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Autore: Ardesis    02/08/2017    9 recensioni
E se una piccola deviazione di percorso avesse compromesso l’intera vicenda?
Genere: Erotico, Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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La pioggia aveva reso inattuabili le passeggiate pomeridiane nei giardini di Versailles, perciò Oscar trovò i saloni della Reggia straripanti di cortigiani annoiati. 

Il suo passaggio inatteso diede una scossa a quegli animi pigri accasciati sulle poltrone e sui tavoli da gioco. Tutti si incantarono a guardarla, come se la sua presenza fosse un avvenimento eccezionale, e si sforzarono di notare in lei qualcosa che fosse fuori posto: un’incertezza nell’andatura, una rotazione furtiva dello sguardo, uno scatto nervoso delle mani, un bottone della giacca slacciato o una macchia sospetta sull’uniforme. Qualsiasi tipo di impurità su cui poter costruire fantasiosi pettegolezzi.

Ma l’impeccabilità di Oscar lasciò le malelingue a corto di spunti.

Lei attraversò la foresta di sguardi senza incrociarne nemmeno uno, solenne e disinvolta come aveva imparato ad essere tra quelle mura, e poi scomparve con discrezione in un passaggio segreto dietro ad una parete. I cunicoli nascosti che costituivano i capillari dell’edificio erano bui, umidi e maleodoranti, ma erano comunque una scorciatoia che consentiva di raggiungere gli appartamenti della Regina in fretta e senza la seccatura di dover attraversare gli ambienti più affollati.

Quando raggiunse l’ala sud del Palazzo, abbandonò la rete di cunicoli e riemerse nella luminosa e pulita anticamera degli appartamenti di Maria Antonietta. Un paggio con gli occhi annacquati da bracco la osservò richiudere dietro di sé la porta-parete da cui era sbucata e senza dire una parola la fece accedere alla camera privata della Regina.

Maria Antonietta era seduta da sola ad un tavolino, avvolta in un’ampia veste color grano, con il volto disteso e un sorriso bonario stampato sulle labbra. Sorseggiava té caldo e guardava un po’ il cielo grigio oltre le finestre e un po’ i figli, che giocavano sul pavimento con delle trottoline d’argento insieme a due giovani dame di compagnia, figlie o nipoti di qualche famiglia di alto rango.

-Lieta di rivedervi, Colonnello.-

Maria Antoniette salutò Oscar con gioia trattenuta e tese la mano verso di lei per ricevere il suo omaggio. 

-Maestà, avrei necessità di conferire con voi in privato.-

La Regina fece un lieve cenno d'assenso e si rivolse ai bambini.

-Andate nella stanza attigua, per favore.-

Le due dame di compagnia si piegarono in un inchino e portarono via i bambini prendendoli per mano.

-Maestà, vi ringrazio per avermi ricevuta senza preavviso.- cominciò Oscar in tono grave -Desidero mettervi al corrente di alcune voci che mi sono giunte a proposito di Jeanne de Valois...-

La Regina non riuscì a dissimulare un moto di disgusto nel sentir pronunciare il nome di quella donna. Sfiorò il bordo della tazza che teneva in mano con un dito e lanciò un'occhiata cupida ai biscotti. L'etichetta le impediva di mangiare in pubblico fuori dai pasti ufficiali, perciò distolse lo sguardo e si strinse le mani in grembo.

-Forse non tutto è perduto, Maestà.-

Maria Antonietta fece un sorriso mesto.

-È già storia ormai, Madamigella Oscar.-

Il suo sguardo cadde di nuovo sui biscotti e non riuscì più a resistere alla tentazione. Allungò la mano e ne scelse uno.

-Ho sempre appetito da quando è nato Louis Joseph.-

Si giustificò. Oscar le sorrise con indulgenza, poi tornò seria.

-Maestà, io credo di avere tra le mani informazioni interessanti. Ho ascoltato per caso una conversazione in cui è stato fatto riferimento alla Valois e ai diamanti. Devo indagare più a fondo per trovare indizi concreti.-

-Temo che nulla possa ormai cambiare l’opinione che il popolo ha di me.-

-Eppure, se ci fossero nuove prove e testimonianze a vostro favore, la vostra immagine ne gioverebbe.-

La Regina annuì, senza entusiasmo, mostrandosi molto più interessata ai biscotti che all’argomento.

