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Autore: princess_sweet_94    06/08/2017    2 recensioni
REVISIONATA E MODIFICATA IL 07/05/2021
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"Cos'è?" domandò, fissando quell’oggettino quasi fosse in trance.
Il coniglio non rispose e la rosa s'illuminò nuovamente facendo apparire dinnanzi a lei una boccetta di vetro quadrata ricca di decori floreali, simile a quella di un profumo, che rimase sospesa a mezz’aria.
"Sei tu..." mormorò il coniglio "Sei la prima Pretty Cure... la Rosa ti ha scelta. Oa non resta che trasformarti" concluse, rilassandosi contro il suo petto.
Haru guardò la chiave e il profumo con sconcerto, confusa e disorientata, non capendo minimamente cosa dovesse fare.
“Io non so…” iniziò ma l’animaletto scosse piano la testa, alzando gli occhi su di lei.
“Verrà da solo” rispose “Devi solo volerlo.”
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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REVISIONATA IL 11/12/2022



Profumo di erba fresca, fiori colorati, alberi e tanto verde.
Era questo che adorava Haru: la primavera che sbocciava in tutto il suo splendore. Che poi il suo nome significasse proprio "primavera" era solo un ironico caso.
"Momoka! Sbrigati o ti lasciamo quì!" la voce di una ragazza si alzò nell’aria, infrangendo la bolla di beata estraneità in cui ella si era calata. Haru si voltò verso di lei, le morbide treccine rosa che le ricadevano sul petto sobbalzarono lievemente e un sorriso dolce le apparve sulle labbra.
"Arrivo!" rispose, risalendo velocemente la collinetta per raggiungere il resto della propria classe. Una gita al Parco Naturale di Shizun1, in quella stagione, era proprio ciò che ci voleva per degli studenti stressati dalla laboriosa vita scolastica e Haru aveva accolto con molta gioia la notizia, al contrario dei suoi compagni di classe.
"Restate uniti e non perdetevi" li richiamò la loro insegnante, facendo cenno ai ragazzi di radunarsi nell'area pic-nic "Forza, che si pranza!" cercò di spronarli, vedendoli ancora un po’ mogi e annoiati: quando la preside aveva proposto (con fin troppo entusiasmo) quella scampagnata, gli insegnanti erano stati abbastanza scettici e quasi tutti molto restii a prendersi una responsabilità del genere; bastava veramente poco perché uno dei ragazzi si perdesse o si facesse male all’interno della struttura, i rischi in una così vasta zona coperta di terra e sassi erano tanti e il consiglio ne aveva discusso a lungo prima di prendere una decisione. Altrettanto seccati erano stati gli studenti, che di scorrazzare in mezzo agli alberi non si sognavano neanche, e convincerli che sarebbe stata un’esperienza educativa e rilassante non era stato semplice. Si erano quindi dovuti venire incontro, alunni e professori, per rendere quella giornata il più piacevole e tranquilla possibile per ambo le parti.
In fin dei conti a loro piaceva quel rapporto di formale amicizia che avevano instaurato con il corpo insegnanti, constatò Haru mentre si aggregava al gruppo di ragazze per prendere posto ad uno dei lunghi tavoli al centro dello spiazzo e tirava fuori il proprio pranzo.
C’era davvero molto poco da sapere su Haru: amava le piante, gli animali e il cibo con tutta sé stessa (come riuscisse a mantenere un fisico da far invidia a metà delle sue compagne di classe, però, era un mistero) ed era sempre allegra e amichevole con chiunque. I suoi amici l’avevano soprannominata scherzosamente “Principessa” dopo che, al campeggio dell’estate precedente, aveva attirato a sé metà della fauna locale solo il primo giorno e Koichi aveva esclamato (sbigottito e sconcertato): “Cosa sei, una principessa Disney?!”. La cosa la imbarazzava un po’ ma sapeva che non lo dicevano mai con cattiveria, quindi non se la prendeva.
