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Autore: LysandraBlack    05/08/2017    4 recensioni
Aenor Mahariel, fiera Cacciatrice tra i Dalish.
Geralt Amell, ambizioso mago intrappolato nella Torre del Circolo.
Kallian Tabris, sogna una vita tranquilla nell'Enclave di Denerim.
Elissa Cousland, ansiosa di mettersi alla prova.
Natia Brosca, che non conosce altro che i bassifondi di Orzammar.
Duran Aeducan, comandante dell'esercito e Principe della città dei nani.
Sei eroi, provenienti da ambienti radicalmente diversi, si ritroveranno loro malgrado a fermare il Flagello che si abbatte sul Ferelden. Ce la faranno?
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Alistair Therin, Custode, Leliana, Morrigan, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con
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- Questa storia fa parte della serie 'The unlikely heroes of Thedas'
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CAPITOLO DUE: TORRE DEL CIRCOLO DEI MAGHI

 





Geralt sbuffò, incenerendo l'ultimo ragno gigante in quel dannatissimo magazzino. Si grattò la barba rossiccia, irritato. Non solo quella sciacquetta dell'iniziata aveva trascinato Jowan in quel piano ridicolo, ma si era fatto coinvolgere pure lui stesso. “Che idiota!” Pensò l'uomo, agitando una mano e rovesciando con un incantesimo uno degli scaffali appoggiati al muro, solo per il gusto di farlo. “Lo sta usando solo per riuscire a scappare dalla patetica vita nella Chiesa.”

Ignorò la fitta di gelosia, dirigendosi a passo sicuro verso l'uscita del magazzino.

«Oh, già di ritorno?» Gli chiese l'Incantratrice Anziana Leorah.

«Ovviamente.» Ribatté Geralt, tendendole il modulo di richiesta per la verga di fuoco. «Ora, se potesse firmarmi questo...»

«Certamente, certamente.» Borbottò l'Incantatrice, scarabocchiando la sua firma sul foglio. «Se avessi bisogno in seguito, un giovane così promettente...» Gli riconsegnò il foglio.

«Non esiti a chiamarmi.» Rispose prontamente lui, afferrandolo e chinando leggermente la testa prima di allontanarsi. “Razza di indolente.” Pensò schifato. L'Incantatrice non aveva nemmeno provato a disfarsi di un paio di ragni nel magazzino della Torre, come pretendevano potesse insegnare qualcosa agli Apprendisti, o persino ai Maghi che avevano già superato il Tormento?!

Sulla strada verso il magazzino di Owain, si imbatté in uno dei Templari che avevano assistito al suo Tormento, un giovane alto dai capelli ricci e biondi e gli occhi chiari.

«Amell. Sono contento tu abbia superato il Tormento.» Gli disse quello, salutandolo con la mano.

Geralt non aveva tempo da perdere, soprattutto con un uomo che il giorno prima non avrebbe esitato un attimo ad ucciderlo in nome di un qualche Creatore.

«Sì, immagino che la perdita di un promettente prigioniero sarebbe stata devastante per l'Ordine.» Lo sbeffeggiò. Quello sembrò risentirsi, perchè aggrottò le sopracciglia e cercò di ribattere.

«Non tutti i Templari amano uccidere i maghi. E voi siete nella Torre anche e soprattutto per essere protetti.»

Geralt non sapeva se l'idiota era effettivamente convinto di quello che stava dicendo oppure era addestrato a ripetere la stessa frase a comando ogni volta che se ne presentava l'occasione. Se davvero i maghi fossero stati liberi, non avrebbero avuto bisogno di alcuna protezione dal mondo esterno, anzi, sarebbe stato l'esatto contrario. Se soltanto la Chiesa non avesse addestrato così meticolosamente i suoi soldatini a dare la caccia a qualsiasi mago libero al di fuori dei Circoli...

«Servo il Creatore, e finché sono guidato da Lui, non posso fallire.» Recitò il templare.

«Mi sento davvero rassicurato, grazie mille...» Ribattè beffardo il mago, cercando di ricordarsi il nome dell'uomo di fronte a lui.

«Cullen.» Disse il templare. «Onestamente, non ho mai visto un Abominio... Nè ne ho mai ucciso uno.» Ammise.

«Ma non mi dire.» Commentò Geralt.

Cullen tornò sulla difensiva, incrociando le braccia davanti al petto. «Gregoir mi avrebbe aiutato. E qualcosa deve pur succedere.» Esitò un attimo. «Anche se... Nel caso non succedesse nulla, potremmo non accorgercene? Magari in questo momento degli Abomini-»

«Sapevo che i Templari fossero paranoici, ma non fino a questo punto.» Lo interruppe Geralt. «Se davvero la Torre fosse infestata da Abomini, voi sareste già tutti morti, o peggio, e noi maghi saremmo fuori da qui a goderci questa bella giornata di sole sull'altra sponda del lago, sorseggiando calici di sangue per i nostri orrendi sacrifici umani.»

Il templare sgranò gli occhi, per un attimo spaventato. Si riprese in fretta, però, e gli lanciò un'occhiataccia. «Non è divertente. Potresti essere preso sul serio.»

Geralt sollevò un sopracciglio, guardandolo di traverso. «L'unico qui che rischia di essere preso sul serio, per un codardo, sei tu. Buona giornata, ser. E attento agli Abomini, hanno una preferenza per i giovani biondi, ho sentito dire.»

