Nascita
L’urlo agonizzante era solo l’ennesimo che
rimbombava tra
quelle quattro mura e oramai nessuno se ne curava più di tanto
-Ci siamo!- urlò la levatrice mentre tastava il
ventre della
gestante nel tentativo di capire la posizione del bambino
-Allora?- chiese ansiosamente una donna, le rughe
formavano
una ragnatela intricata sul suo viso e sulle mani dandogli un aspetto
più
saggio di quello che in realtà non fosse.
-È a testa in giù!- urlò la levatrice, le grida
della partoriente
erano continue e interrotte solo ogni tanto da qualche breve boccata
d’aria, il
letto sfatto e umido di sudore la ospitava già da molte ore, i capelli
erano
legati in una rozza coda ormai sfatta e cadevano sul viso e sulle
spalle, appiccicandosi
al viso
-Manca poco!- la donna artigliò con le mani il
braccio della
levatrice e della allieva, la prima se la levò di dosso con un gesto
secco per
poi tirare per un braccio la ragazza vicino all’anziana
-Dagli appoggio!- ordinò portando la mano della
madre al
braccio della giovane per poi posizionarsi tra le gambe della donna -SI
VEDE LA
TESTA!- urlò cercando di sovrastare la confusione
-Spingi! PIÙ FORTE! Ancora! SPINGI! PIÙ FORTE!-
L’incitamento ritmico era urlato con tutta la
voce, la
gestante voleva solo che uscisse, che tutto quello finisse una volta
per tutte.
-Spingi! Ancora! Più forte! ORA! Fermati e
respira!-
L’allieva gli asciugò velocemente il sudore dalla
fronte per
evitare che gli finisse negli occhi e la donna si fermò prendendo
grosse
boccate d’aria e buttando la testa all’indietro.
Con una manovra sapiente e aiutata dagli oli che
l’allieva
continuava a versare sulla testa del feto, la levatrice afferrò il
nascituro
per le scapole tirandolo fuori, velocemente lo mise a testa in giù e
gli diede
un paio di colpi decisi su quelle che sarebbero diventate le natiche.
In una
reazione immediata l’aria riempi i piccoli polmoni e l’urlo fragoroso
del
piccolo invase la camera sostituendosi a quello della madre. L’allieva
afferrò
il cordone ombelicale e avendo cura di stringerlo abbastanza da fermare
il
flusso sanguigno da entrambi le parti, lo tagliò a una decina di
centimetri dal
bambino per poi farci un nodo. La levatrice gli diede immediatamente il
bambino
tra le braccia avvicinandosi nuovamente alla madre per controllarne le
condizioni.
-Quindi?- chiese l’anziana
-Sembrerebbe tutto a posto, dobbiamo solo
aspettare che
espella la placenta poi tutto sarà finito-
L’anziana annuii avvicinandosi alla donna sul
letto e
fissandola severa -Spera di aver fatto un buon lavoro-
La donna annuii stancamente. La levatrice gli
poggiò le mani
sulle ginocchia attirando la sua attenzione -Ancora un ultimo sforzo,
dobbiamo
far uscire la placenta del tutto o rischia di svilupparsi un infezione-
Tirando su la testa e guardando stancamente la
donna che l’aveva
aiutata fino a quel momento annuii
-Prendi un grosso respiro e alla prossima
contrazione spingi
con tutta la forza che hai, dovrebbe essere l’ultima-
L’ultimo urlo riempì la stanza inebriando i sensi
dei
presenti, misto all’odore di sangue, sudore e liquido amniotico, li
lascia
quasi storditi. La levatrice da una rapida occhiata alla placenta
assicurandosi
che sia uscita tutta e annuendo soddisfatta tra se e se. L’allieva
lascia il
piccolo sul petto della madre mentre scappa fuori a prendere una
tinozza.
-Tu!- la giovane ragazza in piedi affianco al
letto sussulta
-Vai a scaldare qualche brocca d’acqua, dobbiamo lavare sia lei sia il
bambino!-
La giovane scappa fuori evitando per poco di
scontrarsi con
l’allieva della levatrice che rientra nella stanza con una tinozza
piena d’acqua
fredda, la poggia affianco al letto e vi immerge una pezza per poi
passarla
delicatamente tra le gambe della donna per pulirla
-È fredda-
La levatrice annuisce mentre l’allieva continua il
suo
lavoro –L’acqua calda la useremo per il piccolo. Nelle prossime ora
dovresti
sanguinare ancora, ma non molto, ti sembrerà semplicemente di avere il
mestruo
e tutto dovrebbe finire entro domani-
La donna annuisce tornando a guardare ammirata il
fagotto accovacciato
tra le sue braccia
-Per il pagamento...-
L’anziana non le permette neanche di finire la
frase,
avviandosi verso la porta -Certo, mi segua nel mio ufficio-
Le due donne escono lasciando le giovani sole
nella stanza.