Divise le bacchette con un gesto secco e si unì nel ringraziamento, fiondandosi poi sul proprio bento tra le chiacchiere generali. La scuola media Kōji2 era rinomata per essere tra le più prestigiose della città, eppure una cosa che Haru non aveva mai fatto era proprio passare del tempo eccessivamente lungo sui libri: prestigiosa, sì, ma non severa e a lei piaceva proprio per questo. Lasciava anche molto spazio agli interessi dei ragazzi offrendo, infatti, i migliori luoghi e le attrezzature più moderne perché potessero coltivare i propri hobby in gruppi di studio e club ricreativi e sportivi. Il tutto alla modica cifra di qualche migliaio di yen l’anno potendo, eventualmente, far ricorso a delle borse di studio private.
"Guardate! Un coniglio!" urlò all'improvviso Shio, distraendola dai suoi pensieri, facendo voltare tutta la scuola verso gli alberi che costeggiavano l’area. Effettivamente, dietro ad un cespuglio spuntavano quelle che sembravano proprio delle orecchie di coniglio che si rizzarono all’improvviso e sparirono velocemente tra le foglie.
"Oh, è scappato!" esclamò una ragazza al tavolo accanto.
"Che peccato, volevo vederlo!" borbottò Haru, delusa, tornando a sedersi sulla panca.
“Haru, hai letteralmente accarezzato tutti gli animali che abbiamo incontrato per la strada” fece notare Akio “Persino una rana!”
"E’ che i conigli sono cosi teneri e batuffolosi" spiegò lei, sognante portandosi le mani alle guance leggermente arrossate, facendole ridere tutte. "Per questo mi piacerebbe tanto gestire un Parco Naturale, un giorno" confessò "Essere sempre circondata dalla natura e dagli animali... sarebbe un sogno che si avvera!"
"Beata te che sai già cosa vuoi fare" sospirò Shinya, poggiando la testa sul palmo della propria mano “Io sono ancora indecisa su quale scuola superiore scegliere.”
"Mia madre vuole che faccia economia e marketing per gestire l’azienda del nonno" sbuffò Etsuko, seccata, giocherellando con il proprio riso “Ho provato a spiegarle che io con queste cose non vado d’accordo ma è come parlare con un muro.”
"I miei non mi premono affatto, invece" s’intromise Nagi: tutte si voltarono verso di lei, intenta ad addentare il proprio sandwich di pollo "Potrei fare qualunque cosa, anche il mimo per strada, a loro andrebbe benissimo: l'importante è che stia bene a me" spiegò, senza neanche alzare lo sguardo dal suo pranzo, con la bocca piena.
"Ecco un'altra fortunata!" sbottò Shinya “Ma finisci di mangiare prima di parlare” aggiunse a mo’ di rimprovero.
"L'ho sempre detto io che i tuoi genitori dovrebbero adottarmi, Nagi!" sospirò Akio e lei rise.
"Tu scherzi ma loro lo farebbero sul serio" rispose, conoscendo troppo bene la loro eccentricità "Ad ogni modo, io voglio buttarmi nel mondo dello sport" decretò infine "E, chissà, magari partecipare alle Olimpiadi" aggiunse con quel pizzico di entusiasmo che tanto la caratterizzava, ereditata da quei due svitati che l’avevano messa al mondo.
"Certo, tu sei brava in tutti gli sport!" esclamò Haru che, essendo la sua migliore amica per eccellenza, aveva sempre fatto il tifo per lei dagli spalti di tutti i campi che la ragazza aveva solcato. Nagi non si concentrava su una sola attività fisica, ma si dedicava a tutti quelli che le interessavano: corsa campestre, nuoto, pallavolo, basket e, recentemente, anche il baseball. Essendo attività scolastiche di base riusciva a seguirle quasi tutte con constanza, senza dover rinunciare a nulla o preoccuparsi dello studio, in cui riusciva discretamente bene.
"Rozzo" mormorò Mika d’un tratto, intenta a legarsi i lunghi capelli blu in una crocchia alta che fermò con una spilla elegantemente decorata e sulla tavola scese un lungo silenzio. Mika Ondo era stata etichettata da molti come “La Duchessa del Kōji” e non in senso buono: essendo nata in una famiglia molto ricca aveva ricevuto una rigida educazione che si rifletteva perfettamente nel suo carattere composto e bacchettone, aveva sempre un’aria di austera superiorità e non si risparmiava di criticare o riprendere chiunque mettesse anche solo una piega della propria giacca fuori posto. Il che risultava molto fastidioso dal momento che era nientemeno che la Presidentessa del Consiglio Studentesco e Direttrice del Comitato Disciplinare: era suo compito assicurarsi che nessuno degli studenti violasse le regole della scuola o assumesse comportamenti inopportuni, certo, ma gestiva il tutto con eccessiva pignoleria tanto da risultare, spesso e volentieri, fin troppo pesante.
