Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: imoto    10/08/2017    1 recensioni
[...] -Ci siamo!- urlò la levatrice, con una manovra sapiente afferrò il nascituro per le scapole tirandolo fuori, velocemente lo mise a testa in giù e gli diede un paio di colpi decisi, in una reazione immediata l’aria riempi i piccoli polmoni e l’urlo fragoroso del piccolo invase la camera sostituendosi a quello della madre. Si sente tremendamente stanca, eppure non riesce a chiudere gli occhi, sa che se ne prenderà sempre cura, qualsiasi cosa accada perché non può fare a meno di amarlo. [...]
"Una visual novel è un videogioco d'avventura interattiva in cui il personaggio giocante può effettuare alcune decisioni che influenzano la trama del gioco; la storia è simile a quella di un racconto o di un romanzo, spesso sono presenti finali alternativi, alcuni dei quali negativi, che dipendono dalle azioni del giocatore."
Avete mai giocato a una visual novel? Io sì, ed è proprio da questo che mi è venuta questa idea. Una storia interattiva dove tu puoi scegliere il futuro di questo racconto e cosa accadrà nel capitolo successivo. Se vuoi saperne di più clicca e scoprì le informazioni alla fine del primo capitolo.
Sei pronto?
Tre… due… uno… GO!
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Levi Ackerman, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Violenza
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Atto II
Vita


-Di quel fiore calpestato

Nessuno ricorda il nome

Oggi pregheremo invano

Tutto è già predestinato

 

Ordini severi muovono il vento

Soffocano il tuo respiro

Lascia che bruci la sua speranza

Lascia che bruci la sua illusione

 

Da questa fiamma possiamo annunciare

La guerra inizia da qui-*

 

La melodia che aveva accompagnato il bambino nel sonno parve rimanere sospesa nell’aria per qualche secondo prima di dissiparsi completamente. Mie lo cullò con dolcezza per poi adagiarlo all’interno della cesta*, appositamente foderata con panni e asciugamani, che fungeva da culla per Mihir.

-Si è addormentato?- la voce era poco più di un sussurro accennato e pareva esprimere un dolore che la giovane, nel suo egoismo, sperava di non dover sopportare mai. Annuii girandosi verso la donna stesa sul letto

-Sì, le tue ninna nanne sono fantastiche per questo-

La donna sorrise amaramente indicando un posto vuoto sul letto accanto a se -Poggialo qui, ti prego-

Mie sollevo la cesta poggiandola poi su quel letto troppo grande per una sola donna, ma troppo piccolo per permettergli di dormire con qualcuno per un’intera notte

-Sei sicura? Potrebbe cadere…-

-È bellissimo non trovi?-

Mie osservò i lineamenti di quella madre che pareva troppo provata, troppo fragile per l’età che aveva, il suo viso era una maschera di amarezza e amore, un amore così grande, profondo, intenso e viscerale che ne ebbe quasi timore, velocemente spostò lo sguardo sul bambino; il suo viso trasmetteva nient’altro che serenità. Non era il primo bambino così piccolo che vedeva all’interno del bordello, ma era raro che sopravvivessero abbastanza a lungo da vederli pronunciare le prime parole. Come la maggioranza dei neonati Mihir non era bello, era uno sgorbietto rugoso e quasi totalmente pelato, dagli occhi chiari, che emetteva strilli acutissimi e pretendeva costantemente che tutti capissero cosa voleva, eppure Mie si era già affezionata e provava nei suoi confronti un grande affetto, forse non era il primo bambino che vedeva, ma era il primo di cui aveva assistito al parto e, soprattutto, era il figlio di colei che considerava amica. Trovare qualcuno da definire amico lì sotto, nel sottosuolo, era cosa più unica che rara eppure lei ne aveva una, tornò a fissare il viso della donna, tra poco l’avrebbe persa. Strinse le labbra in una riga rigida e dura, non era giusto.

-Vuoi che ti porti qualcosa? Qualche intruglio contro il dolore o per farti dormire meglio-

Lei gli sorrise amorevolmente -Torna nella tua stanza, hai già fatto abbastanza Mie-

Uscì velocemente tornando al lavoro, era ingiusto.

