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Autore: vortix    02/08/2017    2 recensioni
Tarquinio il Superbo non aveva preso molto bene la storia che lui fosse l'ultimo re di Roma, e la monarchia per lui doveva continuare. Ora l'ultimo dei re è tornato in vita e sta cercando di impossesarsi nel fuoco di Estia, la fiamma che tiene in vita non solo Roma ma anche la fede negli dei.
Sarà Chiara, l'ultima semidea in Europa, insieme ad alcuni illustri personaggi a noi conosciuti, che cercherà di fermare il temibile Tarquinio.
Storia post "Le sfide di Apollo".
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Estia, Leo Valdez, Nuovo personaggio, Percy/Annabeth, Reyna/Jason
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Una serie di (sfortunati) eventi.'
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6




Io e Reyna abbiamo subito stretto amicizia.
La ragazza dopo avermi offerto un muffin al cioccolato mi ha fatto fare un breve giro del Campo, dandomi tutte le informazioni utili per muoversi in questo posto, tranquillizzandomi un po’.
Le ho raccontato quello che mi è successo negli ultimi giorni (in italiano, il che è stato un po’ di conforto) dicendole di Leo e di Jason, ma quando ho pronunciato il nome di quest’ultimo lei ha fatto un sorrisetto amaro.
Capisco che loro due si conoscono già e che c’è stato qualcosa che l’ha fatta rabbuiare tutto d’un tratto. Abbiamo cambiato poi discorso e lei mi ha raccontato di essere figlia della dea Bellona e che viene dal Campo Giove, descrivendomi quel posto come una specie di piccola riproduzione di Roma e che, in quanto italiana, non posso non andare a visitarla.
Alla fine mi ha accompagna alla famosa casa di Ermes, poco prima del coprifuoco, e io come se fossi una bambina all’asilo, avrei voluto mettermi a piangere perché non volevo che se ne andasse.
Per fortuna i figli di Ermes sono stati gentili nei miei confronti, forse perché abituati a vedere poveri ragazzi sperduti e impauriti arrivare da loro, e mi hanno spiegato come funzionano le abitazioni dalle loro parti. La loro casa è leggermente più grande delle altre, come se fosse un piccolo condominio, con due piani. Per ogni semidio c’è una piccola stanza con un letto singolo, un comodino, un piccolo scaffale e una tv via cavo che trasmette un programma che non ho mai sentito in vita mia: “C’è posta per un dio”. Da quello che ho capito Ermes ne va matto.
La sistemazione non è neanche male, se non fosse per il bagno in comune. Mi chiedo come fanno con i turni della doccia.
Ho notato che nell’atrio principale c’è una foto di un ragazzo biondo, di nome Luke, e gli viene dato un enorme rispetto, come se fosse un eroe di guerra.
Tom, un figlio di Ermes a caso, mi ha informato che questa non sarà la mia vera casa ma solo una sistemazione di passaggio, a meno che Ermes non mi riconosca come sua figlia.
In ogni caso, non ci ho dato tanto peso. Mi sono limitata a buttarmi nel letto e fare finta, per un piccolissimo momento, che tutto questo fosse solo un brutto sogno.
 
Io continuo a sperare che il Campo Mezzosangue sia un sogno; davvero, ce la metto tutta. Ma le mie speranze sono vane.
Mi sveglio di soprassalto per via di una serie di voci che provengono dal corridoio. Mi chiedo chi diamine ha tutta questa voglia di gridare e correre al piano di sotto a quest’ora, e presa da un certo panico lascio la mia piccola stanza, seguendo il gregge.
Quando esco dalla casa di Ermes mi accorgo che non c’è nessun pericolo, e a quanto pare correre come dei forsennati per la colazione qui è la regola.
Sono tentata a tornarmene dentro e dormire ancora un po’, ma sento il mio stomaco rifiutare categoricamente questa opzione.
Così mi avvio verso il Partenone, una specie di padiglione per semidei senza tetto e contornato da perfette colonne greche. Durante il mio tragitto trovo Leo e Jason, freschi  dopo una buona dormita.
«Buongiorno, traditori.» Commento, continuando a camminare.
Leo sembra non capire. «Jason, traduci.»
«Oh, andiamo Chiara. Mi sembra di capire che tu non sia ancora morta o sperduta nel bosco di Dodona, te la sei cavata benissimo il primo giorno.»
«È vero, la ragazza è abbastanza forte da potersela cavare da sola, giusto?» Interviene improvvisamente Reyna, che avvolge un braccio intorno alle mie spalle e fa un piccolo sorrisetto ai due.
