Serie TV > Gotham
Segui la storia  |       
Autore: AllisonHermioneEverdeen    07/08/2017    1 recensioni
"Pensa a qualcosa di certo. Concentrati sull'ambiente attorno a te. Non lasciare che l'abisso ti inghiottisca".
Queste sono le parole che rimbombano nelle orecchie di Daphne quando lascia Arkham. Parole dette, secondo il suo parere, da un dottore sociopatico che si diverte ad avere a che fare con i matti e ad irritarli con la sua voce soave e persuasiva.
Dopo cinque anni passati ad Arkham, è dichiarata sana di mente. Ma Daphne non si sente affatto sana: si sente spezzata.
Adesso è libera, e non potrebbe essere più spaventata: non conosce nessuno a Gotham. Nessuno, tranne un amico di famiglia di cui le ha parlato suo padre prima di tirare le cuoia: James Gordon.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo due



Il viaggio in auto era alquanto silenzioso. Gordon ogni tanto guardava Daphne, che teneva le mani in grembo e lo sguardo al finestrino. Sembrava assolutamente determinata ad evitare ogni contatto visivo.
Jim cercò di riordinare le idee: cosa poteva chiedere ad una ragazzina appena uscita da Arkham?
Dì qualcosa... forza... - Tuo padre ti ha raccontato di me? -. Ok, non era esattamente l'argomento di cui avrebbe voluto discutere, ma almeno era riuscito a rompere quel silenzio imbarazzante.
Daphne spostò lo sguardo dal finestrino, ma non si voltò verso di lui: cominciò a parlare fissando la strada di fronte a sè.
- Parlava spesso della guerra, - spiegò - e in quasi ogni racconto c'eri anche tu -.
- Era un grande uomo, tuo padre, - sorrise Gordon - mi ha salvato la vita più di ogni volta -
- E tu a lui, - replicò Daphne, e anche se Jim non si girò a guardarla era sicuro stesse sorridendo.

Finalmente arrivarono all'appartamento di Gordon. Era modesto, non troppo grande, non troppo piccolo, con una cucina, due camere da letto (una per Jim, una per gli ospiti), un bagno e un salottino. Per Daphne era il paradiso: in cinque anni aveva visto solo una camera bianca, asettica, e una sala da pranzo dove dovevi filare basso se non ci tenevi a far impazzire la persona accanto a te e scatenare una rissa sanguinolenta.
- Non è niente di che, - scrollò le spalle Jim.
- E' bellissima, - sorrise Daphne. Non disse altro.
Jim la portò nella camera degli ospiti: era una stanza di tre metri per cinque, dalle pareti grigie, una scrivania di legno scuro vicino alla finestra, un armadio a muro e un letto dalle lenzuola blu. Daphne la trovava stupenda. Posò lo zaino sotto la scrivania e si stese sul letto, inspirando il buon odore di normalità. Le sembrava qualcosa di sfuggente, non meritato, come se dopo Arkham non potesse più essere una ragazzina, ma solo una pazza criminale.
Sono sana di mente, adesso , pensò quasi con rabbia. L'aveva detto Strange, se lo era ripetuto nella testa un'inifinità di volte e aveva anche un certificato che lo accertava. Allora perchè le sembrava che non fosse affatto vero?

La mattina dopo, Jim dovette portarsela a lavoro. Non voleva lasciarla sola a casa, ma sapeva anche che non avrebbe potuto portarsela sempre a lavoro. Avrebbe dovuto trovare un'altra soluzione.
Harvey non sembrò particolarmente felice di avere Daphne in auto per tutta la pattuglia: continuava a lanciarle occhiatacce, come se si aspettasse che da un momento all'altro la ragazzina li avrebbe aggrediti gridando come un'ossessa.
Daphne, però, non gli prestava attenzione: guardava fuori dal finestrino, come se volesse imprimersi nella mente tutti i più piccoli particolari di Gotham.
- Perchè quell'auto ci segue? - chiese improvvisamente. Gordon ed Harvey si voltarono di scatto.
- Come? - chiese Bullock.
- Quell'auto, - e Daphne indicò una camaro grigia poco distante. - Ci sta seguendo da quando abbiamo lasciato la caserma -.
- Ne sei sicura? - chiese Gordon. Daphne annuì. Jim ed Harvey si scambiarono uno sguardo allarmato, poi cercarono di velocizzare l'andatura dell'auto per arrivare al semaforo prima dei loro inseguitori.
- All'ottantatrè per cento ci raggiungeranno prima che saremo arrivati al semaforo, - affermò Daphne.
- Come fai a saperlo? - le chiese Gordon voltandosi a guardarla. Lei lo guardò confusa.
- Lo so.. e basta, - rispose esitante. Jim ed Harvey si scambiarono un'occhiata fugace, ma al momento avevano altre priorità. L'auto misteriosa che li seguiva, per esempio.
- Allora cosa suggerisci, Sherlock? - fece Bullock.
- C'è un percorso alternativo che farebbe in modo che i nostri inseguitori ci perdano di vista, - rispose Daphne.
- Spara, - disse Harvey. Daphne sembrava non vederli, come se stesse guardando qualcosa al di là della loro percezione.
- Gira a destra, - disse improvvisamente. Harvey fece appena in tempo ad obbedire: ancora qualche secondo e non sarebbe riuscito a svoltare.
- Magari la prossima volta avverti prima! - esclamò. Daphne non rispose: sembrava troppo concentrata per dargli retta. Harvey e Jim si scambiarono uno sguardo spaesato, ma nessuno dei due aveva idea di cosa fossero quelle strane capacità della ragazzina.
- Aumenta la velocità di dieci chilometri orari, o scatterà il rosso prima che arriveremo al semaforo, - disse Daphne. Harvey ovvedì: dieci metri dopo, passarono mentre scattava il giallo. Quando i loro inseguitori arrivarono al semaforo, scattò il rosso, e l'auto rimase imbottigliata nel traffico mattutino.
- Continua a guidare per dieci minuti sulla strada principale, poi diminuisci la velocità e torna alla centrale utilizzando vie secondarie, - continuò Daphne. Harvey, dopo aver visto cosa succedeva seguendo i consigli della ragazzina, obbedì senza obiezioni.



