I'm
waking up to ash and dust
I wipe my
brow and I sweat my rust
I'm
breathing in the chemicals
I'm
breaking in, shaping up, then checking out on the prison bus
This
is it, the apocalypse
Whoa
I'm
waking up, I feel it in my bones
Enough
to make my systems blow
Welcome to
the new age, to the new age
Welcome
to the new age, to the new age
Whoa,
whoa, I'm radioactive, radioactive
Whoa,
whoa, I'm radioactive, radioactive
(Radioactive-Imagine
Dragons)
Le
battono i denti, ha freddo, nuda in quella stanza bianca e vuota.
Prende in mano una ciocca dei suoi capelli, li scruta
attentamente, le sembra impossibile che siano i suoi: così
lunghi,
così grigi.
Ma anche quelle mani che stringono quei capelli non
riesce a credere che siano le sue, o quelle di un essere umano.
Oscilla con le dita, fa toccare tra loro le punte delle unghie,
anzi, degli artigli; rimane quasi ipnotizzata da quel semplice gesto.
Poi scuote la testa, non ha tempo da perdere, si mette seduta,
chiude gli occhi, respira.
Incrocia le gambe a zen e appoggia i
torsi delle mani sulle ginocchia, rilassa ogni muscolo, si libera di
ogni pensiero.
La sente, è apparsa dietro di lei, la raggiunge,
le salta addosso, non la atterra, si limita a prenderla per le spalle
e schiaccia il viso sul suo collo e sui suoi capelli, annusandoli e
assaggiandoli.
-È la resa dei conti...
mmm
che pelle buona...-.
Parla
veloce, poi si sposta dall'altro lato della testa.
-Io
ho il tuo aspetto e tu il mio, io ho i tuoi occhi e tu i miei, la
cosa potrebbe dare spunto a qualche monologo filosofico...-.
Socchiude appena un occhio, la spia
con una
fessura gialla elettrica.
L'altra ci
sta dando dentro, la prende, la lecca, la morde, le afferra con
veemenza il seno e inizia a palparla.
-Mmm
non ti interessa... non ti interessa vero? Mmm... sì tu vuoi
solo
questo, lo vuoi non è così? Mmm...-.
Ora l'ha sbattuta per terra,
è sopra di
lei, la abusa in ogni modo possibile.
-Io
ti divoro o tu mi divori, è così che va il mondo,
mmm... sei
deliziosa...-.
Lei
tiene lo sguardo alto sul soffitto (non può vederlo,
è bianco come
tutto il resto), non reagisce nemmeno passivamente a quei tocchi
aspri, si lascia violare, invadere, divorare.
E
poi... poi ricomincia tutto da capo.
Due
mesi prima
-Che palle!-.
…
-Che palle!-.
…
-Che
palle!-.
-Cosa
ti turba, Zancrow?-.
-E
me lo chiedi pure? Sono giorni che camminiamo e basta, mi annoio!-.
-Ma
se hai bruciato tre villaggi fin'ora.-.
Beh
certo, quello era il minimo per scrollarsi.
-Mi
spieghi perché non voliamo via, Bluenote? Perché
non ci
teletrasportiamo?-.
-Te
l'ho già detto, avresti dovuto farlo quando la breccia nella
barriera era ancora aperta. E alzarci in volo segnalerebbe la nostra
posizione al nemico.-.
-E
chissenefrega! Anzi, meglio! Così ci divertiamo un po'!-.
Ma quel musone scassapalle non ne
voleva
sapere niente; Zancrow lo conosceva, se gli entrava un'idea in testa
non c'era verso di levargliela neanche a suon di pugni. Ehi, un
momento!
-Divertiamoci
un po' e lottiamo!-.
-Non
mi pare il caso, e non saprei dosare
la
mia forza.-.
-Keh!
Guarda che io sono forte, molto più di te!-.
Bluenote lo trucidò con
lo sguardo,
facendolo impallidire per un secondo, e poi imbestialire per questo.
-Come
osi guar-
-Riusciresti
a farmi volare???-.
Zancrow ammutolì,
sputò a terra e riprese
a camminare a gambe larghe.
-Ti
spedirei in orbita, io sono un dio! Ma comunque mi interessi poco! Io
voglio solo quel bastardo che sta in alto!-.
-Allora
perché ti sei unito a lui?-.
Perché? Che domanda
stupida.
Perché era divertente,
no???
-Per quanto ancora hai
intenzione di stare seduto lì, Elfman?-.
Per
quanto?
Per sempre.
-Ohi,
non eri tu che ti proclamavi un vero uomo? Allora rialzati e smettila
di autocommiserarti!-.
Un vero uomo?
Heh, che parole arroganti.
Non era
mai stato così lontano dall'essere un uomo.
-...come
faccio, Erza?- Sussurrò: -Come faccio io adesso? Sono stato
completamente inutile, tutti voi avete combattuto e avete rischiato
la vita, io invece mi sono fatto stendere subito. Dimmi, come dovrei
perdonarmi per questo?-.
