”

“Non è vero. Io non tratterei male i miei amici”

“Tu mi hai mentito, anzi, mi hai nascosto una cosa importantissima che riguardava me!”

“Lo so, e mi dispiace. Non puoi lasciarmi così… io ti ho dato tutto, letteralmente”

“E’ proprio questo che mi fa male. Come hai potuto concederti a me pur sapendo cosa mi nascondevi, io pensavo che non avessimo segreti”

“L’ho fatto per proteggerti”

“Certo, come tutti. In questo momento comunque non sarebbe ideale stare insieme. Io… non riesco proprio a provare niente… e di questo mi dispiace”

Shauna provò a fermarlo una seconda volta, solo che adesso non avrebbe saputo cosa dire. Quella era una facciata, non bisognava essere dei geni per capirlo.

Il problema era che Llweran aveva costruito un muro all’apparenza invalicabile attorno al suo cuore, e se non riusciva a scavalcarlo lei, con l’intesa che avevano sempre avuto, aveva paura che non ci sarebbe riuscito più nessuno.

 

La situazione era stabile, e Legolas non avrebbe saputo dire se ciò fosse un bene o un male. Llweran non viveva con lui, aveva preferito rimanere con Thranduil, e la sua mancanza si sentiva eccome. Almeno suo figlio non aveva più preso l'abitudine di sparire, anche se gli sarebbe piaciuto ogni tanto ricevere una telefonata.

Ma poteva capire la sua rabbia.

Oltre ciò, doveva anche prendersi le sue responsabilità. Faramir era andato da lui per parlare e chiarire una volta per tutte.

“Allora, con Llweran come va?”

“Come vuoi che vada… non va. Non so neanche cosa fa per ora, come sta… anche se posso immaginarlo”

“Beh, era ovvio che andasse così”

“Già, ma dubito tu sia venuto qui solo per chiedermi questo”

“No infatti. Legolas, sarò sincero. Io provo qualcosa di moto forte per te, dopotutto stavamo anche per sposarci. E mi ha fatto soffrire tutta questa storia”

“Lo so. Mi sento già abbastanza una schifezza. Sono una persona orribile”

“No.. sei una persona che ha tentato di fare del suo meglio”

“Tu dovresti odiarmi”

“Dovrei, ma non ci riesco. Per qualche strano motivo capisco perfettamente le tue ragioni e quelle di Aragorn. Siete una famiglia “mancata”, e questo è un peccato”

Era incredibile sentirlo parlare. Lui era così comprensivo, aveva davvero un buon cuore.

“Sai quando ho capito che le cose non sarebbero potute andare? Qualche mese fa… io.. credevo di aspettare un figlio da te”

“Cosa?” - domandò sgranando gli occhi.

“Sì… non te l’ho mai detto perché il test era negativo. Lì mi sono detto… se non accetto l’idea di avere un figlio dalla persona che amo allora forse non lo amo così tanto”

“Sì… è un pensiero giusto. Ho ben capito che ami ancora Aragorn, quindi… anche se mi costa dirlo… devi riprovarci”

“Una terza volta?”

“Magari sarà quella buona.. Non voglio improvvisarmi cupido, dopotutto non sono troppo fortunato in amore”

Legolas sorrise.

“Sai, io ho un cugino che secondo me ti piacerebbe E mi somiglia molto”

“Davvero?”

“Oh sì. Ma te lo presento soltanto se mi prometti di non andare via. Avrei bisogno di un amico come te”

“Questa è una friendzone bella e buona. Però l’accetto di buon grado”

Legolas gli sorrise un’altra volta. Non si aspettava che le cose andassero così bene, almeno con lui. Ma di ciò era molto contento.

 

Dopo un pessimo allenamento, Llweran era tornato a casa. Era stata una giornata pesante, aveva litigato praticamente con tutti. Qualche mese fa non sarebbe stato così. Quello non era lui, lo sapeva bene, ma non aveva altra scelta.

Non riusciva ad essere come sempre, forse neanche voleva, chissà.

Quando arrivò a casa si rese conto che i propri nervi non si erano affatto calmati.

Fare cose come bere una camomilla e prendere un pugno ad un cuscino sarebbero state troppo semplici. No, qui ci voleva qualcosa di più forte.

