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Autore: Vago    04/08/2017    4 recensioni
Libro Terzo.
Il Demone è stato sconfitto, gli dei non possono più scegliere Templi o Araldi tra i mortali.
Le ultime memorie della Prima Era, giunta al suo tramonto con la Guerra degli Elementi, sono scomparse, soffocate da un secolo di eventi. I Templi divennero Eroi per gli anni a venire.
La Seconda Era è crollata con la caduta del Demone e la divisione delle Terre. Gli Araldi agirono nell'ombra per il bene dei popoli.
La Terza Era si è quindi innalzata, un'era senza l'intervento divino, dove della magia rimangono solo racconti e sporadiche apparizioni spontanee e i mortali divengono nemici per sè stessi.
Le ombre delle Ere passate incombono ancora sul mondo, strascichi degli eventi che furono, nati dall'intreccio degli eventi e dei destini dei mortali che incontrarono chi al fato non era legato.
I figli, nati là dove gli immortali lasciarono buchi nella Trama del Reale, combatteranno per cercare un destino che sembra non vederli.
Una maschera che cerca vendetta.
Un potere che cerca assoluzione.
Un essere che cerca di tornare sè stesso.
Tutti e tre si muoveranno assieme come un immenso orditoio per sanare la tela bucata da coloro che non avevano il diritto di toccarla.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Leggende del Fato'
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L’elfo dal tatuaggio romboidale aprì la porta della casupola che, da sola, si ergeva sulla vetta mozza del Flentu Gar. Ad attenderlo, dalla parte opposta, una scala che proseguiva verso il cuore di quel monte.
I suoi passi rimbombavano tra le pareti di pietra, accompagnandolo nella sua discesa.
Due vie si presentarono davanti a quegli occhi scuri.
Una porta, sulla sinistra, e il proseguo della scala, davanti.

Che odio.
Il sottosuolo, intendo. Così cupo, privo di vita. Per lo meno il palazzo di giustizia di Gerala era in mezzo al verde.
Potrei continuare a scendere, arrivare fino alle segrete, continuare a scendere ed andarla a trovare. Non saprei però cosa dirle e detesto incontrare qualcuno senza una storia da donargli.
La prossima volta. La prossima volta.
Ma, per ora…

L’elfo appoggiò la sua mano sulla maniglia, facendo scattare la serratura e spingendola verso l’interno.
La stanza in cui entrò era illuminata da un imponente candelabro in vetro appeso al soffitto. Su di esso ardevano centinaia di candele.
Su alti scranni, dalla parte opposta rispetto all’unico ingresso, sei figure si voltarono nella sua direzione, attratte dal suono dei cardini che ruotavano.

Strano. Anzi, non strano, particolare.
Sono passati… almeno un migliaio di anni dall’ultima volta che Loro si sono lasciati vedere in faccia, senza ripararsi dietro una coltre di penombra.
Sei… è un numero medio. Negli anni li ho visti oscillare tra i due e i ventiquattro membri, non mi stupisce, quindi, vederne un numero così… canonico.
Numero o non numero, questa Loro formazione non ha ancora sfruttato i miei servigi. È arrivato il momento di rifare quel discorso imbarazzante.

- Salve a voi. Potete chiamarmi con il nome di Viandante. Come vi avranno riferito i vostri predecessori, sono un mutaforma legato alla vostra società da un contratto stipulato secoli fa. Se voi, come chi vi ha preceduto, firmerete il mio contratto e vi impegnerete nel mantenerlo, potrete contare sulle mie abilità e sulla mia lealtà.- l’elfo fece una pausa, quasi avesse finito di parlare. Un idea, poi, balenò per un attimo nella mente del mutaforma. – Ci tengo, però, a ricordarvi che la scadenza del mio contratto è fissata da qui a vent’anni. Sono fiducioso che manterrete la parola che venne data, in ogni sua clausola. –
Il plico di fogli venne estratto dallo scrigno in cui era riposto da un uomo dalla stempiatura marcata, la cui fronte alta quasi scintillò alla luce del candeliere. L’uomo sorrise alla vista del contratto, per poi tornare a guardare l’elfo che ancora restava in piedi, immobile.