Girò sui tacchi e si allontanò in fretta, lasciando il templare alle sue preoccupazioni. Aveva altro a cui pensare. Ripercorse velocemente la strada fino al magazzino di Owain, recuperando senza problemi la verga di fuoco.

L'Adepto della Calma lo faceva rabbrividire. Pensare che potesse succedere a chiunque di loro, appena avessero sgarrato dal codice che i Templari e la Chiesa imponevano ai maghi della Torre, era terrificante. Essere privato dei propri poteri magici come di qualunque emozione... Se Jowan correva davvero un rischio simile, Geralt avrebbe fatto qualsiasi cosa, qualsiasi, pur di non lasciare che gli accadesse nulla. Persino lasciarlo fuggire con quella stupida iniziata.

Si affrettò verso la cappella, dove l'amico e la ragazza lo stavano aspettando.

«Hai fatto in fretta!» Commentò Jowan, entusiasta.

«Sì, beh, già che devo fare tutto io, almeno non mi perdo in chiacchiere.» Rispose acido Geralt.

«Ah-ah, spiritoso.» Disse l'altro con una smorfia.

«Al deposito, allora! La libertà ci aspetta.» Disse l'iniziata.

Geralt dovette trattenersi dal lanciarle uno sguardo di fuoco, letteralmente. Quella sua voce petulante lo innervosiva come poche cose.

«Jowan, posso parlarti un attimo?» Chiese all'amico, ma quello scosse la testa, afferrandolo per un braccio e trascinandolo fuori dalla cappella.

«Ne possiamo parlare quando saremo nel deposito.» Lo ignorò.

Geralt notò con fastidio che l'altro sembrava non avere occhi che per la ragazza, che camminava a passo spedito davanti a loro. Sbuffò di nuovo, arrendendosi.

Scesero le scale verso il primo piano, dov'era l'accesso ai sotterranei. L'ingresso al deposito era bloccato da una grande porta in pietra, ricoperta da rune e intagli.

«La Chiesa chiama questo ingresso la “Porta della Vittima”. È formata da duecentosettantasette tavole, una per ognuno dei primi templari. È un promemoria dei pericoli rappresentati da chi è maledetto dalla magia.» Spiegò l'Iniziata con fare saccente.

«Non mi pare di aver chiesto una lezione sugli insegnamenti bigotti della Chiesa.» Tagliò corto Geralt. «Vediamo se questa verga di fuoco funziona, piuttosto.» Estrasse l'artefatto, soppesandolo.

«Prima, la parola d'accesso.» Lo fermò nuovamente la ragazza. «L'ho ottenuta da un templare che ha recentemente accompagnato un mago nella cassaforte...»

«E non ha sospettato nulla?» Chiese Geralt, scettico.

«Abbiamo chiacchierato in diverse occasioni. Credo si fidi di me.» Rispose l'altra.

Il mago le lanciò uno sguardo acido. «Sì, immagino come tu possa aver convinto uno di quegli idioti.»

«Geralt!» Si intromise Jowan. «Piantala, sei qui per aiutarci, te lo ricordi? Smettila.» Lo sgridò.

Le sue parole lo colpirono come un incantesimo di ghiaccio. Abbassò lo sguardo.

«Hai ragione, Jowan.» Disse, ingoiando l'orgoglio. Guardò l'iniziata, pregando che nessuno dei due riuscisse a capire cosa gli stava ronzando in testa in quel momento. «Le mie scuse, Lily.» Sperò bastasse. Solo pronunciare il nome di lei gli dava il voltastomaco.

La ragazza scosse la testa. «Non preoccuparti. Hai appena superato il tuo Tormento, e noi ti abbiamo coinvolto in questa cosa... è normale che tu sia nervoso. Grazie per aver accettato di aiutarci.» Gli sorrise, rassicurante.

“Non l'ho certo fatto per te”, pensò Geralt, ma si morse la lingua per evitare di risponderle e fare infuriare nuovamente Jowan. Tutto questo serviva a farlo uscire da lì e sopportarsi quell'idiota era un prezzo esiguo da pagare, pur di aiutare l'amico.

«Spada del Creatore, Lacrime dell'Oblio.» Pronunciò l'iniziata avvicinandosi alla porta. Qualcosa scattò, segno che la parola d'accesso aveva funzionato. «Ora, deve ricevere il tocco del mana. Andrà bene qualsiasi incantesimo, ma sbrigatevi.»

I due maghi si scambiarono uno sguardo d'intesa, per poi lanciare i propri incantesimi sulla porta.

La porta si aprì di scatto, lasciandoli passare.

Con la seconda serratura, non ebbero altrettanta fortuna.

«Non funziona!» Si lamentò Jowan, dopo che la verga di fuoco si rivelò inutile.

Geralt la impugnò saldamente, riprovandoci. Il raggio di fuoco colpì la serratura e svanì nel nulla.

«Sembra che dovremo trovare un altro modo per raggiungere i filatteri...» Commentò pensoso.

«Hei.» Lo chiamò Jowan. «Qualcosa non va. Non è possibile lanciare incantesimi qui, hai notato?» Gli chiese, preoccupato, mostrando il palmo della mano come per provare quanto appena detto.

L'altro provò a sua volta a lanciare una sfera di fuoco, ma non riusciva a trasformare l'energia che sentiva scorrere dentro di sé in qualcosa di concreto. «Hai ragione.»

Si avvicinò alla porta, esaminando le rune incise nella pietra. Non le riconobbe con precisione, ma era facile capirne la provenienza. «Questi sigilli, sono sicuramente opera dei templari. Annullano ogni tipo di magia lanciata all'interno della loro area di influenza.»

