Vita
-Di quel fiore calpestato
Nessuno ricorda il nome
Oggi pregheremo invano
Tutto è già predestinato
Ordini severi muovono il vento
Soffocano il tuo respiro
Lascia che bruci la sua speranza
Lascia che bruci la sua illusione
Da questa fiamma possiamo annunciare
La guerra inizia da qui-*
La melodia che aveva accompagnato
il
bambino nel sonno parve rimanere sospesa nell’aria per qualche secondo
prima di
dissiparsi completamente. Mie lo cullò con dolcezza per poi adagiarlo
all’interno della cesta*, appositamente foderata con panni e
asciugamani, che
fungeva da culla per Mihir.
-Si è addormentato?- la voce era
poco più
di un sussurro accennato e pareva esprimere un dolore che la giovane,
nel suo
egoismo, sperava di non dover sopportare mai. Annuii girandosi verso la
donna
stesa sul letto
-Sì, le tue ninna nanne sono
fantastiche
per questo-
La donna sorrise amaramente
indicando un
posto vuoto sul letto accanto a se -Poggialo qui, ti prego-
Mie sollevo la cesta poggiandola
poi su
quel letto troppo grande per una sola donna, ma troppo piccolo per
permettergli
di dormire con qualcuno per un’intera notte
-Sei sicura? Potrebbe cadere…-
-È bellissimo non trovi?-
Mie osservò i lineamenti di
quella madre che
pareva troppo provata, troppo fragile per l’età che aveva, il suo viso
era una
maschera di amarezza e amore, un amore così grande, profondo, intenso e
viscerale
che ne ebbe quasi timore, velocemente spostò lo sguardo sul bambino; il
suo
viso trasmetteva nient’altro che serenità. Non era il primo bambino
così piccolo
che vedeva all’interno del bordello, ma era raro che sopravvivessero
abbastanza
a lungo da vederli pronunciare le prime parole. Come la maggioranza dei
neonati
Mihir non era bello, era uno sgorbietto rugoso e quasi totalmente
pelato, dagli
occhi chiari, che emetteva strilli acutissimi e pretendeva
costantemente che
tutti capissero cosa voleva, eppure Mie si era già affezionata e
provava nei
suoi confronti un grande affetto, forse non era il primo bambino che
vedeva, ma
era il primo di cui aveva assistito al parto e, soprattutto, era il
figlio di
colei che considerava amica. Trovare qualcuno da definire amico lì
sotto, nel
sottosuolo, era cosa più unica che rara eppure lei ne aveva una, tornò
a
fissare il viso della donna, tra poco l’avrebbe persa. Strinse le
labbra in una
riga rigida e dura, non era giusto.
-Vuoi che ti porti qualcosa?
Qualche
intruglio contro il dolore o per farti dormire meglio-
Lei gli sorrise amorevolmente
-Torna nella
tua stanza, hai già fatto abbastanza Mie-
Uscì velocemente tornando al
lavoro, era
ingiusto.
Osservo il viso di suo figlio e
ora che era
sola non poté impedire a una lacrima, una singola lacrima, di rigarle
il viso.
Le fitte all’addome diventavano a ogni respiro più dolorose e mangiare
era
qualcosa al di fuori di ogni possibilità, avrebbe rimesso tutto. Non ci
aveva
messo molto a capire che qualcosa era andato storto, nonostante fossero
passati
quasi tre giorni dal parto l’emorragia non aveva dato cenno a diminuire
ed era
sicura che non le rimanesse ormai molto. Affondò il viso nel cuscino,
una mano
ancora adagiata sulla guancia del piccolo, non aveva nulla. Strinse le
labbra
tra i denti, affondando i canini fino a far uscire qualche stilla di
sangue nel
tentativo di trattenere l’urlo di dolore che le aveva lacerato il
ventre.