Mentre Gordon e Bullock facevano rapporto su quanto avvenuto, Daphne stava seduta nella sala d'attesa della centrale. Si abbracciava le gambe guardandosi intorno. Stare in un luogo affollato, per lei, era una tortura: troppe informazioni alla volta, il cervello sembrava scoppiarle. Doveva sforzarsi di focalizzare l'attenzione solo su un soggetto, e non deconcentrarsi. Per esempio: quell'uomo appena entrato nella centrale, scortato da due agenti, era stato arrestato davanti alla banca per rapina a mano armata. Quella donna dietro le sbarre, invece, era dentro per traffico di droga. L'agente a pochi passi da Daphne era sposato, ma tradiva la moglie. E il suo amico, poco più in là, non dormiva da due giorni per fare i doppi turni e passare il resto del tempo ad un bar ad ubriacarsi perchè la moglie lo aveva cacciato di casa.. più o meno una settimana prima.
- Daphne? -. La ragazzina sobbalzò: troppo concentrata per non impazzire di sovraccarico di informazioni, non si era accorta che Gordon le si era avvicinato.
- Si? -
- Il Capitano Barnes vuole parlarti, - rispose Jim con un sospiro. Non si fida di me perchè vengo da Arkham, Gordon rischia dei guai perchè mi ha accompagnata al lavoro con lui . Era la spiegazione più logica alla preoccupazione di Jim. Tesa, ma decisa a non far mettere nei guai il detective Gordon, Daphne lo seguì dal capo della polizia.
- Chiudi la porta, - fu la prima cosa che disse Barnes appena entrarono nel suo ufficio. Daphne si mise di fronte a lui, impassibile, aspettando che iniziasse "l'interrogatorio".
- Sei Daphne Becker, vero? -.
- Si, signore -. Se c'era una cosa che suo padre le aveva insegnato prima di tirare le cuoia, era come trattare i superiori.
- Uscita da Arkham da due giorni? -
- E' esatto, signore -
- Dichiarata sana di mente dal dottor Hugo Strange? -
- Si, signore -. Barnes la scrutò con aria critica e diffidente, ma lei rimase impassibile, nascondendo le mani che tremavano dietro le schiena.
- Non accetto che pazzi girino per la mia centrale, - affermò il capitano.
- Sono stata dichiarata sana di mente e rilasciata da Arkham, signore, ma se la mia presenza crea disagio, non entrerò più nella sua centrale di polizia -. Jim ed Harvey si scambiarono uno sguardo: era un osso duro, quella ragazzina!
- Non voglio neanche che accompagni i miei poliziotti a lavoro, - assottigliò gli occhi Barnes.
- Capisco, signore -
- Come mai, - continuò il capo della polizia - stavi insiema al detective Bullock e Gordon? -
- Li ho aiutati, signore -. Barnes scoppiò a ridere, ma era una risata vuota.
- Aiutati? Come potresti essere utile? -. Daphne lo guardò fisso negli occhi.
- Per esempio... - fece - potrei dirle che lei è stato militare per dieci anni, poi ha subito una ferita alla gamba che ha troncato la sua carriera da militare poco prima che diventasse generale... dopo ha avuto alcuni problemi con la riabilitazione che hanno portato alla separazione da sua moglie... circa tre mesi fa, vero, signore? -. Barnes non rispose: la fissava sgomento.
- Poi, - continuò Daphne - potrei dirle che ha due gatti, che si è rotto il molare destro a sette anni e che detesta la criminalità, che è diffidente verso gli ex criminali al punto che li tollera a mala pena e che vorrebbe scacciare tutta la criminalità della città, ma purtroppo sa che sarà un lavoro lungo che richiede sacrifici -. Gordon e Bullock guardarono il loro capo scuotersi per non avere una faccia troppo sgomenta.
- D'accordo, - disse Barnes. - Ho capito... ma non tollero comunque che tu accompagni i miei poliziotti durante i loro turni! Gordon, ha un posto dove può stare mentre stai a lavoro? -. Jim sapeva che, se la sua risposta fosse stata no, Daphne sarebbe probabilmente finita in orfanotrofio.
- Sì, - disse quindi, con una mezza idea che poteva funzionare.
- Molto bene, andate... - li congedò Barnes. I tre uscirono dal suo ufficio. Non parlarono finchè non uscirono dalla centrale. A quel punto, Harvey non ce la fece più.
- D'accordo ragazzina, - disse - come hai fatto? -.
- A fare cosa? - rispose Daphne, ma Jim vide che un piccolo sorriso le era spuntato in volto.
- Quel tuo "abracadabra" con cui hai smantellato l'intera vita del capitano Barnes! -.
- Non so, - scrollò le spalle la ragazzina.
- Vuoi dire che tutte quell informazioni, e tutti quei numeri e quelle indicazioni che hai sparato durante l'inseguimento, ti vengono naturali? - chiese Bullock, sempre più sgomento.
- Esatto... anzi, fatico a non dare ascolto a tutte le informazioni che mi arrivano -. Jim ed Harvey si scambiarono uno sguardo pensieroso.
- Tu intanto vai in macchina, ti porto da un amico, - disse infine Jim alla ragazzina. Daphne annuì ed obbedì, anche se un po' preoccupata: non conosceva mai gente nuova con tranquillità. Cioè, prima dell'avvenimento che l'aveva fatta finire ad Arkham, aveva delle amiche e una vita sociale moderatamente attiva, ma dopo i cinque anni ad Arkham l'idea di incontrare estranei la riempiva di panico.
- Che ne pensi? - chiese Jim al collega appena Daphne entrò in auto.
- Penso che tu debba tenere d'occhio quella diavoletta che darebbe del filo da torcere a Sherlock, - rispose Harvey.
- E gli inesguitori? - replicò Jim. - Hai idea di chi siano? -
- No, - rispose Harvey. - Mentre tu porti Sherlock a casa, o dove vuoi, comincio ad indagare... ma ricordati che tra poco è l'ora di pranzo! E non esiste che lavori durante l'ora di pranzo! -. Jim scosse la testa divertito e salutò l'amico.

