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Autore: Stella Dark Star    08/08/2017    1 recensioni
Per Andrea Pazzi e Lucrezia Tornabuoni è amore a prima vista quando s’incontrano nella basilica di San Lorenzo durante il funerale di Giovanni de’ Medici. Il problema è che entrambi sono sposati e per di più le loro famiglie sono nemiche naturali. Ma questo non basterà a fermarli. Tra menzogne e segreti, l’esilio a Venezia cui lei prenderà parte e il ritorno in città della moglie e i figli di lui, sia Andrea che Lucrezia lotteranno con tutte le loro forze per cercare di tenere vivo il sentimento che li lega. Una lotta che riguarderà anche gli Albizzi, in particolar modo Ormanno il quale farà di tutto per dividerli a causa di una profonda gelosia, fino a quando un certo apprendista non entrerà nella sua vita e gli farà capire cos’è il vero amore.
Consiglio dell'autrice: leggete anche "Delfina de' Pazzi - La neve nel cuore", un'intensa e tormentata storia d'amore tra la mia Delfina e Rinaldo degli Albizzi.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Spettri dal futuro

 
Quel mattino di fine Ottobre del 1453, il Battistero di San Giovanni era nuovamente gremito delle personalità più importanti di Firenze in onore del battesimo di Giuliano de’ Medici, a quattro anni di distanza dal fratello Lorenzo. Nonostante Lucrezia gli avesse fatto recapitare un messaggio con la supplica di non farsi vedere, Andrea aveva preso l’irrevocabile decisione di presenziare e, per giunta, aveva preso posto il più vicino possibile al Fonte Battesimale. Non sarebbe mancato per nulla al mondo.
Non aveva badato all’espressione sorpresa e quasi spaventata di lei, quando si era accorta della sua presenza. La sua attenzione era stata interamente per il bambino che lei teneva tra le braccia, un fagottino dalla testolina cosparsa di capelli scuri, le labbra sottili e l’incarnato olivastro, avvolto in una veste bianca e riccamente ricamata. Andrea aveva seguito il rito con interesse, sul suo volto un sorriso orgoglioso che forse nessuno gli aveva mai visto prima e che lui non pensò nemmeno di celare. Potevano credere ciò che volevano, l’importante era che fosse lui a conoscere la verità.
Una volta che il bambino venne purificato dal Peccato Originale, Andrea si sentì soddisfatto e poté lasciare il Battistero con il cuore leggero, ignorando gli sguardi perplessi attorno a lui. Prima di uscire si voltò indietro un istante, Lucrezia lo stava guardando con occhi colmi di sofferenza, ma lui rispose vigliaccamente con un semplice e formale cenno del capo.
All’esterno fu investito da una fredda folata di vento che subito venne schiacciata dai raggi di un sole che non voleva arrendersi all’autunno ormai giunto.
Dopo che Lucrezia gli aveva spezzato il cuore con quella poesia, e soprattutto quando era venuto a conoscenza che era in attesa di un figlio da Piero, Andrea era cambiato, era guarito dalla malattia dell’amore e dall’illusione romantica ed era divenuto un uomo ancor più meschino di quanto non fosse prima. Ma almeno aveva fatto in modo di convertire il risentimento che provava nei confronti di Lucrezia in amore per i propri figli. Quel pensiero gli causò un sorriso amaro.
Dopo la nascita di Lorenzo, chiamato così in ricordo dello zio assassinato in parte anche per causa sua, lui si era comunque tenuto informato riguardo Lucrezia e non provava vergogna ad ammettere di aver percepito un piacevole senso di vendetta nell’apprendere che nei tre anni a seguire lei aveva dato alla luce creature che quasi subito erano finite nell’oscurità della morte. Ma poi era accaduto quel fatto. Un pomeriggio d’inverno l’aveva incontrata nella Piazza della Signoria, disperata per i lutti, stanca per i lunghi pianti, il volto invecchiato precocemente. Aveva accettato di passeggiare con lei, di ascoltare il suo pianto e le sue parole infelici, i suoi rimorsi per quell’amore che li aveva legati e che poi loro avevano distrutto.
I ricordi erano confusi per ciò che accadde dopo. Rivide nella mente l’ingresso di Palazzo de’ Pazzi, loro due scambiarsi un’occhiata penetrante e in un attimo ritrovarsi a rotolare su un letto degli alloggi della servitù nel tentativo di soddisfare una passione cieca e di placare un dolore che li avvolgeva da troppo tempo. Poi ancora il silenzio. Lui aveva visto il ventre di lei crescere sempre più col passare dei mesi.
