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Autore: vortix    09/08/2017    4 recensioni
Tarquinio il Superbo non aveva preso molto bene la storia che lui fosse l'ultimo re di Roma, e la monarchia per lui doveva continuare. Ora l'ultimo dei re è tornato in vita e sta cercando di impossesarsi nel fuoco di Estia, la fiamma che tiene in vita non solo Roma ma anche la fede negli dei.
Sarà Chiara, l'ultima semidea in Europa, insieme ad alcuni illustri personaggi a noi conosciuti, che cercherà di fermare il temibile Tarquinio.
Storia post "Le sfide di Apollo".
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Estia, Leo Valdez, Nuovo personaggio, Percy/Annabeth, Reyna/Jason
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Una serie di (sfortunati) eventi.'
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8




Chirone sbianca tutto ad un tratto.
«Sei sicuro che sia del Campo Giove?» La sua voce è profonda e autorevole, ma il centauro non riesce a nascondere del tutto la sua preoccupazione.
«Si…signore. Bee. Ha una maglietta viola con il simbolo del loro Campo. Bee.»
Nel frattempo i ragazzi che prima avevo steso si sono rialzati, e confusi fissano Chirone, chiedendosi il perché della sua presenza. Annabeth è ancora a terra e le sue ferite non smettono di sanguinare.
«Il gioco di oggi è finito.» Ordina Chirone. «Chiara, porta Annabeth in infermeria prima che perda troppo sangue.»
Non ho nulla da obiettare, e anche se avessi qualcosa da dire farei meglio a stare zitta.
I ragazzi che prima ci hanno attaccato si dileguano in meno di due minuti, e io cerco di portare Annabeth in infermeria con l’aiuto dei ragazzi della nostra squadra.
Non appena usciamo dal bosco e ci inoltriamo nel cuore del Campo, vediamo tutti i ragazzi che fino a pochi minuti fa erano impegnati nella Caccia alla Bandiera parecchio confusi. Qualche minuto dopo vedo Percy Jackson correre verso di me. Vedendo Annabeth ridotta male, anche lui sbianca in volto. 
«Per gli dei dell’Olimpo, cosa è successo?» Percy mi aiuta a sostenere la biondina, e quando la afferra tra le sue braccia io non servo più: è abbastanza forte da poterla reggere e portare da solo.
Gli spiego quello che è successo: dei figli di Ares della sua squadra ci hanno attaccate e lei si è lanciata su uno di loro per difendermi. Questo ha fatto arrabbiare Thomas e i suoi amici, che non ci hanno pensato due volte a colpirla con le loro spade.
Riassumendo quello è appena successo mi appunto mentalmente di ringraziare Annabeth il prima possibile per avermi salvato la vita.
Così Percy porta la sua ragazza in infermeria, dopo una serie di imprecazioni e maledizioni sui figli di Ares.
La notizia dell’arrivo del ragazzo romano a quanto pare si è sparsa velocemente e ha creato parecchio subbuglio: tutti i ragazzi ora corrono avanti e indietro, con aria tesa. Io non riesco a trovare nessuno che conosca, e non sapendo dove andare, mi reco nell’unico posto che conosco, la Casa Grande.
Non ci metto molto ad arrivare, e sorprendentemente riesco anche ad entrarci facilmente. Prima di arrivare nella sala principale mi blocco, sentendo delle voci che parlano in sottofondo. Rimango ad ascoltare e capisco subito che insieme a Chirone ci sono anche Jason e Reyna.
«Ragazzi, siete i due pretori del Campo Giove, il ragazzo dovrebbe essere di vostra competenza.» Le parole di Chirone si mescolano con dei respiri soffocati, come se qualcuno nella stanza non riuscisse a respirare.
«Conosco Francis, mi ha chiesto il permesso di andare a trovare i suoi genitori mortali in Ohio. Non capisco cosa possa essere successo.» Esclama Reyna.
«Non può essere stato un mostro, non uno normale almeno. Queste ferite sono diverse dal solito.» Aggiunge Jason.
Sento un altro respiro soffocato, e capisco che insieme a loro ci sia anche il ragazzo del Campo Giove. Perché non lo portano all’infermeria?