ANGOLO MALATA DI MENTE
Lo so: avete chiamato gli elicotteri, la polizia, l'FBI, la CIA, lo SHIELD, il Pentagono, la NASA... ma alla fine eccomi riapparsa, e no, non mi hanno rapito gli alieni, o l'HYDRA, o quant'altri. Nonostante ogni tanto possa fare dei mostruosi ritardi, sappiate che non abbandono i miei personaggi. Quindi eccomi tornata con un nuovo capitolo!
Grazie di cuore a Geh_, one_bad_day ed Evie Frances Free per le loro recensioni! Davvero, è fantastico sapere che vi piaccia questa storia, per questo vi chiedo scusa per il mio vergognoso ritardo: non lo meritavate!

Geh_ : Sono contentissima che ti intrighi molto la mia storia, e come vedi non sono sparita nel nulla. Insomma, meglio tardi che mai!

one_bad_day : Sto rendendo la storia più interessante possibile, sono felicissima che non vedevi l'ora di leggere il mio prossimo capitolo, e per questo ti chiedo -di nuovo- scusa per il mio terrificante ritardo!

Evie Frances Free : spero che anche la lunghezza di questo capitolo non sia stato un problema, ma dopo il ritardo spaventoso che ho fatto mi sembrava fuori luogo dividerlo. Già, povero Harvey! Purtroppo anche l'arrivo di Daphne porta guai... Hugo Strange, d'altro canto, non è in grado di non causare guai, e la povera Daphne ci va di mezzo! (E anche Jim ed Harvey, che sono i più sfortunati poliziotti di Gotham... certo, non contando la squadra di novellini che è stata -SPOILER ALERT- fatta fuori in pochi episodi). Per quanto riguarda il rapporto tra il padre di Daphne e Jim, sì, verrà approfondito.

Alla prossima, allora, che, prometto, sarà il prima possibile!
AllisonHermioneEverdeen
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Gotham / Vai alla pagina dell'autore: AllisonHermioneEverdeen