"E tu cosa vorresti fare, Miss Perfettina?" l’apostrofò Nagi, infastidita da quel commento non richiesto.
"La scrittrice, mi sembra ovvio" rispose Mika, tranquillamente, quasi come se avere dubbi a riguardo fosse ridicolo: dopotutto, suo padre era un famoso autore di romanzi storici e lei stessa aveva fondato il Club di Scrittura Creativa all’interno dell’istituto, non era poi così stupefacente che volesse farne la propria carriera futura.
"Noioso" rispose Nagi, fredda, restituendole l’acido commento. Mika alzò lo sguardo ed entrambe si fulminarono con lo sguardo.
"S-suvvia, ragazze... non mi sembra il caso di litigare: avete entrambe delle ottime aspirazioni" intervenne Haru, cercando di calmarle: Mika e Nagi non erano mai andate molto d’accordo a causa dei loro caratteri completamente opposti e quelle poche volte che interagivano finivano per prendersi a male parole, causando un bel po’ di problemi. Per questo cercavano sempre di farle incontrare il meno possibile.
"Sei sempre troppo gentile con chi non se lo meriterrebbe, Haru" commentò Nagi, scoccando uno sguardo di ghiaccio a Mika.
"Non intendo rispondere alle provocazioni di qualcuno così mentalmente inferiore" ribatté lei, glaciale. Nagi mollò il sandwich e scattò in piedi, sbattendo le mani sul tavolo.
"Ripetilo, se hai il coraggio!" quasi urlò.
Haru guardò entrambe, nel panico, e si alzò anche lei: "N-Nagi, per favore!" provò a calmarla, controllando che gli insegnanti non fossero nei paraggi. Gli studenti dei tavoli a fianco si erano voltati a guardare la scena e Haru si voltò in direzione del gruppo dei ragazzi, in cerca di aiuto. Incontrò un paio di freddi occhi azzurri che la guardarono per qualche istante, infine il proprietario si alzò e le raggiunse a grandi falcate.
"Hoshimura" la chiamò pacatamante, posandole una mano sulla spalla. Nagi sussultò, non essendosi accorta della presenza del ragazzo, e inspirò a fondo per evitare di insultarlo di riflesso "Vieni un attimo di là, dobbiamo definire alcuni dettagli per la partita della prossima settimana" invitò, imprescrutabile: Hayato Matsumoto si era trasferito da pochi mesi nella loro scuola ma non aveva legato praticamente con nessuno; conosceva i ragazzi perché erano nella squadra di pallavolo insieme ma, oltre a qualche sporadica chiacchierata nel tempo libero, non era solito unirsi al gruppo nel vero senso della parola essendo soprattutto molto taciturno e apatico. Haru, tuttavia, era riuscita in qualche modo a fare amicizia con lui con il suo fare allegro ed estroverso, sebbene non si fossero mai frequentati al di fuori del perimetro scolastico. In effetti, non era sicura che qualcuno fosse stato davvero a casa sua o anche solo sapesse dove viveva.
Nagi esitò, infine afferrò lo zaino e diede le spalle a tutte, dirigendosi verso il tavolo dei ragazzi.
"Grazie, Matsumoto" sospirò Haru. Il ragazzo si limitò ad annuire e seguì Nagi senza dire una parola.
"Certo che quell'Hayato è proprio carino" commentò Shinya, ammiccando, dopo qualche istante di teso silenzio, mentre Haru riprendeva posto sulla panca.
"Ma dai!" Etsuko le diede una gomitata "Sappiamo tutti che Momoka ha una cotta stratosferica per Yuji" ridacchiò. Haru arrossì fino alla punta dei capelli e abbassò lo sguardo: "N-non ditelo così apertamente, mi vergogno!" mormorò, portandosi le mani al viso in fiamme.
