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Autore: nikita82roma    04/08/2017    2 recensioni
È la mattina del funerale di Montgomery. Kate si sta preparando per andare al distretto dove si incontrerà con gli altri prima di andare al cimitero. Riceve, però, una telefonata che cambierà la sua vita.
Genere: Angst, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Terza stagione
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Kate aveva fatto un resoconto dettagliato alla Gates di quanto emerso dalla chiacchierata con Paulsen, si guardò bene di chiamare interrogatorio davanti a lei quello fatto da Castle anche se di fatto lo era perché sapeva che ne avrebbe scatenato l’ira. Il capitano si mostrò concorde con le loro stesse conclusioni e le disse di farsi mandare dall’archivio tutti i registri di chi aveva consultato quei fascicoli. Beckett annuì ed uscì dall’ufficio del capitano, senza dirle che lo aveva già fatto prima di andare da lei e Ryan le stava proprio portando quell’elenco in quell’istante. Castle si alzò dalla sua sedia provò a prendere i fogli per primo, ma Kate lo anticipò riservandogli una delle sue occhiatacce che lo fecero sedere di nuovo fingendo disinteresse.

- Ci siamo anche noi sull’elenco! - Esclamò Rick sporgendosi oltre la spalla di Kate per leggere.

- Sì, abbiamo consultato più volte i primi fascicoli per i casi successivi, non è una sorpresa. - Rispose Kate immediatamente mentre continuava a leggere.

- James Melton… Compare più volte. Anche dopo la chiusura dell’ultimo caso… -  Notò ancora Rick.

- Era l’avvocato di Paulsen prima che lo ricusasse. - Gli spiegò ancora. - Lui però non ho idea di chi sia… - Beckett indicò un nome nell’elenco che compariva varie volte, le ultime non più di qualche mese prima.

- Andrew Martin. Non dice niente nemmeno a voi ragazzi? - Chiese Castle a Esposito e Ryan: Beckett era stata lontana dal distretto diversi mesi, era probabile che non fosse a conoscenza di tutto.

- No, mai sentito. Se è un poliziotto sicuramente non è uno del distretto. - Rispose sicuro Javier.

- No, non c’è segnata la matricola, non credo sia un poliziotto… Ryan, mi serve la lista di tutti gli avvocati delle vittime. Esposito, tu intanto cerca nel database gli Andrew Martin che ci sono a New York, vediamo se qualche profilo può corrispondere alla persona che cerchiamo

L’irlandese e l’ispanico annuirono e si misero subito a fare le loro ricerche.

- Io cosa faccio? - Chiese Rick mentre Kate si prendeva qualche istante di pausa passandosi le mani sul viso.

- Non c’è nulla che puoi fare adesso, se vuoi puoi anche tornare a casa. - Gli disse poggiandogli una mano sulla gamba.

- Uhm… ti vuoi già liberare di me? - Le domandò sorridendo.

- No. Ma veramente, è inutile adesso che stai qui, non c’è niente che tu possa fare.

- Ok… - Si alzò e si avvicinò a lei con l’intento di darle un bacio per salutarla, ma si tirò subito indietro ricordandosi delle parole della Gates. La salutò con un sorriso malinconico che lei ricambiò con lo stesso sentimento mentre lo vedeva allontanarsi e fermarsi davanti all’ascensore, voltandosi più volte mentre lo aspettava.

La sorpresa per Beckett fu vederlo arrivare poco dopo con una grande scatola di cartone in mano.

- Vi ho portato un po’ di ciambelle - Disse mostrando il contenuto e poi da una busta estrasse anche tre tazze di caffè che lasciò a Kate e ai ragazzi.

- Non puoi proprio stare senza fare niente, vero? - Gli disse prendendogli la mano appena aveva posato la tazza sulla sua scrivania.

- So già che questa sera farai tardi e non voglio che arrivi a casa stanca e affamata come ieri.

- Grazie Castle. - Gli disse prima che andasse via di nuovo.

- Lo sai che mi piace prendermi cura di te.

