Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Rivaille_02    03/08/2017    2 recensioni
«Sono Levi Ackerman, il vostro professore di educazione fisica. Vi anticipo che, alla fine di tutte le lezioni, dovrete pulire la palestra. Anche se non ci sarò le ultime ore, dovete pulirla. Ci siamo capiti, mocciosi?» spiegò severo. Il professor Levi era un maniaco della pulizia. Non c’è stata classe che non abbia pulito la palestra quando c’era lui.
«Sì prof!» risposero i ragazzi intimoriti dall’insegnante. Solo Eren sembrava non averne paura. Al contrario, quando i loro sguardi si incrociarono, arrossì.
Genere: Sentimentale, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Armin Arlart, Eren Jaeger, Levi Ackerman, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
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Una ragazzina dai capelli neri raccolti in uno chignon correva in direzione dell’ex rifugio della banda di Ymir. Una volta accertata che non ci fosse nessuno nei paraggi, scese le scale ed entrò. Le sembrò strano non vedere nessuno dentro. Prese il telefono e, scocciata, chiamò uno dei tre ragazzi più piccoli della banda. Aspettò qualche secondo prima che il ragazzo rispondesse.
«Devi rispondere subito!» esclamò lei arrabbiata.
«Ho capito! Non è colpa mia se la tasca ha la cerniera!» ribattè l’altro.
«Passiamo a cose più serie. Non sono qui» informò la ragazza uscendo.
«Almeno sei al loro rifugio?».
«Non sono mica così stupida! Ritorno alla base» rispose scocciata. Il cielo era blu notte, le stelle e la luna illuminavano quella piazzetta dove mancavano i lampioni. Era tutto così silenzioso. Troppo silenzioso. Non c’era nessuno a parte la ragazza. Nonostante l’atmosfera tetra, mantenne la calma.
«Dobbiamo venirti a prendere, Gabi?» chiese una voce maschile più matura.
«Non c’è bisogno Colt, davvero». Sentì dei passi. Erano veloci. Si girò di scatto ma non vide nessuno. Per sicurezza andò a controllare. «Chi va là?». Nessuna risposta. «Vieni fuori!». Niente. Gabi iniziò ad innervosirsi. «Ho una bomba con me! Non ho paura a usarla!». Dall’altra parte della cornetta erano tutti preoccupati: la ragazza era davvero capace di farla esplodere.
«Gabi, non riattaccare! Stiamo arrivando con la macchina. Tempo dieci minuti e siamo da te!» la avvertì Colt facendo salire i ragazzi sul mezzo. «Falco» chiamò il fratellino.
«Che c’è?» domandò il ragazzo mettendosi a sedere nel posto accanto al guidatore.
«Usa quel coltello» gli ordinò accendendo il motore.
«Perché non mi hai fatto rimanere a casa...» sospirò prendendo l’arma.
«Oggi Falco potrà difendere la sua bella Gabi!» rise la ragazza seduta nei posti dietro, Zofia. Il ragazzo arrossì.
«E dai, Falco! Lo sappiamo tutti ormai che hai una cotta per lei!» continuò l’altro seduto accanto a lei, Udo. Colt si limitò a ridere.
Nel frattempo, Gabi si ritrovò faccia a faccia con suo cugino, Reiner. La ragazza prese la bomba dalla tasca del pantalone e gliela mostrò. Non si sorprese.
«Vuoi dirmi che utilizzate anche le bombe oltre ai coltelli?» le chiese facendole vedere la lama della sua arma.
«Non contro di te, ovviamente» rispose mettendola via.
«Dove sono i tuoi amici?».
«Dovrebbero arrivare fra dieci minuti».
«Hai riattaccato?» le domandò guardando il telefono acceso.
«Silenzioso» rispose secca lei. Reiner alzò il braccio. Gabi lo guardò confusa. Si guardarono entrambi in silenzio. Ad un certo punto, si sentì il rumore di una macchina. Appena fu dietro la ragazza, abbassò il braccio. Una ventina di ragazzi corsero verso di loro, circondando il veicolo. I ragazzi che erano dentro riuscirono ad uscire.
«Quindi questa è la banda di Shiganshina...» osservò Udo sistemandosi gli occhiali.
«E i leader dovrebbero essere quei due, giusto Colt?» chiese Zofia guardando nella direzione di Reiner.