Leo alza le mani. «Ehilà, adesso create un club privato dove vi capite solo voi?»
Io e Reyna ridiamo e Jason cerca di non fare altrettanto.
Quando arriviamo alla mensa dei semidei sono sorpresa dal fatto che non c’è nulla di magico. Insomma, pensavo che la magia servisse almeno a farti comparire tutto il cibo che vuoi. Che delusione.
Quello che trovo davanti a me è un semplice buffet. Okay, glielo concedo: un buffet parecchio assortito.
Io e Leo ci tuffiamo sulla crostata al cioccolato, mentre Reyna e Jason sembrano essere più civili. Quando mi sono accaparrata abbastanza cibo per sfamare una viverna, ci sediamo ad un tavolo giusto in mezzo a due colonne, con vista sul mare.
Poco dopo Percy Jackson e Annabeth si siedono con noi. Leo è troppo occupato a mangiare la torta per accorgersene subito.
«Percy, ti ho detto che troppi mirtilli non fanno bene.» Esclama Annabeth, salutandoci subito dopo.
Guardo il piatto di Percy, stracolmo di cibo…blu. Sono sicura che i mirtilli non sono niente in confronto alla quantità di colorante che c’è in quel vassoio.
«Uhm… lo sa che il suo cibo è blu? O per caso è daltonico?» Chiedo agli altri.
«Non sono daltonico. E sono perfettamente consapevole che un pancake non dovrebbe essere blu, ma…»
«Ma?»
«Io voglio i pancakes blu.»
Reyna, davanti a me, mi fa cenno con le mani, facendomi capire che la fama gli ha dato alla testa, e io sogghigno.
«Parliamo di cose più interessanti. -inizia Annabeth- Chirone ha accennato ad una nuova minaccia. Secondo voi chi può essere?»
«Se è un altro imperatore, dò di matto.» Farfuglia Leo. Tutti lo fissano, in silenzio. «Okay, è stato Apollo a fare il grosso del lavoro, ma io ho dato una mano!»
Gli occhi del figlio di Efesto si rabbuiano per un secondo, e credo stia pensando a Calipso, anche se non capisco cosa c’entri con questa storia.
«Cosa c’entra Apollo?» Chiedo.
«Fino a qualche mese fa Apollo era un umano, gli è stata tolta l’immortalità e bla bla bla.»
Ah, su Twitter questa non è arrivata.
«Ma Chirone ha detto che è della stessa stirpe di Chiara, come può non essere un imperatore?» Si intromette Jason. «Scommetto che è Caligola, quel tipo non mi è mai piaciuto.»
«Quello pazzo fuori testa che ha eletto senatore un cavallo?»
«Come fai a saperlo?» Mi chiede Annabeth, spezzando un biscotto integrale.
Faccio spallucce. «Ho studiato storia a scuola?»
Annabeth fa per ribattere, ma rimane in silenzio. E Percy mi guarda divertito, mentre azzanna la sua omelette azzurra.
«Parlare di imperatori mi dà il voltastomaco. -dice Leo- Parliamo di cose più interessanti. Tipo…che so…secondo voi chi è il genitore di Chiara?»
Alzo agli occhi al cielo. «Ed ecco che ci risiamo.»
«Ehi, sto solo cercando di capire…e forse ho fatto anche qualche scommessa.»
«Tu hai fatto cosa?» Esclama Reyna, sbattendo la tazza del caffè sul tavolo.
«Oh, non guardarmi con quello sguardo accusatorio. Tutti sono curiosi di sapere quale genitore greco abbia la nostra novellina.» Continua Leo, appoggiandosi al poggia schiena della sedia.
«Chi ti dice che sia greco? È palese che sia romana. Andiamo, quella maglietta viola nel suo armadio come la spieghi?» Dice Jason, voltandosi verso il suo amico.
«Woah, avete rovistato nel mio armadio?» Mi intrometto io, con un leggero fastidio.
«Dovevamo pur cercare qualche prova, señoritas
Mi accascio anche io sulla sedia, seguita dalle risate di Percy, Annabeth e Reyna.
La colazione finisce poco dopo, ma le loro argomentazioni per dimostrare che io abbia una origine greca oppure romana a quanto pare no.
Secondo Percy e Jason sono romana, perché il mio paese è l’Italia e ho studiato latino. Il che non fa una piega.
Secondo Reyna e Leo ho una origine greca, per via degli zigomi. Non capirò mai il collegamento tra le due cose.