 

Osservo il viso di suo figlio e ora che era sola non poté impedire a una lacrima, una singola lacrima, di rigarle il viso. Le fitte all’addome diventavano a ogni respiro più dolorose e mangiare era qualcosa al di fuori di ogni possibilità, avrebbe rimesso tutto. Non ci aveva messo molto a capire che qualcosa era andato storto, nonostante fossero passati quasi tre giorni dal parto l’emorragia non aveva dato cenno a diminuire ed era sicura che non le rimanesse ormai molto. Affondò il viso nel cuscino, una mano ancora adagiata sulla guancia del piccolo, non aveva nulla. Strinse le labbra tra i denti, affondando i canini fino a far uscire qualche stilla di sangue nel tentativo di trattenere l’urlo di dolore che le aveva lacerato il ventre.

-Mihir- sussurrò lasciandosi andare in mezzo a quelle lenzuola sporche, il suo ultimo giaciglio. Pianse silenziosa tutte le sue lacrime maledicendo ogni dio e protettore, supplicandolo di proteggere il frutto del suo ventre, si morse le labbra e si tirò i capelli, singhiozzò con una mano sulla bocca e proibì alle urla di superare la barriera dei denti, fino a quando le forze non la abbandonarono e un velo calò per sempre sul suo sguardo.

 

Mie affrettò il passo sentendo il pianto di Mihir provenire dalla stanza, aprì la porta con una certa irruenza per avvicinarsi a grossi passi alla cula e afferrare il piccolo, lo cullò appena mentre lo sguardo si posava sulla madre. Il letto era zuppo di sangue come da tre giorni a quella parte, schioccò la lingua stizzita dal pianto continuo che gli perforava i timpani e si avvicinò meglio alla donna, ebbe premura di sistemarsi il bimbo addossato al petto prima di allungare una mano verso il suo viso, freddo. Due dita sotto il naso confermarono semplicemente ciò che la parte più razionale di se aveva già appreso. Si allontanò velocemente rimettendo Mihir nella culla e, afferrando qualche straccio e vestito che poteva interessarle, si avviò fuori. Il neonato nella culla improvvisata aveva smesso di piangere mentre osservava, curioso, il nuovo mondo che gli si prestava davanti: la volta grigia in pietra copriva tutto, l’aria era pesante e appestata, piena di odori malsani, l’umidità era percepibile anche da sotto la copertina che gli era stata gettata addosso e centinaia di rumori lo assordavano. Scoppiò nuovamente a piangere a pieni polmoni, affamato e spaventato mentre Mie camminava svelta per le strade del distretto sotterraneo.


Bussò con insistenza a una anonima porta di legno fino a che una donna non gli venne ad aprire, pareva stanca e smunta, oltremodo irritata sia dal pianto del bambino che dalla presenza della ragazza, ma li fece entrare richiudendo la porta dietro di loro.

-Cosa vuoi?-

Mie appoggiò la culla sull’unico tavolo presente nella stanza per poi girarsi verso di lei -Lui è Mihir- la donna sollevo un sopracciglio -Sua madre è morta- la donna scosse il capo osservandola irritata

-Primo, vedi di far smettere di piangere il marmocchio…-

-Mihir!-

-Si, si quello. Secondo, perché mai a me dovrebbe interessare?-

La conversazione fu interrotta dall’urlo di un altro neonato e velocemente la padrona di casa scomparve nella stanza adiacente per poi riapparire con in braccio una bambina che, avida, succhiava il late dal suo seno. Mie la indicò

-Per quello Manila, io non posso allattarlo e dovresti saperlo anche tu che il latte è praticamente impossibile da trovare e, in ogni caso, ha dei prezzi esorbitanti-

-Come tutto- commentò acida -E in ogni caso non mi interessa-

La giovane srotolò uno dei vestiti presi precedentemente e Manila sgranò gli occhi

-Dove lo hai…-

-Considarelo un pagamento-

Quella annuii staccandosi la bambina dal seno, la poggiò delicatamente sulla spalla picchiettandole sulla schiena un paio di volte