-Ma non è
certo colpa tua! Ascolta, a volte non conta quanto sei forte, a volte
non è l'avversario giusto per te, e non ci puoi fare nulla!
Ma
questo non significa che sia un tuo sbaglio!-.
Quelle
parole gli arrivavano vuote, come quelle che si sentiva dire da ore,
come si sentiva dentro.
-...quindi
cos'è, sfortuna?-.
Erza si bloccò.
-Beh... sì.-.
Elfman
aggrottò le sopracciglia.
-Quindi
io dovrei dirle... che è stata solo sfortuna? Che se quando
Evergreen partorirà il suo cervello congelerà,
è stata solo
sfortuna? Che se mia sorella ora è in coma, è
stata solo sfortuna?
Che se io non ho fatto niente per impedirlo, è stata solo
sfortuna?-.
-Elfman, non
intendevo...-.
-Guardami negli occhi
e dimmi che è stata solo sfortuna!!! Dillo se ci riesci!!!-.
Si era alzato e l'aveva presa per le
spalle, gliele stringeva tanto da sentire male alle dita.
Ma
lei non si lamentò, anzi, gli sfiorò i polsi con
le mani e scosse
la testa, ma non tanto, appena appena.
-No,
non è stata solo sfortuna. Ma non è stata certo
colpa tua.-.
Elfman sentì la sua voce
incrinarsi, e gli
occhi diventarle lucidi.
-Tu non hai
potuto scegliere, tu sei stato sconfitto contro la tua
volontà. Ma
io? Io che invece di aiutare i miei compagni sono rimasta a
combattere solo perché mi
piaceva?
Io che me ne sono fregata di tutto il resto, e sono rimasta
lì, lì,
invece di pensare anche solo un poco di tutto il resto??? Eh??? Che
ne dici di me, allora???-.
Elfman la
lasciò andare, indietreggiando un poco.
Scosse
la testa, una volta, rigorosamente: -Erza, tu sei il solo motivo per
cui mia sorella, e Yukino, e Flare, e chiunque altro sono vivi.-.
-No, io sono la ragione per cui loro
sono
in coma!!! Io, capisci??? Io!!!-.
Si
buttò addosso a lui, nascose il viso sulla sua spalla e
scoppiò a
piangere, mentre lui la fissava incredulo.
-Ma
che... che stai dicendo? Tu? Tu hai sconfitto tre Cambiati da sola,
hai portato sulle spalle Lisanna e Yukino fin dall'altra parte del
campo, sei rimasta in piedi a fronteggiare Natsu, tu dovresti avere
una medaglia, tu sei un vero uomo!-.
-Io
sono il responsabile di tutto questo!-.
-No,
l'unico responsabile di tutto questo è il mostro che le ha
ridotte
in questo stato!-.
Elfman si bloccò,
Erza si staccò da lui asciugandosi le lacrime.
-Ora
hai capito, eh?-.
Elfman boccheggiò
incredulo, in effetti Erza non era mai stata così
arrendevole al
pianto.
-Quindi hai... finto?-.
-No, ho solo ripetuto quello che
provavo
prima.-.
-Ah... capisco...-.
Erza gli sorrise e si
incamminò nel
corridoio, lasciandolo solo con i suoi pensieri confusi.
L'aveva appena consolato... o
fregato?
TOC TOC PUM
La
porta crollò e Dan rimase col pugno alzato in aria.
-Perdinci, non ho dosato la mia
forza.-.
PEW
Un
proiettile rimbalzò sul suo pettorale e finì sul
soffitto.
PEW PEW PEW
-Esci
dalla mia stanza.-.
PEW PEW PEW
-Ma Kinana-sama, io volevo...-.
PEW
PEW PEW
-Esci subito-kina.-.
PEW PEW CLICK CLICK
Kinana
si mise a ricaricare.
-Ma
Kinana-swan, sei così bella in canottiera su quell'affare
per gli
addominali!-.
PEW PEW PEW
-Sei ancora qui?-.
PEW
PEW CLICK
Kinana sospirò e mise via
le pistole: -Vabbeh, ormai hai visto.-. Si mise seduta e
incrociò le
braccia sotto il seno.
-Che
vuoi-kina?-.
-Ecco,
mi interrogavo sul nostro prossimo futuro, sono due settimane
che
siamo in questo covo. Non dovevamo liberare i tuoi amici?-.
-No, non più.-.
-Uh?
Che vuol dire?-.
-Che non c'è
più
bisogno di liberarli, sono già liberi-kina.-.
-Eh?-.
Kinana sospirò,
mettendosi una giacca: -Li
hanno liberati e riarruolati. Tutto è bene quel che finisce
bene-kina.-.
Dan rimase perplesso.
-Va bene, quindi ora cosa facciamo?-.
Kinana lanciò qualcosa
che rimbalzò sulla
sua testa; Dan abbassò lo sguardo e vide che era un
rettangolo verde
con una faccia sopra.
-Tienili,
compraciti ciò che vuoi, sempre che il tuo codice non te lo
impedisca. Ora esci-kina.-.
Dan capì
che quell'“esci” non si riferiva solo dalla stanza.
-Mi
rifiuto!-.