-Mihir- sussurrò lasciandosi
andare in
mezzo a quelle lenzuola sporche, il suo ultimo giaciglio. Pianse
silenziosa
tutte le sue lacrime maledicendo ogni dio e protettore, supplicandolo
di
proteggere il frutto del suo ventre, si morse le labbra e si tirò i
capelli,
singhiozzò con una mano sulla bocca e proibì alle urla di superare la
barriera
dei denti, fino a quando le forze non la abbandonarono e un velo calò
per
sempre sul suo sguardo.
Mie affrettò il passo sentendo il
pianto di
Mihir provenire dalla stanza, aprì la porta con una certa irruenza per
avvicinarsi a grossi passi alla cula e afferrare il piccolo, lo cullò
appena
mentre lo sguardo si posava sulla madre. Il letto era zuppo di sangue
come da
tre giorni a quella parte, schioccò la lingua stizzita dal pianto
continuo che
gli perforava i timpani e si avvicinò meglio alla donna, ebbe premura
di
sistemarsi il bimbo addossato al petto prima di allungare una mano
verso il suo
viso, freddo. Due dita sotto il naso confermarono semplicemente ciò che
la
parte più razionale di se aveva già appreso. Si allontanò velocemente
rimettendo Mihir nella culla e, afferrando qualche straccio e vestito
che
poteva interessarle, si avviò fuori. Il neonato nella culla
improvvisata aveva
smesso di piangere mentre osservava, curioso, il nuovo mondo che gli si
prestava davanti: la volta grigia in pietra copriva tutto, l’aria era
pesante e
appestata, piena di odori malsani, l’umidità era percepibile anche da
sotto la
copertina che gli era stata gettata addosso e centinaia di rumori lo
assordavano. Scoppiò nuovamente a piangere a pieni polmoni, affamato e
spaventato mentre Mie camminava svelta per le strade del distretto
sotterraneo.
Bussò con insistenza a una
anonima porta di
legno fino a che una donna non gli venne ad aprire, pareva stanca e
smunta, oltremodo
irritata sia dal pianto del bambino che dalla presenza della ragazza,
ma li
fece entrare richiudendo la porta dietro di loro.
-Cosa vuoi?-
Mie appoggiò la culla sull’unico
tavolo
presente nella stanza per poi girarsi verso di lei -Lui è Mihir- la
donna
sollevo un sopracciglio -Sua madre è morta- la donna scosse il capo
osservandola irritata
-Primo, vedi di far smettere di
piangere il
marmocchio…-
-Mihir!-
-Si, si quello. Secondo, perché
mai a me
dovrebbe interessare?-
La conversazione fu interrotta
dall’urlo di
un altro neonato e velocemente la padrona di casa scomparve nella
stanza
adiacente per poi riapparire con in braccio una bambina che, avida,
succhiava
il late dal suo seno. Mie la indicò
-Per quello Manila, io non posso
allattarlo
e dovresti saperlo anche tu che il latte è praticamente impossibile da
trovare
e, in ogni caso, ha dei prezzi esorbitanti-
-Come tutto- commentò acida -E in
ogni caso
non mi interessa-
La giovane srotolò uno dei
vestiti presi
precedentemente e Manila sgranò gli occhi
-Dove lo hai…-
-Considarelo un pagamento-
Quella annuii staccandosi la
bambina dal
seno, la poggiò delicatamente sulla spalla picchiettandole sulla
schiena un
paio di volte
-Poggialo sul letto in camera-
Fece come gli era stato ordinato
adagiando
con cura la veste bianca sul materasso, era un abito semplice: scendeva
fino
alle caviglie dritto con una forma rettangolare, senza maniche e lo
scollo
pareva più un buco per permettere alla testa di passare. Mie glielo
aveva visto
addosso solo una volta e poteva solo immaginare che si trattasse di
qualche
pagamento o qualcosa di simile, la cosa sorprendete era il candore del
tessuto,
di un bianco ottico, quasi azzurrino, e la raffinatezza del materiale,
morbido,
leggero, fresco, pareva quasi di toccare una nuvola.