-Come credete, Madamigella, ma, per l’amor di Dio, vi prego, fate in modo che le vostre ricerche si svolgano con discrezione. Non sopporterei che si ricominciasse a chiacchierare di quella faccenda.-

 

 

 

 

Con un gemito di soddisfazione, Oscar immerse un piede nell’acqua bollente della vasca da bagno. Un brivido caldo scalò i muscoli della sua gamba e corse lungo la spina dorsale fino a sedurre ogni fibra del suo corpo. Mentre si abbandonava all’abbraccio di quel piacere liquido, la tensione che le aveva torturato i nervi per tutta la giornata si sciolse come zucchero nel té. Chiuse gli occhi e assaporò la delicata fragranza di rose sprigionata dall’acqua. Non c’era nulla di più appagante dell’immergersi in un bagno caldo.

Marron svolazzò allegra intorno alla vasca, mormorando tra sé un ritornello popolare mentre metteva in ordine la stanza.

-Ricordati che non ti fa bene restare nell’acqua calda a lungo.- 

Disse posando su uno sgabello una pila di teli bianchi.

-Se hai altre faccende da sbrigare, vai pure, Marron. Non ho bisogno che tu mi assista.-

Il volto della governante si accartocciò.

-D’accordo, ho capito, me ne vado,- concesse -ma tornerò qui non appena avrò sistemato i panni in lavanderia. E mi aspetto di trovarti fuori dalla vasca.-

Oscar accarezzò il pelo dell’acqua con la punta delle dita e le sorrise a labbra strette. “Sai già che mi troverai ancora immersa nell’acqua, Marron” le disse col pensiero.

Rimasta finalmente sola, si concesse un respiro profondo e sistemò i gomiti sui bordi della vasca per non scivolare nell’acqua. Il vapore danzava davanti al suo viso in trasparenti spirali perlacee che ipnotizzarono per qualche momento il suo sguardo.

Aveva molte cose su cui riflettere e la vasca da bagno era il luogo ideale per farlo. 

Risuonavano ancora senza sosta nelle sue orecchie le poche parole che era riuscita ad ascoltare della conversazione tra André e Bernard Chatelet, la sera prima.

“Ho diffuso io le Memorie di Jeanne Valois. È così che l'ho conosciuta.”

Aveva detto il giornalista. Era stata l’unica frase di senso compiuto che Oscar fosse riuscita a sentire, di tutto il resto aveva raccolto solo frammenti. "... una lettera a Rohan", "ho preso i diamanti", "tragica fatalità".

Dal momento in cui aveva staccato l’orecchio dalla porta, Oscar non aveva mai smesso di rimuginare su quella manciata di indizi. Provò a cucirli e ricucirli assieme e, prima ancora che Marron tornasse, si ritrovò con una serie di ipotesi, tutte piuttosto convincenti.

Forse Bernard Chatelet era stato un complice di Jeanne de Valois. Forse Nicolas de la Motte aveva consegnato o venduto a lui i diamanti o forse il giornalista li aveva rubati a sua volta. 

Oscar si sentì ad un passo dalla soluzione. C’era soltanto una cosa che non riusciva proprio a spiegarsi, una domanda che la tormentava.

“Perché André non me ne ha parlato?”

 

 

 

 

André immerse la forchetta nel pezzo di carne che aveva appena finito di tagliare e se lo portò alla bocca. Mentre masticava il manzo burroso cucinato con sapienza dalla nonna, sollevò gli occhi su Oscar e notò che lei non aveva ancora toccato la sua porzione. Se ne stava a braccia conserte, con gli occhi chiusi, trincerata in uno dei suoi silenzi. André ingoiò il boccone senza smettere di osservarla. 

-Oscar?-

Lei schiuse gli occhi, ma non lo guardò. Perseverò nel tacere e non slacciò le braccia dal petto. André si passò il tovagliolo sulle labbra piegate in un sorriso divertito e le rivolse contro la forchetta dalla parte appuntita.

-Ti sei accorta della cena?-

Lei abbassò gli occhi sul proprio piatto. Fissò per un po’ il filetto adagiato su un letto di tenerissimi asparagi e aggrottò la fronte, come se ce l'avesse a morte con quel pezzo di manzo.