Tutti rimangono in silenzio, finché una voce più debole e flebile comincia a parlare.
«Reyna ha ragione. Ero in Ohio per la visita mensile alla mia famiglia… Ero sul viaggio di ritorno, quando una sera… -il ragazzo tossisce, fermandosi per un momento- Una sera mi sono accampato e mi sono addormentato davanti al focolare che avevo costruito. Ho avuto un sogno... Era la dea Estia, in una piccola grotta, buia e fredda.» Fa una pausa, e io cerco di avvicinarmi il più possibile per continuare ad ascoltare.
«La dea cercava di accendere un fuoco con le sue stesse mani, ma non ci riusciva.»
«È peggio di quello che pensavo.» Esclama Chirone, interrompendo il ragazzo.
«Chi è stato a ridurti così?» Chiede Jason.
«Stavo tornando al Campo Giove, ma un esercito diverso da quello romano mi ha attaccato.» La voce di Francis si fa sempre più debole e rada.
«Cosa intendi con diverso da quello romano?»
«Le armature erano le nostre, parlavano la nostra lingua, erano divisi in centurioni. Ma le divisioni erano diverse, basate sulla ricchezza di ciascun cavaliere. L’organizzazione era completamente diversa, e anche le loro armi. Sono venuto qui perché il Campo Giove è più lontano, non ce l’avrei mai fatta altrimenti.»
Il ragazzo riesce a finire la frase, ma dopo non dice più niente. Per qualche secondo il silenzio regna in tutta la Casa Grande, e questo mi dà la spinta ad andarmene.
Improvvisamente mi sento in colpa per aver origliato, non avevo il diritto di essere lì. Ma qualcosa in me si smuove, una sensazione di pericolo ora lampeggia fastidiosamente nella mia testa.
Il sole si sta abbassando in cielo, e io mi avvio verso la casa di Apollo con aria stravolta. Incrocio Leo per strada, ma non mi fermo.
Quello di cui ho bisogno ora è una bella dormita, e di pensare a quante cose siano successe effettivamente oggi.
 
Dormire nella cabina numero sette può rivelarsi un problema. L’idea di costruire uno stabile che emana luce allo stato puro 24h su 24 è una buona idea se sei un vampiro e di notte puoi fare a meno di riposare. Invece il giallo della mia camera e l’abat-jour costantemente accesa per fare luce hanno messo a dura prova il mio sonno.
Perché non potevo essere figlia di Ade? Sono sicura che nella loro cabina si dorme che è una meraviglia.
Quando arriva la mattina mi alzo faticosamente dal letto, e mi convinco a fare una doccia e a cambiarmi di vestiti. Quando torno in camera mia, trovo una maglietta arancione e dei jeans appoggiati sul mio cuscino. Pur odiando il colore della t-shirt, mi convinco ad indossarla. Se voglio far parte di questo Campo dovrò pur cominciare da qualcosa.
All’entrata della cabina mi aspetta Will Solace con un arco e delle frecce in mano. «Buongiorno Chiara. Il sole è alto nel cielo, e questo vuol dire che è ora di scoprire quali sono i tuoi poteri da semidea.»
«Non parlarmi di sole, ti prego.» Farfuglio.
Non trovando nient’altro di meglio da fare, lo seguo. Prima ci fermiamo alla mensa per fare una veloce colazione; quando mi giro non vedo nessuno dei miei amici, a parte Leo che è intento a sistemare una gamba di un tavolo poco più in là.
«Ehi Leo! Che fine hanno fatto tutti?»
Leo si alza da terra, e afferra un biscotto in una ciotola appoggiata sul tavolo che sta sistemando. «Hola chica! Mmh, non ne ho idea. So solo che Percy è in infermeria con Annabeth. Ho sentito che questa volta l’hanno ridotta proprio male. Jason e Reyna non li vedo da ieri, dopo Caccia alla Bandiera. A proposito, cosa è successo?»
Finiamo la colazione velocemente e quando ci avviamo al padiglione delle armi spiego a Leo e a Will gli avvenimenti di ieri. Evito di parlare di quello che ho sentito alla Casa Grande, per non essere giudicata.
