Anime & Manga > Haikyu!!
Segui la storia  |       
Autore: OnnanokoKawaii    09/08/2017    2 recensioni
Un mondo in cui il suicidio diventa una malattia contagiosa che colpisce gli adolescenti. Un futuro prossimo in cui viene trovata una Cura: Il Programma.
Ma davvero il Programma è la risposta? Come può essere una cura valida se gli individui poi perdono il loro passato?
Riusciranno Oikawa e Iwaizumi a raggiungere la maggiore età senza ammalarsi nonostante la morte e la tristezza che li circondano? Ma soprattutto... riusciranno a sfuggire al Programma e a conservare i ricordi della loro infanzia e del loro amore?
Genere: Angst, Avventura, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Issei Matsukawa, Takehiro Hanamaki, Tooru Oikawa
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ed eccomi tornata con un nuovo straziante capitolo!
Per una resa perfetta consiglio, nel "momento in cui gli viene chiesto di prendersi un attimo alla fine della seduta con la dottoressa" (capirete di cosa parlo leggendo), di ascoltare in looploop questa canzone:

http://youtu.be/UXD52y9jsOU


L’oscurità lo abbandonò in fretta ma lui, stordito, non riuscì a rendersene conto. Quando tornò consapevole di sè stesso tutto quello che riuscì a pensare fu la brutalità di ciò che era successo subito prima di ingerire la pillola.
Aveva quasi tradito Iwaizumi.

Era stato brutalmente tradito dal suo stesso corpo, troppo preso dalle emozioni dolci e calde che le mani di Ushijima gli avevano suscitato.
Wakatoshi.
Chissà se si era ripreso. Se si era reso conto di ciò che era successo e se ricordava.
Si mise seduto appoggiando la schiena contro al muro con un gemito.

-Oikawa.

La voce di Ushijima era soffocata dalla porta chiusa e bloccata dalla sedia.

-Non ti avvicinare.

La sua suonò soffocata dal terrore e dall’incertezza.

-Stai bene?

Che strana domanda posta da qualcuno che aveva fatto di tutto per ferirlo.
No… non ferirlo. Per non farsi ferire da un suo rifiuto.

-Sì…

Che altro poteva dire? Fisicamente stava bene. La pillola non aveva dato alcun effetto collaterale strano, per quel che poteva sentire.

-Ok. Io… adesso me ne vado. Ok?

La voce si stava allontanando dalla porta.

-Vai.

Le sue parole caddero nel silenzio assoluto e lui attese. Attese un tempo che gli parve infinito, finchè non fu sicuro che nella stanza non ci fosse davvero nessuno e solo in quel  momento decise di spostare la sedia e uscire dal bagno.

La stanza era deserta.
Basandosi sul sole che filtrava dalla piccola finestrella in alto capì che era ancora mattina.  Il letto era fatto. La colazione era sulla scrivania.
Circospetto fece qualche passo e una volta acquistato coraggio si lanciò sul cibo, perché le emozioni e l’adrenalina lo avevano prostrato più di quanto avesse previsto.
Proprio mentre posava il bicchiere di latte ormai vuoto la porta della sua stanza si aprì e una guardia che non conosceva entrò con lo sguardo vuoto che aveva caratterizzato Ushijima fino a poco tempo prima.    

-Tooru Oikawa, è l’ora della seduta con la Dottoressa Namba. Seguimi.

Cosa doveva fare? Ushijima aveva riferito della pillola e adesso erano venuti a dargli qualche schifezza per inertizzarne l’effetto? Doveva seguire da bravo la guardia che sembrava uno zombie oppure opporre una fiera ed inutile resistenza?
Non riusciva nemmeno a pensare che tutto ciò era accaduto poche ore prima divenisse inutile. Se, come era presumibile, Wakatoshi avesse riferito ciò che era successo la sua speranza di ricordare era inutile. Eppure... eppure non era certo che l'Istruttore avesse avuto così tanta fretta di fare rapporto alla Dottoressa. In fondo aveva cercato di barattare una pillola che contrastava la Cura per dei favori sessuali. 
Tooru si interrogò.
Quello che sapeva di lui era poco ma riflettendo sul disperato bisogno di accetazione che sembrava animare ogni gesto del ragazzone, probabilmente non avrebbe rischiato di far perdere fiducia in lui alle sole persone che avevano avuto un minimo di riguardo nei suoi confronti dopo che gli avevano tolto tutto. Rinfrancato un poco da questa conclusione alzò lo sguardo e decise di andare incontro al suo destino.

