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Autore: lady_sayuri    04/08/2017    0 recensioni
Una misteriosa ragazza di nome Rose appare nella ormai tranquilla cittadina di Satan City per portare a compimento una missione importante. Incontrerà i Saiyan, con i quali restaurerà un bel rapporto; essi infatti sono fondamentali per portare a compimento il suo compito. Qualche tempo dopo, però, grazie soprattutto all'aiuto di Junior, Goku e gli altri Saiyan riusciranno a scoprire la sua vera identità. Infatti, la ragazza non è quello che sembra: sembra avere una correlazione con uno dei Saiyan. Riuscirà Rose a portare a termine il suo compito? E, soprattutto, chi è realmente?
La storia è ambientata tra la fine della Saga di Super C-17 e la saga dei draghi malvagi, dunque esattamente un anno dopo l'inizio della storia di Dragon Ball GT e poco prima della dipartita di Goku.
Genere: Avventura, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku, Gohan/Videl , Goten/Valese
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 48

 

 

 «Oh tesoro, eccoti! Finalmente sei arrivata!» esclamò Chichi, non appena vide la nipotina avvicinarsi al tavolo dove sedevano tutti loro.

«Ciao a tutti. Scusate per il ritardo, ma ho avuto un po’ da fare dal Supremo. Mi hanno trattenuta più del solito!»

La ragazza sforzò un sorriso, cercando di mostrarsi il più naturale possibile.

Notò che c’era una sedia libera proprio vicino a David (per fortuna!), quindi si incamminò verso di lui.

Appena raggiunse la sedia, i due ragazzi si scambiarono uno sguardo: lui le sorrise dolcemente, e Rose lesse nei suoi occhi tutta la felicità che lui provava nel vederla proprio lì, accanto a lui. La ragazza provò un senso di tenerezza di fronte a quel sorriso, e percepì del calore proprio al centro del petto.

Tentò di non farsi troppo prendere da quel sentimento, quindi lo salutò mostrandogli un sorriso poco convinto e si sedette.

Osservandola meglio, David si accorse che i suoi occhi erano diversi dal solito. Cercando di non farsi notare, la guardò ancora una volta. Era proprio come aveva pensato: la ragazza aveva gli occhi rossi. Come se avesse pianto fino a qualche minuto prima.  

«Tutto bene?» le domandò subito lui sussurrando, mentre tutti gli altri cominciarono a mangiare.

«Mah. Potrei stare meglio, diciamo» rispose lei freddamente.

«Perché? E’ successo qualcosa al palazzo del Supremo?»

«Sì»

«Che cosa?» rispose lui, che stava cominciando a preoccuparsi.

«Te lo spiego dopo. Adesso non è il momento»

«Ma sei arrabbiata con me?» chiese lui, notando l’espressione un po’ infastidita della ragazza.

«Ne parliamo dopo» disse lei, bevendo un bicchiere d’acqua.

«Ma perché mi rispondi così? Che cosa ti ho fatto?» domandò ancora una volta lui, cominciando ad agitarsi.

«David, ti ho detto che ne parliamo dopo!» disse lei alzando leggermente la voce e sbattendo il bicchiere a tavola.

Tutti i presenti alzarono improvvisamente la testa dal loro piatto per guardarli, attirati dal rumore del bicchiere e dal tono delle loro voci che si era improvvisamente fatto più alto.

«Scusate!» disse lei, guardando gli altri un po’ imbarazzata «mi è scivolato il bicchiere…»

David, osservando la reazione della ragazza, la guardò confuso. Che cosa era accaduto di così tanto grave da farla arrabbiare in questo modo? Gli vennero in mente un milione di pensieri: che cosa aveva detto o fatto lui stesso, negli ultimi giorni, da provocarle questo tipo di reazione? E, inoltre, perché gli sembrava che avesse appena pianto? Ci pensò un po’ su, ma non trovò nessuna motivazione valida. Inoltre, che cosa poteva essere accaduto al palazzo del Supremo, che riguardasse anche lui? Chissà, magari non era neanche arrabbiata con lui, ma con qualcun altro, e si stava semplicemente sfogando con lui.