«Questo ragazzo romano ha creato un sacco di scompiglio. -Afferma Will, non appena arriviamo nel magazzino. -Ma Chirone ha espressamente ordinato di continuare le nostre giornate, senza cambiamenti, ed è ciò che faremo. Oggi Chiara scoprirà cosa ha ereditato da Apollo.»
«Davvero, a me non interessa ereditare niente, a meno che non sia un milione di euro. In quel caso non faccio la difficile.» Ma i due ragazzi non mi ascoltano.
Non appena il mio fratellastro (fatico ancora a vederlo come tale) afferra un arco e delle frecce, usciamo dal magazzino e ci inoltriamo nel vero e proprio padiglione. Il sole alto nel cielo rende la mattinata più afosa di quello che pensavo, e l’ultima cosa che voglio fare in questo momento è mettermi a scagliare delle frecce e magari colpire qualche finestra.
In quel caso i soldi di mio padre mi servirebbero davvero.
A quanto pare Leo ha deciso di assistere al mio allenamento, e questo mi rende nervosa.
«Allora. Ti ho già spiegato come funzionano i semidei di Apollo. Abbiamo tante possibilità e discipline dove eccellere, e oggi ne proveremo la maggior parte. A fine giornata sapremo quale sarà la tua qualità e comincerai ad allenarti proprio su quella. Partiamo dall’arco e le frecce.»
Prendo in mano l’arma e la fisso. Non so nemmeno in che verso posizionarla per scoccare la freccia. Partiamo bene.
In un primo momento Will mi aiuta a tenere salda la presa sull’arco, e mi insegna la posizione corretta della schiena per lanciare una freccia. Quando penso di aver capito però, il mio lancio non si avvicina neanche lontanamente al bersaglio.
Posso affermare che il progresso della giornata sia stato riuscire a scoccare delle frecce.
Fallimento della giornata: quasi tutte le frecce finivano dritte verso Leo. Se il ricciolino non avesse avuto i riflessi pronti lo avrei beccato si e no cinque volte.
«Leo, fammi una cortesia, evita di bruciare tutte le frecce che ti arrivano.» Chiede gentilmente Will.
Nel vedere la sua faccia sconvolta, io sogghigno. «Esatto Leo, sei proprio un maleducato.»
Lui incrocia le braccia al petto, fingendosi offeso.
Dopo un’ora buona a provare con l’arco, decidiamo insieme che quella non è la mia specialità; così passiamo ad un altro campo di Apollo, la medicina.
Capisco subito che Will è bravo proprio in questo solo da come parla e dai termini specifici che usa.
«Allora. Dato che oggi abbiamo anche un volontario, vediamo come te la cavi con una rianimazione.»
Leo ovviamente è il volontario. Il figlio di Efesto è stato costretto a sdraiarsi per terra e fingersi svenuto, e il mio compito è quello di riportarlo tra noi.
Quando mi abbasso vicino al corpo inerme di Leo, mi prendo un momento per guardare bene i suoi lineamenti, e mi rendo conto che è…affascinante.
Pochi secondi dopo ritorno al mio compito, ed esamino la situazione. Okay, devo solo rianimarlo, dovrebbe essere facile.
Afferro le braccia di Leo e lo scuoto prepotentemente, urlandogli cose come: “Svegliati!” oppure “Apri questi dannati occhi!”. Dopodiché provo con qualche sberla, ma non funziona.
Will fissa il mio operato e si strofina il viso abbronzato con una mano, piuttosto disperato.
C’è un motivo se non ho scelto di fare medicina all’università.
«Va bene, va bene. Proviamo con altro. L’arte, la poesia, la musica.»
Finalmente qualcosa di cui ne so qualcosa.
Leo si sveglia dal suo finto coma. «Questa cosa si sta rivelando sempre più divertente.» Sussurra lui.
«Come ben sai Apollo è anche il dio della musica. -Comincia Will, porgendomi un bicchiere-Questo è un calice di cristallo, quello che devi fare è trasformarlo in un cucchiaio, solo con la forza della tua voce.»
Dopo quello che mi ha chiesto di fare, fisso Will come se avesse appena assunto della droga.