Tornò nella stanza principale
mentre Manila
stava allattando il piccolo Mihir che pareva più che felice di ricevere
finalmente del nutrimento, la bambina era stata momentaneamente messa
all’interno della culla del bambino e riposava tranquilla.
-È molto piccolo-
-Sì, ha pochi giorni- la donna
annuii
osservandolo attentamente -Non è tuo- affermò
-No- ripose Mie con ovvietà e
Manila
sospirò pesantemente
-Non voglio sapere nulla, non mi
interessa
finché mi paghi, solo giurami che non mi troverò i gendarmi o
qualcun’alto
davanti alla porta a causa tua-
-Te lo giuro- disse seriamente
-Non avrei
saputo da chi altri andare- aggiunse mesta
-Va bene. Probabilmente per i
primi tempi
avrà bisogno di mangiare molto spesso, ma col tempo imparerà ad avere
degli
orari regolari-
Mie annuii -Grazie, davvero- ci
fu un lungo
momento di silenzio mentre il bambino finiva di allattarsi -Hai detto
che ha
bisogno di mangiare spesso-
Manila strinse le labbra in una
linea dura
annuendo mentre riponeva il piccolo nella culla riprendendo in braccio
la
figlia -Sì, è molto piccolo. Ci vorranno un paio di mesi prima che
inizi a
mangiare a orari regolari-
-Io non posso fare avanti e
indietro. E poi
c’è il lavoro…-
La donna la fissò duramente –Non
mi
prenderò cura del marmocchio, mi basta mia figlia-
Mie sollevò lo sguardo testarda e
si
fissarono negli occhi -Quel vestito…- argomentò -quel vestito vale così
tanti
soldi che ne io ne te potremmo mai vederli in tutta la nostra vita! Non
ho
certo intenzione di lasciartelo per una semplice poppata!-
-E come avresti intenzione di
pagarmi?
Inoltre non mi pare che avessi precisato che il vestito valeva
un’adozione!-
-Non dovresti adottalo!- la voce
era
diventata poco più che un sibilo iroso
-Ah no? E tu come lo definisci
prendersi
cura di un bambino non tuo ventiquattr’ore su ventiquattro? Per un
tempo
sconosciuto! A quanto ne so potresti sparire domani lasciandomi il
marmocchio a
carico-
Mie indietreggiò di un passo -Non
lo sto
abbandonando- ringhiò
-Davvero? A me sembra proprio di
sì-
Abbassò il capo, stava davvero
abbandonando
Mihir? Dopo tutto l’affetto che aveva proclamato dentro di se di
provare nei
confronti di quel bambino lo stava davvero abbandonando? Chiuse gli
occhi
prendendo un respiro profondo, doveva calmarsi
-Prendi il marmocchio e le tue
cose ed esci
da casa mia-
Sollevò lo sguardo
-Ora!-
L’ordine perentorio di Manila gli
cadde
addosso come un macigno soffocandola, a passi incerti si avvicinò alla
piccola
culla osservando il bambino, la donna gli buttò ai piedi un malloppo di
stracci
e vestiti, velocemente si chinò e li raccolse, prese la piccola culla e
uscì da
quella casa ributtandosi nei vicoli e nelle strade, camminò senza meta,
stordita e confusa da quello che era successo. Si lasciò cadere lungo
una
parete avvilita, si sentiva umiliata, eppure aveva davvero pensato che
forse…
il singulto usci dalle sue labbra senza che lei potesse controllarlo e
decise
di lasciarsi andare alle lacrime. Svuotò il suo cuore e la sua anima
nei
singhiozzi e lamenti di quel pianto, nessuno si fermava o la degnava di
più di
un fugace sguardo, non sarebbe stata la prima ragazza in quelle
condizioni che
vedevano in quella giornata e non sarebbe stata l’ultima.
Non seppe quanto tempo stette lì,
le
ginocchia al petto e la testa tra di esse, le braccia che le
circondavano il
corpo rinchiusa in una barriera di solitudine e dolore, si riprese
solamente
quando alcuni gorgoglii giunsero prepotentemente alle sue orecchie.
