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Autore: StormyPhoenix    06/08/2017    3 recensioni
Los Angeles, primi anni del nuovo secolo. Quasi per caso si incrociano le strade di una ragazza sola e in fuga dal suo passato spiacevole e di una delle band più famose del posto; un sentimento combattuto che diventa prepotente salderà il legame.
(Prima storia sui SOAD, so che è un po' cliché ma vabbè.)
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daron Malakian, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Salve a tutti! :D
Sì, lo so che è passato del tempo, ma purtroppo ho avuto da fare T.T abbiate pietà, non tiratemi i pomodori marci!!
In ogni caso spero che questo capitoletto di transizione vi piaccia e ringrazio tutti i lettori e i recensori per aver seguito la storia fin qui :D buona lettura <3





Quando il tour richiama a rapporto dall'altra parte dell'oceano, nel continente europeo, è ormai piena primavera e pare che la stagione non si limiti al clima e ai cicli naturali, ma contagi anche gli spiriti.
Sono nettamente più felice di quanto lo sia stata negli ultimi anni, la cappa di grigiore e malinconia che di solito permeava la mia quotidianità sembra essersi dissolta o perlomeno attenuata di molto e dentro di me cova la sensazione che i concerti venturi saranno storici, alcuni dei migliori di sempre della carriera della band. 
Dopo quel biglietto anonimo non è più giunta alcuna minaccia e apparentemente la situazione sembra risolta, ma proprio per mancanza di certezza manteniamo tutti la guardia alta, pur non perdendo il buon umore e non covando tensione per giorni interi; proprio per non pensarci e contenere l’ansia cerco di tenermi occupata con cose da fare durante tutta la giornata.
Prima della partenza diventa quasi d’obbligo sistemarsi ed ecco che nel giro di una giornata i capelli e la barba di Serj e di John perdono un paio di centimetri, la testa di Shavo torna ad essere pelata e per ultimo Daron dà un taglio netto alle due ciocche della sua barba, lasciando soltanto le basette e una striscia lungo la mascella… un piccolo trauma per me che ero abituata a vederlo sempre con quelle due “treccine” sotto al mento ma niente disperazione, dopotutto il suo appeal è ancora intatto, se non anche aumentato dai suoi capelli, ora lunghi abbastanza da coprirgli la nuca e avvolgersi in larghe onde alla fine, assolutamente adorabili.
 
«Daron, sei caduto nel gabinetto o cos-»
La mia lamentela causata dall’impellente bisogno fisico e dall’aver trovato occupato il bagno si interrompe con l’apertura della porta che io credevo chiusa a chiave, facendomi sentire totalmente scema.
«No, piccola, potevi tranquillamente entrare» la voce del chitarrista arriva dall’altra parte; alzo la testa per guardarlo e noto che manca qualcosa… la sua piccola barba non ha più le due ciocche separate, pur rimanendo assolutamente la stessa per il resto.
«Ma…» sgrano gli occhi, indicando l’elemento che causa la mia sorpresa.
«Sì, per ora ho leggermente cambiato, so che non sei abituata» replica lui, divertito dalla mia reazione.
«Nessun problema, mi riabituerò» commento, avanzando di qualche passo «piuttosto scusami per averti apostrofato in quel modo, non pensavo che il bagno fosse accessibile e che tu ci fossi dentro da poco, di solito quando sparisci per diverso tempo è perché potresti esserci caduto dentro…»
Il ragazzo ridacchia, poi mi attira a sé e mi dà un bacio sulla fronte. «Nah, sono troppo grosso per scendere nei tubi.»
 
