POV SAM
Il
tempo passa molto lentamente: non so se sono seduto su questa sedia da
ore o solo da minuti; la stanchezza della caccia e la ferita alla testa
chiedono con forza il riposo ma non posso dormire, non posso lasciare
Dean da solo.
Per un attimo, dopo aver iniziato a idratarlo e a posizionare
l’asciugamano bagnato sulla fronte calda, sembrava che la
febbre lentamente stava scendendo… mi sbagliavo.
Credo sia ricominciata a salire dopo un oretta quando Dean ha iniziato
a lamentarsi nel sonno, credo in preda agli incubi ; nel suo delirio
riesco a sentire qualche parola, qualche frase sconnessa
“mamma...papà mi spiace, è colpa
mia...jo...ellen...mi dispiace...Bobby, perchè? ”
e udire questo mi stringe il cuore: stava rivedendo tutti coloro a noi cari, ormai
morti? E perchè continuava a scusarsi?
Subito riprendo il controllo...non ho tempo di pensare a questo ora
perchè la febbre è davvero molto alta il che non
mi lascia altra scelta.
Mi alzo velocemente dalla sedia per dirigermi nel bagno accanto alla
stanza e, quando vedo che in questo schifoso motel
c’è una vasca, non posso che ringraziare Dio.
In qualche modo blocco il buco dello scarico, riempiendola fino a
metà di acqua fredda; quando ormai tutto nel bagno
è pronto, torno da Dean, in modo da preparare anche lui.
Lentamente inizio a toglierli i vestiti, lasciandolo solo in boxer.
Coraggio Dean insultami! Dimmi che vuoi essere
toccato solo da belle donne e non da quella spina nel fianco di tuo
fratello! penso ma niente,
non ricevo nessun insulto se non qualche gemito di dolore, e
guardandolo bene capisco il perchè: tutto il suo corpo
è pieno di numerose ferite e lividi, più di
quelli che avevo notato in precedenza.
Come diavolo hai fatto a nascondermi tutto
questo fino a qui?.
Una volta terminato di spogliarlo, ripeto la stessa azione che avevo
fatto per portarlo al letto: metto un braccio sotto le gambe e uno
sulla schiena e, con molta fatica, lo trasporto fin dentro al bagno,
per poi delicatamente immergerlo nell’acqua; al contatto con
questa, Den trattiene per un attimo il respiro e questo mi fa sperare...
“Hey Dean..” provo a chiamarlo ma niente.
Almeno il trattamento sta funzionando: il suo corpo era attraversato da
lievi tremori, per poi essere man mano più pronunciati ma,
solo quando sento un gemito provenire da Dean, capisco che è
giunto il momento di farlo uscire.
Lo avvolgo in un asciugamano grande, in modo da poterlo asciugare e
spostare sul letto senza bagnare ovunque; trasportarlo è
faticoso ma non mi importa...lui farebbe questo e molto altro per me,
anzi...lo ha già fatto.
Una volta rivestito con dei pantaloni della tuta e una maglietta
comoda, trovate nel suo borsone, lo faccio tornare sotto le coperte e,
come prima, mi siedo accanto a lui, vegliando sul suo sonno febbrile
per tutto il giorno e tenendo sempre controllata la febbre.
Solo quando è sera, sento del movimento provenire dalle
coperte e, appena sposto il mio sguardo in quella direzione, vedo che
due occhi verdi smeraldo mi stanno scrutando.
“Sei ridotto uno schifo, sai?!” mi dice subito
Dean, con la voce un pò impastata e, in quel momento non
riesco a trattenere una sonora risata, seguita subito dopo dalla sua.