Fece un passo verso il secondino vestito di bianco, che annuì senza cambiare espressione prima di voltarsi e uscire dalla stanza, avviandosi per il corridoio.
Con qualche secondo di ritardo Oikawa si trovò a seguirlo, cercando di immaginare cosa sarebbe successo da lì a poco.

Arrivarono davanti alla porta dello studio della Dottoressa, una stanza calda e rassicurante con una splendida vista sul verde vivace del giardino ben curato che circondava la struttura.

-Benvenuto Tooru. Ho saputo che sei preoccupato per i possibili effetti collaterali delle nostre pastiglie.
Fece una pausa ben studiata per scrutare la sua espressione. Ma parve non vedere nulla di insolito. Un piccolo moto di entusiasmo lo animò. In apparenza l'istruttore era stato zitto.

-In effetti ne ho fatto cenno alla guardia. Ushijima mi pare che si chiami.

La donna piegò le labbra laccate di rosso scuro in un sorriso gentile.

-Spero che la spiegazione che ti ha fornito sia stata sufficiente a placare i tuoi timori. Sappi comunque che questa sarà la tua seduta finale.

Sorrise di nuovo, ma la sua espressione rimase distaccata mentre il luccichio dei suoi occhi scuri aveva un che di crudele.
Oikawa non potè evitare di reagire.

Il suo corpo stremato dall’eccesso di adrenalina e la sua mente provata dalla cura e dallo stress aggiuntivo dovuto alla situazione con Wakatoshi avevano eroso il suo autocontrollo, che finì in pezzi quando divenne consapevole che era arrivato il momento.

Avrebbero cercato di cancellare Hajime.
Fu proprio la sua presa di coscienza che diede alla Dottoressa l’indizio che andava cercando.

-Devi dimenticarlo, Tooru. Devi liberarti dei fardelli e del dolore per condurre una vita libera e piena di felicità.

Non rispose. Cosa avrebbe potuto dire? Ogni parola gli sembrava ovvia, superflua, parte di un copione che non voleva recitare.
Poi la furia si diffuse in lui come una palla di fuoco.

-Potrà cancellare il suo nome e il suo volto dalla mia testa Dottoressa. Ma non potrà cancellare il graffio che Hajime ha lasciato nel mio cuore. Quello non potrà toccarlo. Sarà al sicuro per sempre.
L’espressione trionfante della donna si irrigidì appena.

-Sentimenti. Che bella cosa. Hai ragione Tooru, posso agire solo sulla tua testa, ma sappi che troppo spesso senza un significato e senza un volto anche il più forte dei sentimenti si spegne.

Con un tiepido sorriso soddisfatto si sedette elegantemente dietro alla pesante scrivania.

-Prendi la pillola.

Non era un suggerimento, non era nemmeno una richiesta.
Era un ordine, e Tooru capì che in quel momento stavano giocando a carte scoperte. Ma anche sapendolo non poteva far nulla. Rifiutare avrebbe solo innescato le misure estreme che avrebbero reso più radicale la pulizia dei suoi ricordi. Non poteva permettere che accadesse.
Non poteva finire come Iwaizumi. Lui avrebbe trovato la forza di ricordare. Di riscoprire se stesso e chi fosse per lui Hajime.
Prese la pillola e la ingoiò con un lungo e lento sorso d’acqua piacevolmente fresca.

-Bene. Son contenta che tu abbia deciso di non opporre resistenza. Le cose saranno più facili ora. Il Programma sa sempre come fare il vostro bene. Ora vorrei mi raccontassi come hai conosciuto Hajime Iwaizumi e come avete trascorso questi anni insieme.

Il silenzio che accolse quelle parole non fu voluto. Tooru cercò davvero di dire qualcosa ma il groppo in gola gli impediva di pronunciare alcunchè. Il dolore sordo che provava al petto sembrava bloccare tutta l’aria nei suoi polmoni. Aprì la bocca per prendere fiato ma tutto ciò che ottenne che fu un rantolo.

