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Autore: Ordinaryswan    30/07/2017    2 recensioni
Aria è una ragazza dolce ma chiusa. Aria ha paura del mondo esterno da quando suo padre l'ha abbandonata, anzi ha abbandonato lei e sua madre. Entrambe si fanno forza a vicenda ma l'unico pensiero della vita di Aria è quello di studiare e rendere orgogliosa sua madre. Forse non l'unico pensiero da quando una compagnia di ballerini americani piomberà in città e lei ci finirà dentro con tutte le scarpe (a punta).
Dal primo capitolo:
“Vuole forse ammalarsi il primo giorno di lavoro?” Girandomi notai solo quegli occhi di ghiaccio che mi stavano nuovamente fissando quasi arrabbiati. 
“Non mi ammalerò, mi lasci andare .. me la so cavare”
“Non mi sembra visto che non sa mettere nella borsa neanche un ombrello per ripararsi, sa com'è l'inverno.. lo conosce?” Faceva davvero ironia con me?
Genere: Commedia, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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Trailer


Avevo passato tutti i giorni a lavorare sul video per la pubblicità della compagnia che non mi ero neanche accorta che era nuovamente Venerdì e che la settimana si stava già concludendo. 
Non solo, Newman voleva mostrare il mio lavoro a tutti prima di pranzo ed io ero tesa come una corda di violino.
Misi il video sul canale YouTube della pagina della compagnia. Era bello leggere il proprio nome sul copyright del video. Era qualcosa di mio. Un lavoro fatto, finito e riconosciuto. Ora dovevo solo avere l’approvazione del coreografo e dei ballerini. 
Seduta in prima fila insieme a tutti gli altri feci partire il video che veniva proiettato sul telo posto sul palco. 
Sapevo di aver messo tutta me stessa, e cercai nei volti di quei ragazzi qualche sorriso o una qualsiasi espressione compiaciuta. 
Tutti, però, erano seri e concentrati. Allora tornai a puntare gli occhi sullo schermo, avevo scelto la musica di Clint Mansell come sottofondo. I movimenti dei ballerini erano rallentati dal mio montaggio a volte, e in altre le immagini prendevano un ritmo vorticoso. Cercando sempre un equilibrio. D’altronde, come un vero musicista, ero stata un “ladro gentiluomo”: se rubavo il tempo, lo restituivo dopo. 
Quei tre minuti si conclusero troppo in fretta e nessuno pronunciava una parola. Io non volevo interrompere quel silenzio chiedendo se era piaciuto, mi sembrava poco professionale. Poi, invece, il coreografo si alzò. 
“T u t t i. Dovete tutti condividere questo video. Complimenti Newman, un lavoro perfetto” Ma leggere i crediti era un optional? No, non capivo. 
“I complimenti vanno alla piccoletta del gruppo” GRAZIE NEWMAN PER AVERMI LETTO NEL PENSIERO, stavo letteralmente urlando nella mia testa. 
“Scambiatevi i contatti con Aria, e condividetelo ovunque. Grazie, e ora in mensa. Stasera abbiamo la Prima e voglio che questo video sia proiettato fuori il teatro tutti i giorni. Forza!”  Grazie a lei per aver riconosciuto il mio lavoro, pensai. 
I ragazzi a mensa mi guardavano come se avessero visto un fantasma o simili, però tutti mi chiesero il contatto YouTube e Facebook.
“L’etoille dei video” un ragazzo di nome Cole venne a stamparmi un bacio sulla guancia e ringraziarmi. Da lì partì una specie di processione di ballerini e ballerine che con movimenti eleganti e passi di danza vennero a baciarmi sulla guancia. Ero un pomodoro. 
Maria mi saltò praticamente addosso, anche perché era convinta che l’avessi resa più bella nel video, ma non era così .. lei era davvero fotogenica.
Jaime era seduto davanti a me e guardò attentamente tutte quelle persone che venivano da me. Cercai di non farmi notare mentre indagavo sul suo sguardo. Finita quella lunga processione, si allungò verso di me piegandosi sul tavolo. 
“Brava” la sua voce era bassissima e percepii solo il calore del suo fiato sulla mia guancia, infatti si avvicinò alla guancia quasi con precisione millimetrica, senza però toccarla ma mi fece ugualmente socchiudere la bocca. La reazione fu totalmente inconscia. Avevo sempre il controllo del mio corpo. Sempre. Poi doveva arrivare questa specie di Apollo/ragazzo americano, con un accento terribilmente sensuale, una voce calda, un corpo perfetto a smuovere ogni parte del mio corpo. Ma, fortunatamente e per grazia divina aveva un atteggiamento talmente insopportabile che mi faceva stare con i piedi ben piantati in terra. Per quanto sembrasse, non ero quel tipo di ragazzina che cedeva alla vista di qualche addominale, ma dei lineamenti così belli non mi era mai capitato di vederli.
In quei secondi persi a riflettere sulla mia reazione, Jaime si rimise al suo posto compiaciuto. Mi ricomposi subito. 
“Grazie, è bello sentirlo dire dal ragazzo che mi stava per calpestare il primo giorno” mi stavo per fare un applauso da sola, un po’ di ironia non faceva male.
“Rimani sempre una ragazzina, infatti” Alzai le spalle e scossi la testa decisa ad ignorarlo. 
Il pranzo si esaurì poi subito. I ballerini dovevano fare le prove finali e generali, con scenografia e luci. 
La serata fu lunga e fui invitata a restare per la Prima senza dover lavorare. Avevo un posto in primafila, avrei voluto invitare mia nonna ma me l’avevano detto troppo tardi per riuscire ad organizzarmi. Ci sarebbero state altre occasioni nella quale avrei portato mia nonna a teatro.