-Non mi servi più-kina.-.
-Ma il mio compito non è
finito ancora!-.
-Non è nemmeno mai
iniziato. Su, torna dal
tuo esercito e lasciami sola.-.
Dan
batté lo scudo a terra.
-Giammai!
Un cavaliere che abbandona una dama non è degno di tal
nome!-.
-Ma quale dama e dama-kina! Mi hai
vista?
Sono un'assassina sfigurata psicopatica e lievemente sociopatica, non
una damigella che deve essere salvata!-.
-Sì
invece, colei che devo salvare è proprio davanti ai miei
occhi,
presa in ostaggio dal peggior nemico che esiste!-.
-Sarebbe?-.
-Sé
stessa!-.
-Oh che frase fatta. Ah,
immagino che non posso liberarmi di te-kina.-.
-Esattamente!
E rimarrò immobile qui finché tu non
BANG
-Ho
come un giramento di capo...-.
E
crollò a terra.
Controllo
ore 11.59.57 secondi.
Niente da
segnalare.
Controllo ore 11.59.58
secondi.
Niente da segnalare.
Controllo ore 11.59.59 secondi.
Niente da segnalare.
Controllo
ore 12.00.00 secondi.
Niente da
segnalare.
Rapporto orario al
Master.
Si voltò,
arrivò alla
porta, la aprì, abbassò lo sguardo.
-Rapporto
orario. Niente da segnalare.-.
Il
Master, raggomitolato su sé stesso, non disse niente.
Mirajane fece un passo indietro,
chiuse la
porta, si voltò, tornò davanti al letto.
Controllo
ore 12.00.05 secondi.
Niente da
segnalare.
Controllo ore 12.00.06
secondi.
Niente da segnalare.
…
Controllo
ore 12.59.59 secondi.
Niente da
segnalare.
Controllo ore 13.00.00
secondi.
Niente da segnalare.
Rapporto orario al Master.
Si
voltò, arrivò alla porta, la aprì,
abbassò lo sguardo.
-Rapporto orario. Niente da
segnalare.-.
Il Master sospirò.
-Mir-
Mirajane fece un passo indietro,
chiuse la
porta, si voltò, tornò davanti al letto.
Controllo
ore 13.00.05 secondi.
…
-Rapporto orario. Niente da
segnalare.-.
-Mira...-.
Mirajane
fece un p-
-Stai ferma!-.
Mira si bloccò e rimase
in attesa di
ordini.
-...prenditi una pausa.-.
Mirajane batté le
palpebre e metabolizzò
l'ordine in testa.
-Obbedisco.-.
Allungò un braccio e
iniziò ad aprire e
chiudere la mano.
-...che stai
facendo?-.
Mirajane abbassò la
mano.
-Non riesco ad afferrarla,
Master.-.
-...cosa?-.
-Una
pausa.-.
Il Master si alzò, fece
un
passo di lato, e iniziò a sbattere la fronte sul muro.
-Sono
desolata. Mi punisca come trova più opportuno.-.
Il
Master si raddrizzò, si massaggiò la bocca con
una mano, poi disse:
-Va bene, senti, vai a farti un giro.-.
Mirajane
batté le palpebre e metabolizzò l'ordine in testa.
Alzò
un piede, poi l'altro, e fece un giro su sé stessa.
Il
Master però non sembrava felice.
Ritenendo
di aver in qualche modo contravvenuto all'ultimo comando, lo
ripeté.
Completato il giro, però,
vide che il
Master stava colpendo il muro con la fronte.
“Un
nuovo ordine?”.
Lo imitò.
“Il Master ora batte
più forte... il suo
genio non ha eguali.”.
SLAM
Evergreen trasalì.
-E...
e tu chi sei?-.
Sonnecchiava
tranquillamente in attesa di... morire, quando si era trovata di
fronte a una ragazza dai corti capelli fucsia e gli occhi dello
stesso colore, che saettavano addosso a lei come per incenerirla.
La raggiunse a grandi passi e la
prese per
le spalle: -L'hai
incontrato,
vero???-.
Ever
non capiva niente, se non che la testa pulsava come non mai.
-Non dirmi
che l'hai ucciso-dechi! Non puoi avermelo ammazzato, vero???-.
-Ma-ma di chi parli? E chi diavolo
sei?-.
In quella entrò anche
Elfman, che dapprima
confuso afferrò la ragazza e la spinse via.
-Ehi!-
Le urlò contro: -Tu sei Ginger, giusto? Ma che
t'è preso, non vedi
come sta Evergreen???-.
In un altro
momento si sarebbe subito schierata con lui e contro quella pazza
smorfiosetta, ma in quello era contemporaneamente confusa dalla
situazione e stordita dalle urla, perciò le ci volle un po'
per
gridare: -Piantatela di fare casino voi due! Si può sapere
che state
facendo?-.
Elfman sussultò e si
rivolse a quella Ginger urlandole a bassa voce: -Perché sei
entrata
in questo modo? Ever è incinta e anche m- si
bloccò.
Malata, moribonda o già
morta? Chissà
cosa stava per dire.