Sollevò il
capo fissando il bambino accanto a se e per un attimo rimase confusa
dal fatto
che fosse ancora lì, che nessuno si fosse avvicinato a prenderlo e
portarlo
chissà dove. Allungò una mano dentro la cesta accarezzando quella
piccola vita
e permettendogli di avvolgere il suo dito con quella minuscola mano.
Si tirò in piedi osservandosi
attorno
cercando di capire dove fosse finita, in quel posto tutte le strade
parevano
uguali e, come se non bastasse, il buio era già calato.
Afferrò la cesta coprendo meglio Mihir sebbene, effettivamente, non facesse più freddo di quanto ne avesse fatto quella mattina quando erano usciti per strada, e iniziò a camminare, addossata al muro, cercando di ricordare la strada che aveva percorso all’andata.
Mihir aveva appena iniziato a
piangere
quando, presa dallo sconforto, decise di entrare in uno di quei locali
che la
gente, lì nel sottosuolo, si era ormai abituata a chiamare locanda; si
trovava
vicino alle scale per salire in superficie e Mie era abbastanza
convinta di
poter trovare almeno una camera per alloggiarvi durante la notte. Il
locale era
poco illuminato, odorava di muffa e stantio, alcool, vomito e sudore
formavano
un miscuglio che impregnava ogni singola asse di legno di quel posto;
qualche
avventore occupava i pochi tavoli traballanti e parevano fare a gara
tra chi di
loro sarebbe riuscito a sopravvivere fino alla mattina successiva senza
rimettere le budella. Si avvicinò velocemente all’unico uomo che pareva
aver
conservato un minimo di lucidità ignorando gli sguardi di coloro che si
erano
girati verso di lei attirati dal pianto del bambino.
-Hai una camera per la notte?
Posso
pagarti- come se quelle fossero le parole magiche lo sguardo dell’uomo
si fece
vispo e interessato, con un mezzo sorriso gli indicò l’unica altra
porta
presente oltre a quella di ingresso
-Chiedi a mia moglie, per il
prezzo
potremmo metterci d’accordo dopo- affermò passando attentamente lo
sguardo sui
vestiti che indossava e su quelli che portava ancora malamente ancorati
al
braccio –Sicura di poter pagare? Non voglio rogne- disse storcendo la
bocca
-Sicura-
Quello annuii pensieroso
osservandola
mentre superava la porta e la richiudeva alle proprie spalle.
Tirò quasi istantaneamente un
respiro di
sollievo ringraziando la parete di legno che attutiva il continuo
farneticare
degli uomini ubriachi e per un attimo gli parve che anche il pianto di
Mihir si
fosse fatto meno intenso.
-Sei una cliente?-
Sussultò cercando con lo sguardo
la figura
a cui apparteneva quella voce, una donna si era messa davanti a lei,
era magra
e piena di rughe, i pochi capelli rimasti erano unti e bianchi e tutto
in lei
trasmetteva stanchezza nei confronti della vita
-Ti ha mandato qui Chayse?-
-Sì- affermò esitante -ho bisogno
di una camera per la notte-
L’anziana annuii, ma invece di
girarsi e
fargli strada si fermò a osservare il bambino -È molto piccolo- Mie
scosse
leggermente la testa ormai assuefatta a quelle grida -Ha fame- disse
semplicemente, la farse totalmente sconnessa le era uscita d’impulso,
infondo
in quelle ore in quanti gli avevano chiesto di far smettere di piangere
Mihir?
