Cap 32 In
Trappola
La ragazza
guardò
Aris come se lo vedesse per la prima volta. “Non puoi
pensarlo sul serio” gli
disse.
“Non
immagini
nemmeno quanto.” Bisbigliò lui abbassando lo
sguardo. Non aveva mai detto
nemmeno ad Elena come si sentisse, ma da quando l’aveva
scoperto, più volte il
pensiero era ricaduto su quell’idea.
E se lui non
fosse
mai nato? E se al suo posto fosse nata una femmina? E se invece fosse
nato
umano? Di “e se fosse” la sua mente era piena,
l’unica cosa che gli impediva di
continuare a pensarci e di impazzire era il pensiero di dover
proteggere Elena,
lei era la sua luce in fondo all’oceano, lei era il motivo
per cui lui andava
avanti e non si lasciava morire nel pozzo nero dei “se
fosse”.
“Ma
non è colpa
nostra!” la ragazza quasi si pentì di quello che
aveva detto, aveva
istintivamente accomunato loro due in un'unica storia.
“Tritone è il solo
assassino! Noi non abbiamo fatto nulla di male!”
“Se
non fossimo mai
nati i tuoi genitori sarebbero ancora vivi… e probabilmente
anche i miei” le
rispose in tono mesto.
“Ma
non avremmo mai
conosciuto tante persone che adesso sono diventate importanti per noi,
io non
avrei conosciuto...” si interruppe bruscamente.
“Si, insomma tu non avresti mai
incontrato Elena, e…”
“A che
scopo?
Guardami!” le ordinò “sono legato in un
buco sottoterra e probabilmente non
vedrò l’alba di domani. Ho causato un sacco di
guai a tutti quanti, se non
avessi conosciuto Elena lei non sarebbe mai stata coinvolta in tutto
questo. Ho
messo in pericolo le persone che amo e non posso fare nulla per
salvarle!”
La ragazza si
alzò
in piedi e si avvicinò a lui, le sembrava molto meno simile
a re tritone
adesso, era molto più umano e questo era strano visto quello
che le era stato
insegnato dai cacciatori.
“Ma un
modo ci
sarebbe” sussurrò lui. Inaspettatamente il ragazzo
aveva alzato il viso, tutte
le sue parole e quello che le aveva raccontato era stato un modo per
tentare di
guadagnare la sua fiducia, per un momento era riuscito ad invertire le
parti da
vittima a carnefice.
“Aiutami
a
liberarmi” aggiunse poi “Ho un piano per eliminare
le divergenze tra umani e
tritoni. Non ci deve essere per forza l’odio tra i nostri due
popoli. Possiamo
fermare tutto questo.”
La ragazza
ritornò
sulla difensiva. “Non posso aiutarti, non chiedermi di
farlo.”
“Nonostante
le
enormi differenze che ci siano tra umani e sirene noi non possiamo fare
a meno
gli uni degli altri, noi ci innamoriamo e non ci dovrebbe essere niente
di male
in questo.”
Lei lo
guardò negli
occhi, lui sentì di aver toccato un punto a lei caro
così tento di continuare
in quel frangente.
“Tritone
questo non
l’ha mai capito.” Sospirò il rosso, poi
proseguì a raccontarle un’altra parte
della sua storia “dopo aver scoperto il mio legame con un
umana non ha esitato
un istante a rapirla, pretendendo poi, che io mettessi fine alla sua
vita per
riparare al torto che secondo lui avevo commesso.” Fece una
pausa d’effetto,
poteva leggere negli occhi di Lara la curiosità
“Ma io non l’avrei mai fatto.
Dopo averla riportata al sicuro sulla terra ho preso la mia decisione.
Ho
rinunciato a tutto, il mio trono, il mio regno, la mia coda. E
l’ho fatto
perché volevo stare con lei, l’ho fatto per
proteggerla perché io la amo più
della mia stessa vita,”
Lara pendeva
dalle
sue parole appassionate, come avrebbe voluto che qualcuno parlasse
così di lei,
negli occhi di quel ragazzo vedeva un bagliore che si accendeva ogni
volta
nominasse la sua ragazza.
Aris
pensò di
chiudere con una frase che era certo, l’avrebbe portata dalla
sua parte. “Così
come tuo padre ha amato te.”
Lara fu davvero
colpita dalle sue parole, rimase un momento interdetta. Aveva dei
piani,
progetti, che non potevano essere sconvolti da qualche frase ben
piazzata dal
principe. Per quanto fosse quasi
stata sul punto di aiutarlo pensò al motivo che la spingeva
a combattere.