«Ecco perché Irving e Gregoir usano delle semplici chiavi! Quelle magiche non funzionano!» Commentò la ragazza. Geralt poteva avvertire una nota di panico nella sua voce petulante.

«Manteniamo la calma. C'è un'altra porta, là in fondo. Vediamo dove conduce.» Indicò il corridoio alla loro destra.

«Probabilmente porta ad un'altra parte del deposito... Che probabilità ci sono che esista un altro ingresso?» Si lamentò Jowan, visibilmente preoccupato.

Geralt si strinse nelle spalle. «Siamo arrivati fin qui, no? Tanto vale provare.» Li precedette verso l'altra porta. Era anch'essa chiusa, tuttavia era in legno, e non vi erano rune o sigilli visibili. Fece un nuovo tentativo con la verga di fuoco, che finalmente si rivelò utile, fondendo la serratura. Aprì la porta con un calcio.

Uno sferragliare di metallo lo fece sobbalzare, girandosi di scatto.

Una delle armature a guardia del corridoio, spadone e scudo pronti a colpirli, stava avanzando minacciosamente verso di loro.

«Oh, allora non sono così scemi come pensavo.» Sogghignò Geralt, preparando una palla di fuoco nella mano destra e prendendo la mira. Aspettò che Jowan sferrasse uno dei suoi incantesimi di ghiaccio, congelando le giunture della sentinella, prima di farla esplodere in un vortice di fiamme e ferro fuso. L'iniziata, che si era nascosta dietro Jowan con un grido di paura, riemerse da dietro la schiena di lui.

«Ce ne saranno altri?» Chiese, la voce incrinata.

«Probabile.» Rispose Geralt, trattenendo a stendo una risata. Ci voleva ben altro per fermare lui e Jowan quando lavoravano assieme. Si fece strada verso il corridoio, pronto ad attaccare qualsiasi cosa si fosse mosso.

«Non preoccuparti Lily, ci siamo noi a proteggerti.» Sentendo Jowan rassicurare la ragazza, provò l'ormai familiare fitta allo stomaco.

Fortunatamente, a distrarlo dai due piccioncini ci pensarono altre sentinelle in armatura, che si gettarono loro addosso appena svoltato l'angolo.

Con un incantesimo di telecinesi, Geralt ne spedì due lontano da sé, facendo cadere la lancia ad uno di essi. Il terzo venne bloccato al suolo da Jowan, gli scarponi intrappolati in un blocco di ghiaccio. Senza perdere tempo, Geralt evocò un glifo di paralisi, impedendo ai due per terra di alzarsi e finendoli poi con una serie di palle di fuoco. Jowan disintegrò l'ultimo con un quadrello arcano. Si fermarono a riprendere fiato, scambiandosi uno sguardo complice.

Jowan gli si avvicinò, alzando una mano e sfiorandogli la barba. Il cuore di Geralt saltò un battito. L'altro ridacchiò, dandogli un buffetto sul mento come a scacciare qualcosa. «Continuo a ripetertelo, prima o poi andrai a fuoco.» Geralt non fece caso alla scintilla che l'altro aveva allontanato, troppo preso ad evitare di arrossire e diventare del colore dei propri capelli.

«Ah. Grazie.» Riuscì a dire, sperando che l'amico non notasse niente di strano. Prima che potesse aggiungere altro, Jowan si era già voltato verso l'iniziata, stringendola a sé in un abbraccio.

Mandando giù la bile di gelosia nel vederli così vicini, Geralt si costrinse a ricomporsi.

«Diamoci una mossa.» Li spronò, precedendoli.

Incontrarono altre sentinelle, ma se ne liberarono velocemente.

«Non vedo l'ora di andarmene da qui. Queste cose.. non sono creature del Creatore.» Si lamentò l'iniziata, distogliendo lo sguardo dai resti fumanti di un'armatura.

«Alcuni nella Chiesa direbbero la stessa cosa dei maghi.» Ribatté acido Geralt, non dando nemmeno il tempo di rispondere agli altri due e finendo con un incantesimo l'ultima sentinella ancora in piedi.

Sbucati in una stanza piena di scaffali impolverati, vennero aggrediti da un piccolo branco di cacciatori oscuri, che non si provarono una sfida, nonostante la pellaccia dura e squamosa che li ricopriva e i denti aguzzi. Prima che il capobranco, che aveva spedito a terra, riuscisse ad afferrare la gamba di Geralt, Jowan si affrettò a lanciargli un quadrello arcano, uccidendolo sul colpo.

«Non c'è di che.» Esclamò poi, facendo un leggero inchino.

«Non montarti la testa...» Ribattè l'altro con una smorfia divertita.

Affrontarono ancora alcune sentinelle, per poi sbucare in una ampia stanza, stracolma di oggetti, libri e altri manufatti dall'aspetto intrigante. Un grosso baule con inserti dorati attirò l'attenzione di Geralt, che senza pensarci andò ad aprirlo.

«Ora sì che ragioniamo!» Esclamò, estraendone un bastone da mago di legno scuro e ferro, intrecciato e contorto su se stesso. «Niente male.» Commentò soppesandolo, girandoselo abilmente tra le mani. Era ora che trovasse un bastone magico suo, che non fosse uno di quelli standard che il Circolo dava in uso ai propri membri. Inoltre, solitamente nella torre solo i maghi affermati e gli Incantatori giravano portando i propri bastoni sulle spalle, mentre ai giovani maghi era sconsigliato girare armati senza un ottimo motivo. Ecco perché si era dovuto addentrare lì sotto senza, non volendo destare sospetti.