Ginger allora
prese lui per il collo, e per fortuna capì anche lei di
abbassare la
voce.
-Anche tu l'hai incontrato,
giusto-dechi?-.
-Ma chi?-.
-Il demone col mantello, quel
bastardo del
ghiaccio!-.
I due ragazzi ebbero un
soprassalto.
-Allora è vero! Non
l'avrete mica ucciso-dechi???-.
Stavolta
fu Elfman ad afferrarla: -Tu lo conosci?-.
-Per
mia sfortuna sì! Ho un conto in sospeso con lui-dechi! Ha
osato
supcontrastare
la mia magia del ghiaccio! Pensa che ha persino osato assorbirlo,
grrr!-.
-Assorbirlo?- Ripeté
Ever: -Tu ne saresti capace?-.
-Uh?
È proprio quello che volevo mostrargli! Il suo stupido
ghiaccio,
sparito nelle mie dita, sai che risate gli avrei fatto in
faccia-dechi?-.
Ever guardò Elfman,
e Elfman Ever, entrambi pensarono alla stessa cosa. Ma quanto a
dirla...
…
-Eh?
Hai il suo ghiaccio in testa?-.
-E non urlare! Comunque
sì! Saresti in
grado di toglierlo?-.
-Ehm...
sì...-.
-Davvero?-.
-...ma
non sopravviveresti-dechi.-.
-Cosa?-.
-Insomma, probabilmente assieme al
ghiaccio
staccherei un bel po' del tuo cervello, ecco.-.
Ever
abbassò il capo, era stata un'illusa a sperarlo anche solo
per un
istante.
-Non...non puoi fare
proprio niente?- Le chiese Elfman, lui invece non si era ancora
arreso; oppure sì, ma si rifiutava di comprenderlo.
-Dechi...- Persino lei sembrava
sconsolata,
forse in fondo si dispiaceva per lei.
-A
pensarci, però, se il ghiaccio non si può
assorbire si può
sciogliere... per voialtri rimuovere l'acqua poi sarebbe più
semplice-dechi. Ficcate un tubo su per il naso, succhiate e...-.
Oppure chiedevano a Juvia. Un
attimo, non
cascarci, Ever! Non può che finire male!
-E
tu puoi scioglierlo?-.
Ginger si
morse il labbro.
-Io
no... però ho incontrato un tipo che mi ha supcontrastato
col fuoco... le sue fiamme nere potrebbero fare al caso vostro...-.
Il perché le sue e non
quelle di Ginger
che pure si professava al suo livello, non lo spiegò; magari
quell'altro aveva più autocontrollo?
-E
quindi dovremmo portarlo qui?-.
-Ahahah!
Proprio no, perché civi
ammazzerebbe subito! Mi bastano un po' delle sue fiamme, le assorbo e
voilà. Senti, quanto ti manca per partorire?-.
Disse
“partorire” per non dire
“morire”, alla fine un po' di tatto
ce l'aveva.
Comunque era una storia
proprio divertente; Evergreen si massaggiò il ventre.
-Avrei
già dovuto farlo una settimana fa.-.
Ginger
si strozzò con la sua stessa saliva.
-Dechi?-.
-Il mocciosetto è furbo,
deve aver preso
dalla madre. Però non so per quanto potrò
resistere...-.
-Beh, direi che il tempo st- Ginger
non
finì la frase che Elfman era corso fuori dalla porta.
-DEVO
TROVARE LA PRINCIPESSA!!!-.
-Miao!-.
Millianna si guardò
intorno.
Un
obitorio, che bello, non ne aveva mai visto uno dal vivo!
Ahahah, “vivo”!
-Perché
adesso mi hai portata qui-nya?-.
Quella donna era scura in volto,
sembrava
proprio di pessimo umore.
Eheheh,
beh, erano due settimane che cercava di convincerla a prenderla sotto
la sua ala! Figurarsi-nyah! Se si era unita ai demoni c'era un
motivo, ed era... ehm... boh, non lo ricordava più! Comunque
proprio
non le piaceva quella.
-Non avrei
voluto mostrarti questo, Millianna. Ma è giusto che tu lo
sappia.-.
Fece SWOSH e ricomparì
davanti ai cassetti
con dentro i corpi.
Ne aprì due.
Millianna sbatté le
palpebre e inclinò la
testa: Minerva non si muoveva più, voleva che la
raggiungesse? Va
bene, anche se non ci capiva molto.
E
più andava avanti, più sentiva quell'odore, e
più ci capiva meno.
Arrivò là
davanti e non ci capì più
niente.
-Che
cosa significa questo-nya?-.
Minerva non rispose.
Millianna
digrignò i denti, le si rizzarono i capelli,
allungò gli artigli.
-Cosa
significa questo-nya???-.
Non
parlava, allora conficcò le unghie sulle sue spalle e la
guardò
furibonda.
-Ti
ho chiesto cosa significa??? Perché loro due sono qui???-.
-...-.
-Chi
è stato??? Dimmi chi è stato!!!-.
-I demoni.-.
Millianna
aprì le mani e Minerva indietreggiò.