-Con calma Oikawa, non avere fretta.

La voce fintamente vellutata della Dottoressa non lo rincuorò minimamente ma non volendo mostrarsi debole nei suoi confronti trovò la forza di parlare.

-Conobbi Hajime all’asilo, mi ero appena trasferito coi miei da Kyoto e non conoscevo nessuno. Ero un bambino piuttosto timido e come è risaputo la cattiveria dei bambini più essere terribile, proprio perchè non ha secondi fini. Mi trovai nel mirino del bulletto della classe, e, dopo l’ennesima litigata finita alle mani, Iwaizumi venne a sedersi vicino a me: da quel momento ad ogni tentativo del bulletto di venire a infastidirmi lui si parava tra di noi e mi difendeva picchiandolo.

Rise, sciogliendo la tensione che gli massacrava le spalle, ormai immerso in quel preciso e nitidissimo ricordo.
Raccontò di come il ragazzino mingherlino e taciturno era divenuto prima un difensore su cui contare e poi un caro amico. Ricordò le merende divise e condivise, i pomeriggi dopo le ore di scuola a giocare a pallavolo fino a quando alle medie non avevano fatto domanda per entrare nel club. Sapevano lavorare di squadra: in poco tempo erano diventati il perno del reparto offensivo e negli anni successivi avevano rafforzato non solo la loro intesa in campo ma anche la loro amicizia.

Erano in quell’età in cui le prime ragazzine iniziavano a fare la posta a Tooru, divenuto un ragazzino solare e simpatico capace di affascinare chiunque dopo pochi minuti di conversazione, mentre Hajime era rimasto taciturno, fin troppo riservato e dava confidenza solamente ai pochi amici che si erano fatti dalle medie, con qualche rara eccezione.

Narrò, perdendosi nei ricordi dei suoi sentimenti che non avevano mai trovato una destinataria, una prescelta nonostante continuasse a uscire con così tante ragazze da non poterle contare. Lì era iniziato il periodo di terrore legato alla scoperta della malattia. Il raro morbo che colpiva gli adolescenti spingendoli in una lenta spirale di depressione e follia fino al suicidio.
La paura di ammalarsi o forse il terrore che fosse proprio il suo migliore amico a contrarre quel brutto male, avevano spinto Tooru a fare chiarezza tra i propri pensieri e a dare ai musi di Hajime un nuovo significato. Corrispondevano sempre ai giorni in cui aveva un nuovo appuntamento con qualche ammiratrice.

Si perse nel descrivere il labbro sottile leggermente sporgente e le sopracciglia aggrottate del suo amato compagno di vita, mentre raccontava di come avesse capito che non avrebbe mai potuto amare alcuna ragazza perchè nessuna gli era entrata sotto la pelle come aveva fatto Hajime.

Parlò ancora e ancora di come si fosse interrogato sulla possibilità di scoprire la profondità dei suoi sentimenti e della sua acerba sessualità, con la paura di essere abbandonato. Raccontò di come la mattina di una delle tante notti trascorse a casa di Hajime, quando la malattia era ancora solo una brutta notizia sul giornale, della colazione che quest’ultimo gli aveva portato a letto.
Solo molto tempo dopo aveva scoperto che quella gentilezza, la prima di molte sul terreno sdrucciolevole dell’imbarazzo, era la risposta alle parole d'amore che aveva farfugliato nel sonno davanti ad un attonito e stupitissimo Iwaizumi.

Con un sorriso sognante ricordò quei mesi di gentilezze e piccole attenzioni che si erano scambiati l’un l’altro finchè una sera, per la precisione la sera del suo diciassettesimo compleanno dopo una festicciola al club, Iwaizumi lo aveva accompagnato a casa e poco prima di entrare nel vialetto gli aveva augurato ancora una volta "Buon Compleanno", prima di spingerlo gentilmente contro al muro e sfiorargli le labbra con le sue e fissarlo con i suoi occhi seri e penetranti.
Erano di un verde così limpido e scintillante da aver fatto immaginare a Tooru di vedervi pagliuzze blu. Nessuno dei due aveva previsto la reazione Tooru, che senza pensare aveva stretto tra i pugni la maglietta dell’amico per tirarlo più vicino anelando ad un vero bacio.