-Poggialo sul letto in camera-

Fece come gli era stato ordinato adagiando con cura la veste bianca sul materasso, era un abito semplice: scendeva fino alle caviglie dritto con una forma rettangolare, senza maniche e lo scollo pareva più un buco per permettere alla testa di passare. Mie glielo aveva visto addosso solo una volta e poteva solo immaginare che si trattasse di qualche pagamento o qualcosa di simile, la cosa sorprendete era il candore del tessuto, di un bianco ottico, quasi azzurrino, e la raffinatezza del materiale, morbido, leggero, fresco, pareva quasi di toccare una nuvola.

Tornò nella stanza principale mentre Manila stava allattando il piccolo Mihir che pareva più che felice di ricevere finalmente del nutrimento, la bambina era stata momentaneamente messa all’interno della culla del bambino e riposava tranquilla.

-È molto piccolo-

-Sì, ha pochi giorni- la donna annuii osservandolo attentamente -Non è tuo- affermò

-No- ripose Mie con ovvietà e Manila sospirò pesantemente

-Non voglio sapere nulla, non mi interessa finché mi paghi, solo giurami che non mi troverò i gendarmi o qualcun’alto davanti alla porta a causa tua-

-Te lo giuro- disse seriamente -Non avrei saputo da chi altri andare- aggiunse mesta

-Va bene. Probabilmente per i primi tempi avrà bisogno di mangiare molto spesso, ma col tempo imparerà ad avere degli orari regolari-

Mie annuii -Grazie, davvero- ci fu un lungo momento di silenzio mentre il bambino finiva di allattarsi -Hai detto che ha bisogno di mangiare spesso-

Manila strinse le labbra in una linea dura annuendo mentre riponeva il piccolo nella culla riprendendo in braccio la figlia -Sì, è molto piccolo. Ci vorranno un paio di mesi prima che inizi a mangiare a orari regolari-

-Io non posso fare avanti e indietro. E poi c’è il lavoro…-

La donna la fissò duramente –Non mi prenderò cura del marmocchio, mi basta mia figlia-

Mie sollevò lo sguardo testarda e si fissarono negli occhi -Quel vestito…- argomentò -quel vestito vale così tanti soldi che ne io ne te potremmo mai vederli in tutta la nostra vita! Non ho certo intenzione di lasciartelo per una semplice poppata!-

-E come avresti intenzione di pagarmi? Inoltre non mi pare che avessi precisato che il vestito valeva un’adozione!-

-Non dovresti adottalo!- la voce era diventata poco più che un sibilo iroso

-Ah no? E tu come lo definisci prendersi cura di un bambino non tuo ventiquattr’ore su ventiquattro? Per un tempo sconosciuto! A quanto ne so potresti sparire domani lasciandomi il marmocchio a carico-

Mie indietreggiò di un passo -Non lo sto abbandonando- ringhiò

-Davvero? A me sembra proprio di sì-

Abbassò il capo, stava davvero abbandonando Mihir? Dopo tutto l’affetto che aveva proclamato dentro di se di provare nei confronti di quel bambino lo stava davvero abbandonando? Chiuse gli occhi prendendo un respiro profondo, doveva calmarsi

-Prendi il marmocchio e le tue cose ed esci da casa mia-

Sollevò lo sguardo

-Ora!-

L’ordine perentorio di Manila gli cadde addosso come un macigno soffocandola, a passi incerti si avvicinò alla piccola culla osservando il bambino, la donna gli buttò ai piedi un malloppo di stracci e vestiti, velocemente si chinò e li raccolse, prese la piccola culla e uscì da quella casa ributtandosi nei vicoli e nelle strade, camminò senza meta, stordita e confusa da quello che era successo. Si lasciò cadere lungo una parete avvilita, si sentiva umiliata, eppure aveva davvero pensato che forse… il singulto usci dalle sue labbra senza che lei potesse controllarlo e decise di lasciarsi andare alle lacrime. Svuotò il suo cuore e la sua anima nei singhiozzi e lamenti di quel pianto, nessuno si fermava o la degnava di più di un fugace sguardo, non sarebbe stata la prima ragazza in quelle condizioni che vedevano in quella giornata e non sarebbe stata l’ultima.