Lei
rimase immobile.
“I demoni.”.
-Millianna...-.
“I
demoni.”.
-...non fare così...-.
“I demoni.”.
“I
demoni!”.
“I
demoni!!!”.
-...ti
prego, so che erano tuoi amici, ma non...-.
“I
DEMONI-NYAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!”.
-
Si
riscosse, qualcosa le aveva toccato il braccio.
Era
la sua mano.
-Scusami, non avrei
dovuto farti vedere quest-
-No.
Hai fatto bene invece.-.
Si
graffiò le guance fino a tirarsi il rosso degli occhi, e
assaggiò
il suo stesso sangue che le colava giù.
-Perché
ora li ammazzo di brutto tutti!!!-.
C'era una montagna sopra al suo
cuore.
Ne sentiva tutto il peso, e
tutti i suoi massi accuminati che premevano sul suo petto; doveva
essere una montagna strana, dunque, oppure messa al contrario.
Di certo non era piccola.
Però quanto
grande fosse non lo sapeva, perché non riusciva a sollevare
le
palpebre per guardare.
E non
riusciva a fare nient'altro, non riusciva a muovere le dita, non
riusciva a chiudere la bocca, non riusciva ad alzare la lingua, non
riusciva nemmeno a controllare se fosse ancora tutta intera o se
fosse a pezzi, e come si sentiva.
Uh,
forse era per questo che non riapriva gli occhi: aveva troppa paura
per guardare.
Che
gran vigliacca, eh? Poteva immaginarli, i suoi compagni, suo
fratello, Erza, Flare, Yukino, tutti intorno a lei che speravano che
si svegliasse, e lei che non dava segno di vita, troppo impegnata a
nascondersi da sé stessa nella sua solitudine.
Solitudine? No, c'era qualcun altro
con
lei.
Lisanna...
La
sentiva, era alle sue spalle e premeva le mani sui suoi occhi per non
farla guardare.
Dunque era lei la
causa.
Io? Mi lusinghi! Ma sei
sicura di voler guardare? Pensi davvero di essere al sicuro?
I miei amici sono qui... non voglio
aprire
gli occhi, ma non voglio deluderli... loro sono qui per me...
“Sono qui”? Cosa
ne sai? E se tu fossi
ancora per strada? Non lo sai, vero?
È
di fianco a me... la sento...
“È
di fianco a me, la sento”? Ahahah! Non hai paura che sia
morta?
No... ma vorrei tanto... vorrei
tanto...
Cosa?
Lisanna
afferrò i suoi polsi e si scoprì gli occhi,
girandosi di scatto.
-VORREI
TANTO VEDERTI SBAGLIARE!!!-.
Tutto
il suo corpo ebbe una convulsione, Lisanna sentì il bippare
dei
macchinari impazzire in una linea, poi si rilassò e ricadde
sul
materasso.
Materasso? Allora era
davvero all'ospedale, e lei non parlava più.
Bene...
Si leccò le labbra, erano
secche e
screpolate, poi percepì attorno alla bocca una sfera di
plastica.
Un respiratore? Ecco
perché sentiva così
pesante il fiato...
-Bianca!-.
“Flare? Che bello, stai
bene!”.
Voleva dirlo, ma uscì
solo un sospiro più
lungo degli altri.
Flare
era dietro alla vetrata
della
stanza, ed
era
l'unica cosa che poteva distinguere dal bianco sfumato dello sfondo.
Povera ragazza, sembrava volerlo
sfondare
quel vetro tanto le stava appiccicata. Come voleva alzarsi e andare
da lei, ma chissà se si era accorta che era sveglia. Ah,
certo, ora
stava urlando per il corridoio per un medico, doveva averla
terrorizzata prima...
Un momento,
cos'erano quei cerotti e quelle bende? Cosa le era successo?
Ricordava solo la sua voce disperata, ma non sapeva né dove
né
quando l'aveva sentita, certo dopo essere svenuta.
E
Yukino? Lei dov'era??? Si guardò intorno per quello che
poteva,
perché si accorse di avere mani e piedi immobilizzati, ma
comunque
non la vedeva da nessuna parte.
“Eppure...
eppure sono sicura che era di fianco a me! Non sarà che...
no, no,
no!!!”.
Si divincolò per
liberarsi, ma qualcuno irruppe nella stanza e la tenne ferma.
“Yukino!
Yukino-chan!!!”.
L'ago
di una siringa le punse il collo.
“Oh...”.
E poi nero.
Wendy
appoggiò la valigia sul pavimento e si buttò sul
letto.
Il
viaggio era stato stressante, per quanto corto. E anche se voleva con
tutta sé stessa rialzarsi e correre da Lisanna e dalle
altre, ogni
cellula del suo corpo si rifiutava. “Dopo!”
Frignavano come
bambini: “Lo facciamo, sì, tuttavia più
tardi!”.
-Mmm...- Mugugnò battendo
pugni e calci
sul materasso.
Poi si rilassò, si
mise supina e guardò il soffitto. Bella la stanza
però.