Sperò vivamente che fosse così, anche perché le cose tra di loro andavano a gonfie vele ultimamente, e a lui non pareva di aver fatto niente di strano per farla arrabbiare o per farla stare male.

Chissà, magari in qualche modo era venuta a conoscenza di qualche fatto accaduto nel futuro, che lui non sapeva ancora? Magari, tramite l’ausilio del Supremo?

Moriva dalla voglia di sapere che cosa era successo, ma, a quanto pare, doveva aspettare la fine del pranzo per venire a conoscenza del motivo del comportamento di Rose.

«Non ti preoccupare» disse nel frattempo Bulma, guardando Rose sorridendo «so che a volte fate difficoltà a controllare la vostra forza. Sai quanti bicchieri Vegeta ha spaccato? Ne avrò dovuti ricomprare 100 minimo!»

La ragazza ridacchiò, mentre Vegeta lanciò un’occhiataccia a Bulma, senza però dire nulla.

«Rose» intervenne Goku «com’è andato l’allenamento al palazzo del Supremo?»

«B-bene» rispose lei sorridendo, sperando e tentando di apparire il più convincente possibile. «Junior ti fa allenare tanto, eh?» chiese Goku «E’ sempre stato così, d’altronde!»

«Posso confermare!» esclamò Gohan.

«Quindi è stato lui che ti ha fatto tardare?» domandò Chichi «la prossima volta ci parlo io e gliene dico quattro! Non può farti ritardare così tanto quando abbiamo un appuntamento per pranzare tutti insieme!»

«No, non preoccuparti nonna!» si affrettò subito a dire Rose «In realtà è anche colpa mia se sono arrivata in ritardo! Vedi, sono un attimo passata a fare una doccia prima di venire qui»

Chichi, per fortuna, non disse più nulla, e spostò di nuovo la sua attenzione sul piatto di fronte a lei.

«Quindi voi siete fidanzati?» chiese una voce femminile dall’altra parte del tavolo. Rose spostò il suo sguardo su di lei: non l’aveva notata fino a quel momento, presa com’era da tutti i suoi pensieri.

Era la seconda volta che la vedeva, sua madre. Certo, l’aveva vista altre volte in casa dei suoi nonni, ma solo così, di sfuggita; d’altronde, lei stessa aveva passato la maggior parte del tempo alla Capsule Corporation ad aiutare Bulma, oltre che al Palazzo del Supremo.

E Valese, ovviamente, passava molto più tempo a casa dei suoi nonni piuttosto che da Bulma.

Rimase un attimo spaesata nel vederla lì: non se l’aspettava. Era felice di vederla, ma nello stesso tempo sentì un vuoto all’altezza del cuore, che le fece ricordare immediatamente tutta la tristezza e il dolore che, nell’ultimo anno, aveva cercato di controllare e di nascondere dentro di sé.

Ma, visto che il dolore era tanto, non ci era mai riuscita, così riaffiorò all’improvviso, proprio in quel momento.

«Sì» confermò la ragazza, guardando entrambi i genitori.

«Quindi anche lui viene dal futuro?» domandò ancora una volta Valese, che sembrava sinceramente intenzionata e interessata a conoscerli.

«Già. Veniamo entrambi dal futuro» rispose David.

Rose rimase allibita da quella domanda: non si aspettava minimamente che sua madre fosse già al corrente di tutto.

Guardò Goten in cerca di risposte, e lui disse, con un’espressione colpevole stampata sul volto:

«Rose, sa già tutto. Le ho spiegato tutto prima»

«Oh» disse la ragazza, sorpresa dalla notizia «ok»

«Sì, mi hanno detto tutto» disse Valese, che adesso appariva felice come una bambina «so che sei la figlia di Goten e che vieni dal futuro!»

“La figlia di Goten?” ripeté la ragazza nella sua mente. Che le avessero omesso una parte della verità? Decise di chiedere subito al diretto interessato.

“Papà. Lei sa che sono anche sua figlia?” chiese a Goten, telepaticamente. Se prima le riusciva un po’ più difficile parlare telepaticamente, adesso, grazie, all’aiuto di Junior e del Supremo, ci riusciva con facilità.