Gli scaffali erano pieni di libri, e Geralt si ritrovò a studiarne le copertine, rapito. Chissà quali segreti e incantesimi proibiti dalla Chiesa contenevano...

«Hei! Non è il momento per fare il topo di biblioteca, non ti pare?» Lo richiamò alla realtà Jowan. «Piuttosto, questa statua, non ti sembra strana?» Gli chiese, indicando un mabari di pietra rivolto verso la libreria che Geralt stava esaminando.

«Perché il Circolo tiene così tanti manufatti del Tevinter nel suo deposito?» Chiese l'iniziata.

«Sono parte della storia, Lily... e sono affascinanti. >> Le rispose Jowan.

Tra le molte cose che avevano in comune i due maghi, vi era l'interesse per gli incantesimi e gli artefatti antichi, soprattutto quelli che possibilmente sarebbero stati considerati pericolosi o illegali dalla Chiesa e i suoi Templari. Spesso, seduti di fronte alla finestra dell'ultimo piano della Torre, avevano fantasticato su come sarebbe stato scappare dal Circolo. Il Tevinter era ovviamente la prima meta che era venuta loro in mente, l'unica nazione di tutto il Thedas ad essere governata interamente dai maghi. Lì, la magia non era temuta, ma onorata, e tutti tenevano in gran conto i maghi più potenti. Non vi erano Templari né una Chiesa Andrastiana pronta a condannare chiunque avesse poteri magici.

Anders, uno degli Apprendisti che a volte trascorreva del tempo con loro, aveva ribattuto che in Tevinter era comune la Magia del Sangue, che comportava sacrifici umani: i Magister erano noti per sacrificare in gran quantità i propri schiavi, pur di raggiungere i propri obbiettivi di potere.

Niall, un altro degli Apprendisti, era rabbrividito all'idea, affermando che preferiva la tranquillità e sicurezza del Circolo. “Certo, se ti piace essere sorvegliato giorno e notte, senza sapere quando ti uccideranno.” Aveva commentato Geralt, notando che Jowan era rimasto in silenzio, un'espressione pensosa e corrucciata in volto.

«Credo che quest'affare serva come amplificatore, l'ho letto da qualche parte.» La voce di Jowan lo riportò a concentrarsi sulla stanza. «Hei, dammi una mano a spostare la libreria, ho un'idea.»

Insieme, riuscirono a spostare da un lato il pesante mobile di legno antico, rivelando una parete di calce ammuffita dietro di esso.

«Fammi indovinare, verga di fuoco?» Scherzò Gealdt indicando la statua del mabari, una volta che ebbero spostato la libreria. «Un nome più stupido non potevano darglielo...» bofonchiò, dopo che Jowan gli fece segno di procedere.

La statua assorbì l'energia del manufatto, proiettando a sua volta un raggio che mandò in frantumi la porta in un'assordante esplosione.

«Questa l'avranno sentita di sicuro.» Commentò Geralt, aspettando che la nube di fumo e detriti si depositasse. L'iniziata era in preda ad un attacco di tosse.

«La stanza dei filatteri!» Esclamò Jowan sollevato, attraversando di corsa il varco nel muro. Gli altri due lo seguirono a breve distanza. «Non dovrebbe essere difficile, non ce ne sono molti, qui.»

Prima che potesse finire la frase, vennero assaliti da nuove sentinelle, che fecero la stessa fine delle precedenti. Salirono una rampa di scale, raggiungendo gli scaffali contenenti i filatteri.

Esaminarono ciascun ripiano, con crescente impazienza, fino a che Geralt non trovò quello che stavano cercando.

Era su un tavolino basso, assieme ad un altro paio di filatteri. “Strano che non sia sugli scaffali come gli altri...” Pensò Geralt. Se davvero i sospetti di Jowan erano fondati, probabilmente il Primo Incantatore l'aveva lasciato fuori in attesa di compiere a breve il Rituale della Calma.

Lo porse all'amico.

«Lo hai trovato!» Esclamò raggiante lui. «Non riesco a credere che questa piccola fiala si frapponga tra me e la libertà.» Ne accarezzò la superficie con le dita, delicatamente. «Così fragile...» Sussurrò rapito, «così facile da eliminare, per spezzare la stretta che ha su di me...» Aprì le mani, lasciando che cadesse a terra, frantumandosi e spargendo il contenuto sul pavimento in pietra.

Geralt rimase a fissare la chiazza di sangue che si faceva strada tra le crepe.

«Finalmente, sono libero!» Disse con enfasi Jowan, un gran sorriso sul volto.

Geralt non lo vedeva così felice da tempo, e non poté fare a meno di sorridere a propria volta. «Come ci si sente?» Gli chiese.

«Chiedimelo di nuovo quando saremo fuori di qui.» Rispose l'amico. Gli appoggiò la mano sulla spalla, stringendola. «Grazie, Geralt. Non ce l'avremmo fatta senza di te.» Gli disse, improvvisamente più serio.

L'altro dovette di nuovo sforzarsi per darsi un contegno. «Figurati, sei più che capace di cavartela da solo, lo sai.» Rispose, stringendo a sua volta il braccio dell'amico. «Peccato solo che il mio filatterio sia stato già spedito a Denerim.»