Se ne erano scambiati così tanti lì, all’ombra del muro, ridacchiando senza smettere di stringersi, di sfiorarsi i nasi o appoggiare l’una contro l’altra le fronti.
Diavolo. Non ricordava quando era stata l’ultima volta che era stato così felice, o forse sì…
Qualche tempo dopo, quando Iwaizumi aveva organizzato un campeggio solo per loro due. Non gli aveva detto dove erano diretti la mattina che erano partiti e Tooru era troppo depresso per la chiusura del club sportivo per essere davvero entusiasta di partire, ma davanti al paesaggio che li aveva accolti una volta scesi dal treno perfino il suo umor nero si era attenuato.

Colline verdi punteggiate da ciliegi in fiore si stendevano a perdita l’occhio sotto il cielo azzurro e limpido di Aprile mentre Hajime lo conduceva fino ad un piccolo laghetto, sulle cui rive si poteva godere dell’ombra di due grandi alberi di ciliegio. L’aria aveva un profumo dolce e la brezza faceva danzare i petali delicatamente rosati tutto intorno a loro.
Ricordava di aver abbracciato Iwaizumi e di avergli confessato di slancio i propri sentimenti a voce alta, facendolo arrossire sotto la pelle ambrata.
Non avevano montato la tenda, si erano subito gettati nell’acqua fredda del laghetto entrambi troppo imbarazzati per ammettere la reazione dei loro corpi ai sentimenti che scorrevano tra loro. Avevano nuotato, avevano esplorato il fondale e si erano schizzati ridendo fino a restare senza fiato.
Era stato un pomeriggio bellissimo. Ma fu dopo aver consumato una cena fredda e abbondante che la loro vita era cambiata per sempre.

Il loro rapporto era cambiato per sempre quando Hajime si era sdraiato di fianco a lui a contemplare le stelle nel cielo attraverso i rami che rilucevano rosati, baciati dal chiarore della luna.
Era cambiato tutto quando, con una sicurezza che non gli aveva mai visto, lo aveva sentito così vicino da avvertire il suo corpo bruciare, mentre il suo viso sostituiva le stelle stagliandosi in ombra sullo sfondo del cielo prima di abbassarsi, con gli occhi verdi brillanti di una promessa senza parole, fino a posare le labbra sulle sue.
Non era stato un bacio come gli altri. Era stato un bacio imperioso, un bacio di conquista con cui aveva espugnato le sue labbra e saccheggiato Tooru di tutta la ragione e di tutti suoi dubbi. Quanto bruciava il corpo di Hajime, quanto scottava la sua pelle in risposta alle prime carezze maldestre.
Stringendosi al suo corpo aveva ricambiato con egual foga i suoi sentimenti ed entrambi avevano gettato l’imbarazzo da parte.

Impacciati avevano fatto sparire i vestiti uno ad uno scoprendo e riscoprendo corpi che vedevano ogni giorno eppure mai erano stati così vicini. Pelle calda da baciare e mordere, occhi socchiusi, occhi luminosi, piccoli bassi gemiti di piacere mentre le mani esploravano con sempre meno timore, fino a quando Hajime non gli aveva chiesto, a voce bassa e con la massima reverenza, di poter avere tutto. Di concedergli ogni parte di sè.

Fu in quel momento perfetto, col mostro della malattia e della sua terribile Cura che incombevano su di loro, che Oikawa si era lasciato amare dal suo migliore amico, con la pelle sudata baciata dalle stelle in una tempesta di petali traslucidi fluttuanti nel vento notturno.
Con voce rotta raccontò ad una attenta Dottoressa di come Iwaizumi lo avesse coccolato e stretto a sè mentre i loro cuori battevano impazziti e la brezza fresca asciugava la loro pelle umida e sensibile. Rivelò di quel bracciale che gli era arrivato in dono, un semplice cordoncino di pelle con scritte le sole cose che contassero davvero.
Il bracciale che con rabbia e tristezza gli aveva lanciato alla fine del loro unico triste incontro al Centro Benessere quando Iwaizumi lo aveva trattato n on solo come un estraneo, ma anche come qualcuno di indegno della sua amicizia.
Un bracciale che non si era premurato di recuperare e che ora rimpiangeva con tutto se stesso.