Verso mezzanotte, dopo essermi complimentata con quei giovani ragazzi, andai verso la mia amata bicicletta, sorpresa di trovare mister perfezione appoggiato su di essa. Certo, con comodo. 
“Esci, devo tornare a casa” borbottai stanca, ci mancava solo una conversazione impegnata a tarda notte dopo aver passato l’intero giorno chiusa là dentro.
“Ti accompagno. Non è sicuro girare da sola”
“Su una bici sono al sicuro, non ho bisogno del cavaliere azzurro”
“Il principe non ti piaceva?” se la rise di gusto.
“Mi piace Kandinskij, Der blaue Reiter è il cavaliere azzurro e pure un quadro che mi piace”
“Allora vedi che vuoi farti accompagnare” tolsi il lucchetto alla mia bici ma lui mi precedette  prendendola e trascinandola dietro di sè, andando nella direzione di casa mia.
“Sei prepotente ed antipatico” si girò alzando un sopracciglio e continuò a camminare lasciandomi indietro.
Dovetti fare diversi passi veloci per raggiungerlo e gli strappai di mano la bici, dandogli accidentalmente una leggera spinta. 
“Come vuoi, dolcezza” alzò le mani sorridente. Sembrava di buon umore anche se rimaneva il solito prepotente.
Ringraziai che il tragitto fosse breve, perché si era creato un silenzio imbarazzante interrotto dal cigolare della catena della mia bici.
Quando arrivai al cancello mi resi conto che lui era a piedi e si era fatto il tragitto esclusivamente per accompagnarmi e l’avrebbe dovuto fare al ritorno per raggiungere la sua macchina. Ero decisamente in imbarazzo. Misi la bici dentro.
“Ti ringrazio davvero, ma per favore non c’è bisogno che tu mi accompagni ogni volta che faccio tardi… Me la sono sempre cavata”
“Non ti capisco” si avvicinò.
“Sono cinque minuti a piedi” di riflesso mi schiacciai contro il cancello.
“Sono tanti” strinse la mascella e per la prima volta vidi un’espressione poco piacevole sul suo volto. Continuavo a non capire ma non volevo continuare a discutere in tarda serata per questa cosa, alla fine dovevo solo ringraziarlo anche se non ero abituata a certe gentilezze. Nessuno mi aveva mai aiutata.
“Grazie, non volevo dire che non apprezzo solo non capisco” conclusi.
“Un giorno forse te lo spiego, ragazzina” si abbassò a darmi un bacio sulla fronte e se ne andò. Questi ballerini si prendevano troppe libertà con i baci.
Ero esausta ma comunque mi rigiravo nel letto ripensando a Jamie, e in generale a tutta la giornata che era stata pesante ma soddisfacente. Stavo snobbando i compagni dell’università, tra le altre cose, ma non tanto perché mi sentivo molto meglio con i ragazzi della compagnia ma semplicemente perché mi mancava proprio il tempo.
Il giorno successivo Newman mi spedì nel magazzino a rimettere a posto, dopo la gloria del giorno prima effettivamente l’egocentrismo del regista si faceva sentire ed era anche giusto così. Non potevo montarmi la testa da tirocinante.
Passai la mattinata tra gli scatoloni a dividere tutti i led per colore e gradazione, solo nel momento in cui tornai nel mio camerino vidi Maria e andai a salutarla.
“Stiamo andando a pranzo, ci raggiungi?” Questa routine cominciava a piacermi. Pensavo in realtà di tornare a casa ma il pensiero di stare in compagnia stavolta non mi dispiacque.
Seguii la ragazza con il mio passo da elefante rispetto al suo e mi accomodai alla mensa.
Quel giorno c’era del petto di pollo.
Jamie era accanto ad Andrea, aveva il volto cupo e pieno di tensione come quello che avevo visto la sera prima. Stavano parlando tranquillamente quando mi sedetti di fronte a loro insieme a Maria. 
“Bellezza, posso sedermi accanto a te?” Richard domandò ma praticamente si era già seduto al mio fianco.
“Prossima settimana c’è lo Spring break, sei dei nostri Aria?” ero distratta a pensare quanto fosse triste mangiare il pollo quando nonna aveva preparato la lasagna, ma Julie interruppe quel pensiero.
“Cosa, scusa?” ero confusa, sarà stato il pensiero della lasagna.
“Due settimane di pausa e vacanza, e abbiamo deciso di andare in montagna da Andrea almeno quattro o cinque giorni tutti insieme” mi spiegò.
“Ah, io non lo so”
“Dai, dai Aria non puoi non venire” Maria mugolava dietro.
“Andrea?” Chiesi, non volevo autoinvitarmi in primis e poi mia mamma non avrebbe approvato. Non mi aveva visto mai uscire o andare in vacanza, e ora tutto all’improvviso. Poi lasciare nonna da sola non era una buona idea.
“Perdoname, davo per scontato che tu fossi invitata” si guardò intorno cercando approvazione dagli altri ragazzi che sembravano troppo felici all’idea. Tutti tranne uno, che fissava il suo piatto, indifferente.
 