Annabeth dice che non si vuole esprimere.
Quando usciamo dal Partenone, Chirone ci raggiunge al trotto. Non credo che mi abituerò mai a questa cosa.
«Chiara, è ora.»
Ora di tornarsene a casa e dimenticare tutto?
«È ora di scoprire chi è il tuo genitore dell’Olimpo.»
Mannaggia, ci ero andata vicino.
Attraversiamo parte del campo, e nel tragitto incontriamo quello che sembra essere Dioniso: i suoi capelli grigi sistemati dietro l’orecchio e il pancione che sbuca prepotentemente dalla maglietta hawaiana non sono quelli che si vedono nelle rappresentazioni del mio vecchio libro di arte, ma ci passo sopra.
Chirone riesce a risparmiarmi le innumerevoli domande del dio sui vini italiani, e passiamo oltre, finché non arriviamo davanti all’anfiteatro, gremito di ragazzi.
Mi fermo improvvisamente: vedere tutti quei ragazzi che aspettano solo me mi fa sembrare un animale da circo.
Percy mi si avvicina. «Va tutto bene, ci sono passati tutti. Qui non arrivano semidei molto spesso, per cui la cerimonia di riconoscimento è molto speciale. Niente pressioni.»
«Niente pressioni? Spero tu stia scherzando. Come funziona questa cosa?»
«L’unica cosa che devi fare è metterti al centro dell’anfiteatro. Chirone farà il resto, e anche il tuo genitore divino, se è una buona giornata.» Spiega lui.
«Che vuoi dire “se è una buona giornata”?»
«Che se il dio che stiamo cercando di scoprire ha la luna storta bisogna riprovare più tardi.» Interviene questa volta Leo.
«Incredibile, peggio delle compagnie telefoniche.» Sussurro.
Faccio un sospiro profondo e ricomincio a camminare, entrando nell’arena. Sento subito la mia fetta di torta muoversi pericolosamente nel mio stomaco, ma il fatto che la struttura non sia molto grande e che le persone sugli spalti non stiano urlando come dei tifosi ad una partita di calcio, mi tranquillizza un po’.
I miei nuovi amici si allontanano, rimanendo vicino a Chirone.
«Quindi io devo solo mettermi in centro. E poi? Il dio esce dalle nuvole e ci stringiamo la mano?»
Tutti ridono e io comincio davvero a sentirmi a disagio.
«Dovrai eseguire quello che ti dico io. Dopo un po’ dovrebbero comparire intorno a te dei simboli, ognuno per ogni dio. Uno di quelli si illuminerà, e avremo capito chi è tuo padre.» Quando Chirone si mette a spiegare, tutti si zittiscono.
Faccio un cenno con la testa per dire di essere pronta, e mi metto al centro dell’anfiteatro, proprio sopra una X disegnata per terra.
Chiudo gli occhi, e Chirone inizia a parlare. Non capisco cosa stia dicendo, penso sia greco antico, ma non ne sono molto convinta.
Attorno a me percepisco una leggera brezza fredda che mi fa venire i brividi, e dopo qualche secondo riapro gli occhi.
Come aveva detto il centauro poco fa, attorno a me ci sono una serie di simboli sospesi in aria, formando un cerchio. Proprio di fronte a me c’è una folgore, più in là una fiamma, un gufo, poi un tridente, una colomba, e altri ancora.
Tutti i simboli risplendono di luce propria, come se fossero alimentati da una luce neon; l’unico problema è che non riesco a vedere cosa ci sia oltre il cerchio di simboli, come se questi avessero creato una specie di protezione dal mondo esterno.
Mi giro per vedere tutti i disegni, ma fino ad adesso nessuno si è illuminato.
Quasi mi sento sollevata, me lo sentivo che non appartengo a questo mondo, che non sono una semidea.
Prima di esultare però, un simbolo alla mia destra si accende, emanando una luce gialla.
Mi volto di scatto, e vedo un’arpa d’oro brillare in aria, proprio davanti a me.
Un’arpa? È un simbolo di Apollo?
«No! Ancora Apollo no! È una persecuzione!» Sento una voce in sottofondo, e sono quasi sicura che sia stato Leo a parlare. Dopodiché il silenzio assoluto.
Okay, sono figlia di Apollo, tutto molto figo, ma perché la cosa si sta prolungando?
Improvvisamente un altro simbolo si accende, proprio alla mia sinistra: un gufo azzurro brilla proprio come l’arpa di Apollo, e io non so cosa pensare. Sento in sottofondo un brusìo di voci, e comincio a diventare nervosa.