All'improvviso sentì una
specie di ronzio
alle orecchie; sbuffando si mise seduta e si guardò intorno,
che ci
fosse una zanzara?
Eccola infatti,
le sfrecciò davanti e sparì alle sue spalle; si
voltò di scatto e
la seguì con lo sguardo, si dirigeva verso la finestra
chiusa; si
precipitò subito ad aprirla e la vide uscire.
Ah,
che bello! Vola libera, piccola creaturina!
Si
girò e fece per tornare sul letto, quando vide ai suoi
piedi,
sporgente appena da sotto la coperta, un qualcosa nero.
Che
cos'era? Forse qualcuno l'aveva dimenticato lì?
Lo
prese in mano, era un tomo nero, strano, non aveva un titolo, e
persino le pagine erano nere.
Fece
per aprirlo, ma si bloccò.
Perché
l'aveva chiamato “strano”? Non era per il colore,
era... uhm...
era la sensazione che le trasmetteva.
Era
un libro vecchio, eppure aveva un ché di nuovo, come se ci
avessero
scritto sopra degli appunti. Ma... anche se non l'aveva mai visto
prima, era certa di averlo già tenuto tra le mani, tanto,
tanto
tempo fa.
Lo esaminò attentamente,
più lo guardava più era familiare,
finché non vide delle scritte
dalla calligrafia arcaica campeggiare sulla copertina.
Storse
lo sguardo, lo fissò più da vicino, e finalmente
lesse.
-Etherious...-.
“Cos...
ma questo è...”.
Lo lasciò
andare, ed esso cadde a terra con uno SNAP.
Wendy
indietreggiò e inciampò sul letto, si mise seduta
e arrancò fino a
cadere.
-Che significa? Che
significa? Perché lì sopra...-.
-Perché
lì sopra c'è il mio nome???-.
Ricontrollò
lo zaino, c'era tutto, bene.
Lo
chiuse e se lo mise in spalla, poi uscì dalla sua stanza.
-Dove pensi di andare, Elfman?-.
SLAM
Richiuse
la porta e si accucciò.
“Come ha
fatto a scoprirmi???”.
TOCTOCTOC
Riaprì piano la porta, e
vide l'occhio di
Erza puntato su di lui.
-C-Che
c'è?-.
Erza alzò qualcosa di
luccicante che tintinnò.
-Ti
servirà un passaggio, non credi?-.
“Chiavi?
Di un Espada? Ma allora...”.
Spalancò
completamente
la porta e guardò stupito Erza.
-Mi
stai aiutando?-.
-E me lo chiedi?-
Sorrise con superbia: -Forza, andiamo!-.
“Andiamo?”
-Ma vieni anche tu?-.
La rossa
aggrottò la fronte: -Che domanda è? Ti
servirà come minimo il mio
aiuto se vuoi prendere quel demone e portarlo qui.-.
-Ma
la Prima ha detto...-.
-Sì,
“andare alla sua ricerca sarebbe improduttivo in un momento
del
genere, rischieresti solo la vita, e anche se si tratta di una delle
mie figlie è pur sempre solo una persona”; poi,
quando te ne sei
andato spaccando tutto, lei e la principessa mi hanno riferito
di
alcuni incendi vicini al confine, come se qualcuno se li stesse
lasciando dietro.-.
-C-Cosa?
Perché non l'hanno detto subito?-.
-Perché
sarebbe stato un incitamento alla diserzione, e poi prima che
potessero dirti qualcosa... beh, hai spaccato tutto. Avanti,
andiamo?-.
Si voltò e fece per
incamminarsi, ma Elfman la trattenne: -Ma non ti sei ancora ripresa
del tutto, Erza! Questa è una cosa che solo io devo fare!-.
-Te lo sogni! Si tratta di
Evergreen, farò
di tutto per salvarla!-.
Che uomini,
lei e la principessa e la Prima, come poteva insistere ancora???
-Va bene, allora and- Erza lo
colpì in
faccia con un calcio facendolo cadere, e gli schiacciò la
testa con
il piede.
-Erza,
ma che...- La ragazza
guardava
in aria con gli occhi infuocati e il pugno alzato, e urlava:
-Sì,
noi la salveremo! Evergreen è molto importante anche per me,
quanto
vorrei potere prendere quella scheggia e strapparla via, e poi
mangiarmela io, deve essere buona non credi???-.
Elfman
gemette: che piede da uomo, e che forza...
-Quindi è questo che
avete in mente, eh?-.
I due sussultarono e si guardarono
intorno:
quella ragazza dai capelli castani, Kagura, li guardava dal fondo del
corridoio a braccia incrociate, con uno sguardo molto virile. E
minaccioso, soprattutto quello.
-Kagura...-.
-Erza-nee, capisci che non posso
lasciarvi
partire.-.
-Ehi!- Protestò lui:
-Con chi credi di-
-Perché no?-
Domandò Erza.
Kagura afferrò
l'elsa della spada con una mano: -Simili colpi di testa non sono
consentiti proprio perché rischiano di scatenare il caos.
Ora come
ora il regno è un castello di carte, la minima mossa falsa e
cade
tutto; non vi permetterò di fare quella mossa.-.