Jowan cercò di rassicurarlo.«Sei troppo potente per preoccuparti di un paio di Templari. Se dovessero trovarti-»

«Quando, intendi dire. Non c'è modo di evitarli, se hanno il mio sangue.» Lo interruppe l'altro.

«In ogni caso, te ne sbarazzeresti senza problemi. So che puoi farcela.» Continuò imperterrito Jowan. Suonava così sicuro, l'espressione sul viso seria e determinata, che Geralt finì per crederci. Gli occhi scuri dell'amico brillavano alla luce delle candele bluastre sulle pareti della stanza, e improvvisamente si rese conto di quanto erano vicini. Poteva quasi sentire il respiro di Jowan, veloce ed eccitato dalla nuova sensazione di libertà. Deglutì a vuoto, allontanandosi di scatto e voltandosi di lato, sperando che la penombra e la barba gli nascondessero il rossore sulle guance.

«Muoviamoci, abbiamo poco tempo.» Disse per rompere il silenzio.

«Non voglio restare qui un momento di più.» Convenne l'iniziata. Geralt sbuffò, per un attimo si era dimenticato della presenza della ragazza.

Si diressero verso la porta d'ingresso principale, che scoprirono spalancarsi senza difficoltà se aperta dall'interno. Percorsero in fretta il corridoio che portava all'uscita.

«Ce l'abbiamo fatta!» Bisbigliò Jowan, contenendo a stendo l'euforia. «Quasi non ci credo! Ora, dobbiamo solo-»

«Allora, quanto dicevate era vero, Irving.»

Geralt sentì il sangue gelarsi nelle vene. Si voltarono, atterriti, per veder sopraggiungere il Comandante Gregoir, accompagnato da altri due Templari, e il Primo Incantatore Irving. Non riuscì a trattenere un'imprecazione volgare.

«Un'iniziata che cospira con un mago del sangue. Sono molto deluso, Lily.» Prese la parola Gregoir. Si avvicinò, come per esaminarla. Jowan si spostò automaticamente davanti alla ragazza, a farle scudo col proprio corpo. «Sembra sconvolta, ma in pieno possesso delle sue facoltà mentali. Non è opera del mago del sangue, quindi.» Continuò il Comandante, per nulla impressionato, voltandosi poi di nuovo verso Irving. «Avevate ragione. Irving, questa iniziata ci ha tradito. La Chiesa non permetterà che resti impunita.» Il suo sguardo si posò poi su Geralt, che d'istinto strinse i pugni attorno al suo nuovo bastone magico, pronto a difendersi. «E costui, da poco un mago, che già si prende gioco delle regole del Circolo.»

«Non è colpa sua!» Intervenne Jowan. «È stata una mia idea!»

«Jowan.» Lo zittì Geralt con voce ferma. Era grato all'amico per aver preso le sue difese, ma dopotutto la colpa era di tutti e tre. E se dovevano combattere per uscire da lì, avrebbero affrontato Gregoir e i suoi Templari, Irving e tutti gli altri, non importa se fossero morti. Era comunque preferibile a quello che aspettava entrambi se li avessero catturati vivi.

«Ora basta!» Li interruppe Gregoir. «Come cavaliere comandante dell'Ordine dei Templari, condanno questo mago del sangue a morte.» Portò la mano sinistra dietro le spalle, ad afferrare l'elsa della spada a due mani che portava sulla schiena. «E questa iniziata si è presa gioco della Chiesa e dei suoi voti. Portatela ad Aeonar.» I Templari dietro di lui obbedirono, facendo qualche passo in direzione della ragazza, che tremava aggrappata al braccio di Jowan.

«La... la prigione dei maghi. No, vi prego, no. Non laggiù!» Balbettò lei in preda al panico, indietreggiando.

«No! Non vi permetterò di toccarla!» Urlò Jowan, estraendo qualcosa di scintillante dalla veste.

Fu un attimo.

La lama calò agile sulla pelle, causando uno schizzo di sangue che andò a spargersi sul tappeto. Una nube rossastra si alzò da essa, i suoi tentacoli che si innalzavano diramandosi attorno al mago. Jowan raccolse l'energia sprigionatasi, facendola convergere sui Templari, che vennero colpiti in pieno senza avere il tempo di difendersi, mandandoli a terra e stordendoli.

Geralt guardò l'amico, sconvolto e senza parole.

L'iniziata emise un grido di terrore. «Come hai potuto?! Hai detto di non avere mai...» Indietreggiò, gli occhi spalancati puntati su Jowan, sconvolta.

«Lo ammetto, ho... usato la magia del sangue! Credevo che mi avrebbe reso un mago migliore!» Cercò di spiegare lui, il tono di voce supplichevole.

«La magia del sangue è malvagia, Jowan! Corrompe le persone, le cambia...» Balbettò lei, rischiando di inciampare sul corpo di uno dei Templari svenuti.

«Rinuncerò a tutto. A tutta la magia.» Cercò di calmarla lui. «Voglio stare con te, Lily. Ti prego, vieni con me...»

«Mi fidavo di te. Ero pronta a sacrificare tutto per te... io...» La ragazza scosse la testa. «Io non so chi tu sia, mago del sangue. Stammi lontano!»

«Lily...» Rantolò Jowan. Geralt notò che stava piangendo.

Un movimento brusco lo mise in allerta, uno dei Templari si stava svegliando.

«Jowan, dobbiamo andarcene.» Chiamò l'amico, cercando di farlo ragionare. «Jowan!» Urlò, non ottenendo risposta.