"Oh, la nostra piccola Biancaneve si vergogna!" la prese in giro Akio, afferrandola per le spalle per appoggiarsi a lei.
"Quanto sei tenera!" aggiunse Etsuko.
"Smettetela" borbottò la ragazza, sentendole ridacchiare, finalmente più rilassate.
 
Non troppo lontano da loro, sulla cima di uno degli alberi che circondava l'area pic-nic, un lieve bagliore scuro illuminò le foglie per un'attimo prima di essere sostituito dal profilo snello di una donna. Se ne stava seduta a gambe incrociate sul nulla, i lunghi capelli d'argento che le scendevano oltre la vita raccolti in una coda alta, circondandole il viso; un lungo, aderente cappotto nero le fasciava il corpo lasciando la zip aperta all’estremità inferiore così da mostrare i jeans neri e gli alti stivali scuri. Una medaglia al valore viola e dorata spiccava sul suo petto, chiaro simbolo del suo alto rango, insieme allo stemma dell’Impero a cui apparteneva. La donna guardò lo scenario con i suoi freddi occhi gialli, sondando ogni singola persona lì presente: erano un centinaio di studenti, forse di più, radunati intorno ai tavoli da pic-nic per consumare il proprio pranzo. Un posto con una natura così rigogliosa era una meta perfetta per un folletto del Regno di Lilium rimasto senza casa, pertanto avrebbe cominciato la sua ricerca da lì.
Alzando una mano dalle lunghe unghie laccate di nero, fece apparire un piccolo seme scuro sul palmo avvolto in una lieve nube violacea: "Germoglia, mio piccolo Kurofuku3... e distruggili!" mormorò, schioccando le dita: il seme sfrecciò verso terra e sparì dietro un albero, venendo inghiottito dal terreno. Dopo pochi istanti l’intero parco iniziò a tremare.
Le borse si rovesciarono, le panche traballarono e i ragazzi andarono nel panico, alzandosi velocemente per afferrare le proprie cose in un brusio confuso di voci e strilli spaventati.
"Che cos'è?"
"Il terremoto!"
"Via, usciamo da qui!"
“Restate calmi, non accalcatevi! Raggiungete le uscite in file ordinate!”
Sotto le direttive degli insegnanti, tutti i ragazzi si diressero velocemente verso i cancelli.
"Restate uniti, non disperdetevi!" ordinò la loro professoressa, guidando la propria classe verso il cancello più vicino, ma una scossa più forte delle altre li fece vacillare, facendoli ritrovare carponi sull'erba in pochi istanti.
Una grande crepa si formò nel terreno molle da cui, come dei rampicanti, strisciarono fuori dei grandi steli seguiti da un bulbo verde acido munito di denti affilatissimi: una gigantesca pianta carnivora si erse in tutta la sua altezza dinnanzi ai presenti e ruggì, pietrificando tutti dal terrore e dall'incredulità.
"Vedete?" esalò infine un ragazzo, indicandola, dopo un breve attimo di stordimento "Questi sono gli effetti dell'inquinamento!"
Le teste di tutti si voltarono verso di lui all’unisono, gli occhi sgranati e lo sgomento dipinto sul volto.
"Non dirai sul serio!" sbottò Shio, dando voce al basito pensiero comune.
"Ne riparleremo dopo!" esclamò Etsuko "Scappiamo!"
Inciampando e arrancando, i ragazzi si alzarono al suo grido e ripresero la corsa.
"Haru!" Nagi si fermò, cercando di scorgere la ragazza in mezzo a tutta quella folla "Haru, dove sei?" urlò.
"Nagi!" la richiamò Shinya, voltandosi quando la vide immobile tra la calca.
"Dov'è Haru?" chiese lei.
"Non lo so, credo che sia più avanti!" rispose la ragazza "Andiamo anche noi, è pericoloso!"
Nagi gettò un'ultima occhiata dietro di sé, poi riprese il cammino seguendo la sua scia.