L’età non è stata particolarmente gentile con lui.
Oh, già, nessuno l’ha ancora chiamato per nome. È Vanenir II, solo con quasi meno capelli che fratelli in vita e un po' più d'esperienza.
E poi c’è quello scrigno. Quel maledetto ammasso di legno, ferro e sigilli magici delle più disparate culture.
Se solo potessi toccarlo non sarei rimasto al loro servizio così a lungo.

Vanenir II, re dei draghi, sullo scranno più a sinistra, porse i fogli all’uomo più vicino.
La penna inchiostrata passò di mano in mano, tracciando le cinque firme che ancora mancavano.
Lakar Maoi, uomo a capo della gilda mercantile più influente delle Terre, colui che decide il valore di ogni singola merce in circolazione.
Sarah Dan Rei, l’elfa che si è arricchita grazie agli introiti del treno Nube, l’unico mezzo, ad ora, in grado di permettere spostamenti sufficientemente veloci e sicuri dai Muraglia alle maggiori città che si affacciano sul mare occidentale e, da lì, a Gerala.
Rast Mareu, l’uomo protettore dei governatori delle Chiritai, colui che ha il potere di muovere a piacimento gli equilibri politici delle città tecnologicamente più avanzate delle Terre.
Johanne Fenter, la donna poco più che trentenne che si era aggiudicata la carica di Giudice Maggiore dopo la prematura scomparsa del suo predecessore.
Krave Dunnont, colui che gestisce il traffico dei sempre meno numerosi Demo che abitano le terre.

Chi non darebbe fiducia a soggetti del genere?
Un re regicida, l’uomo che si arricchisce giocando con l’economia, la donna che controlla i traffici principali delle Terre, l’effettivo governatore del conglomerato di città più potente in campo tecnologico, la signora che gestisce ogni sentenza elargita e l’uomo che traffica nei migliori schiavi esistenti.
Ora le cose importanti.
Finora, solo Vanenir aveva posto la firma necessaria per ordinarmi qualcosa. Questa cerimonia la fanno solo quando devono spedirmi a fare qualcosa di importante.

- Ora che avete siglato i termini del mio contratto, mi permetto di chiedervi qual è la ragione della  convocazione. -
Il re dei draghi si alzò dal suo scranno, prendendo da terra una cartellina in legno. Ne tirò fuori diversi fogli delle più disparate dimensioni che porse all’elfo in piedi.
Relazioni, referti medici, schizzi, bozzetti di corpi riversi, la piantina di un edificio e dichiarazioni di guardie cittadine e di civili.

Non vedevo cose del genere da… questa è tosta.
Credo dai tempi di Jackie, cioè, di Jack lo Squartatore. Avete presente, no? Inglese vittoriano, inquietante, poca igiene personale e una splendida ossessione per le prostitute, o meglio, per le loro interiora.
Non riuscirono mai a catturarlo, quindi mi ordinarono di ucciderlo, alla fine. Povero Jackie.

- Queste a cosa fanno riferimento? – chiese l’elfo tatuato, facendo scorrere rapidamente il suo sguardo sulle centinaia di parole in pessima grafia che stringeva tra le mani.
- Negli ultimi tre mesi, il numero di omicidi di… miei sudditi è aumentato in maniera vistosa. Al momento, le guardie cittadine non hanno idea di chi stia portando avanti questa serie di morti o del perché lo sta facendo. –
L’elfo tatuato alzò gli occhi scuri dai documenti, per posarli sull’alta fronte liscia del re dei draghi, lucida al punto da mostrare un vago riflesso delle candele che, poco più in alto di questa, illuminavano la stanza.
- Quali sono i vostri ordini? –

Lo so, può sembrare una domanda assolutamente inopportuna e senza senso, in questo momento con le informazioni che possiedo, ma, visto chi ho davanti, non voglio lasciare nulla al caso.
Avanti, il capellone che ho davanti è diventato re ordinandomi di assassinare Réalta. A questo punto, da lui, posso aspettarmi qualunque cosa, anche il dare una mano all’assassino o il dover insabbiare il tutto.
Non che mi farebbe molta differenza il dover svolgere l’uno o l’altro compito.