Le cose avevano iniziato a precipitare quando tra i primi ad ammalarsi nella loro cittadina c'erano stati alcuni conoscenti, cari compagni di squadra dei tempi del club: ben presto la malattia aveva trasformato la loro vita in una lunga sequenza di giorni impregnati di sofferenza, speranza, terrore e tristezza da cui avevano cercato di tenersi lontani a vicenda, facendosi scudo con il loro amore e il loro unico desiderio: sopravvivere insieme.
Hajime Iwaizumi con il suo amore e il suo carattere forte aveva sorretto entrambi quando Oikawa aveva iniziato a cedere sotto allo stress, agli scrolloni emotivi e agli eventi sempre più drammatici che stringevano la loro morsa attorno al piccolo nucleo vitale. Aveva attraversato quei mesi trascinando un terrorizzato Oikawa verso il traguardo dei diciotto anni salvandolo più volte dalla caduta libera nella spirale della follia, della malattia che come un tarlo mieteva vittime in tutto il mondo.
Fino a qualche mese prima.

Non ricordava il motivo del crollo, ormai sospettava di averlo dimenticato a causa della terapia, ma ricordava bene quando il suo mondo aveva iniziato a sbriciolarglisi sotto ai piedi.
Quando il suo amore si era consegnato al Programma scegliendo di dimenticarlo, scegliendo di fuggire dove lui non avrebbe potuto seguirlo.

Oikawa prese un lento respiro e con poche frasi raccontò dettagliatamente del disastroso incontro con il nuovo Hajime. Un ragazzo rotto che non aveva idea di chi fosse  nè di chi fosse stato. Un involucro sano per una mente irreparabilmente rotta che nemmeno tutto il suo amore e tutta la sua determinazione avrebbero potuto curare mai. 
Era come se Hajime Iwaizumi fosse morto.

Finalmente tacque.
Il ticchettio dell’orologio era il solo rumore udibile nello studio fino a quando Tooru non prese il bicchiere per prendere un lungo e corroborante sorso d’acqua.
Aveva ripercorso il viale dei suoi più cari ricordi vendendoli a una persona che non avrebbe mai potuto capire cosa avesse condiviso con Hajime. Non avrebbe potuto capire la folle, ebbra, esagerata felicità che lo aveva riempito solamente all’idea che il suo migliore amico avesse deciso di amarlo con la stessa intensità con cui lo amava lui.

Era il suo tesoro più grande quella felicità, il ricordo di essa e la promessa di non smettere mai di ritenersi fortunato ad averla sperimentata, provata... condivisa.
Ora che aveva venduto quel segreto, quel tesoro, non aveva più nulla. Era come svuotato.

-Questa storia è stata molto bella, Tooru. Sono rare le persone che alla tua giovane età hanno potuto assaporare così tanto della vita. Una benedizione per certi punti di vista e una maledizione atroce per altri.

Non rispose. Non aveva più parole. Rimase semplicemente immobile a fissarsi le mani.

-Prenditi un minuto, Oikawa. Raccogli tutti i pezzi e tutti questi bei sentimenti e trova la forza di dirgli addio. Fidati. Nel tempo che ho trascorso facendo il mio lavoro ho imparato che si vive meglio quando si sistemano i propri affari definitivamente.

Cosa doveva fare?
Era così apatico e svuotato che non sapeva nemmeno da che parte iniziare ad assimilare l’idea enorme di dire addio a una parte di sè. Alla parte migliore di sè.
Quella generosa, quella gentile, quella appassionata e ridicolamente fragile che non mostrava a nessun altro se non ad Hajime.

Dire addio al suono della suo voce intensa venata di passione, dire addio al calore bruciante del suo corpo, dire addio alla sicurezza del suo abbraccio. Addio al rossore che gli tingeva le gote quando lo obbligava a dirgli “ti amo” mentre si fissavano negli occhi pelle contro pelle. Dire addio… a quegli occhi così verdi e limpidi da sembrare screziati di blu. Addio alle risate, alla sua forza d’animo, al suo coraggio e alla sua incrollabile fiducia in loro.
Doveva solo dire addio a qualcosa che aveva già perduto. Qualcosa che non sarebbe più potuto essere… eppure era così dannatamente difficile pensare di essere il solo a conservare il ricordo di una tale felicità che poteva ferire come l’arma più distruttiva.
C’era solo lui a conservare quei preziosi attimi perduti nel tempo e da lì a qualche minuto sarebbero stati cancellati per sempre. Mai esistiti. Mai vissuti.