-Tra poco dovrebbe tornare la ragazza con l’acqua
calda- è l’allieva
a rompere il silenzio venutosi a creare nella stanza -Avete degli
asciugamani o
qualcosa di simile per avvolgere il neonato?- chiede alzandosi da di
mezzo le
sue gambe
-Dovrebbe essercene uno morbido nel primo cassetto
della
scrivania- risponde la madre ancora presa a fissare la vita che ha
portato in
grembo per nove mesi, adesso sa che se ne prenderà sempre cura,
qualsiasi cosa
accada perché non può fare a meno di amarlo.
La ragazza rientra in camera con due brocche di
acqua
bollente e l’allieva gli fa cenno di rovesciarle nella tinozza con
l’acqua
fredda
-Ma così si raffredderà!- obietta la giovane
fissando di
traverso il contenitore di metallo
-Hai per caso intenzione di lessare il poppante?-
chiede
retorica poggiando la salvietta sulla testiera del letto. L’altra fa
una
smorfia per poi rovesciare le due brocche nella tinozza. L’allieva si
avvicina
immergendovi dentro una mano e annuendo tra se e se, prende il bambino
dalle
mani della madre e lo immerge fino al collo ignorando le urla e gli
strilli
dell’infante.
-Hey! Fermati!- urla la madre spaventata
-È normale! Tranquilla, è solo che te lo ho tolto
dalle
braccia-
Non del tutto convinta si sporge dal letto
osservando con
occhi attenti ogni movimento della ragazza, come passa l’acqua sul
corpicino togliendogli
ogni traccia di sangue e sporco dovuto alla sua lunga permanenza nel
suo ventre.
Si sente tremendamente stanca, eppure non riesce a chiudere gli occhi,
il
sangue gli cola nuovamente tra le gambe e sa che dovrà nuovamente
lavarsi
quando lei e la levatrice se ne andranno. Il piccolo viene asciugato
velocemente e, agli occhi della madre, in maniera decisamente brusca,
con un panno
sottile per poi essere avvolto nella morbida e calda coperta ed
essergli posato
nuovamente in grembo.
-Cerca di non lasciarlo ne troppo al freddo ne
troppo al
caldo, è delicato e potrebbe ammalarsi. Per i primi tempi perderà un
po’ di
peso, è normale, ma poi inizierà a crescere-
La madre annuisce tranquilla, immagazzinando tutte
le informazioni
datele dalla giovane.
-Addio-
Gli risponde con un sorriso mentre esce dalla
porta
portandosi appresso la tinozza piena di acqua ormai sporca.
-Allora- attira la sua attenzione Mie, ha 17 anni
e lavorano
insieme nel bordello, è stata lei a occuparsi di tutto ciò che aveva
bisogno
negli ultimi mesi e le è grata oltre ogni misura -Hai deciso come
chiamarlo, o
chiamarla?- chiede avvicinandosi e ridacchiando. Sono entrambe
felici oltre ogni limite.
Sorride amorevolmente fissando con i suoi occhi azzurri il piccolo viso tra le sue braccia e ringrazia gli dei di quella benedizione, spera solo che lo proteggano ancora un po'.
Note e scleri dell'autrice:
Ehilà! Come state giocatori e giocatrici? Spero bene, perchè è il momento di imbarcarsi con me in questa avventura! é la prima volta che provo un esperimento del genere e spero vada bene! Come avrete capito dall'introduzione questa storia si basa, come concetto, sulle visual novel: quei giochi dove puoi scegliere come far reagire il tuo personaggio in certe situazioni (es. Dolce Flirt, Katawa shoujo et simila). Ovviamente voi potrete scegliere tramite commenti e/o messagi privati, alla fine di quasi ogni capitolo troverete una domanda con due opzioni: A e B. Dovrete semplicemente scegliere quella che vi aggrada di più e inviarmi la vostra risposta, l'opzione votata dalla maggioranza sarà quella che utilizzerò per mandare avanti la storia. La pubblicazione è su base settimanale, tutti i Mercoledì penso, quindi avrete tempo per "votare" fino a Lunedì mattina (per ovvi motivi...). Spero che partecipiate in tanti e che questo esperimento vada in porto ^^ ecco quindi la prima domanda:
Il
neonato di questo capitolo è:
A- un maschietto
B- una femminuccia
Rispondete in tanti!
Imoto-chan