- Devi fermarlo con le tue… capacità. Ti forniremo tutti i documenti necessari per muoverti come nostro inviato, potrai servirti del supporto di qualunque dipendente del governo che ti parrà necessario e ti verrà conferito un grado sufficiente a farti avere accesso a tutto ciò che sembrerà utile, ovviamente senza dover rivelare cosa realmente sei. –

Hanno preso un po’ troppe precauzioni, questa volta.
Capisco che, ora che Follia è diventato un’opera di arte moderna, le missioni “importanti” che mi possono affidare, al massimo, possono includere il mio intervento negli affari dei mortali, però…
Qualcosa continua a non convincermi. Oppure mi stanno infinitamente sottovalutando.

- Perché tutte queste precauzioni? Devo assassinare un assassino, nulla più. Cosa vi preoccupa di questo soggetto? –
Vanenir tornò al suo posto, sedendosi sullo scranno a lui assegnato.
- Non sappiamo quale sia il suo volto, non sappiamo dove si trovi in questo momento, non sappiamo nemmeno se sia opera di un’unica persona. –
L’elfo tatuato sfogliò velocemente i fogli che teneva in mano, assorbendo il più velocemente possibile i dettagli rilevati durante i ritrovamenti.
- Cosa sapete, esattamente? –
- Le sue probabili ultime vittime. – cominciò il re dei draghi, venendo interrotto dal tintinnio di un bicchiere di cristallo, quando il Giudice Maggiore posò il proprio calice sul tavolino di fronte a lei.
Vanenir attese un attimo, in modo da dare il tempo alla nota cristallina di disperdersi, per poi riprendere il suo discorso. – Sappiamo che sa come uccidere in maniera efficace, che non si preoccupa dei danni collaterali, al punto che ha appiccato un incendio in uno dei piani più alti di Gerala. –

Ecco che si spiegano molte cose.

- Quindi è un pericolo in quanto è una mina vagante che vi ferisce a fondo in maniera inconsapevole. –
L’imponente trafficante di Demo si alzò dalla sua sedia, puntandosi con le braccia grassocce sui braccioli dello scranno. La camicia candida di ottima fattura si tese sul suo ventre gonfio quando fu in piedi.
- Come osi parlarci con un tono così irriverente. Tu non sei altro che un servo per noi firmatari, impara a restare al tuo posto! – tuonò il pallido Krave indirizzando il suo dito tozzo verso il volto dell’elfo.
Il corpo dell’individuo in piedi, davanti alla porta, fu scosso da un fremito. I fogli che teneva in mano caddero a terra quando lui aprì la bocca, facendo deformare il tatuaggio che gli copriva la guancia.
- Io, un servo? – tuonò una voce possente, lontana, come un rombo di tuono o una frana roboante – Io esisto da millenni, figlio degli dei, figlio di colui che ti scrisse e ti seppellirà. – Il corpo dell’elfo crebbe di dimensione, scurendosi. I suoi occhi si fecero dardeggianti, due corna ritorte nacquero dalla sua nuca e una coda ossea dal suo coccige. - Io ti sopravvivrò e non sarà una firma su un contratto ad impedirmi di danzare sulla tua tomba. Sono immortale, ho visto l’inizio e vedrò la fine di tutto, io ho dato il via alla Guerra degli Elementi, io ho duellato con il demone che quasi fece sprofondare il mondo nel caos incontrollato ed io rimango fedele ai vostri ordini perché il contratto è incantato, ma il costo del mio tradimento non è la mia vita, bensì quella del vostro prigioniero. Senza di lui come merce di scambio, però, cosa credi mi possa trattenere dal ridurre questo continente in una ardente distesa inospitale? –
Ora un essere infernale alto al punto da sfiorare il soffitto si ergeva a ostacolo per l’unica via d’uscita presente.
- Dunnont! Torna immediatamente al tuo posto! – urlò imperioso Vanenir, tornando ad alzarsi, mentre le sue viscere fremevano, pronte a riacquistare le loro fattezze draconiche.
Il mercante di schiavi tornò a riempire la seduta dello scranno alle sue spalle con la sua mole senza proferire parola.
Il calice del Giudice Maggiore Fenter venne sollevato lentamente, per portare il chiaro liquido alle labbra della donna.

Era da un po’ che non mi esibivo in una performance del genere. Probabilmente, avessi un analista, mi direbbe di farlo più spesso. Aiuta a distendere i nervi.

