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Autore: Alison92    11/08/2017    1 recensioni
Susan Winter, ventitreenne dal travagliato passato e da un presente senza attrattive, viene lasciata in tronco dal suo fidanzato Henry. Senza più un lavoro, rimasta sola nella sua grande città e priva di uno scopo per il quale andare avanti, Susan comprende che per lei è arrivato il tempo di ricominciare.
Non crede più nell'amore, non confida che qualcuno possa cambiare la sua situazione, ripartire da sé stessa è l'unico modo che ha per riprendere in mano la sua vita che l'ha trascinata lontano da qualsiasi gioia.
In biblioteca: è qui che Susan intravede la sua opportunità, fra gli scaffali polverosi e nei volumi che fin da piccola aveva adorato.
Fra lettere mai inviate, opportunità sfumate e vecchi sentimenti che non hanno mai abbandonato il suo cuore, Susan incontra le uniche due ancore di salvezza che possono condurla alla felicità: l'amore e la speranza.
"Lettere a uno sconosciuto", quella che reputa una curiosa trovata della biblioteca cittadina per attirare nuovi visitatori, le concede l'opportunità di cambiare vita, di far pace con se stessa e di scoprire che l'amore non è solo una fievole fiamma destinata a spegnersi.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Erano passati due giorni, forse tre, da quando Susan aveva ricevuto quella prima lettera di risposta. Aveva seguito il consiglio di quello sconosciuto, aveva preso la sua giacca migliore e le scarpe che preferiva ed era uscita. Era rimasta a girare senza meta per tre ore nella sua cittadina. Si era accorta che, mentre lei passava le giornate senza nessun’apparente scopo, la crescente popolazione della città si era tenuta impegnata nell’inaugurazione di nuovi negozi, in eventi di ogni tipo e manifestazioni che lei si era persa. Entrò in uno dei locali preferiti di sua madre, quando ancora abitava in quella città e ordinò qualcosa da mangiare. A causa delle sue ristrettezze economiche, raramente poteva concedersi di pranzare fuori casa. Per quel giorno però avrebbe fatto un’eccezione. Aveva intenzione di cercare un lavoro, era l’unica cosa che in quel momento le importava. Susan si concentrò sul suo piatto e sorrise, al ricordo della sua famiglia felice.
Non sapeva ancora cosa rispondere, non aveva idea di cosa potesse mai dire allo sconosciuto che si era preso la briga di scriverle qualcosa. Forse era meglio aspettare, vedere se il suo consiglio poteva aiutata, se poteva aiutare entrambi. Purtroppo, uscire non la portò a familiarizzare con qualcuno, neanche a conoscere gente nuova, però le fu utile quando si accorse di un piccolo ristorante a solo un isolato da casa sua che cercava personale. Appena lesse il cartello, si fiondò all’interno del locale. Era semplice e senza pretese, ma era pulito e ordinato. Susan scorse un uomo robusto dietro la cassa infondo alla sala e andò verso di lui.
-Mi scusi, ho letto che cercate personale…
L’uomo la interruppe con movimento della mano e mostrò un flebile sorriso.
-Seguimi nel mio studio
Il locale era vuoto a quell’ora del giorno e oltre a quell’uomo, sembrava non esserci nessuno. Susan seguì il signore in una stanza di piccole dimensioni dietro il bancone. Lo “studio” dell’uomo era semplicissimo, c’era un mobiletto che conteneva documenti e carte varie, una scrivania in legno e una sedia rustica, sulla quale l’uomo si accomodò.
-Il nostro ultimo cameriere si è licenziato tre giorni fa e siamo disperati. Io e mia sorella dirigiamo questo piccolo locale e fino al momento i nostri affari sono sempre andati bene, solo che negli ultimi tempi siamo accorto di personale. Disponiamo solo di tre cuochi e per me e mia sorella è impossibile occuparsi della cassa e della sala assieme.
Susan si soffermò sui capelli radi e bianchi dell’uomo e sull’aria stanca che aveva dipinta sul volto tondo.
-Non assumo mai qualcuno così prontamente, ma se puoi renderti disponibile da stasera, avrò fiducia in te.
Un’ora dopo Susan era a casa sua, intenta a prepararsi per la sua prima serata di lavoro. La retribuzione non era eccellente, ma considerando che aveva avuto un contratto in così poco tempo, non le importò. Avrebbe potuto mettere qualcosa da parte, poteva ricostruire un frammento alla volta la sua vita. Non le importava quanto tempo le ci sarebbe voluto, Susan avrebbe ripreso in mano la sua esistenza.
La proprietaria del ristorante, la signora Waterson, le aveva consegnato un semplice gilè rosso da mettere sopra una camicia bianca.
-Ti troverai bene qui, io e mio fratello Thomas abbiamo sempre lavorato in modo splendido con tutti e poi tu sembri una ragazza tanto gentile.
Susan sorrise al complimento della donna che le stava aggiustando il colletto bianco della camicia. Rachel Waterson aveva lavorato da quattro anni con il fratello in quel piccolo ristorante e, nonostante non fosse uno dei più conosciuti della città, era soddisfatta dell’impegno che aveva messo in quel posto. Rachel aveva capelli biondi raccolti, 45 anni, occhi profondi castani e, come le aveva detto lei stessa, forse troppi figli a cui badare. Fin da quando aveva visto i tratti dolci di Rachel, Susan aveva provato un moto di simpatia per quella donna. Al contrario del fratello, la signora Waterson era alta e smilza. Susan era subito stata messa a lavorare in sala, poche erano state le spiegazioni dei due proprietari. Il suo compito era prendere le ordinazioni e portare le pietanze ai tavoli. Il signor Waterson le promise che l’indomani l’avrebbero istruita meglio sul menù e su come comportarsi con i clienti del locale, ma per quella sera il tempo era limitato. Pur essendo la prima volta che lavorava in un ristorante e nonostante le poche informazioni che le erano state fornite, Susan riuscì a destreggiarsi bene fra i tavoli della sala e la stretta cucina dove tre cuochi erano indaffarati con i piatti.
-Signorina Winter, sono soddisfatto del suo servizio questa sera.
Iniziò Thomas quando i clienti erano ormai andati via e la notte era calata sulla città.
-Domani mattina l’aspettiamo alle 11, cerchi di essere puntuale.
Susan non poteva essere più lieta di come si era svolta quella giornata. Tutto era successo in fretta, ma aveva trovato un’occupazione e questo le bastava. A dispetto della stanchezza e del suo comodo letto che la reclamava, Susan si sedette sulla scrivania e cominciò a scrivere, sapendo che la prima cosa che avrebbe fatto l’indomani sarebbe stata mettere la lettera nella sua cassetta.
 
21 Ottobre
Caro sconosciuto,
a te vanno i miei più sinceri ringraziamenti, perché il tuo suggerimento mi è stato più che utile. Ho trovato un lavoro che potrebbe condurmi sulla buona strada per ripartire, anzi, sento già di aver imboccato la via giusta. Forse anche tu hai trovato qualcosa che ha migliorato le tue giornate, anche se entrambi siamo lontani dall’abbattere il “mostro”. L’importante è iniziare, no? Ho posto la prima pietra oggi, domani potrei porre la seconda e spero che tu possa fare lo stesso.
Pretendo negli aggiornamenti da parte tua,
Unknown.  
  
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