“Loro
si aspettano
molto da me” riuscì a sussurrare. “Ho
scelto di stare dalla loro parte per i miei
motivi, anche io come te combatto
per qualcosa” alzò lo sguardo che fino a quel
momento era rimasto basso. “E non
ho intenzione di arrendermi.” La
sua
espressione era diventata infuocata, era molto sicura di sé
e negli occhi di
quella ragazza Aris vide il fuoco della guerra che a breve si sarebbe
scatenato, e chissà quanto altro sangue sarebbe stato
versato…
“Dimmi
almeno cosa
avete intenzione di fare!”
“E
rovinarti così la
sorpresa? Non ci penso proprio!” rise.
Quel piccolo
contatto che Aris aveva creduto di avere instaurato con lei in un
momento si
era spezzato, non vi era più alcun legame e
indipendentemente da quello che lui
le avrebbe detto, Lara non si sarebbe più fidata abbastanza.
Anche la sua
più
piccola speranza era sfumata.
****
Il tempo sembrava non passare mai.
Aris si trovava
in
una grotta scavata nei pressi del lago dove i membri del consiglio
avevano
deciso di rinchiuderlo. Solo quella mattina si godeva, dopo tanto
tempo, la
compagnia di Elena nonostante il pensiero di dover trovare una
soluzione per
gli anelli di Alimede aveva occupato gran parte del loro tempo. Loro
avevano
escogitato un piano. Un buon piano. Ma adesso tutto sembrava incerto
visto
l’andare delle cose.
Lara, la ragazza
Mezzacoda
che era stata il suo carceriere, non l’aveva perso di vista
un momento mentre
entrambi attendevano che qualcosa accadesse.
Il ragazzo aveva
tentato con tutte le sue forze di comunicare con lei, e per comunicare
intendeva fargli capire il loro piano e tentare di metterla dalla loro
parte,
ma lei non aveva voluto sentirne. Dopo aver raccontato la sua
travagliata
storia aveva deciso di chiudersi in un profondo silenzio e limitarsi ad
osservarlo dall’angolo buio in cui era andata a sedersi
parecchie ore fa.
Un rumore
gracchiante e metallico interruppe quel monotono silenzio, il rosso non
riuscì
a cogliere le parole ma sentì la ragazza rispondere di
sì a qualcosa.
Con gli occhi
ancora
puntati su di lei la vide alzarsi e venirgli incontro.
“È
tempo di andare.”
Estrasse una chiave dalla tasca e si avvicinò a lui.
“Il principe Aris è
richiesto alla corte degli anziani.”
“Che
sta
succedendo?”
La mora estrasse
un
sacchetto nero di stoffa. Un cappuccio.
“Hai
due scelte. La
prima, fare tutto quello che dico io e rimanere cosciente durante tutto
il
processo. La seconda…” lei lo guardò
con un’espressione compiaciuta dipinta in
volto “beh, diciamo solo che una volta tramortito non credo
ti risveglierai
più… il piano non specifica che tu debba essere
vivo o morto…”
“Allora
mi sembra di
non avere scelta” la guardò in cagnesco, era
obbligato a fare tutto quello che
lei gli diceva, era più forte di lei questo lo sapeva,
probabilmente avrebbe
potuto liberarsi in un istante nel momento in cui lei lo avesse
sganciato dalla
sua asta in metallo, ma rimaneva un problema, non sapeva né
dove si trovasse né
come avrebbe potuto fare a scappare.
“Io
non lo farei se
fossi in te” gli disse quasi avesse appena letto nei suoi
pensieri.
Il ragazzo
strinse i
pugni, non si era mai sentito più impotente.
“Bravo
pesciolino”
lo canzonò lei.
Lara si
chinò sulla
sua testa e gli accarezzò una guancia con il dorso della
mano. “Che peccato che
questo bel viso dovrò essere coperto, ma ehi, niente di
personale. Non faccio
io le regole qui.”
Aris
serrò le
labbra, il solo essere toccato da quella ragazza gli provocava disgusto
e
irritazione, ma entrambe le sue emozioni durarono davvero poco visto
che lei
gli infilò il cappuccio nero sulla testa interrompendo
bruscamente il loro
contatto.
Sentì
smanettare con
le chiavi di entrambe le catene e dopo qualche istante, nonostante
fosse ancora
incatenato, non fu più legato a quell’asta di
metallo.