- Bene, - riprese il drago, rilassando il proprio corpo – Viandante, torna a un aspetto più consono a una discussione civile quale questa deve essere. –
L’essere infernale mutò il suo sguardo, tornando a rimpicciolirsi e a rivestire gli abiti formali dell’elfo.
- Ottimo. – Vanenir fece un cenno del capo in direzione del Giudice Maggiore.
La donna bionda si alzò, abbandonando il calice sul tavolino per preferire ad esso una busta scura, attraverso la quale si poteva riconoscere la carta destinata ai documenti ufficiali, porgendola al mutaforma con un sorriso sornione dipinto sul volto ed incorniciato dai boccoli chiari.
L’elfo li prese rispondendo al sorriso, per poi chinarsi per recuperare tutti i documenti che aveva lasciato cadere.
- Viandante, hai tutto ciò che ti serve per iniziare il tuo compito. Non tornare se non una volta che il tuo incarico si sarà concluso. – terminò Vanenir.
L’elfo tatuato si voltò, facendo oscillare la lunga giacca alle sue spalle, per poi varcare la porta e tornare a risalire i gradini verso la luce del sole.

Quel mercante di schiavi mi ha fatto venire l’ulcera.
Io ho visto più regni cadere dei soli che lui ha visto sorgere, e vorrebbe mettermi i piedi in testa.
Avrei dovuto puntare su qualcosa di più cattivo, il bestione muscoloso e cornuto è forse troppo classico.
Mi fossi potuto disgregare avrei potuto pensare a una colonna di fumo, magari con un cuore pulsante di luce… la prossima volta, magari.

Devo andare a Gerala, l’ultimo morto che è stato associato quasi per certo al mio obiettivo è stato ritrovato là… e poi c’è stato quel casino nel ristorante, dovrei andare a controllare anche lì. Un incendio potrebbe essere tanto accidentale quanto voluto.
E poi c’è la cosa che mi infastidisce di più.
No, non l’assassino, quel tipo o tipa che sia ha i minuti contati, e nemmeno il fatto di dovermi far passare per un normale incaricato del governo. Cosa dovrei essere, un ufficiale? Un ispettore? Ma, poi, esisteranno gli ispettori, o avranno un altro nome?
Sono stato per troppo tempo fuori dal giro…
Quello che non mi tedia è che dovrò aver a che fare con i mortali. Con i dannati mortali. Anzi, peggio, con i mortali sui quali gli dei non hanno progettato nulla.
Guardie, medici, civili e chissà che altro.
Non credo di aver voglia di rapportarmi con qualcuno che non siano le voci nella mia testa.




Angolo dell'Autore:

Ammetto che, ultimamente, sono stato un po' avido di questi angoli. Chiedo venia.

Prima le cose importanti.
Devo tornare a porgere i miei ringraziamenti a la ragazza imperfetta, OldKey e, new entry, whitesky, per le recensioni che continuano a lasciarmi e la fiducia che continuano a riporre nelle mie storie. Grazie davvero.

Passiamo ora al capitolo.
Bene si, questa storia sta diventando una sorta di giallo. Un giallo in cui voi conoscete sia il colpevole che l'inseguitore. O, almeno, del colpevole conoscete unicamente le sue azioni.
Ho in programma, per un lontano futuro, una storia Thiller, Noir o Gialla, ovviamente molto diversa da questa, però sarà interessante provare questo stile qui, con voi.
Spero vi possa piacere questa deriva del Fantasy verso qualcosa che non è raccoglibile in un solo genere.
Mi farete sapere cosa ve ne parrà. Spero.

Un'ultima cosa, più importante.
La settimana prossima sarò disperso sui monti senza nessun contatto con la civiltà.
In un primo momento, ho pensato di non pubblicare direttamente il capitolo, saltando quindi la pubblicazione settimanale, e riprendere con quella successiva... poi, però ho cambiato idea. Non so perchè, per masochismo, forse.
In ogni caso, oggi un pomeriggio ho tirato giù per intero il capitolo 3, in modo che, domenica prossima, non appena sarò tornato, potrò pubblicarvelo.

Quindi a domenica prossima, miei cari lettori.
Vago
   
 
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