L'altro era impietrito, lo sguardo fisso nel vuoto. I singhiozzi sommessi dell'iniziata l'unico rumore nella sala, finché uno dei Templari non si girò su un fianco, l'armatura che strideva contro la pietra del pavimento.

«Jowan!» Urlò di nuovo Geralt, afferrando saldamente il bastone magico e lanciando sul templare una runa di paralisi, impedendogli di rialzarsi. «Dobbiamo andare!» Lo afferrò per un braccio, scuotendolo.

L'altro sembrò riprendersi, voltandosi a guardarlo. «Non... non sei...?» Balbettò.

«Sono furioso, ma non c'è tempo ora per prenderti a schiaffi!» Lo zittì Geralt, spingendolo verso la porta d'uscita. Infilarono velocemente il corridoio, correndo a perdifiato per il piano terra della Torre. Incontrarono alcuni Apprendisti, che ebbero la prontezza di spostarsi. Colsero di sorpresa un templare, Geralt lo colpì alle spalle con un incantesimo di telecinesi, per poi lanciare una runa di paralisi. Senza nemmeno controllare che avesse avuto effetto, si scapicollarono giù per le scale. Fortunatamente, la sala d'ingresso conteneva solo altri due Templari.

Ormai, però, non potevano più contare sull'effetto sorpresa.

I due, tra cui Geralt riconobbe esserci il giovane biondo che aveva partecipato al suo Tormento, Cullen, li stavano aspettando ad armi sguainate, minacciosi.

I maghi sapevano di non dover dare loro il tempo di lanciare un'aura di antimagia. Tenendosi a distanza dalle loro armi, si prepararono a combattere.

Geralt lanciò una palla di fuoco in direzione dei due guerrieri, costringendoli a buttarsi di lato per evitarla: uno di loro venne colpito dall'incantesimo di ghiaccio di Jowan, che lo fece cadere a terra.

Cullen si riprese in fretta, lanciando la sua aura di antimagia contro Jowan, che era il più vicino al portone d'uscita. Il mago barcollò, colpito dagli effetti, dando l'opportunità al templare di sferrare un attacco con la spada.

Prima che potesse colpirlo, Geralt lanciò sull'amico Armatura di Roccia, donandogli una protezione magica temporanea che permise al compagno di incassare il fendente senza quasi subire danni. Il guerriero non si perse d'animo, e con un grugnito si preparò a colpire di nuovo, questa volta usando lo scudo, scaraventando Jowan a terra.

Geralt urlò il nome dell'amico, la paura che gli attanagliava le viscere.

«Eccoli!» Sentì qualcuno urlare alle loro spalle.

“Gregoir”. Riconobbe la voce. “Lo ucciderà.”

Realizzò quello che doveva fare. Guardò Jowan, che stava cercando di allontanarsi dal templare che troneggiava sopra di lui, la spada alzata, pronto a sferrare il colpo di grazia.

Geralt inspirò profondamente, raccogliendo le ultime energie rimaste.

Scagliò un incantesimo di telecinesi sull'amico, spedendolo dall'altra parte della sala, vicino al portone d'ingresso, sperando che l'armatura di pietra attutisse la caduta.

Il templare lo guardò stranito, prima di prepararsi a lanciare nuovamente la sua aura antimagia. Geralt strinse spasmodicamente il bastone magico, alzandolo davanti a sé. Urla concitate e uno sferragliare di armature segnalarono che Gregoir e i suoi Templari li aveano raggiunti.

Prima di lanciare l'incantesimo, incrociò lo sguardo atterrito di Jowan. Vide l'amico muovere le labbra, ma l'energia che stava raccogliendo e il frastuono che regnava nel salone gli impedirono di sentire le sue parole. Gli sorrise un'ultima volta, prima di rilasciare una palla di fuoco gigantesca contro il soffitto, facendo esplodere tutto il salone in un inferno di fiamme e detriti.



 

Quando riprese conoscenza, si accorse che qualcosa gli impediva i movimenti. Era buio, l'aria sapeva di muffa e umidità. La schiena poggiava su quella che sembrava roccia, fredda e scivolosa. Scosse le braccia, e dal rumore metallico capì che era incatenato. Provò a muovere le gambe, inutilmente. L'avevano immobilizzato. Dalla nausea che lo attanagliava e la testa che gli martellava, erano probabilmente catene incise con rune che annullavano la magia. Qualcosa di viscido gli colava sulle palpebre, e sentiva la barba incrostata di sporco. Una fitta al petto particolarmente dolorosa gli fece notare che era in pessime condizioni, probabilmente con numerose escoriazioni, ustioni e ferite varie sparse per il corpo.

A dirla tutta, era sorpreso di essere ancora vivo.

«Questo mi insegna a far esplodere i soffitti.» Gracchiò, la voce rauca che rimbombava sulle pareti spoglie della cella angusta. Gli faceva male la gola, aveva sete e non aveva idea di quanto tempo fosse passato dal loro tentativo di fuga.

“Jowan.” Ce l'aveva fatta? Era riuscito a dargli abbastanza tempo per fuggire, oppure era stato catturato dopo pochi metri fuori dalla Torre? Il terrore di non sapere cosa era accaduto all'amico era ancora più grande di quello per sé stesso.

Un mago del sangue. Aveva avuto dei sospetti, certo, ma se solo glielo avesse detto... Si erano sempre detti tutto no? “Beh, quasi tutto”, ammise a malincuore. Nonostante avesse da anni capito che quello che provava per Jowan non era semplice affetto fraterno, l'altro non era mai sembrato interessato, o propenso a quel genere di relazioni, quindi Geralt non aveva mai provato a fare niente, spaventato dall'idea che l'amico potesse rifiutarlo e smettere di frequentarlo.