Giuliano.” Andrea ridacchiò nel pronunciare quel nome. Lucrezia non avrebbe potuto dargli un indizio migliore. Aveva chiamato il loro bambino con il nome del Santo che si festeggiava per l’appunto il giorno in cui il loro Giuliano era stato concepito.
Un bambino che nelle vene aveva sangue Pazzi e Tornabuoni, avrebbe portato il nome dei Medici per tutta la vita. Ironia della sorte. Si chiese se un giorno avrebbe mai avuto il coraggio di dirgli la verità o almeno di dirla ai propri figli. Fra tutti, Francesco era quello che più gli dava preoccupazioni. Era diventato un ragazzo scontroso, dal carattere difficile, un grande attaccabrighe che ricorreva alla violenza anche per un nonnulla e che ormai non faceva altro che sputare sentenze su tutti e bramare potere. Andrea scosse il capo, deluso. Sì, ma una delusione rivolta a se stesso poiché era stato lui ad iniziarlo all’odio verso gli altri. Come avrebbe reagito quel figlio se avesse saputo di avere un fratellastro nella famiglia dei Medici?
Una nuova folata di vento lo investì, ma questa volta lo fece rabbrividire da capo a piedi. Rivolse lo sguardo alla facciata del Duomo. La terza porta emetteva un leggero cigolio, mossa dal vento. Andrea la guardò muoversi appena, era come se lo stesse invitando ad entrare. E lui accettò. La Cattedrale era deserta, buia, quasi spettrale, solo qualche candela s’intravedeva qua e là in un movimento repentino causato da spifferi di vento. Gli parve di udire delle voci, come delle eco lontane e irreali. Ad ogni passo che faceva lungo la grande navata centrale gli sembrava che il freddo gli penetrasse sempre più a fondo fino a raggiungere le ossa. All’improvviso si fermò accanto ai banchi. Nella penombra scorse dei volti, delle linee disegnate nell’aria. Fra i volti sconosciuti ve n’erano due familiari. Due uomini, giovani, molto somiglianti. Uno in particolare attirò la sua attenzione. Era alto, aveva gambe lunghe e un fisico atletico. La sua chioma bruna era composta di onde, il suo volto leggermente affilato presentava una carnagione olivastra, occhi scuri e labbra sottili. Si sporse per vedere meglio quella figura irreale. Era come se stesse guardando un gioco di specchi in cui si erano amalgamati il proprio riflesso e quello di Lucrezia. Sentì qualcosa di piacevole scaldargli il cuore. Fece per allungare una mano, nell’impossibile tentativo di  sfiorare quel volto.
“Giuliano.” Bisbigliò, come in un sogno.
Il giovane uomo in effetti voltò il capo, per un istante gli fece credere di averlo sentito, di averlo visto, ma quella speranza miracolosa s’infranse con l’arrivo di un pugnale fantasma che andò a conficcarsi dritto nel petto di Giuliano. Vide il suo volto contrarsi per il dolore, il suo corpo chinarsi sulla panca per poi ricadere all’indietro e finire sul pavimento. E subito dopo un uomo gettarsi su di lui come una bestia furiosa, gridando e infilzando la sua carne ripetutamente e senza controllo. Andrea era pietrificato dal terrore, non poteva muovere un muscolo mentre suo figlio veniva ucciso brutalmente e senza pietà. Quando l’uomo smise di colpire il corpo ormai senza vita e dopo essersi perfino ferito con la propria lama, tanto forte era la foga, sollevò il volto verso l’alto. Nonostante il sangue che lo imbrattava, gli occhi illuminati di follia e le labbra contorte in un sorriso maligno, Andrea riuscì a riconoscere un altro figlio. Francesco.[11]
“Giustizia è stata fatta. Il bastardo è morto.” Ringhiò al vuoto.
Andrea lasciò un grido di terrore e corse fuori dalla Cattedrale come se avesse il Diavolo alle calcagna. Più che aprirla, colpì con la mano la porta dalla quale era entrato e una volta fuori si lasciò ricadere a terra, sbattendo dolorosamente le ginocchia. Il respiro affannato gli stava facendo esplodere i polmoni, il corpo tremava tutto. Quello che aveva visto non poteva essere reale. Non poteva! Eppure lui era terrorizzato.
Nel sentire qualcosa toccargli la spalla sollevò il viso di scatto.
“Messere, lasciate che vi aiuti, vi prego.”
La voce gentile lo aiutò a placare la paura. Il soccorritore non era altri che un giovane frate dal viso scarno e gli occhi buoni. A guardarlo bene, sembrava davvero troppo giovane per indossare un saio, era poco più di un bambino.