Prese un respiro tremante mentre una singola lacrima gli solcava la guancia pallida e liscia nel momento in cui lo perdonó.
Perdonò la sua fuga, perdonò l'abbandono e smise di provare rancore per tutto il dolore e la solitudine che aveva provato da quando il suo amore gli aveva voltato le spalle rinunciando a lui, a loro.
Perdonò con il cuore di chi sa di aver provato la rabbia dei giusti per la perdita di un sentimento prezioso... così prezioso... così vitale che aveva scatenato la sua ira al pensiero che Iwaizumi avesse voluto rinunciarvi.
Perdonò quelle parole fredde che gli avevano fatto sanguinare il cuore e avevano ucciso la sua speranza di ritrovare l'amore perchè, si rese conto, erano la fisiologica reazione di qualcuno che pur essendo spaventato non era incline a mostrarsi vulnerabile e debole davanti a chicchessia, men che meno un estraneo.

Con un lungo, lento, tremante sospiro lasciò la presa. Dal dolore, dalla rabbia, dal rancore, dal rimpianto e da tutto ciò che  negli ultimi mesi lo aveva tenuto in vita, svuotando il proprio cuore graffiato e malconcio. 

-Prendi la pillola, Oikawa.

La voce della donna era gentile, carezzevole, intrisa di una strana consapevole compassione. Per un fugace momento Tooru pensò che anche lei avesse vissuto tutto ciò, ma subito dopo ricordò a se stesso che se anche fosse stato così, non avrebbe potuto ricordarlo. Il Programma non commetteva errori.
Nel suo campo visivo una mano guantata gli porse la solita pillola gialla.

Con dita tremanti la prese e se la portò alle labbra, mentre prometteva a se stesso che avrebbe trovato un modo di ritrovarsi. Lo avrebbe fatto a costo di morire provandoci.
Inghiottì il confetto color canarino e in pochi secondi una pesante sonnolenza gli offuscò la mente.
Mentre si alzava per essere accompagnato nella sua stanza udì a malapena le parole della Dottoressa:

-Ci vuole più coraggio a dimenticare che a ricordare, Oikawa Tooru.

Il percorso fino al letto fu una lenta discesa nella nebbia. La sua mente ovattata non registrava quasi nulla a livello cosciente eppure c’era come una spaccatura.
Un angolo della sua testa era terribilmente lucido e dolorosamente consapevole del fatto che proprio in quel momento il principio attivo della pastiglia stava cancellando il suo tesoro più prezioso.
Quando si sarebbe svegliato non avrebbe avuto alcun ricordo di Iwaizumi Hajime, il ragazzo che lo aveva amato sotto un cielo stellato avvolto da petali di ciliegio fluttuanti come farfalle, il ragazzo che lo aveva amato così intensamente nel loro piccolo parco segreto, che aveva asciugato le sue lacrime e bevuto i suoi gemiti, i suoi sospiri e le sue grida di agonia e di paura.
L’unica persona che avesse mai amato e che non aveva contato su di lui per uscire dalla malattia.

Con quest’ultimo pensiero anche quella piccola scintilla di coscienza si spense arrendendosi alla nebbia e al sonno. All’oblio.
-----------------------------------------------OOO----------------OOO-------------------------------------------------


ANGOLINO DI ONNANOKOKAWAII

ecco... ora... potete uccidermi.
L'ho fatto davvero. HO DISTRUTTO TUTTO. 😒😒😒😢😧😢😵😵

sono davvero curiosa di leggere le vostre reazioni a tutto ciò.

Ora la domanda è: ci sta meglio questo finale senza speranza, un finale aperto che lascia stralci di speranza oppure un vero lieto fine?
Ho già in mente tutti e tre i finali possibili ma non so decidermi. >\\\<

Apprezzate anche la canzone, le parole sono troppo perfette per non amarla...
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Haikyu!! / Vai alla pagina dell'autore: OnnanokoKawaii