Goten, appena sentì la voce della ragazza nella sua testa, dallo spavento fece uno scatto all’indietro che lo fece quasi cadere dalla sedia. Per fortuna, riuscì a non cadere aggrappandosi al tavolo, e si rimise subito composto mentre gli altri lo guardavano sgomenti, domandandosi che cosa stesse facendo. Il ragazzo rimase per qualche secondo immobile aggrottandosi le sopracciglia, dopodiché si girò verso la ragazza.

“Io… mi ero dimenticato che tu sapessi parlare telepaticamente! Ahah!” le rispose telepaticamente, sorridendole.

“Non mi guardare, fai finta di niente sennò gli altri si accorgeranno che stiamo parlando tra di noi!”

“Ehm… sì, giusto!” –prese una forchetta in mano e la affondò nel piatto, fingendo un’aria di noncuranza- “Comunque… no, non sa che è tua madre. Non gliel’ho detto. Ho pensato che sarebbe stato meglio prima chiedere a te e poi nel caso dirglielo”

“Hai fatto bene. Grazie, papà!”

Purtroppo non poteva guardarlo in faccia, così la ragazza si ritrovò a sorridere guardando il piatto.

«Goten, stai bene?» domandò Videl, avendo appena assistito alla quasi caduta di Goten.

«Io?» disse il ragazzo, come se non fosse successo nulla «sì sì, tutto bene!»

«Com’è il futuro?» chiese emozionata Valese, che, intenta a guardare Rose, non si era accorta di ciò che era appena accaduto a Goten.

«Beh… ora come ora sicuramente non è bello. Diciamo che lo era prima! Ma… se mi fai questa domanda vuol dire che in realtà non ti hanno raccontato niente» le rispose Rose.

«Cioè?»

Rose si ritrovò di nuovo a raccontare brevemente la sua storia.

«…e quindi, dopo aver eliminato tutti voi, Ludir ha deciso di tenerci come dei prigionieri…»

«Tutti noi?» domandò confusa Valese «Vorrai dire loro»

«Ehm… sì, scusami, mi sono sbagliata!» si affrettò a dire Rose, sperando che la ragazza non si fosse accorta che il suo, in realtà, non era stato un errore.

Mentre raccontava, notò come le espressioni di sua madre cambiavano man mano che lei descriveva gli avvenimenti: era passata da un’espressione preoccupata a una terrorizzata, da quella arrabbiata fino a quella compassionevole. Era veramente presa dal racconto di Rose, e alla ragazza era sembrato che riuscisse veramente a compatirla, a capirla, a provare le stesse emozioni che aveva provato lei sulla sua pelle.

Rimase stupita dalla sua capacità di ascolto, ma soprattutto da tutto l’interesse che sua madre mostrava nel sentire la sua storia. In fondo, per quel che Valese ne sapeva, la ragazzina che aveva di fronte a lei era un’estranea. Ok, sapeva che era la figlia del suo ragazzo, ma non sapeva che era anche sua.

«Ma è orribile!» fu il commento di Valese dopo aver ascoltato tutta la storia «Mi dispiace davvero tanto per tutto ciò che ti è successo!»

La guardava con un’espressione sinceramente commossa.

Rose rimase sorpresa dalla sua reazione così comprensiva, e cercò di evitare di commuoversi anche lei.

«Lo so» disse «ma che ci vuoi fare? Io sono venuta qui nel passato apposta per chiedere il loro aiuto. Solo in questo modo la situazione potrà risolversi»

«Capisco» disse Valese. D’un tratto assunse un’espressione pensierosa e disse:

«Ma… posso chiederti una cosa?»

«Certo» rispose Rose, intimorita dalla sua strana richiesta.

«Dove hai preso quegli orecchini? Perché, vedi, mia madre ce li ha proprio identici» si avvicinò un po’ a lei e, allungando il braccio, toccò un suo orecchino per guardarlo meglio «anzi, sembrano proprio questi. E c’è anche il suo nome!»

   
 
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