La donna sospirò girandosi e
facendogli
strada, si ritrovò in una piccola cucina con appena un tavolo e due
sedie
–Siediti, dopo ti porterò in camera. Non possiamo di certo dormire con
il
bambino che piange tutta la notte!-
Annuii nonostante la donna gli
stesse dando
le spalle e si accomodò su una delle sedie di legno poggiando la culla
per
terra e tirando su Mihir, se lo accoccolò al petto iniziando a cullarlo
come
aveva visto fare a molte donne con i propri figli e come lei stessa
aveva fatto
più volte
-Così peggiori solo la
situazione- la
riprese stancamente la donna, Mie sollevo il capo confusa -Ho avuto
abbastanza
figli nella mia vita da assicurarti che non è così che dovresti
tenerlo, in
quella posizione il bambino si aspetta che tu inizi ad allattarlo-
-Ma io non posso!-
-Lo immaginavo- disse poggiando
il
cucchiaio che aveva in mano e avvicinandosi -prendilo così- la istruì
posizionandogli
il bambino tra le braccia sollevandolo in verticale e facendogli
poggiare il
viso sulla sua spalla, una mano era posizionata sulla nuca e l’altra
sul sedere
per sostenerlo
-Grazie-
L’anziana sorrise prima di
tornare
velocemente a cucinare, con un certo stupore Mie notò solo in quel
momento che
la donna stava tagliando alcune verdure per poi metterle in una pentola
già
posizionata sul fuoco
-Non è proprio come il latte, ma
mi sa che
per stavolta il bimbo dovrà adattarsi, basterà a riempirgli lo stomaco-
-Di cosa si tratta?- chiese
curiosa
continuando a cullare Mihir
-Zuppa, semplice zuppa. A
proposito, quanto
ha?-
-Uhm… è nato neanche una
settimana fa-
Senza che Mie la vedesse
l’anziana donna
sgranò gli occhi, batté le palpebre un paio di volte cercando di
riprendersi e
darsi un contegno. -È molto piccolo-
-Sì, molto…-
-Allora siamo fortunate- si girò
sorridendogli incoraggiante -I bambini così piccoli perdono peso nel
primo periodo
dopo la nascita perché la madre non ha ancora il latte in seno per
nutrirli, ma
un surrogato fatto di acqua e zuccheri-
-Oh, non lo sapevo-
L’anziana annuii -Già, non è una
cosa che
sanno in molti qua sotto. E comunque semplifica le cose, invece di
qualche
zuppa difficile da digerire basterà dargli acqua calda con un po’ di
zucchero-
affermò prendendo un pentolino pieno fino all’orlo e metterlo sul fuoco
affianco all’altra pentola, ci aggiunse diligentemente un mezzo
cucchiaino di
zucchero e mescolò con cura. Dopo pochi minuti, soddisfatta del corse
fuori
dalla stanza. Mie rimase sola, con il pianto di Mihir nelle orecchie
che si era
leggermente attenuato permettendogli quantomeno di non perdere
totalmente l’udito.
Quando si accorse che era tornata
nella
piccola cucina l’anziana aveva versato parte del contenuto del
pentolino in una
bottiglietta di vetro abbastanza capiente per poi chiudere il tutto con
un
piccolo boccaglio di plastica; gli passò il biberon sorridendo appena e
aiutandola a rimettere Mihir nella posizione precedente, come risultato
il
bambino riprese a piangere più forte di prima, ma la donna gli mise tra
le
labbra il morbido beccuccio in plastica spegnendo ogni sua richiesta.
Inizialmente il piccolo parve confuso e non molto propenso a succhiare,
ma dopo
pochi istanti iniziò a bere tutto il contenuto.
-Finalmente un po’ di silenzio-
sussurrò
incoraggiandola ad afferrare il biberon, Mie cercò di sistemarsi meglio
tra le
braccia il lattante per non farlo cadere per poi prendere esitante la
piccola
bottiglia
-Credo di aver perso l’udito da
un
orecchio- scherzò, l’anziana ridacchiò prima di togliere la pentola
piena di
quello che ormai era brodo dal fuoco
-Io e mio marito abbiamo già
cenato, se
vuoi favorire- la invitò rovesciando un paio di mestoli in una scodella
di
metallo
-Ma Mihir sta…-
L’anziana gli tolse il bambino
tra le
braccia poggiando davanti a lei un paio di fette di pane
-Su, avanti. Se mangia il piccolo
non vedo perché
tu non dovresti-
Mie annui con la testa prima di
fiondarsi
sul piatto, solamente quando l’odore del brodo caldo gli aveva risalito
le
narici si era resa conto di quanto anche lei stesse morendo di fame.