 

Kate quella sera tornò a casa molto tardi. Trovò Rick che l’aspettava ingannando il tempo giocando con la sua xbox, ma spense immediatamente quando la sentì aprire la porta. La salutò con un bacio veloce.

- Se ti vuoi andare a cambiare nel frattempo ti riscaldo la cena.

- No, grazie ma non ho fame. Credo che quelle ciambelle si siano piazzate sul mio stomaco senza intenzione di andarsene più. Mi farò una doccia e poi andrò direttamente a dormire. - Gli accarezzò il volto dispiaciuto e poi andò nella loro stanza. Rick guardò la tavola che aveva lasciato apparecchiata per lei, mise l’arrosto con le verdure in frigo e poi la raggiunse.

Quando Beckett uscì dalla doccia lo trovò già sul letto con il computer portatile sulle ginocchia intento a scrivere. Finì di scrivere il periodo che aveva in mente e poi chiuse il computer appoggiandolo a terra vicino al letto.

- Tornare al distretto ti ha fatto tornare l’ispirazione? - Gli chiese sdraiandosi vicino a lui.

- Uhm… forse sì, qualche idea su un nuovo personaggio, un capitano insopportabile. - Sorrise e fece sorridere anche lei. - Tu? Novità sul caso?

- Ho parlato con alcuni degli avvocati delle vittime, ma nulla di interessante. Siamo al punto di partenza, in pratica. - Sospirò.

- Ne verremo a capo. Come sempre. - Gli disse cercando di tirarla su di morale. Kate si avvicinò a Castle per dargli un bacio ed augurargli la buonanotte, poi si mise di fianco voltandosi dall’altra parte rispetto a dove era lui e spense la luce sul suo comodino. Rick rimase a guardarla aspettando che si addormentasse. Uno strano senso di inquietudine lo invase e cominciò a dubitare che forse fare pressioni per far tornare Kate al distretto fosse stata la cosa giusta, o forse era solo il suo istinto egoista a farlo parlare così. Sapeva che quello era il suo mondo che era parte di lei, che lei era la migliore che potesse fare quel lavoro che per sua moglie era molto di più, ma odiava quando era così, stanca, pensierosa, distante. Sapeva che in realtà non stava dormendo, lo sentiva dal suo respiro troppo veloce perché dormisse. Spense anche lui la luce e si sdraiò vicino a lei, abbracciandola e quando Kate prese la sua mano che le cingeva la vita, ebbe la conferma che era ancora sveglia. Non le disse nulla, però. Si limitò a baciarla dietro il collo ed a rimanere così vicino a lei fino a quando non si addormentò.

 

Quando si svegliò, la mattina dopo, era solo nel letto: Kate non c’era e tastando le lenzuola le sentì fresche, segno che si era alzata già da un po’.

Uscì dalla camera ed andò ancora assonnato in cucina. Si sorprese di vedere lì sua madre intenta a sorseggiare una tazza di caffè.

- Ne vuoi una anche tu Richard?

Annuì come unica risposta e aspettò seduto sullo sgabello che sua madre tornasse con la sua dose di caffeina mattutina.

- Katherine è uscita già da un po’, sembrava andare molto di fretta. C’è qualche caso complicato a cui sta lavorando?

- Sì, un vecchio caso a cui avevamo lavorato insieme tempo fa… Qualcuno sta uccidendo con le stesse modalità di quel serial killer, più o meno. Solo che non abbiamo nulla su cui indagare, al momento.

- “Abbiamo”, Richard? - Chiese Martha perplessa.

- Mi hanno chiesto di collaborare a questo caso.

Sua madre lo guardò scettica. Conosceva bene Rick, quanto poteva essere insistente e quanto si divertisse a collaborare con la polizia e poi adesso aveva una motivazione in più, stare vicino a sua moglie.

- Te lo giuro mamma è così! Non l’ho chiesto io, me lo hanno proposto loro! - Si giustificò senza che però l’attrice gli credesse.

- Oh sì sì come vuoi… Cosa fai adesso, vai al distretto anche tu?