Non seppe quanto tempo stette lì, le ginocchia al petto e la testa tra di esse, le braccia che le circondavano il corpo rinchiusa in una barriera di solitudine e dolore, si riprese solamente quando alcuni gorgoglii giunsero prepotentemente alle sue orecchie. Sollevò il capo fissando il bambino accanto a se e per un attimo rimase confusa dal fatto che fosse ancora lì, che nessuno si fosse avvicinato a prenderlo e portarlo chissà dove. Allungò una mano dentro la cesta accarezzando quella piccola vita e permettendogli di avvolgere il suo dito con quella minuscola mano.

Si tirò in piedi osservandosi attorno cercando di capire dove fosse finita, in quel posto tutte le strade parevano uguali e, come se non bastasse, il buio era già calato.

 Afferrò la cesta coprendo meglio Mihir sebbene, effettivamente, non facesse più freddo di quanto ne avesse fatto quella mattina quando erano usciti per strada, e iniziò a camminare, addossata al muro, cercando di ricordare la strada che aveva percorso all’andata.


Mihir aveva appena iniziato a piangere quando, presa dallo sconforto, decise di entrare in uno di quei locali che la gente, lì nel sottosuolo, si era ormai abituata a chiamare locanda; si trovava vicino alle scale per salire in superficie e Mie era abbastanza convinta di poter trovare almeno una camera per alloggiarvi durante la notte. Il locale era poco illuminato, odorava di muffa e stantio, alcool, vomito e sudore formavano un miscuglio che impregnava ogni singola asse di legno di quel posto; qualche avventore occupava i pochi tavoli traballanti e parevano fare a gara tra chi di loro sarebbe riuscito a sopravvivere fino alla mattina successiva senza rimettere le budella. Si avvicinò velocemente all’unico uomo che pareva aver conservato un minimo di lucidità ignorando gli sguardi di coloro che si erano girati verso di lei attirati dal pianto del bambino.

-Hai una camera per la notte? Posso pagarti- come se quelle fossero le parole magiche lo sguardo dell’uomo si fece vispo e interessato, con un mezzo sorriso gli indicò l’unica altra porta presente oltre a quella di ingresso

-Chiedi a mia moglie, per il prezzo potremmo metterci d’accordo dopo- affermò passando attentamente lo sguardo sui vestiti che indossava e su quelli che portava ancora malamente ancorati al braccio –Sicura di poter pagare? Non voglio rogne- disse storcendo la bocca

-Sicura-

Quello annuii pensieroso osservandola mentre superava la porta e la richiudeva alle proprie spalle.

 


Tirò quasi istantaneamente un respiro di sollievo ringraziando la parete di legno che attutiva il continuo farneticare degli uomini ubriachi e per un attimo gli parve che anche il pianto di Mihir si fosse fatto meno intenso.

-Sei una cliente?-

Sussultò cercando con lo sguardo la figura a cui apparteneva quella voce, una donna si era messa davanti a lei, era magra e piena di rughe, i pochi capelli rimasti erano unti e bianchi e tutto in lei trasmetteva stanchezza nei confronti della vita

-Ti ha mandato qui Chayse?-

-Sì- affermò esitante -ho bisogno di una camera per la notte-

L’anziana annuii, ma invece di girarsi e fargli strada si fermò a osservare il bambino -È molto piccolo- Mie scosse leggermente la testa ormai assuefatta a quelle grida -Ha fame- disse semplicemente, la farse totalmente sconnessa le era uscita d’impulso, infondo in quelle ore in quanti gli avevano chiesto di far smettere di piangere Mihir?