Divorò due
fette di pane in pochi morsi prima di cercare di darsi un contegno
-Quindi si chiama Miscil?-
Ingoiò il boccone negando con la
testa -Mihir.
E io sono Mie-
-Corinne- il silenziò venne
spezzato da
Mihir che, finito di mangiare, si fece picchiettare un paio di volte
sulla schiena
prima di rigurgitare leggermente sulla spalla della donna
-Mihir!- quasi urlò Mie
sollevandosi in
piedi di scatto –Oddio, mi scusi davvero! Non-
Le scuse frettolose vennero
interrotte
dalla risata di Corinne che gli fece cenno di abbassare la voce -Ti ho
già
detto che ho avuto molti figli, sono abituata a una cosa del genere
ormai da
molto tempo. E poi urlare potrebbe spaventare il piccolo Mihir e noi
non
vogliamo che scoppi a piangere nuovamente, vero?- chiese retorica
solleticando
la pancia del piccolo
Mie si trovava spiazzata, non
sapeva come
reagire, la gentilezza di quella donna era così inaspettata che la
lasciava
interdetta, lei parve accorgersene perché gli sorrise dolcemente –Ti
porto
nella tua stanza, avrete bisogno di riposare entrambi-
Corrine gli lasciò il bambino tra
le
braccia e nel tempo che lei si chinò per mettere Mihir nella sua culla
e
afferrare i vestiti lei si trovava già sulla soglia. La condusse lungo
il breve
corridoio da cui era arrivata, superarono la porta che dava sul locale
e salirono
qualche scalino prima di trovarsi davanti a una porta, la stanza oltre
a essa
era piccola e spartana con appena un letto, un armadio e un comò,
possedeva anche una piccola finestrella che dava sullo spiazzo davanti
alla scalinata. A Mie
parve come un’oasi dopo tanto tempo. Poggio Mihir sul letto e lasciò
cadere il
cumolo di vestiti ai piedi di esso, Corrine atterrò la sua attenzione
con un
cenno verso il biberon, nuovamente pieno, poggiato sul comò
-Se il bambino dovesse ricominciare a piangere stanotte, e lo farà, almeno potrai calmarlo- gli sussurrò prima di uscire e lasciarle la sua privacy. Si tolse i vestiti logori e sporchi prima di prendere Mihir dalla culla e poggiarlo sul letto stendendosi al suo fianco, con un enorme sforzo di volontà e lottando contro il sonno che pareva averla colpita improvvisamente si allungò per spegnere la luce e poi si addormentò.
Note e scleri dell'autrice:
* Ok, che dire, io questa "culla" me la sono immaginata come un cesto di vimini con un manico (tipo cesto di Cappuccetto Rosso) riempito di stracci e asciugamani morbidosi :3
Incredibile ma vero sono puntuale! Ci siete cascati? No, bhè io almeno ci ho provato e comunque il ritardo è di solamente 25 minuti ^^ quindi mi perdoante? Anche perchè il capitolo è bello sostanzioso, insomma ne succedono di cose: la mamma di Mihir muore, Mie lo prende e va da una certa Manila che lo allatta e poi li sbatte fuori di casa, la poveretta girovaga senza meta fino a trovare Corinne e per adesso c fermiamo qui.
Stavolta non ho nessun sondaggio, ma dovebbe esserci nel prossimo capitolo ( a patto che non diventi troppo lungo e quindi lo debba dividere in due). Spero comunque nei vostri commenti e nelle vostre critiche costruttive, ditemi cosa ne pensate e sopratutto segnalatemi se ci sono errori! Io ho riletto ma l'ora tarda non aiuta...
Ringrazio Carol12 per aver votato lo scorso capitolo, se la storia si fosse evoluta con una femminuccia le cose sarebbero state moooolto diverse, te lo garantisco ;)
Ci vediamo presto,
Imoto-chan