- Sì… io… sì, perché? - Chiese non capendo come mai tanto interesse.

- Niente, Rick. Solo che… L’ultima volta che sei stato coinvolto in qualcosa che riguardava la polizia tu… hai rischiato di morire per salvare Kate.

- E lo rifarei mamma. Lo rifarei sempre. - La interruppe bruscamente.

- Lo so, ragazzo mio. Però per favore, cerca di stare attento e di pensare bene a qualunque cosa fai. Hai una figlia che anche se non te lo dice, si preoccupa per te ed anche io. Pensaci Richard.

- Credi che non pensi abbastanza ad Alexis, mamma? Che le sto facendo mancare qualcosa? Che non sono abbastanza presente con lei? Che la metto in secondo piano?

- No, Richard, tutto questo lo stai dicendo tu. Io ti ho solo detto di stare attento quando sei con Katherine e prima di prendere ogni decisione di ricordarti che hai una figlia che si preoccupa per te. Il resto lo hai detto tu, non so perché, chieditelo. - Martha mise la sua tazza nel lavello della cucina, poi senza dire altro al figlio che invece ancora teneva la sua stretta tra le mani, prese la borsa ed il soprabito ed uscì, lasciandolo lì solo con i suoi pensieri e le sue domande.

 

Kate si era svegliata presto con la stessa sensazione di malessere con il quale era andata a dormire ed uno strano nervosismo che l’accompagnava da qualche giorno. Sentiva addosso la pressione della Gates per quel caso, come se avesse puntati addosso i fari di tutto il distretto. Lei, quella che non aveva mai chiesto nulla a nessuno, che nella sua carriera si era sempre sudata tutto fino alla fine, che non aveva mai accettato compromessi e scorciatoie, non riusciva ad essere in pace con se stessa per quel lavoro riottenuto in quel modo e sentiva il peso di dover dimostrare che nonostante tutto era lì perché era brava e lo meritava. Quel caso, però, la faceva brancolare nel buio e questo aumentava il suo nervosismo. Si sentiva sfibrata e nervosa, faceva fatica concentrarsi su quello che doveva fare, perché nella sua mente si accavallavano fin troppi pensieri. Doveva trovare una soluzione, il bandolo della matassa di quel caso. Lo doveva a se stessa ed anche a Castle che dormiva sereno. Adorava il suo sonno pesante, perché così poteva permettersi di baciarlo senza che si svegliasse, amava quei momenti in cui poteva osservarlo dormire, quando lui era inerme e lei poteva dedicargli tutti i suoi pensieri e permettersi più volte anche di lasciarsi andare alla commozione senza che fosse vista da nessuno, nemmeno da lui.

Decise di prepararsi ed andare subito al distretto, per tenere occupata la mente leggendo le carte, almeno sperava che avrebbe trovato qualcosa di utile.

Si fermò a prendere il suo solito caffè, più per abitudine che per vera voglia, in quella caffetteria aperta 24ore e in quel momento al massimo trovò qualche collega che aveva appena staccato dal turno di notte e proprio mentre prendeva la sua tazza e la busta dove aveva fatto mettere un paio di muffin, le si avvicinò l’agente Davis.

- Buongiorno Detective Beckett, bentornata al dodicesimo. Sono molto felice che sia tornata, lei è un esempio per molte di noi.

Non ebbe nemmeno il tempo per ringraziarla, perché la ragazza fu chiamata dal suo partner per andare. Conosceva l’agente Veronica Davis ma non aveva mai avuto modo di scambiare qualche parola con lei, era una giovane agente che era da un paio d’anni al distretto, era giovane ma non si tirava mai indietro, era uno dei migliori elementi arrivati negli ultimi tempi. Le parole di quella giovane ragazza quella mattina le fecero terribilmente bene e riuscirono anche a commuoverla. Si diede solo il tempo di respirare un po’ più a fondo e mettere le emozioni al loro posto, poi con il caffè ed i muffin in mano, varcò la porta del distretto, più motivata che mai di trovare chi c’era dietro quell’assurda e terribile messinscena.

   
 
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