Cos’è, un errore di sistema? Un virus cinese che ha manomesso il riconoscimento?
Dopo qualche secondo la mia bolla di protezione sembra scoppiare, e ritorno a vedere tutte le persone nell’anfiteatro.
Tutti tacciono, fissandomi.
«Chiara, stai bene?» Reyna viene in mio soccorso, trascinandomi via e accompagnandomi vicino a Chirone.
«È…è possibile che si siano accesi due simboli?»
«Non mi è mai capitato. Il primo che si è acceso è anche quello che è rimasto più luminoso, per cui posso dedurre che tu sia figlia di Apollo. Poi la civetta di Atena si è accesa, e non capisco perché.»
«Se è figlia di due dei… non è anch’essa una dea?» Chiede Jason, incrociando le braccia al petto.
«No, mia madre mi ha assicurato che ho solo un padre divino. Non posso essere una dea!»
Qui sembra che nessuno mi abbia ascoltato. Ripeto, fino a qualche giorno fa a malapena non bruciavo un toast.
«Deve essere stata una interferenza…» Prova a suggerire Percy.
Si, interferenza della Telecom che anche in questi casi è capace di chiamare e offrirti il pacchetto internet per l’estate.
«Ragazzi, io neanche li ho i poteri. Come potete pensare che io sia figlia di due divinità?»
Chirone nega con la testa. «Non lo so. Ma due simboli si sono accesi, ci deve essere per forza una spiegazione.»
Le persone nell’anfiteatro cominciano a parlare a voce più alta, e sono quasi sicura che stiano parlando proprio di me.
Annabeth mi si avvicina, prendendomi la mano con gentilezza. «Il simbolo di Atena si è acceso, e questo vuol dire che tu sei mia sorella.»
«Annabeth, penso che sia meglio che lei vada nella casa di Apollo. È chiaro che sia lui il padre.» Esclama Chirone, continuando a guardarmi come se fossi un alieno.
Perché, davvero sembra così chiaro?
La bionda accanto a me annuisce, lasciando la mia mano.
«Io ed Annabeth faremo qualche ricerca, per ora Chiara va nella casa di Apollo, ha bisogno di metabolizzare tutto quanto. Penseremo dopo a come chiarire la questione.»
Senza batter ciglio tutti ubbidiscono al centauro di Hollywood, e Reyna e Jason mi accompagnano alla casa di Apollo, che dista qualche centinaia di metri da quella di Ermes.
Appena entrata, vedo subito un paio di ragazzi completamente diversi l’uno dall’altro: uno è vestito di nero, magro, con i capelli scuri che gli coprono gran parte del viso ossuto, e con un sacco di anelli nelle mani. L’altro invece è più alto, con una chioma bionda rivolta verso l’alto, la sua pelle è abbronzata e indossa una camicia verde con sotto una maglietta arancione, super aderente.
I due mi si avvicinano e per un secondo penso che il ragazzo in nero mi voglia uccidere da un momento all’altro.
«Così la matricola è figlia di Apollo. Piacere, io sono Will Solace, tuo fratellastro.» Will mi sorride a trentadue denti, afferrando la mia mano con forza.
«Lui invece è Nico di Angelo, il mio ragazzo.»
Rimango per un attimo stupita; il detto “gli opposti si attraggono” in questo caso non fa una piega.
 
 
 
 
 
 
…………
Salve a tutti!
Parto subito con il chiarire una cosa: dato che sono passati secoli da quando ho letto i primi libri di Percy, non mi ricordavo più se il riconoscimento dei genitori avvenisse così a caso oppure attraverso una cerimonia. (per Percy mi sembra di ricordare che è avvenuto a caso in un combattimento, ma qui non potevo far venire le cose -passatemi l’espressione- alla cazzo di cane).
Finalmente abbiamo scoperto chi è il padre di Chiara, ma anche la civetta di Atena si è accesa, e come potrete ben intuire c’è qualcosa sotto :D
Non so se effettivamente si possa discendere da due divinità, ma alla fine è solo una ff e io faccio quel che mi pare hahaha
Niente, spero che vi sia piaciuto il capitolo. Ho cominciato anche a cercare alcune gif che possano abbellire i capitoli, e spero che possa piacere anche a voi l’idea. (Anche se ci metto più tempo a cercare la gif azzeccata che a scrivere un capitolo).
Aspetto una vostra recensione per sapere cosa ne pensate, ora mi dileguo.
Potete trovarmi su
Twitter- @glaukopsis
Un bacio, Claire xx
   
 
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