-Aiutare
un amico non è una mossa falsa.- Erza exquipaggiò
una spada:
-Inoltre un Cambiato cadrà nelle nostre mani, e se non lo
fermiamo
si riunirà alla forza bellica nemica, perciò...-.
Kagura
slacciò il fodero e lo impugnò: -Questo
è irrilevante, se la
Principessa e il tuo Primo Master non vi hanno concesso
l'autorizzazione, non ci sono discussioni.-.
-Ah?
E allora perché ci avrebbero suggerito di farlo comunque?-.
-Ufficiosamente,
dunque anche questo è irrilevante.-.
“Ohi-ohi-ohi!”
Il ragazzo cominciava a preoccuparsi:
“Se
non si calmano qui finisce che...”.
SWISH
PUM
“Appunto!”.
Elfman
si coprì gli occhi per lo spostamento d'aria, Erza e Kagura
erano
scattate in avanti insieme e si erano scontrate spada contro fodero.
-Vai Elfman!!!- Gridò
Erza a denti
stretti; il ragazzo vide infatti che le chiavi gli erano cadute
addosso.
-Ma, Erza...-.
-Vai!-.
Elfman
annuì e saltò in piedi, poi corse via verso il
parcheggio.
“Ever, ti
salverò!”.
Aprì
un occhio.
Spiò a destra, poi a
sinistra.
“Una stanza. 4 metri di
soffitto circa; soffitto e probabilmente pareti scuri.”.
Alzò un polpastrello e
toccò dov'era
sdraiata.
“Materasso in lattice,
letto a due posti. Gli odori sono... lavanda, deve esserci qualche
fiore oppure un profumante. Devo essere in una qualche camera di
lusso, non ricordo come ci sono finita.”.
“L'ultima
cosa che ricordo cos'è? Allora... io ero...”.
Le
immagini le arrivarono in testa tutte di colpo. La missione la sfera
quella ragazza Gajeel il vortice lo scontro il ragazzo con l'elmo la
spada il raggio il dolore il Master le corna-
Le
corna!
Balzò seduta e si
tastò la
testa, trovando il vuoto.
“Ah...
allora è così... e il mio corpo
è...”.
Aprì
e chiuse la mano, trovandola quasi atrofizzata.
E
non era solo quello.
“Sono sparite
tutte le particelle di anti-magia... quindi sono davvero diventata
questo...”.
“Questo
schifo!!!”.
Batté i pugni sul letto,
imprecando.
-MERDA!!! MERDA MERDA MERDA!!!-.
Affannò, trovandosi
improvvisamente senza
fiato; si sentiva diversa, era la prima volta che faceva una cosa
simile, ed era la prima volta che sentiva quella rabbia dentro di
sé,
e quel forte desiderio.
Tutta la
stanza rasa al suolo, ecco cosa l'avrebbe calmata. Distruggere, che
parola dolce e attraente... non vi si era mai soffermata a lungo,
pensò, ma ora voleva contemplarne il significato attivo.
-Deve usufruire del bagno?-.
Sayla
alzò la testa e si accorse solo ora che, seduta di fianco al
letto e
vestita da cameriera, c'era lei.
Mai più di allora voleva
disintegrarla.
“È Sopita. Oh,
ora capisco la sua
domanda.”.
-No. Devo dedurre che
mi trovo alla gilda, sbaglio?-.
Mirajane
vacillò; giusto, quel tipo di domande la metteva in crisi,
quando un
“no” poteva indicare entrambe le risposte.
-Ho
ragione?-.
-Affermativo. È stata
portata qui dal Master una settimane fa. Da allora non si era
ripresa.-.
-Sei qui su suo ordine?-.
-Affermativo.-.
-Qual
è il tuo compito preciso?-.
-Soddisfare
ogni Sua richiesta.-.
Le
scintillarono gli occhi, davanti a lei c'era una macchina da guerra
ai suoi ordini. Eheheh, le veniva da ridere, non capiva bene come
mai...
-...purché non prevedi la
lesione di lei o di altri soggetti.-.
Sayla
si arricciò una ciocca di capelli attorno al dito. Doveva
aspettarselo, peccato.
-Il Master
ora dov'è?-.
-Ha passato i giorni
precedenti in veglia fuori da questa stanza, ora riposa.-.
“Il Master? Per quale
motivo?”.
-Kyouka-sama è... l'ha
già uccisa?-.
-Negativo.-.
“Cosa?”.
-E le è stato fatto del
male?-.
-Negativo.-.
Strano.
Era sollevata per questo, ma anche confusa.
“Non
ha preso alcun provvedimento per me? Forse aspettava che mi
svegliassi, oppure...”.
No, che
sciocchezza, non poteva essere
in
pensiero per
lei, non era che una
pedina nelle sue mani.
Proprio in
quel momento si aprì la porta.
-Chi...
Master!-.
E.N.D. si fermò,
fissandola stupito.
Eh, però non la
guardava in faccia, ma più in basso.
Toh,
era nuda, non se n'era accorta prima.
-C-Ciao
Sayla. Non sapevo che eri sveglia.-.