Così gli venne una malsana idea: sapeva che Thranduil nascondeva delle sigaretta da qualche parte, vista la sua ormai abbandonata abitudine di fumarne qualcuna saltuariamente. Llweran non aveva neanche mai provato a fumare, il solo pensiero del fumo che attraversava la sua gola gli faceva abbastanza schifo.

Ma era anche vero che una sigaretta avrebbe potuto calmare i suoi nervi tesi.

Cercò nei vari cassetti della casa. Il suo bottino lo trovò nella cassettiera del soggiorno, ultimo cassetto, in fondo.

Ce n’erano poche, ma poiché esse erano state praticamente dimenticate, nessuno si sarebbe accorto di nulla.

Così ne afferrò una e decise di andare a fumarla fuori, in modo da non lasciare tracce.

Si portò dietro un accendino, e una volta arrivato nel vialetto davanti casa, se la porto alle labbra e la accese.

Ispirò profondamente, per poi tossire.

“Oh – si lamentò – cavolo, è disgustoso”

La sua reazione iniziale fu di ribrezzo, ma man mano che i minuti passavano sembrava tranquillizzarsi sempre di più.

Aragorn si stava ritrovando a passare da lì per andare da Legolas.

Non aveva più parlato con il figlio da quella volta… quella volta in cui gli aveva rivelato tutto.

Il pensiero di non poter parlargli lo faceva molto soffrire.

L’uomo lo scorse, e probabilmente avrebbe dovuto continuare a camminare senza parlargli, ma non appena lo vide fumare gli si fiondò addosso.

“Llweran!”

Il ragazzo sollevò lo sguardo, crucciato.

“Che cosa vuoi, tu?”

“Cosa stai combinando?! Da quando in qua fumi?!”

“Da adesso, serve a calmare i miei nervi!”

“No! - esclamò afferrandogli la sigaretta dalle labbra – ti fa male!”

“Hei, ridammela!”

“Neanche per sogno. Che ti piaccia o no sono tuo padre, e mi sta a cuore la tua salute”

“Oh, che cosa commovente – disse sarcastico – stavo molto meglio prima”

“Llweran… tu non potrai evitare la cosa per sempre, ne sei consapevole, vero?”

“Io sono solo consapevole del fatto che non voglio avere a che fare con nessuno, perché la mia famiglia mi ha mentito, così come i miei amici ed anche la mia ragazza!”

Aragorn poté leggere parecchia sofferenza in quel tono rabbioso.

“Un giorno capirai che lo abbiamo fatto per te”

“Ma quel giorno non è oggi. Ora ti dispiace ridarmi la mia sigaretta?” - domandò tendendo la mano.

“Questa viene con me. Ti rovinerai i polmoni, non va bene se vuoi diventare un giocatore di basket”

“Tsk – gli lanciò un’occhiataccia – d’accordo, che guastafeste”

L’uomo alzò gli occhi al cielo. Llweran non era mai stato un adolescente scapestrato ed incosciente, ma temeva che la sofferenza lo cambiasse in peggio.

C’era una persona che lo aveva seguito… e si trattava niente meno che di Arwen.

 

Legolas aspettava con ansia che Aragorn venisse a trovarlo.

Ormai si vedevano spesso, anche se per poco ed anche se non facevano un granché, se non parlare molto.

Il biondo lo vide arrivare dalla finestra, quindi andò subito ad aprirgli la porta.

“Ciao” - salutò con un sorriso.

“Hei – rispose l’altro, tendendogli la mano – guarda un po’ qui”

“Che cos’è? Tu fumi?”

“Non io, nostro figlio”

“EH?! CHE COSA?!”

“Già. L’ho beccato mentre venivo qui. Come dovrei chiamarla questa, “fase di ribellione”?”

“Questo è terribile – Legolas si fece cadere sul divano – e se diventa un drogato? E se diventa uno spacciatore? Magari lo arrestano, magari muore!”

“Ah, non essere esagerato, una sigaretta non farà di lui un drogato, e poi anche tu fumavi quando avevi la sua età”

“Mi hai convinto tu – lo accusò – il mio Llweran, che cosa gli sta succedendo?”

“Non sono uno psicologo, ma credo che questo sia il suo modo di reagire. Ho l’impressione che le cose non gli vadano troppo bene a scuola”

“L’ultima cosa che volevo era creargli problemi”

“Ah, no. Basta con questi sensi di colpa. Piuttosto, hai parlato con Faramir?”