Andrea cercò di collaborare mentre il ragazzo si faceva forza per sollevarlo da terra, ma dopo ciò che aveva passato là dentro e con le ginocchia doloranti per la caduta, non era in grado di sostenersi sulle proprie gambe. Per fortuna il ragazzo aveva con sé un lungo e rudimentale bastone da passeggio.
“Cerchiamo una carrozza.” Propose, ma Andrea scosse il capo.
“No. Il mio palazzo è qui vicino. Io posso…”
“No, non potete!” Ridacchiò il giovinetto, per poi offrirsi: “Vi accompagnerò io. Non temete, non vi lascerò cadere. Dovete solo guidarmi lungo il cammino.”
Stordito, Andrea abbozzò un: “Che Dio vi benedica.” Quindi fece segno con la mano libera: “Da questa parte.”
Si avviarono per la via incredibilmente deserta e con il freddo che frustava i loro corpi. Il ragazzo aveva il braccio saldo e sembrava non avere difficoltà a sostenere Andrea, che comunque si impegnava a mettere i piedi uno di fronte all’altro per non abbandonare tutto il peso su di lui.
“Qual è il vostro nome?” Chiese Andrea, tentando di avviare una conversazione.
“Antonio Maffei[12], vengo da Volterra.”
“E come mai un frate di Volterra si trova a Firenze? Se posso chiedere…”
“In verità sono solo un novizio, il più giovane del gruppo. Ad ogni modo, sono in pellegrinaggio, potrei dire. Sono giunto qui con lo scopo di vedere la Cupola di Santa Maria del Fiore, la sua bellezza è decantata ovunque.”
Andrea sorrise suo malgrado: “I Medici sarebbero lieti di saperlo.”
“Oh i Medici! Ho sentito dire che sono ottime persone che amano la cultura e il popolo. Sarei felice se la mia amata città venisse presa sotto la loro protezione.” Disse con tono sognante.
In breve giunsero a destinazione, dove le guardie alla porta si affrettarono a soccorrere il loro Signore. Prima di essere portato all’interno, Andrea pensò bene di ringraziare il proprio salvatore.
“Vi prego, entrate. Se siete venuto da Volterra a piedi meritate di rifocillarvi e riposarvi.”
Antonio fece per rifiutare, timidamente: “Siete molto gentile, ma io non vorrei recar disturbo.”
“Sciocchezze. Mi avete soccorso quando avevo bisogno di aiuto, è il minimo che io possa fare per voi.” Lo incoraggiò Andrea, accennando un sorriso, per poi proseguire: “Vorrei presentarvi mio figlio Francesco, ha all’incirca la vostra età. E’ un ragazzo che ha molto bisogno di apprendere i fondamenti della carità cristiana e sono certo che conoscervi gli farebbe bene.” Inevitabilmente gli balenò alla mente un frammento della visione di prima, la furia, il sangue, la follia, scosse il capo in fretta per scacciarlo, non voleva più pensarci.
Seppur ancora intimidito, Antonio alla fine accettò: “Se lo desiderate, lo farò con gioia. Anche se penso che il figlio di un uomo così buono, non può che avere bontà nel proprio cuore.”  
Di seguito ad Andrea e alle sue guardie che lo sostenevano, Antonio varcò la soglia di Palazzo de’ Pazzi, speranzoso di poter fare del bene alla sua prima pecorella smarrita. E, nel candore della sua giovane età, già sognava di trovare in Francesco de’ Pazzi un amico per la vita. 


[11]: Questa visione altro non è che la famosa Congiura dei Pazzi avvenuta nel 1478, in cui appunto
         Francesco pugnalò a morte Giuliano de’ Medici con tale foga da ferire perfino se stesso.
         Ovviamente nella mia versione l’odio è giustificato dal fatto che Francesco non può
         sopportare l’idea di avere un fratellastro che porta il nome dei Medici, invece nella realtà
         storica lui e gli altri uomini che presero parte alla Congiura, avevano come intento di uccidere
         sia Lorenzo che Giuliano per “liberare la città e la Repubblica dalla loro tirannia”.
 
[12]: Antonio Maffei, di cui ho dovuto romanzare la storia e barare sull’età, partecipò alla Congiura
         dei Pazzi, desideroso di uccidere Lorenzo il  Magnifico. La sua voleva essere una vendetta in
         quanto riteneva responsabile Lorenzo degli orrori compiuti nella città di Volterra nell’anno
         1472, quando questa perse la propria indipendenza e finì sotto il controllo della Repubblica
         Fiorentina.
  
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