«Esatto, proprio loro: Furlan Church e Isabel Magnolia» rispose il ragazzo. «Prendete i coltelli. Se ci sono loro, si inizia subito».
«Vedo che ci conosci, ragazzino» gli disse Isabel sorridendo.
«A quanto pare siamo famosi come una volta...» continuò Furlan estraendo il coltello. Così fecero tutti gli altri quando videro arrivare altre vetture. Questo annunciò l’inizio della battaglia. La gente negli appartamenti cercava di far dormire i loro bambini, altri abbassarono le serrande. Ormai erano tutti abituati.
Dopo dieci minuti, nessun ferito. Dopo venti, uno o due feriti. Dopo mezz’ora, ce ne furono una decina. Il rumore e le urla dei componenti delle bande svegliò Eren. Aprì lentamente gli occhi e vide Levi sdraiato davanti a lui. Gli scosse delicatamente la spalla.
«Levi...» lo chiamò assonnato.
«Che c’è, Eren?».
«Cosa sono questi rumori?». L’uomo si girò verso il comodino e accese il telefono per vedere l’ora: le due e mezza di notte. Si alzò. «Dove vai?».
«In cucina». Il ragazzo lo seguì. Siccome la luce era spenta, mise male i piedi per il troppo sonno e cadde addosso a Levi. «Potevi rimanere a letto. Sarei tornato subito» gli disse reggendolo.
«Volevo venire...» rispose Eren appoggiandosi al tavolo. L’uomo accese la luce e guardò fuori dalla finestra. «Che succede, Levi?» chiese il ragazzo stropicciandosi gli occhi. L’altro si diresse verso la porta.
«Aspettami qui». La aprì.
«Ma Levi...».
«Eren». Lo guardò serio. Il ragazzo annuì preoccupato e si mise a sedere sul divano sotto la finestra. Levi uscì chiudendo la porta. Si affacciò dalla terrazza.
“Spero che non ci siano anche loro...” pensò cercandoli. Quando li trovò, spalancò gli occhi incredulo. “Siete degli idioti...”. Bussò.
«Eren, io scendo. Tu rimani dentro. Non uscire per nessun motivo, okay?». Eren rispose con un “sì” ansioso. L’uomo allora prese l’ascensore e scese. Li aspettò dentro. Era sicuro che sarebbero passati di lì, Furlan e Isabel.
Eren decise di farsi un caffè per svegliarsi: sapeva che non si sarebbe riaddormentato con tutto quel rumore. Mentre beveva, si affacciò alla finestra e vide quel che preoccupò Levi. Per poco non sputò la bevanda. Mise la tazza sul tavolo e aprì per mettere fuori la testa. Intravide una ragazza dai capelli corti castani. Socchiuse gli occhi per vedere chi fosse: Ymir. Con un coltello in mano. Stava per uccidere un ragazzo. Eren non sapeva se chiamarla o stare zitto. Optò per la prima.
«Ymir!!» urlò. La ragazza riuscì a sentirlo. Decise prima di infilzare l’avversario e poi girarsi verso il compagno di classe. Anche gli altri lo sentirono, ma non lo degnarono di uno sguardo.
“Che stanno facendo...? Per ‘qualcosa da fare stanotte’ intendevano la battaglia fra bande?”. Il ragazzo non poteva crederci. Chiuse la finestra e corse a prendere il telefono. Anche se probabilmente stava dormendo, decise di chiamare Armin. In realtà, il biondo non stava affatto dormendo. Anzi, si stava divertendo con Jean e Marco. Quando gli squillò il telefono, fu il primo a rispondere.
«Che ti serve, Jaeger?» rispose scocciato. Eren rimase scioccato. Cosa ci faceva il suo amico insieme al ragazzo che più odiava?
«Jean, passami Armin» gli ordinò.
«Che fai? Prima lo rifiuti, non ci parli, e ora lo chiami trattando così un suo amico? Riattacco».
«Jean, aspetta». Armin gli prese il telefono. «Che vuoi dirmi, Eren?» gli chiese dolcemente. Silenzio. «Eren, ci sei?». Non rispose. «Dove sei? Vuoi che ti raggiunga?».
«Non venire» disse secco. Il biondo non capì. Chiese spiegazioni. «Volevo solo dirti di fare attenzione...».