“Sì. Sai, l’ha presa piuttosto bene”

“Ah, fantastico!”

“Emh – arrossì – questo vuol dire che noi… potremo stare insieme?”

Aragorn sospirò.

“Stai dimenticando Arwen”

“Giusto. Tutto questo è ridicolo. Non c’è un modo per separarvi e fare in modo che Eldarion venga affidato a te”

“I figli non vengono quasi mai affidati al padre”

“Ma a te sì! Tu hai un lavoro, stai bene economicamente, sei una figura genitoriale perfetta. Forse dovremmo provare… dovremmo contattare un avvocato”

“Legolas, ma che vuoi fare?”

“Non è giusto che tu venga separato da tuo figlio. Pensaci, se ci riusciamo forse… forse potremmo vivere insieme, tu, io, Eld e Llweran… come una famiglia”

“L’idea mi stuzzica, ma non so quanto sia fattibile”

“Se non ci proviamo...”

Aragorn sollevò lo sguardo, incrociando i suoi occhi.

“Allora vuoi tornare con me? Pensavo non volessi, dopo tutto quello che è successo”

“Sono ancora innamorato di te, d’accordo? Ma questa volta non intendo correre. Non starò con te prima che tu non abbia lasciato Arwen”

“Mi sembra giusto – gli si avvicinò – quindi se adesso avessi voglia di baciarti tu cosa faresti?”

“Questo – si schiarì la voce – questo è giocare sporco”

L’altro gli accarezzò il viso.

“Giocare sporco è essere belli come te...”

“D’accordo, adesso la cosa sta diventando strana. Abbiamo altro a cui pensare, dobbiamo salvare i nostri figli”

“Giusto, è vero. Allora beh – si allontanò – diamoci da fare”

 

Nello stesso tempo…

 

“Tsk. Ci tiene alla mia salute – Llweran camminava nervosamente avanti e indietro sul marciapiede – non gli è mai importato nulla, figurarsi adesso!”

Arwen, che se n’era rimasta nascosta dietro un albero, poteva osservare quel ragazzo dannarsi e parlare da solo.

Inizialmente aveva sentito di odiarlo, dopotutto lui rappresentava proprio l’unione tra Legolas ed Aragorn. Adesso invece non sapeva cosa provasse, forse compassione.

Proprio per questo motivo gli si avvicinò. Llweran non si accorse di lei finché non gli fu a meno di un metro accanto.

“Oh! - sussultò – lei…”

“Calmo, non voglio fare niente di male”

“Non è qui per insultarmi, vero?” - domandò.

“No, non sono qui per questo. Ti ho visto parlare con mio marito, poco fa”

“Ah sì – borbottò – che rompiscatole”

Ad Arwen venne da sorridere.

“Tutti i padri si preoccupano”

“Lui non è mio padre. Non mi ha cresciuto, non c’è stato”

“Non c’è stato perché… ha avuto noi a cui pensare” - sospirò, capendo forse per la prima volta che non era l’unica in quella situazione a soffrire

“Non poteva esserci per tutti e due? - domandò con amarezza – tutto quello che abbiamo perso, quello che non abbiamo vissuto. Non mi ha voluto”

“Io… forse non sono la persona più adatta per parlarne, ma credo che se avesse potuto ti sarebbe stato accanto. Tu non sei molto diverso da mio figlio. Forse non dovresti odiarlo, è tuo fratello”

“Odio tutti in questo momento”

“Sì – trattenne una risata – posso capire”

Arwen non capiva perché si stesse intrattenendo a parlare con lui. Non si era mai soffermata a leggere le sue sofferenze.

Llweran non aveva colpe. Forse… forse non era colpa di nessuno e forse lei stava prendendo troppo male la cosa.

L’amore poteva finire… o non nascere affatto. Lo sapeva.

“Riguardati – sospirò – hai rischiato già una volta di morire, non far stare in pensieri chi ti ama”

Il ragazzo non rispose. Effettivamente fumare gli aveva fatto schifo, quindi dubitava che l’avrebbe fatto nuovamente.

Non sapeva come avrebbe affrontato le cose il giorno dopo e quello dopo ancora.

Sapeva solo che la rabbia era l’unica cosa a cui riusciva ad aggrapparsi.

   
 
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