-Oscar, che ti prende?-

Lei afferrò il coltello e infilzò la carne con un colpo secco.

-Tu vuoi dare il tuo sostegno a quel dannato ladro, anche dopo quello che ti ha fatto!-

Urlò scattando in piedi come una molla e appoggiandosi al ripiano del tavolo con i pugni serrati. André deglutì a vuoto.

-Hai origliato quando ho parlato con Bernard?-

Chiese sfidando il suo sguardo. Oscar colpì il tavolo con forza. I bicchieri furono scossi da un fremito e un po' di vino finì a macchiare la tovaglia.

-Hai preso le sue difese. Perché?-

Ruggì sprizzando scintille dagli occhi. André non si scompose. Sventagliò via le parole di Oscar con una mano e le rispose con la sua solidissima calma:

-Se tu avessi sentito tutto il discorso non parleresti così.-

-Se non è nulla di ché, perché non me ne hai parlato? Da quando ci sono segreti tra noi?-

André avrebbe voluto ribattere che i segreti tra loro c'erano sempre stati, ma tenne per sé quel pensiero.

-Se ti tengo all'oscuro di qualcosa, Oscar, c'è un buon motivo, non credi?-

In quel momento Marron entrò nella stanza con una caraffa di vino tra le mani. Oscar tese il braccio e le indicò la porta.

-Lasciaci soli, per favore. Io e André abbiamo una questione importante di cui discutere.-

Detestava essere così sgarbata con la cara governante, ma l’indole da comandante spesso prendeva il sopravvento sulle buone maniere. Marron strabuzzò gli occhi e rivolse uno sguardo interrogativo ad André, poi si ritirò senza protestare.

Gli occhi taglienti di Oscar tornarono ad infilzare André. Fece scorrere lo sguardo sulle bende che gli fasciavano l’occhio e si strofinò una mano sul viso.

-Aiutami a capire, André.-

Lui si alzò e fece il giro del tavolo per raggiungerla. Le sfiorò il gomito con le dita e la sentì sussultare appena.

-Hai ragione, Oscar. È giusto che tu sappia. Ti prego, ora dimmi esattamente cos’hai sentito, in modo che io ti possa spiegare.-

Oscar guardò André affondando nel tranquillo ruscello di smeraldo che circondava la sua pupilla e ripetè con precisione le parole che aveva sentito pronunciare da Bernard.

-Oh, Oscar, Bernard non ha nulla a che vedere con l’affare della collana.-

Mormorò lui accennando un sorriso.

-Allora come spieghi il fatto che abbia conosciuto Jeanne de Valois?-

Ribatté lei incrociando le braccia sul petto. André si ravvivò i capelli come per sollecitare la propria mente.

-Non mi ricordo in che modo abbia formulato esattamente la frase, in ogni caso non si riferiva a Jeanne. Quello che intendo è che lui l'ha citata, è vero, ma solo per spiegarmi come ha conosciuto la sua sorellastra...-

Oscar sgranò gli occhi.

-La piccola Rosalie.-

André annuì e tornò a sedersi a tavola. Oscar lo osservò riprendere in mano coltello e forchetta e dopo un attimo di esitazione si riaccomodò anche lei.

-L'ho sentito riferirsi a Rohan, il cardinale coinvolto nello scandalo.-

Borbottò appoggiando le mani sul tavolo.

-C'è una spiegazione molto semplice anche per questo.- André bevve un sorso di vino e riprese -Bernard non ha detto Rohan, bensì Rouen, la città dove ha studiato.-

-E i diamanti?-

Lo incalzò lei.

-Si riferiva a quelli rubati nei suoi furti.-

-E cosa mi dici della "tragica fatalità"?

André rimase in silenzio e fissò la macchia rossa di vino che si stava allargando sul bianco candido della tovaglia. Lui e Bernard avevano concordato di tenere quella faccenda segreta, almeno finché Bernard fosse rimasto a Palazzo Jarjayes, ma, per come si erano messe le cose, era meglio che Oscar sapesse tutta la verità, piuttosto che se ne facesse un’idea sbagliata.

Trattene a lungo gli occhi sulla macchia scarlatta poi prese una decisione. Appoggiò i palmi aperti sul tavolo e guardò Oscar negli occhi, serissimo.

-Domani ti porto in un posto e ti prometto che lì capirai ogni cosa.-

   
 
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