Anche per me, infine, arriva il momento di sistemare la mia zazzera ormai disordinata e dal colore indefinito: dopo essere passata sotto le mani di un bravo parrucchiere, vecchia conoscenza dei ragazzi, spariscono almeno cinque centimetri di lunghezza e le doppie punte e compare un bel verde al posto del blu da lungo tempo sbiadito, un colore che ho scelto come simbolo della mia “rinascita” e della mia ritrovata felicità.
Al ritorno a casa le reazioni sono lusinghevoli, soprattutto quella del chitarrista che, durante le ore dopo cena solitamente dedicate alla conversazione stando comodi su divano e poltrone, quasi non mi toglie gli occhi di dosso un attimo e più volte arrotola piccole ciocche dei miei capelli attorno alle sue dita, come stordito dal fatto che adesso siano di un altro colore e, grazie al sapiente lavoro svolto, anche molto belli; lo lascio fare, troppo intenta a godermi il suo abbraccio e ad ascoltare ciò che gli altri dicono, ma anche perché la cosa non mi dà assolutamente alcun fastidio. 
 
A tarda sera, in attesa del chitarrista disperso chissà dove in casa, per distrarmi dalla crescente ansia per la partenza sempre più vicina mi impegno in una lettura abbastanza leggera; le pagine crepitano appena fra le mie dita, strisciando appena contro le lenzuola che mi coprono per metà, piene di parole che talvolta mi trovo a dover rileggere perché ho messo solo a fuoco la loro forma nera sulla carta bianca, distratta. 
«Cosa leggi?» la voce del mio ragazzo mi risuona nelle orecchie inaspettatamente, ma non sobbalzo e non mi muovo. 
«Un vecchio libro di racconti di fantasmi» rispondo, guardandolo con la coda dell'occhio mentre si accomoda al mio lato, incastrando la testa sopra la mia spalla per vedere ciò che io ho davanti agli occhi. «Ti piacciono?» 
«Non saprei, non sono un gran lettore, dovrei leggere prima di pronunciarmi» dice, con una minuscola risata. «Ma, a giudicare da quanto parevi concentrata, dev'essere interessante.» 
«Lo è» sorrido, rimettendo il segnalibro e posando il volume sul comodino e lasciando poi che Daron si accoccoli di nuovo contro il mio corpo. 
«Tutto bene, piccola?» chiede, guardandomi attentamente. 
«Sì, solo un po' in ansia per la partenza che si avvicina» rispondo con una certa leggerezza, per non destare preoccupazione. «Tu stai bene?» 
«Sì, sto bene» sospira, poi affonda il naso fra i miei capelli sparsi sul cuscino. «I tuoi capelli hanno un profumo divino, mi sento un drogato.» 
«Ahahah, non sarai mica un po' esagerato?» ghigno, divertita e lusingata allo stesso tempo. 
«Io non esagero mai» mugugna lui, fingendo un tono di voce offeso, al che per scherzo lo pizzico su un fianco e lui si ritrae con un balzo. 
«Ouch!» si lamenta un po' per finta, chiaramente divertito. «Questo è un colpo basso e ora mi vendicherò!» dichiara, prima di piombarmi addosso e iniziare a farmi il solletico. 
«Daron, no, pietà, lo sai che soffro da morire!» rido, con le lacrime agli occhi, cercando di liberarmi dalla sua presa e dalle sue dita dispettose. 
«Oh, è divertente sentirti implorare, sai?» ghigna lui, continuando. «Ritenta, sarai più fortunata!» 
«Scemo! Dai, ti prego, fermatiii» annaspo, agitandomi come una pazza. 
Finalmente la tortura finisce, ma le mie mani restano ancora bloccate al di sopra della mia testa; Daron si china fino a che il suo viso è a un soffio dal mio. 
«Sei così carina quando ti agiti, cosina» mormora, con una nota profonda nella voce che mi provoca brividi... l'indefinibile entità del mio amore per lui è qualcosa che contemporaneamente mi spaventa e mi esalta. 
«E tu sei dannatamente eccitante» sussurro a mia volta, prima di prendere l'iniziativa per un bacio; sorride contro le mie labbra ad un certo punto e sorrido anche io a mia volta. 