Haru però, era rimasta indietro: in preda al panico si era nascosta dietro uno degli alberi che costeggiavano il parco e adesso non sapeva più come uscirne. Si morse il labbro inferiore e sbirciò fuori, dove la creatura stava sdradicando alberi e piante come in cerca di qualcosa: se avesse provato a correre verso l'uscita sarebbe stata senza dubbio vista e dubitava che quella pianta volesse giocare con lei. Scivolò lungo il tronco e si sedette per terra, abbracciandosi le ginocchia mentre lacrime di ansia e paura le pungevano gli occhi: ed ora come ne sarebbe uscita?
Strillò involontariamente quando una grossa mano nodosa abbatté un paio di alberi lì vicino. La pianta si avvicinò alla radura appena spazzata, puntando apparentemente ad un piccolo esserino bianco dalle orecchie viola: Haru sussultò quando riconobbe il coniglio intravisto tra i cespugli poco prima e impallidì nel constatare che l’essere puntava proprio verso di lui.
Senza neanche prensarci, la ragazza scattò in piedi e corse verso di loro. Afferrò il coniglio al volo e si slanciò oltre il punto in cui era steso, venendo sbalzata in avanti dalla folata di vento che generò la liana della pianta quando si abbatté sul terreno, proprio dove poco prima c’era l'animaletto. Haru rotolò sull'erba e s'inginocchiò a fatica, stringendo gli occhi per il bruciore alle ginocchia: la pelle si era sbucciata nell’impatto e qualche goccia di sangue faceva capolino dalla carne, tuttavia tenne ben stretto l’animale tra le braccia. Era così piccolo, completamente bianco se non per i bordi delle orecchie, colorati di un viola acceso, e tra le zampette stringeva un ciondolo a forma di rosa, tenuto a tracolla sul suo corpicino da un filo di nylon bianco.
Il coniglio aprì gli occhi, grandi e verdi, e la fissò. Haru sorrise.
"Per fortuna stai bene" sospirò, passandosi la manica della divisa sulla guancia sporca di terra, ma gelò quando sentì i passi pesanti dell'essere alle sue spalle.
"Kurofuuku" mugghiò lui, alzando una mano per abbatterla su entrambi. E Haru sgranò gli occhi, non sapendo se trovava più assurda la cosa in sé o il fatto che parlasse. Si rannicchiò su sé stessa, mentre mille immagini le passavano per la mente, e il suo ultimo pensiero andò a sua madre che non avrebbe più potuto riabbracciare; quella constatazione era nata spontanea nella propria mente, come se il suo inconscio sapesse già che la sua vita stava per finire prima ancora che il resto del corpo se ne rendesse conto, e forse quella fu la parte peggiore della cosa. Ma prima che potesse anche solo metabolizzare il tutto, il ciondolo che il coniglio stringeva s'illuminò creando un enorme scudo rosa intorno ad entrambe e Haru spalancò gli occhi, trovandosi immersa in quel tripudio di colori brillanti.
"Cosa... è successo?" mormorò. La sua voce rimbalzò tra le pareti, rieccheggiando in quell’esulo spazio: riusciva a vedere la pianta che dibatteva le liane contro le pareti ma non sentiva nulla, neanche il tonfo sordo dei colpi sferrati senza pietà.
"La Rosa del Tempo ci ha protetti" mormorò il coniglio, facendola sussultare e abbassare lo sguardo "È la fonte di potere dell'Imperatrice, lei è con noi" continuò, stringendo il ciondolo al petto e chiudendo gli occhi "Come scritto nel destino...". La rosa s'illuminò, sprigionando un fascio di luce bianca che salì fino al cielo, avvolgendole con uno scoppio assordante: al centro del ciondolo si radunarono piccoli fasci di luce finché, con un sonoro ding, non apparve un fiore di ciliegio che si posò sul palmo della mano della ragazza. Era grande, freddo al tatto segno che era fatto di metallo, e molto spesso: appena Haru lo prese tra le dita un click sordo si espanse nell’aria e dall'estremità spuntò una piccola chiave.
"Cos'è?" domandò, fissando quell’oggettino quasi fosse in trance.
Il coniglio non rispose e la rosa s'illuminò nuovamente facendo apparire dinnanzi a lei una boccetta di vetro quadrata ricca di decori floreali, simile a quella di un profumo, che rimase sospesa a mezz’aria.