“Adesso
da bravo,
alzati in piedi e seguimi.”
Aris non poteva
vedere nulla, le luci erano veramente fioche e con quel cappuccio anche
intravedere delle sagome era molto difficile, i suoi sensi rimanenti si
acuirono, gli sembrò di sentire dei rumori di passi sempre
più forti venire
verso di loro.
Il ragazzo si
alzò
in piedi a fatica giusto nel momento in cui un forte rumore
arrivò dalla sua
destra.
“Eccoti
qua, non
abbiamo tempo da perdere mocciosa, prendiamo noi in custodia
l’esca uno”
“Ehi
ma lui aveva
detto che ci avrei pensato io!” ribatté la voce
della ragazza.
Qualcosa
agganciò le
catene di Aris che si sentì improvvisamente trascinare,
proprio come un pesce
preso all’amo.
“Beh,
i piani sono
cambiati. Nicholas ha preso l’esca due.”
“Lui
che cosa?” la
voce di lei sembrava molto sorpresa.
“Quel
ragazzo
arriverà lontano! Comunque devi andare da lui e dargli una
mano, quella ragazza
non è molto mansueta al contrario di questo qui”
un'altra voce parlò e fu
quella che strattonò le catene ai polsi di Aris.
Ragazza?
Possibile
che stessero parlando di Elena?
“Va
bene, allora
vado… ci vediamo per l’esecuzione” e poi
dei passi di corsa fecero intuire al
ragazzo che lei se ne fosse andata.
Esecuzione?
Quella
parola non gli piaceva affatto, qualunque
cosa stesse a significare.
****
Elena non vedeva
nulla, si era svegliata con un tremendo mal di testa ed una specie di
sacco
nero su tutta la faccia, non vedeva un accidente e quando aveva provato
a
muoversi aveva scoperto di avere le mani e i piedi legati.
L’ultima cosa che si
ricordava era di essere andata a casa di Nick e che poi lui…
ah già, lui
l’aveva bloccata e le aveva fatto qualcosa per farla dormire,
cloroformio…
iniziava a ricordare meglio i dettagli della storia.
Non avrebbe mai
immaginato che Nick avrebbe potuto farle una cosa del genere.
Ovviamente i suoi
molti dubbi li aveva avuti, ma sapere fino a che livello fosse
coinvolto,
questo sì che era scioccante.
La ragazza
provò a
rigirarsi ma le veniva molto difficile mettersi anche solo seduta.
“Ti
sei svegliata
finalmente?” la voce familiare di Nick le giunse alle
orecchie. Persino con un
sacco in faccia avrebbe potuto riconoscerla.
“Dove…mi…trovo…?”
la
sua voce le uscì impastata e ancora confusa.
“Hai
dormito più del
previsto ma…meglio così infondo.”
“Toglimi
questa cosa
dalla faccia!” esclamò arrabbiata.
“Oh
no, non posso,
in effetti non potrei neanche se volessi…”
“Che
cosa vuol dire!
Smettila con questi giochetti del cavolo e dimmi cosa sta succedendo,
ne ho
tutto il diritto Nick!”
Il ragazzo
l’ignorò
e continuò con il suo discorso.
“Sai,
non credevo ti
agitassi così tanto nel sonno, hai scalciato
parecchio”
Elena
riuscì a
mettersi seduta, voleva tentare di avvicinarsi alla voce.
“Beh, spero di averi
colpito almeno!”
Dal ragazzo
uscì un
suono di voce strozzato che Elena interpretò come una
risata. Ma in quel breve
istante di silenzio udì dell’altro, un rumore d’acqua.
“Dove
siamo?” la sua
voce si fece seria. Mosse i piedi per terra ed ebbe la sensazione di
strofinare
le scarpe sulla terra, sassi erba e fango.
“Ti ho
portato in un
bel posto,” le disse enigmatico. “A una festa
ovviamente!”
I polsi di Elena
si
sfiorarono l’uno con l’altro, era legata con della
corda e non più con quello
scotch, adesso che ci pensava sentiva le braccia e le gambe bruciare,
dovevano
averglielo tolto mentre era priva di sensi. Le mani alle sue spalle
toccarono
una corda che arrivava ad un palo, forse era di legno perché
al tatto le sembrò
ruvido e fresco.
“E non
appena
inizieranno le danze tu avrai il posto che ti spetta, non sarai
l’ospite
d’onore ma spero ugualmente che
apprezzi…”
“Che
cosa avete
intenzione di fare? Perché non mi togli questo cappuccio e
mi fai vedere dove sono,
vigliacco!”