«Eren, che succede?».
«La tua casa è qui vicino...è iniziata la battaglia fra bande...» lo avvertì. Il ragazzo sussultò.
«Eren, dove sei? Casa tua è a mezz’ora di distanza dalla mia...».
«Non importa. Fai attenzione». Riattaccò veloce. Armin era confuso. Che voleva dire con “fai attenzione”?
Eren appoggiò il telefono sul comodino e si rannicchiò nel letto. Le lacrime iniziarono a scendere senza che se ne accorgesse.
“Perché l’ho chiamato? Perché ho riattaccato così? Non volevo fare niente di tutto ciò...l’ho ferito ancora, ne sono sicuro...”. Si toccò la guancia. “Lacrime...? Sto piangendo...?”. Non poteva crederci. “Voglio Levi...ci sta mettendo troppo...” affondò la testa nel cuscino.
Levi si era appoggiato alla porta d’ingresso del condominio. Era preoccupato, anche se l’espressione seria non lo dimostrava. Appena li vide davanti a sé, li prese per i cappucci delle loro giacche e li buttò, letteralmente, dentro l’edificio chiudendo la porta. Avevano entrambi dei graffi sul viso e sulle braccia. Li disarmò.
«Che stai facendo, fratellone?!» gli urlò contro Isabel alzandosi.
«Non urlare. C’è gente che dorme a quest’ora» rispose Levi tenendo i coltelli in mano.
«Non possiamo lasciare soli i ragazzi» ribattè Furlan avvicinandosi all’amico.
«E voi dovevate rimanere a Rose. Vi avevo avvertiti». Diventò serio. Sentirono dei suoni da fuori.
«Qualcuno ha chiamato la polizia...» osservò la donna. «Avverto i ragazzi!». Si avviò verso la porta ma Levi le si mise davanti bloccandola.
«Lì ci sono anche i miei ragazzi. Se la sanno cavare».
Appena udirono le sirene, i ragazzi iniziarono a sparpagliarsi in modo da lasciare la piazzetta vuota. La polizia arrivò quando ormai era tutto finito. Isabel e Furlan se ne andarono quando gli agenti ebbero finito di pattugliare la zona. Levi tornò nel suo appartamento e scoprì che era stato Eren a chiamarli. Lo trovò nel letto che piangeva.
«Levi...» lo chiamò in mezzo a qualche singhiozzo. L’uomo si avvicinò e gli asciugò le lacrime.
«Cos’è successo?» gli chiese. Il ragazzo gli prese le mani.
«L’ho ferito di nuovo...sono uno stupido...».
«Chi hai ferito?».
«Armin...».
«Farete pace, ne sono sicuro» cercò di tranquillizzarlo.
«Ne sei davvero sicuro...?». Levi avvicinò il suo viso a quello di Eren facendolo arrossire. Non doveva nemmeno rispondere, il ragazzo aveva già capito la risposta dal suo sguardo. Così deciso e dannatamente sexy, questo era quel che pensava mentre l’altro lo guardava. L’uomo fece sdraiare dolcemente il ragazzo. «L-Levi...che stai...?». Non riuscì a continuare.
«Zitto e fatti baciare, Eren». Detto ciò, lo baciò. SI staccò quasi subito vedendo il castano a disagio. «Che c’è? Sto continuando quel che avevamo iniziato nello spogliatoio» spiegò come se fosse la cosa più ovvia.
«È solo che...». Eren girò la testa imbarazzato.
«Non te lo aspettavi?».
«N-no...».
«Devi dirmi qualcosa, Eren?».
«E-ecco...anche tu mi...». Levi si buttò accanto al ragazzo. Prese un bel respiro e poi parlò. «Anche tu mi piaci, Levi» dichiarò tutto ad un fiato. Eren si girò per vederlo in faccia: stava sorridendo.
«Da oggi considerati il mio ragazzo, Eren Jaeger» gli disse chiudendo gli occhi.
«Mi metterai voti alti?» scherzò.
«Ti valuterò come gli altri. Non faccio eccezioni» rispose serio. Il ragazzo ridacchiò.
«Stanco?» gli chiese accarezzandogli il viso. Non rispose. Una volta capito che stava dormendo, gli diede la buonanotte con un bacio sulla fronte e spense la luce.
   
 
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