"Sei tu..." mormorò il coniglio "Sei la prima Pretty Cure... la Rosa ti ha scelta. Ora non resta che trasformarti" concluse, rilassandosi contro il suo petto.
Haru guardò la chiave e il profumo con sconcerto, confusa e disorientata, non capendo minimamente cosa dovesse fare.
“Io non so…” iniziò ma l’animaletto scosse piano la testa, alzando gli occhi su di lei.
“Verrà da solo” rispose “Devi solo volerlo.”
Haru trattenne il fiato e spostò lo sguardo sulla pianta a pochi metri da loro; infine respirò a fondo e annuì. “Ok, farò come dici!" promise, poggiandolo sull’erba. Non ci aveva capito nulla e probabilmente non avrebbe ricevuto spiegazioni tanto presto, però voleva davvero aiutare quel piccolino e, ovviamente, uscire da lì con ancora tutti gli arti al loro posto. Afferrò la boccetta del profumo e la luce che l’aveva avvolto sparì, poi si alzò in piedi e chiuse gli occhi.
Lo voleva davvero…
Pochi istanti dopo, un calore inspiegabile le pervase il petto e una scarica di adrenalina l’attraversò dalla testa ai piedi come un fulmine: le sue mani si mossero da sole, come se il suo corpo sapesse esattamente cosa fare, e posizionò il profumo davanti a sé con la chiave sopra di essa. Le sue labbra si schiusero e le corde vocali vibrarono dolcemente quando la sua voce si levò in quel sordo silenzio, chiara e decisa: "Season Charge: - inserì la chiave nel tappo del profumo e la girò, facendolo riempre all'istante di un liquido rosa - Metamorfosi!"
Venne quasi accecata da una luce intensa bianca e fucsia e la sua divisa disparve, lasciando il posto ad una veste bianca che l'avvolse come una seconda pelle. Impugnando la boccetta spruzzò il profumo, che si espanse nell'aria in una scia di cristalli rosa "Fiorisci, Fragranza Primaverile!" esalò. Girò su sé stessa e la veste sparve tra mille fasci colorati, lasciando il posto ad un vestito corto completamente rosa, con la gonna ampia aperta sul davanti. Le maniche erano corte e a sbuffo, con polsini e stivali panna e fragola; i suoi capelli si erano allungati diventando di una tonalità più chiara, disegnando due grandi trecce dietro di lei, mentre il capo era ornato da un diadema di fiori. La barriera s’infranse e lei si posizionò di fronte al mostro aprendo le braccia intorno a sé: "Fresca e profumata, come i fiori primaverili: io sono Cure Cherry!" esclamò e solo dopo un lungo istante di sbigottito silenzio si rese conto di ciò che aveva effettivamente fatto.
O meglio, di ciò che quel profumo le aveva fatto fare.
Il Kurofuku (o almeno così lo avrebbe chiamato lei visto il suo bizzarro “ruggito”) non si lasciò intimidire e partì immediatamente all'attacco. La ragazza lo schivò istintivamente con un salto, finendo sul ramo di un albero lì accanto, fuori dalla sua portata.
"Wow!" esclamò, aggrappandosi al tronco per non perdere l'equilibrio: era sempre stata negata negli sport e qualche volta aveva rischiato di rompersi qualcosa solo scendendo dal letto, pertanto il suo stupore dinnanzi a quell’improvviso slancio di atletica era a dir poco enorme.
"Kurofuuku!" ruggì lui, cercando di colpirla.
"Cure Cherry, usa i tuoi poteri!" esclamò il coniglio, correndo a nascondersi tra le radici di un albero poco distante.
"I miei poteri?" la ragazza si guardò intorno, sperando che quella bizzarra forza magica le facesse fare nuovamente tutto in automatico.
“Concentra la tua energia nel Crystal Parfume” spiegò.