«Stai scherzando, spero.»
«Sono serissimo.»
«Confermo, è serissimo.» Esclama Leo…Aspettate, dove li ha presi quei popcorn?
Sospirando, ritorno al mio bicchiere di cristallo. Cerco di concentrarmi il più possibile, e comincio a cantare la prima canzone che mi viene in mente: Tear In My Heart dei Twenty One Pilots.
Arrivo fino al ritornello, e quando apro gli occhi il bicchiere di cristallo non si è mosso di un millimetro.
Lo sconforto mi sommerge e smetto di cantare.
«Hai una bella voce, ma non ha funzionato.» Sussurra Will e prendendo il suo taccuino spunta un’altra casella.
Prima che il mio fratellastro possa dire altro, Leo si alza dalla sua sedia e si avvicina, con quel solito sorrisetto irritante. «Io avrei un’idea geniale per trovare i poteri di Chiara. Will, posso?»
«Vai pure, io mi sto arrendendo.»
Ho come la sensazione che l’idea di Leo non sia una buona idea.
Il ragazzo mi fa posizionare qualche decina di metri lontano da loro, e senza dire niente e senza alcun preavviso, comincia a lanciarmi palle infuocate.
Che diamine sta facendo? La sua idea era uccidermi?
Per un qualche secondo vengo presa dal panico e non cosa fare, poi però decido che morire così è proprio da fessi. Fisso le mani di Leo che si muovono a ritmo, con una agilità pazzesca.
E poi succede. Le mie mani cominciano a prudere e quando le guardo, vedo un leggero bagliore provenire da esse. Prima che possa fare un disastro, riesco ad indirizzare la luce lontano da Leo e Will, e colpisco proprio il bersaglio che prima non ero riuscita a raggiungere con l’arco.
I miei fasci di luce si protraggono per qualche secondo, fino ad incenerire completamente l’obiettivo.
Leo e Will mi fissano sconvolti. «Tu…tu hai…»
«Non c’è di che, ragazzi.» Dice Leo.
«Chiara, fermati.» Una voce maschile completamente diversa dai due ragazzi mi ferma. Mi volto all’improvviso, e dietro di me ci sono due persone, una donna e un uomo, sulla trentina. Sono vestiti in modo completamente diverso: lei indossa un tailleur azzurro, mentre lui una tuta da ginnastica.
«Voi semidei dovete sempre avere questi momenti rivelatori mentre faccio la mia ora di fitness giornaliera, vero?» L’uomo con la tuta si avvicina a me. Ha i capelli biondi, la pelle abbronzata, gli occhi verdi e delle mani particolarmente curate. La sua figura emana una leggera luce gialla, e capisco immediatamente chi è. Mio padre.
Non avevo ancora avuto il tempo di pensare a come effettivamente sia mio padre, e nemmeno mi ero preparata all’idea di vederlo così in fretta.
«Papà?»
«Ciao Chiara, non sapevi di avere un padre famoso, vero? Sorpresa!»
«Tu…io…la mamma…»
Apollo sospira, lisciandosi una manica della giacca della tuta. «So cosa stai pensando. Ti ho tenuta d’occhio, durante questi anni. Non mi sono dimenticato di te. -Mio padre si ferma un attimo, puntando il suo sguardo verso Leo. -Ehilà, da quanto tempo! Come te la passi amico?»
«Non c’è male. Vedo che hai trovato il modo ancora una volta per riempire la mia vita.»
«Che ci posso fare, è la mia essenza riempire le vite delle altre persone.» Esclama Apollo.
Apro la bocca per dire qualcosa, ma poi la richiudo subito.
La donna alza gli occhi al cielo, e per fortuna cambia discorso. «Chiara, ti chiederai perché anche io sono qui. Io sono Atena. Che ne dici di sederci un attimo?»
Io non oso guardare negli occhi nessuna delle due divinità davanti a me, ma guardo per un momento Leo e Will, che decidono di lasciarmi sola con questi due.
Un improvviso senso di impotenza mi pervade, ma decido di ascoltare cosa hanno da dire.