Lei
cacciò un grido e si nascose sotto le lenzuola.
“Cos'è
questa... vergogna??? Perché sono imbarazzata???”.
-Mira,
vai a prenderle dei vestiti!- Urlava intanto la voce del Master.
-Sissignore.-.
La
porta cigolò, si chiuse e rimasero soli.
“Cosa
dovrei fare? Non riesco a muovermi per l'imbarazzo, e non so cosa
dire!”.
Parlò lui: -Allora, come
ti senti?-.
-Ehm... L-La ringrazio
per avermi salvata...-.
-Non serve,
ma tu come stai?-.
Come stava? Bene,
insomma, non voleva più distruggere tutto, e poteva
ipotizzare che
Kyouka era salva, che anche lei era salva, e che il Master non fosse
arrabbiato anche se aveva fallito, anche se aveva perso ogni
battaglia, anche se l'aveva deluso in ogni modo, anche se si era
fatta colpire, e umiliare, e trasformare in un... in un...
Cielo, ora si era messa a piangere!
Cercò di asciugarsi le
lacrime, ma invece
singhiozzò solo più forte.
Che-che
vergogna che provava, che rabbia, e che dolore! Non-non si era mai
sentita così male!
Il Master le si
avvicinò, lo capì dal rumore dei passi.
-Ehi,
Sayla, che ti prende?-.
-Ho
coh-mbinato un dih-sah-stro! Ho-Ho deluh-so tutti! Io non-non posso
restare più qui!-.
-Ma che dici?
Avanti, non fare così...- Si sedette sul materasso, Sayla
voleva
davvero obbedirgli, ma non ci riusciva, non ce la faceva proprio a
smettere di bagnare il lenzuolo.
-Io
sono diventata un... un'umana!- Ecco, aveva detto quella parola, la
causa di tutte le sue lacrime.
-Non
lo neghi, lo so che è così! Sono un mostro, non
sono più un
Etherious! E questo non è più un posto per me!-.
Chiuse
gli occhi rifugiandosi nel suo pianto, mentre il Master si fece
silenzioso.
Ma non esisteva parola
che potesse cambiare ciò che era successo, e lei sapeva solo
che
doveva alzarsi e andarsene subito, non appena ne avesse avuta la
forza.
TAP
Sentì
un tocco caldo sulla testa, e poi spostarsi di lato per accarezzarla.
“Master...”.
-Non
è più un posto per te? Che scemenza! Questa
è casa tua, no? È la
tua gilda! E sei qui da quando... da quando sei nata mi pare!-.
Sayla si morse il labbro e si
ritrasse.
-Ma io... io sono una schifosa
umana!-.
-Heh, ricordati che stai parlando
con
l'ex-membro di Fairy Tail.-.
Sentì
i polpastrelli premere un attimo, inavvertitamente, allora lei si
buttò all'indietro e cadde dal letto, trascinandosi la
coperta.
-Urgh!-.
-Sayla!
Ti sei fatta male?-.
Alla vista
della sua mano si ritrasse di nuovo.
-Non
mi tocchi! Non sporchi le sue mani con me!-.
-Vuoi
piantarla con questa storia???- Stavolta non riuscì a
scappargli e
l'afferrò per la mano; lei iniziò a tirare da una
parte, lui
dall'altra.
-Mi lasci!-.
-No!-.
-Mi
lasci!-.
-E sta' ferma!-.
La
porta si aprì.
-Ohi, cos'è questa
confusione? Perché sono vestita così, e
perché ho dei vestiti in
mano?-.
Approfittando della sua
distrazione, Sayla si liberò dalla presa del demone e si
rialzò,
correndo verso l'uscita, ma la diavolessa le mollò un pugno
in
faccia che la fece finire proprio tra le braccia del Master.
Sentiva il respiro del ragazzo sul
collo, e
le sue labbra sfiorarle la schiena.
E
quelle sensazioni le suscitarono una reazione... strana.
Non
era l'eccitazione lussuriosa che la prendeva un tempo, era di nuovo
quell'imbarazzo destabilizzante che la paralizzò; e
sentì anche...
Paura?
Provava
paura? Essere totalmente scoperta in balia del Master,
perché la
terrorizzava? Per quale assurdo motivo? Non aveva intenzione di
ferirla, questo lo sapeva bene, e allora perché si sentiva
così...
indifesa?
-Sayla, perché stai
tremando? Ehi, ti senti male?-.
-Mi
lasci...-.
-Cosa?-.
-MI
LASCI!!!-.
Lui la lasciò, no, gli
aveva obbedito,
aveva usato il Macro su di lui!
-Sayla?
Che...-.
-Cosa ho fatto???-.
Cercò di scappare, ma
Mirajane la fermò
con un altro pugno.
-Ah, che
soddisfazioni che ho oggi!-.
Lei
chiuse gli occhi e svenne di nuovo.
Angolo
dell'autore
Il
lupo perde il
pelo ma non il vizio, e io pubblico ancora a orari indecenti. Oh
eh.
Grazie dell'attenzione e, mi raccomando, recensioni positive!