Haru si guardò la gonna del vestito e notò un cofanetto di velluto bianco poggiato sul fianco destro, con semplici decori rosa. "Va bene, ci provo!" annuì, scendendo dal ramo con un salto e atterrando quasi in perfetto equilibrio. Si drizzò e prese coraggio, puntandogli contro il dito: si sentiva tanto una maghetta dei cartoni animati e, visto che non sapeva se le sarebbe ricapitata mai una cosa del genere, tanto valeva togliersi qualche piccolo sfizio. "Pagherai per quello che hai fatto!” esclamò con tono deciso e autoritario “La natura è un bene prezioso e inestimabile, nessuno può distruggerla. Preparati, perché stai per essere sconfitto!" concluse e si sentì incredibilmente bene con sé stessa dopo aver pronunciato quelle parole.
Portò le mani dinnanzi al cofanetto e si concentrò più che poté: fasci di luce si materializzarono davanti ad esso, raccogliendosi velocemente tra le sue dita, e la formula le uscì in automatico. "Il Potere della Natura! – la luce assunse la forma di un grande giglio che dischiuse i suoi petali con un rombo assordante – Season Power: Uragano Floreale!" con uno scatto indirizzò il fiore contro il mostro: il giglio s'ingigantì e, girando su sé stesso, sparò contro di lui una tempesta di petali candidi che lo attraversarono come tanti proiettili, disintegrandolo. Con un ruggito, la pianta tornò un semplice seme e si dissolse nell'aria.
Haru guardò la scena ad occhi sbarrati prima di sorridere: "Ce l'ho fatta..." mormorò, realizzando di essere riuscita a sconfiggere la creatura e di essere ancora tutta intera. "Ha! Ce l'ho fatta!" gridò, emozionata, saltando dalla gioia. La donna, sospesa a mezz'aria sopra di lei, si esibì in uno "Tsk!" di disprezzo e scomparve così come era apparsa, senza che lei se ne accorgesse.
"Hai visto coniglietto?" aggiunse, voltandosi verso di lui "Ce l'ho fatta!" asserì, raggiungendola "Anche se non so cosa ho fatto" ammise, inginocchiandosi sull'erba.
Il coniglio sorrise: "Hai appena salvato il mondo dalla distruzione" rispose "Ed io ho iniziato la missione che mi è stata affidata" continuò alzandosi, ancora un po' stordita dalla botta "Io sono Reiha, un folletto del Regno di Lilium4, e tu sei una Season Charge: la Guerriera della Natura!"
"Guerriera della Natura?" domandò lei, inclinando leggermente il capo di lato. Reiha annuì, socchiudendo di poco gli occhi, barcollando un po’ in avanti.
"Sì. Ci sono molte cose che devo spiegarti..." mormorò prima di perdere i sensi  Haru sussultò e la resse con le mani.
"Ehi, Reiha, stai bene?" domandò, preoccupata, ma il folletto sembrava dormire profondamente. La ragazza si alzò, prendendola in braccio, e impallidì quando sentì una voce rieccheggiare tra gli alberi.
"Haru! Haru, dove sei?"
Non poteva sbagliarsi: era la voce di Nagi. Dopo pochi secondi, la ragazza spuntò da dietro un tronco sdradicato e si bloccò di colpo quando la vide. Le due si guardarono negli occhi per qualche istante, poi Nagi si riscosse: "E tu chi sei?" domandò, sconcertata, trovandosi dinnanzi una sconosciuta dall’outfit decisamente molto appariscente.
Haru esitò, nervosa, poi sorrise.
"Io sono Cure Cherry, una Guerriera della Natura!" si presentò, portando la mano destra alla fronte a formare un tre, facendo l'occhiolino… ma si sentì molto stupida dopo averlo fatto. Nascondendo l’imbarazzo, salutò con un cenno della mano e corse via, sparendo nel boschetto.
Nagi sbatté le palpebre, basita, pensando che fosse pazza, ma scosse il capo quando la vide sfrecciare via: "Ehi, aspetta un momento!" esclamò "Cos'è una Guerriera della Natura?"
Haru sorrise tra sé, mentre si dirigeva verso casa: era quello che avrebbe tanto voluto sapere anche lei.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
1 Shizun: da “Shizu” che singifica “silenzioso”.
2 Kōji: da “Kōjō” che significa “pianta”.
3 Kurofuku: letteralmente “Seme nero”.
4 Lilium: in latino significa “giglio”.
  
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