Appoggiò la nuca sulla pietra, sentendosi senza energie.

Se non era nemmeno riuscito a garantirgli la fuga... Si sentì sprofondare.

 

 

Non seppe quanto tempo era passato, ma ad un certo punto qualcuno lo svegliò con uno schiaffo.

Alzò lo sguardo, mettendo a fuoco uno dei templari, l'armatura scintillante che brillava al buio, la spada al fianco e uno scudo sulle spalle.

Non che importasse veramente come fosse equipaggiato, in quelle condizioni Geralt dubitava sarebbe riuscito persino a camminare sulle proprie gambe, tentare di stordire il templare e darsi alla fuga era fuori discussione, persino se non fosse stato inchiodato al pavimento con quelle catene.

«Tu prova a fare qualsiasi cosa, e ti stacco la testa, mago. Capito?» Minacciò l'uomo. Non ottenendo risposta, gli tirò un manrovescio in pieno volto. «Non ho sentito!» Gli urlò in faccia.

«Capito.» Gracchiò il mago, sentendo il sapore metallico del sangue in bocca.

«Damien, deve essere in grado di parlare.» Una seconda voce, Gregoir.

Il Comandante dei Templari fece il suo ingresso, occupando la maggior parte del suo campo visivo e costringendolo a guardarlo dal basso all'alto.

Geralt rabbrividì, temeva quello che sapeva stavano per fargli. L'avrebbero trasformato in un Adepto della Calma, privato di qualsiasi emozione. Niente più eccitazione nell'usare la magia, o curiosità nello sfogliare un libro, niente più... qualsiasi cosa fosse che provava quando pensava a Jowan. Per un attimo, il sorriso dell'amico si sovrappose all'espressione di odio negli occhi ridotti a fessure del Comandante.

«Irving.» Chiamò quello, facendo spazio al Primo Incantatore.

L'anziano mago sembrava ancora più vecchio e debole del solito. Guardò il prigioniero con disgusto.

«Mi aspettavo di più da te, Amell.» Prese la parola Irving. «Come hai potuto aiutare a fuggire un mago del sangue? Aiutarlo a distruggere il suo filatterio, per giunta. Mi ha molto deluso.» Scosse la testa, come a rafforzare le sue parole.

«Dovrebbe interessarmi?» Rantolò Geralt. Sputò un grumo di sangue per terra, facendo sobbalzare il templare che l'aveva schiaffeggiato. «Ho aiutato il mio migliore amico a fuggire da questa maledetta prigione. E lo rifarei mille volte, ammazzandovi tutti, se necessario.» Ricambiò lo sguardo dei due, sfidandoli.

Gregoir scoppiò in una risata denigratoria. «Ah! Pensi che facendoci perdere le staffe ti garantiremo una morte rapida?» Lo schernì, guardandolo dall'alto in basso. «No, non sarà così semplice. Prima, ci dirai dove è scappato quel verme del tuo amico, poi, quando tutti saranno di ritorno, ti sottoporremo al rituale della calma. Finirai a pulire le latrine per il resto dei tuoi giorni, traditore.»

“Quando saranno tornati?” Geralt faticò a trattenere una risata isterica. Parlava sicuramente di tutti i maghi che erano partiti per Ostagar. Voleva che fosse reso un Adepto della Calma quando tutto il Cirolo fosse stato presente, in modo da farne un esempio. Nella maggior parte dei casi il rituale era fatto in sordina, per evitare che i maghi si spaventassero e iniziassero a tramare piani di fuga, o di rivolta... Ma Geralt e Jowan si erano spinti troppo in là, qualunque cosa gli avessero fatto adesso i templari, avrebbero avuto tutto il supporto del Circolo, riuscendo a debellare sul nascere le polemiche sull'eccessivo controllo della Chiesa che ultimamente circolavano nella Torre.

«Non ho idea di dove sia.» Disse, ed era la verità. Jowan aveva panificato la sua fuga con l'iniziata, ma quell'inutile traditrice lo aveva abbandonato. Chissà dove era andato a rifugiarsi.

Se Gregoir era laggiù ad interrogarlo, però, una cosa era certa. Era riuscito ad eludere i Templari e allontanarsi dalla Torre senza che riuscissero a fermarlo.

«Vedremo, se non ti torna in mente qualcosa.» Lo minacciò il Comandante. «In ogni caso, tra qualche settimana, ti sarà impossibile resistere. Dopo il Rituale, basterà chiederti dove si trova quel mago del sangue, e tu ci fornirai tutte le informazioni di cui abbiamo bisogno, senza battere ciglio.»

Detto questo, girò i tacchi, andandosene a passi veloci.

Irving, che non aveva proferito parola, ma era rimasto a guardarlo tutto il tempo con quell'espressione tra il disgusto e la delusione, gli rivolse un cenno col capo, prima di seguire il Comandante fuori dalla cella.

Rimase solo con il templare, che gli sferrò un calcio al costato prima di uscire dalla cella, che chiuse a chiave. Si sedette poi su una panca, posta esattamente di fronte all'ingresso, senza staccargli lo sguardo di dosso da sotto l'elmo decorato con due ali di metallo.

Geralt si concesse un gemito di dolore, raggomitolandosi su sé stesso per quanto le catene glielo permettessero.