«Sappiamo che sei confusa. -Comincia mio padre- Sappiamo che ti sei trovata qui da un giorno all’altro, senza sapere di avere come padre il dio dell’Olimpo più alla moda e voluto da…»
«Apollo!» Esclama Atena.
Lui sbuffa. «Va bene. Le darò la versione breve. Sappiamo che sei confusa, e siamo qui per darti una spiegazione.»
Questa volta interviene Atena. «C’è una spiegazione per quanto riguarda la tua cerimonia di riconoscimento.»
«…Come stavo cercando di dire, -ricomincia mio padre- tu hai effettivamente due discendenze divine. Io e Atena abbiamo contribuito alla tua nascita…io in modo decisivo ovviamente.»
Rimango un attimo in silenzio, mentre le loro parole si ripetono nella mia mente.
Apollo si avvicina leggermente ad Atena. «Ci capisce vero? Il mio italiano è un po’ arrugginito.»
Decido di fare finta di non averli sentiti.
«Non capisco… Atena è mia madre?»
«No, non sono tua madre. Però la conosco, lei è la sorella di Marco.»
«Cosa c’entra mio zio, ora?»
«Facciamola breve: tuo zio e Atena se la facevano di brutto. E io con tua madre.»
Atena guarda Apollo come se volesse incenerirlo da un momento all’altro. E non ha tutti i torti.
«Aspettate, state parlando del mio unico zio, quello che è morto venticinque anni fa?»
Atena annuisce, con un pizzico di tristezza negli occhi blu. «Sono sempre stata legata a lui e quando è morto il mio cuore si è spezzato, il che non è successo molte volte in secoli di carriera. Quando ho scoperto che tua madre aspettava un bambino grazie ad Apollo, ho pensato che tuo zio sarebbe stato felice se avessi contribuito a rendere suo nipote più forte che mai. Perciò ho voluto darti in dono una minuscola parte di me, come ultimo regalo alla vostra famiglia.»
«Ma…non è un po’ illegale anche per voi dei? Insomma, è possibile una cosa del genere?»
«Sei qui davanti a noi, direi che è più che possibile.» Finisce Atena.
«Per questo motivo alla cerimonia di riconoscimento si sono illuminati i nostri simboli. Ma tu sei mia figlia Chiara, ti chiami così per un motivo, e in te c’è un dono molto raro, che pochi semidei hanno. -Dice mio padre. -Tu hai il dono del sole. È un grandissimo potere, ma da questo derivano grandissime responsabilità. Non appena ti ho visto evocare quei fasci di luce non ho potuto rimandare ancora. Dovevi sapere.»
«E grazie a me puoi controllare i piccoli oggetti con la mente. Non ci sei mai riuscita perché non ci hai mai provato, ma grazie a me puoi farlo.» Gli occhi blu di Atena mi fissano intensamente e io non so cosa dire.
Prima che io possa chiedere altre spiegazioni, Will ci raggiunge correndo. Capisco immediatamente che c’è qualcosa che non va.
«Chiara, devi immediatamente raggiungere Chirone. Il ragazzo del Campo Giove è morto.»
 
 
 
 
 
……
Salve a tutti!
Dico subito una cosa: non mi ricordo se Jason fosse ancora pretore del Campo Giove insieme a Reyna, ma dovevo far in modo che anche lui fosse messo al corrente del ragazzo ormai morto (pace all’anima sua). Per cui in questa storia facciamo finta che Jason sia ancora pretore.
Questo ragazzo romano è solo l’inizio di una cosa più grande, che nel prossimo capitolo scoprirete 😊
E finalmente si sono palesati anche Apollo e Atena che hanno chiarito la situazione. Dato che volevo rendere il mio personaggio più unico che raro ho deciso di far intervenire anche Atena, e grazie a lei Chiara può spostare gli oggetti. Se avete qualsiasi domanda su questa cosa chiedete pure nelle recensioni, so che sono riuscita ad incasinare per bene la storia, ma vi giuro che nella mia testa ha una sua logica haha
Niente, come al solito spero vi sia piaciuto!
Ci si vede al prossimo capitolo 😊
Potete trovarmi su
Twitter- @glaukopsis
Un bacio, Claire
   
 
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