La donna sospirò girandosi e facendogli strada, si ritrovò in una piccola cucina con appena un tavolo e due sedie –Siediti, dopo ti porterò in camera. Non possiamo di certo dormire con il bambino che piange tutta la notte!-

Annuii nonostante la donna gli stesse dando le spalle e si accomodò su una delle sedie di legno poggiando la culla per terra e tirando su Mihir, se lo accoccolò al petto iniziando a cullarlo come aveva visto fare a molte donne con i propri figli e come lei stessa aveva fatto più volte

-Così peggiori solo la situazione- la riprese stancamente la donna, Mie sollevo il capo confusa -Ho avuto abbastanza figli nella mia vita da assicurarti che non è così che dovresti tenerlo, in quella posizione il bambino si aspetta che tu inizi ad allattarlo-

-Ma io non posso!-

-Lo immaginavo- disse poggiando il cucchiaio che aveva in mano e avvicinandosi -prendilo così- la istruì posizionandogli il bambino tra le braccia sollevandolo in verticale e facendogli poggiare il viso sulla sua spalla, una mano era posizionata sulla nuca e l’altra sul sedere per sostenerlo

-Grazie-

L’anziana sorrise prima di tornare velocemente a cucinare, con un certo stupore Mie notò solo in quel momento che la donna stava tagliando alcune verdure per poi metterle in una pentola già posizionata sul fuoco

-Non è proprio come il latte, ma mi sa che per stavolta il bimbo dovrà adattarsi, basterà a riempirgli lo stomaco-

-Di cosa si tratta?- chiese curiosa continuando a cullare Mihir

-Zuppa, semplice zuppa. A proposito, quanto ha?-

-Uhm… è nato neanche una settimana fa-

Senza che Mie la vedesse l’anziana donna sgranò gli occhi, batté le palpebre un paio di volte cercando di riprendersi e darsi un contegno. -È molto piccolo-

-Sì, molto…-

-Allora siamo fortunate- si girò sorridendogli incoraggiante -I bambini così piccoli perdono peso nel primo periodo dopo la nascita perché la madre non ha ancora il latte in seno per nutrirli, ma un surrogato fatto di acqua e zuccheri-

-Oh, non lo sapevo-

L’anziana annuii -Già, non è una cosa che sanno in molti qua sotto. E comunque semplifica le cose, invece di qualche zuppa difficile da digerire basterà dargli acqua calda con un po’ di zucchero- affermò prendendo un pentolino pieno fino all’orlo e metterlo sul fuoco affianco all’altra pentola, ci aggiunse diligentemente un mezzo cucchiaino di zucchero e mescolò con cura. Dopo pochi minuti, soddisfatta del corse fuori dalla stanza. Mie rimase sola, con il pianto di Mihir nelle orecchie che si era leggermente attenuato permettendogli quantomeno di non perdere totalmente l’udito.

Quando si accorse che era tornata nella piccola cucina l’anziana aveva versato parte del contenuto del pentolino in una bottiglietta di vetro abbastanza capiente per poi chiudere il tutto con un piccolo boccaglio di plastica; gli passò il biberon sorridendo appena e aiutandola a rimettere Mihir nella posizione precedente, come risultato il bambino riprese a piangere più forte di prima, ma la donna gli mise tra le labbra il morbido beccuccio in plastica spegnendo ogni sua richiesta. Inizialmente il piccolo parve confuso e non molto propenso a succhiare, ma dopo pochi istanti iniziò a bere tutto il contenuto.

-Finalmente un po’ di silenzio- sussurrò incoraggiandola ad afferrare il biberon, Mie cercò di sistemarsi meglio tra le braccia il lattante per non farlo cadere per poi prendere esitante la piccola bottiglia

-Credo di aver perso l’udito da un orecchio- scherzò, l’anziana ridacchiò prima di togliere la pentola piena di quello che ormai era brodo dal fuoco

-Io e mio marito abbiamo già cenato, se vuoi favorire- la invitò rovesciando un paio di mestoli in una scodella di metallo

-Ma Mihir sta…-

L’anziana gli tolse il bambino tra le braccia poggiando davanti a lei un paio di fette di pane

-Su, avanti. Se mangia il piccolo non vedo perché tu non dovresti-

Mie annui con la testa prima di fiondarsi sul piatto, solamente quando l’odore del brodo caldo gli aveva risalito le narici si era resa conto di quanto anche lei stesse morendo di fame. Divorò due fette di pane in pochi morsi prima di cercare di darsi un contegno