 

 

Rimase per giorni nell'oscurità, a rimuginare su quello che avrebbe potuto fare per uscire da lì. Il piano che avevano escogitato lui e Jowan non era perfetto, certo, ma se Irwin e Gregoir non si fossero accorti così presto della loro effrazione, avrebbe potuto funzionare.

Sospirò, risentito.

Chissà se Jowan ce l'aveva fatta. Non sarebbe stato il primo mago a riuscire a fuggire dalla Torre, soltanto pochi mesi prima un altro era riuscito ad eludere i Templari e darsi alla macchia... e a quanto si diceva, non erano ancora riusciti a riacciuffarlo.

Dei passi lo risvegliarono dai suoi pensieri.

Davanti alla porta della cella comparve un volto familiare, che lo guardava preoccupato.

«Geralt?» Chiamò quello, avvicinandosi ulteriormente fino a toccare le sbarre.

Il prigioniero cercò per quanto possibile di mettersi seduto, sfoderando un tentativo di sorriso verso l'amico. «Niall. Non pensavo avrebbero permesso a qualcuno di farmi visita.»

«Cosa vi è saltato in mente?!» Lo rimproverò l'altro, mettendosi quasi ad urlare. «E Jowan! Da quanto è un mago del sangue?»

Geralt sospirò. Niall non avrebbe mai capito il desiderio di libertà che li aveva spinti a cercare di evadere dalla Torre. «Niall, non vuoi immischiarti in questa faccenda, fidati.»

«Fidarmi!» Esclamò l'altro. «Come puoi anche solo dirmi una cosa del genere! Prima Anders, poi tu e Jowan! Possibile che ogni amico che ho decida di impazzire e cercare di farsi uccidere?»

Geralt tenne a bada l'irritazione che lo pervadeva ogni volta che sentiva nominare Anders. «Non è colpa nostra se tu sei contento di passare la tua vita in gabbia, Niall. Alcuni di noi vorrebbero vedere cosa c'è al di fuori del Lago Calenhad, senza dover aspettare di essere chiamati al servizio di qualche Lord o Re che ci metterebbe un collare e una catena.» Ribatté risentito.

«Parli come Anders.»

«Perché aveva ragione!» Perse la pazienza Geralt, alzando la voce. «Aveva dannatamente ragione, e saremmo potuti essere fuori di qui già da un pezzo, se non avessimo avuto troppa paura di affrontare i Templari! E giustamente, non ci ha aspettato, e ora sarà a godersi la libertà da qualche parte, mentre io sono chiuso qua dentro ad aspettare che quei cani bastonati dei grandi Incantatori tornino e decidano se ammazzarmi o rendermi un burattino, senza nemmeno sapere se Jowan sia vivo!»

Seguì un lungo silenzio, disturbato soltanto dalle gocce d'acqua che cadevano dal soffitto ticchettando sul pavimento di pietra.

«Non l'hanno ancora preso.» Disse finalmente Niall. «Gregoir è furioso, sta mandando tutti i Templari che può a cercarlo, ma tra quelli che ha mandato ad Ostagar e quelli che devono restare qui, non sono in tanti. Probabilmente Jowan sarà già dall'altra parte del Ferelden.»

Geralt trattenne il fiato, lieto della notizia e grato all'amico per avergliela riferita.

«Piuttosto, io mi preoccuperei di te stesso, Geralt. Hanno tutte le intenzioni di fare un processo in grande. Girano da mesi voci di magia del sangue e ribellioni, e il vostro tentativo di fuga non ha fatto altro che rafforzare l'idea di Gregoir che dobbiamo essere tenuti sotto controllo più stretto.» Continuò Niall. «Vogliono fare di te un esempio, in modo da scoraggiare possibili imitatori. Appena tutti torneranno da Ostagar...»

Geralt ascoltò l'amico senza battere ciglio. Quello che aveva appena detto non faceva altro che confermare quello che già sapeva. Non sarebbe uscito bene da lì, in nessun caso.

«Almeno ci ho provato.» Disse semplicemente. «E Jowan ce l'ha fatta.»

Niall lo guardò, e nel suo sguardo Geralt intuì che l'amico sapeva più di quanto dimostrasse. «Devo andare, ora. Mi hanno concesso solo qualche minuto.» Disse. «Vorrei che me l'aveste detto. Magari sarei riuscito a dissuadervi.»

«Ti saresti soltanto messo nei guai, e per niente.» Ribattè Geralt. «Non è colpa tua, non avresti potuto fare niente per impedircelo, e nel peggiore dei casi saresti incatenato qua di fianco a me.»

L'amico sembrò voler ribattere, ma l'altro lo interruppe prima che potesse aprire bocca.

«È meglio se torni di sopra, prima che inizino a sospettare anche di te.»

Niall annuì. Lo salutò con un cenno della mano, per poi voltarsi e sparire lungo il corridoio.

Geralt si appoggiò nuovamente alla parete, non riuscendo a trattenere un sorriso triste. Almeno, dei suoi amici due erano riusciti nel loro intento, e uno non si rendeva conto della vita da prigioniero che conduceva.




 

Note dell'Autrice:

E anche Geralt Amell fa la sua comparsa! In assenza di Duncan, gli altri possibili Custodi dovranno cavarsela da soli e non sempre andrà per il meglio.

Ogni commento, critica o suggerimento è ben accetto. Al prossimo capitolo! 

Ho iniziato a disegnare i vari protagonisti. QUI c'è Geralt, in tutta la sua gnoccaggine (ci ho provato, almeno...)!

  
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