“Mi
dispiace tesoro,
proprio non posso. È una delle regole essenziali non
rivelare la nostra
identità alle nostre…esche…
fino a
che non sarà giunto il momento. Ti prometto che vedrai tutto
quello che ci sarà
da vedere quando sarà opportuno” Lui le sorrise ma
lei non lo potè vedere.
“Non
mi hai ancora
detto cosa ci faccio io qui!”
Ci fu un istante
di
silenzio, Elena sentiva che attorno a loro c’era fermento,
udì dei passi
strascicati e delle cose trainate per terra.
“Volete
prendere i
restanti anelli, non è così? Voi volete usarli
per uccidere tutto il popolo del
mare!”
“Vedo
che il tuo cervellino
non ha smesso di funzionare… bene sì,
è quello che vogliamo fare.”
“Ma
quegli anelli…”
Elena si interruppe, la strega del mare gli aveva detto che i
cacciatori non
sapevano che funzionassero solo con i membri della famiglia reale,
poteva
essere un enorme vantaggio che avevano e non voleva certo farselo
scappare.
“Quegli
anelli
cosa?” chiese Nick curioso.
Lei non
parlò.
Passò
un istante,
forse qualcosa in più, poi Nick parlò.
“Funzionano
solo con
la famiglia reale? Stavi per dire questo?”
Elena fu
sconvolta,
per fortuna che la sua faccia era coperta. Come facevano loro a
saperlo?!
“Stupita
eh…? Beh a
quanto pare ci hai sottovalutato Elena, noi sappiamo sempre tutto. E così ti sei risposta
alla tua
domanda… cosa ci fai tu qui?
Semplice, se
vogliamo che Aris faccia tutto quello che noi
vogliamo abbiamo bisogno di un piccolo incentivo per
persuaderlo…”
Ovviamente
l’incentivo era lei. L’avevano catturata per
costringere Aris a fare tutto
quello che loro volevano. Volevano che lui uccidesse il suo popolo e
per farlo
avrebbero sfruttato il loro legame. Era crudele e spregevole.
“E tu
hai scelto
proprio bene Elena. Non potevi innamorarti di un umano o un tritone
qualunque.
No, tu hai scelto un principe”
“Io
non ne sapevo
nulla” ammise sull’orlo delle lacrime.
“Io non ho scelto Aris perché fosse un
principe o altro, non ho chiesto io di innamorarmi di un
tritone!”
Aris era
semplicemente la persona che la capiva meglio di chiunque altro, anche
se non
era umano con lui Elena aveva la sensazione di sentirsi completa, come
se in
qualche modo la sua sola vicinanza la rendesse molto più di
quello che era.
Accanto a lui si sentiva speciale e importante, ma non avrebbe mai
pensato che
un ragazzo, un tritone potesse
farle provare
quel genere di emozioni.
In pratica era
tutta
colpa sua, se il popolo del mare si ritrovava in quella situazione, era
solo ed
esclusivamente colpa sua.
Se Aris era
tenuto
prigioniero, colpa sua.
Se ci sarebbe
stata
un epocale lotta tra due fazioni in guerra da secoli. Idem.
Elena pianse in
silenzio, non voleva dare a Nick la soddisfazione di sentirla
sconvolta. Almeno
quella battaglia voleva vincerla.
“Elena?”
sentì una
voce in lontananza, per un istante le sembrò Aris.
“Aris?”
gridò lei in
risposta, ma la voce fu subito acquietata, e lei sentì
qualcuno armeggiare con
il suo cappuccio.
“Eh no
Elena, non
questa volta.” Le disse Nick all’orecchio.
Un'altra voce si
unì
alla sua.
“È
tempo di andare”
parlò la voce femminile.
“Sì
lo so.” Sentì
armeggiare con la fune che la teneva legata al palo
dopodiché le mani di una
ragazza l’aiutarono ad alzarsi in piedi.
“Dove
andiamo?”
chiese lei spaventata.
“Voglio che tu veda la vera natura dei tritoni. Quando lui arriverà, la battaglia avrà inizio e finalmente dove tutto è cominciato, tutto finirà.
A.A.
Ci
siamo ragazzi, la battaglia è sempre più vicina,
a brevissimo avverrà lo scontro tra tritoni e cacciatori,
voi per chi tifate? E secondo voi chi l'avrà vinta?
Ci rivediamo prestissimo con il capitolo 33, L'esca!