Corsi a casa. Nonna stava cucendo una mia vecchia maglietta. 
Come potevo dirle che andavo in vacanza, quando la vacanza probabilmente serviva proprio a lei o a mia madre. Aspettai infatti di essere a cena per aprire l’argomento. Non portavo a casa nessun soldo, vivevamo del lavoro di mamma e della pensione del nonno.
“Da lunedì sono in ferie” me ne uscii, finalmente prendendo un boccone di ragù.
“Come mai?” mia mamma era già sull’attenti.
“In America esiste quella che loro chiamano pausa primaverile” iniziai “E i ragazzi della compagnia mi hanno invitato nella casa in montagna”
“Vuoi andare?”
“Sì, ma non so i costi che potrebbero esserci … Non voglio farvi pesare una mia vacanza” Vedevo che entrambe avrebbero voluto dire o fare qualcosa ma non mi risposero sapendo che avevo ragione.
Ci pensai tutto il fine settimana e decisi di chiamare Maria per dirle che non sarei andata.
“Hello?” mi rispose una voce maschile.
“Jaime? Sono Aria” ero confusa, ero sicura di aver chiamato Maria. 
“Oh, tu. Maria è in doccia, ho risposto perché pensavo fosse qualcosa di importante” Quanto era arrogante, pure al telefono.
“Volevo solo avvertire che non posso venire domani con voi, mi dispiace” dissi diretta senza fare caso alla sua frase. Mi chiedevo se sul telefono di Maria apparisse il mio nome o meno.
“Hai di meglio da fare suppongo” ne seguì il mio silenzio. Non ero una persona che si apriva facilmente e non volevo far sapere quelle che io ritenevo le mie debolezze a quel ragazzo. Ma il silenzio fu troppo lungo, e se ne accorse. “C’è qualcosa che non va, Aria?” Era la prima volta che mi chiamava per nome. 
“Non posso proprio, voi avete organizzato la vacanza secondo le vostre possibilità giustamente ma non sono le mie” parlai così veloce che temetti che non avrebbe capito niente.
“Ti passo a prendere domani alle 9, verrai in macchina con me e Maria. Fai la valigia” mi riattaccò senza che potessi rispondere. 
Non aveva capito niente, infatti.
E non capivo perché doveva essere così prepotente con le persone tanto da non capire che non ero nella sua situazione e non doveva permettersi di fare in questo modo quando si trattava di cose serie.
Scesi a parlarne con la nonna che quasi stava per andare a dormire e ormai a tarda serata preparai anche io la valigia e mi rifugiai nel letto. 
Non dormii affatto tra ansia e confusione.


Eccomi! So che è un capitolo un po' di passaggio ma soprattutto essendo al mare e con poco internet sono riuscita a recuperare questo e non volevo lasciare passare troppo tempo tra un capitolo e l'altro. Lascia un po' in sospeso, ma il prossimo vi assicuro che ne succederanno. 
A presto, Cri

 
  
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