-Quindi si chiama Miscil?-

Ingoiò il boccone negando con la testa -Mihir. E io sono Mie-

-Corinne- il silenziò venne spezzato da Mihir che, finito di mangiare, si fece picchiettare un paio di volte sulla schiena prima di rigurgitare leggermente sulla spalla della donna

-Mihir!- quasi urlò Mie sollevandosi in piedi di scatto –Oddio, mi scusi davvero! Non-

Le scuse frettolose vennero interrotte dalla risata di Corinne che gli fece cenno di abbassare la voce -Ti ho già detto che ho avuto molti figli, sono abituata a una cosa del genere ormai da molto tempo. E poi urlare potrebbe spaventare il piccolo Mihir e noi non vogliamo che scoppi a piangere nuovamente, vero?- chiese retorica solleticando la pancia del piccolo

Mie si trovava spiazzata, non sapeva come reagire, la gentilezza di quella donna era così inaspettata che la lasciava interdetta, lei parve accorgersene perché gli sorrise dolcemente –Ti porto nella tua stanza, avrete bisogno di riposare entrambi-

Corrine gli lasciò il bambino tra le braccia e nel tempo che lei si chinò per mettere Mihir nella sua culla e afferrare i vestiti lei si trovava già sulla soglia. La condusse lungo il breve corridoio da cui era arrivata, superarono la porta che dava sul locale e salirono qualche scalino prima di trovarsi davanti a una porta, la stanza oltre a essa era piccola e spartana con appena un letto, un armadio e un comò, possedeva anche una piccola finestrella che dava sullo spiazzo davanti alla scalinata. A Mie parve come un’oasi dopo tanto tempo. Poggio Mihir sul letto e lasciò cadere il cumolo di vestiti ai piedi di esso, Corrine atterrò la sua attenzione con un cenno verso il biberon, nuovamente pieno, poggiato sul comò

-Se il bambino dovesse ricominciare a piangere stanotte, e lo farà, almeno potrai calmarlo- gli sussurrò prima di uscire e lasciarle la sua privacy. Si tolse i vestiti logori e sporchi prima di prendere Mihir dalla culla e poggiarlo sul letto stendendosi al suo fianco, con un enorme sforzo di volontà e lottando contro il sonno che pareva averla colpita improvvisamente si allungò per spegnere la luce e poi si addormentò.



Note e scleri dell'autrice:

* La ninna nanna, nel caso vi fosse familiare, è una semplice rimaneggiamento della traduzione italiana della prima Opening dell'Attacco dei giganti, molto accorciata e rimaneggiata. Quindi si, non mi appartine, ma spero che vi piaccia comunque, e nel caso non si fosse capito a cantarla non è Mie, ma la mamma di Mihir
* Ok, che dire, io questa "culla" me la sono immaginata come un cesto di vimini con un manico (tipo cesto di Cappuccetto Rosso) riempito di stracci e asciugamani morbidosi :3

Incredibile ma vero sono puntuale! Ci siete cascati? No, bhè io almeno ci ho provato e comunque il ritardo è di solamente 25 minuti ^^ quindi mi perdoante? Anche perchè il capitolo è bello sostanzioso, insomma ne succedono di cose: la mamma di Mihir muore, Mie lo prende e va da una certa Manila che lo allatta e poi li sbatte fuori di casa, la poveretta girovaga senza meta fino a trovare Corinne e per adesso c fermiamo qui.
Stavolta non ho nessun sondaggio, ma dovebbe esserci nel prossimo capitolo ( a patto che non diventi troppo lungo e quindi lo debba dividere in due). Spero comunque nei vostri commenti e nelle vostre critiche costruttive, ditemi cosa ne pensate e sopratutto segnalatemi se ci sono errori! Io ho riletto ma l'ora tarda non aiuta...

Ringrazio Carol12 per aver votato lo scorso capitolo, se la storia si fosse evoluta con una femminuccia le cose sarebbero state moooolto diverse, te lo garantisco ;)
Ci vediamo presto,
Imoto-chan






  
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