«Quasi mi dispiace dormire, sapendo che non avremo spesso tutta questa tranquillità e questa privacy nei prossimi giorni» mugugna lui, guardandomi. 
«Beh, la notte non è solo per dormire, potremmo approfittarne...» 
«Ottima idea, piccola.» 
Un altro bacio ci tiene occupati per un po' e il desiderio di rimuovere gli ostacoli fra i nostri corpi è ormai evidente; fermo il ragazzo con una mano quando prova a spogliarsi.  
«Voglio farlo io.» Daron si mette seduto di fronte a me e lascia che io gli tolga la sua t-shirt nera, sospira ad opera compiuta e fa lo stesso con il mio leggero vestito di cotone grigio. Mi avvinghio a lui, baciandolo di nuovo, avida di sentire il calore della sua pelle; nel frattempo lui mi porta di nuovo a stendermi e rimuove metà della mia biancheria, faticando per un attimo ad aprire i gancetti con gli occhi chiusi. Di colpo un lieve moto, forse di vergogna, mi porta a sciogliere l'abbraccio per un momento per poter spegnere la luce. 
«Da dove viene questa improvvisa timidezza?» domanda il chitarrista, perplesso, sollevandosi un po'; non riesco a rispondere, sentendo le guance bruciare fieramente, ma lui pare capire anche il mio silenzio. 
«Anche se l'altra volta eravamo così presi da avere fretta, ho avuto ugualmente modo di osservarti» dice, accarezzandomi il viso. «Sei perfetta così come sei, piccola, non hai nulla di cui vergognarti...» continua, poi riaccende la luce e sorride intenerito alla vista del mio viso paonazzo. 
«Ora rilassati e lascia fare a me» sussurra ad un mio orecchio, prima di leccarne il lobo, facendomi rabbrividire dalla testa ai piedi. Mi bacia di nuovo con una certa fame e io rispondo con uguale intensità, poi si stacca e prende di mira il collo, mordendo senza troppa forza all'altezza della giugulare. Si sposta verso il basso, seguendo la linea dello sterno; pare che in prima istanza stia ignorando il resto del torace e, scoprendo quanto la pelle tesa sopra le costole sia sensibile, ride appena. Sentendo che non riesco più a trattenere dei piccoli lamenti, torna a spostarsi verso l'alto con lentezza snervante... appena la sua bocca è sul mio seno inspiro di colpo e soffoco un grido. Successivamente l’ultimo ostacolo viene via; lo sguardo che Daron mi rivolge dal basso, facendosi spazio tra le mie gambe, provoca un ribollire interno che riesco ad esplicare soltanto con una piccola smorfia… durante il delizioso tormento che segue perdo qualunque contegno io abbia avuto fino a quel momento.
Quando il ragazzo si interrompe e torna su per baciarmi dapprima mi avvinghio a lui, poi prendo l’iniziativa e capovolgo la situazione: godo interiormente per ogni mugolio e fremito che riesco a strappargli con ogni bacio sul collo e ogni carezza sul torace e sullo stomaco. Più avanti anche il suo ultimo indumento scompare e indugio ad osservarlo nella sua nudità per qualche secondo, prima di strisciare leggermente verso il basso, intenzionata a fare qualcosa; a quel punto Daron porta una mano al mio viso, sollevandomelo perché io lo guardi.
«N-non sentirti obbligata, piccola…» mormora, guardandomi fisso e accarezzandomi il labbro inferiore con il pollice.
«Voglio farlo» rispondo con egual tono di voce; la mano di lui si sposta fra i miei capelli giusto mentre inizio la mia opera… i suoi gemiti e ansiti sono musica per le mie orecchie.
Dopo qualche minuto, per il desiderio di provare qualcosa di nuovo, continuiamo a regalarci piacere a vicenda, fino ad un orgasmo simultaneo che ci lascia entrambi senza fiato, attaccati l’uno all’altra.
«Che meraviglia…» sospira Daron, baciandomi e accogliendomi fra le sue braccia prima che Morfeo rapisca entrambi in pochi battiti di ciglia.




 
  
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