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Autore: LysandraBlack    14/08/2017    4 recensioni
Aenor Mahariel, fiera Cacciatrice tra i Dalish.
Geralt Amell, ambizioso mago intrappolato nella Torre del Circolo.
Kallian Tabris, sogna una vita tranquilla nell'Enclave di Denerim.
Elissa Cousland, ansiosa di mettersi alla prova.
Natia Brosca, che non conosce altro che i bassifondi di Orzammar.
Duran Aeducan, comandante dell'esercito e Principe della città dei nani.
Sei eroi, provenienti da ambienti radicalmente diversi, si ritroveranno loro malgrado a fermare il Flagello che si abbatte sul Ferelden. Ce la faranno?
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Alistair Therin, Custode, Leliana, Morrigan, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con
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- Questa storia fa parte della serie 'The unlikely heroes of Thedas'
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CAPITOLO QUATTRO: ALTURA PERENNE

 





Il castello di Altura Perenne fremeva di attività: i preparativi per la partenza dei soldati erano quasi completi, le ultime provviste venivano caricate sui carri, i cavalli strigliati e sellati, gli uomini controllavano l'equipaggiamento, affilavano le lame e sostituivano le corde degli archi, lucidavano le armature e, soprattutto, salutavano la famiglia che avrebbero lasciato a casa.

Elissa li guardava con invidia, mentre camminava a passo spedito verso il salone del castello. Suo fratello maggiore, Fergus, sarebbe partito quella sera stessa assieme a suo padre, mentre lei sarebbe rimasta a casa a badare ad Altura Perenne. Era ingiusto.

«Cucciola, non ti avevo vista.» La salutò Teyrn Bryce Cousland, suo padre. «Howe, vi ricordate di mia figlia?» Chiese all'uomo accanto a lui.

Arl Howe, un uomo dal volto allungato e il naso adunco, vestito in abiti eleganti, la salutò con un cenno del capo. «Vedo che è diventata un'adorabile fanciulla. Piacere di rivedervi, mia cara.»

«Il piacere è mio, Arl Howe.» Rispose cortesemente Elissa, nonostante l'uomo non le piacesse particolarmente. Aveva un modo di fare un po' viscido, come se pensasse una cosa e ne dicesse sempre un'altra. Tuttavia, era un vecchio amico e compagno d'armi del Teyrn Cousland, e non aveva mai dato prova di slealtà nei confronti della Corona o di Altura Perenne.

«Mio figlio Thomas ha chiesto di voi.» Disse Howe. «Forse dovrei portarlo con me la prossima volta...» Lasciò la frase in sospeso. La ragazza fece un sorriso di circostanza. Il terzogenito di Howe era sette anni più giovane di lei, a malapena poteva considerarsi uno scudiero. Avendone lei ventuno, il ragazzino aveva sviluppato nei suoi confronti una certa adorazione, che ovviamente l'Arl voleva sfruttare in vista di un possibile matrimonio che avrebbe unito le due casate.

«Non vede l'ora di affrontarvi di nuovo a duello.» Continuò l'Arle, una punta di sdegno nella voce: era chiaro che non approvasse l'addestramento che i Cousland avevano dato alla figlia.

«Mi farebbe piacere.» Rispose prontamente lei.

«Ad ogni modo, figlia mia, ti ho fatta convocare per un motivo.» Le disse il padre, prendendole una mano tra le proprie e guardandola serio negli occhi. «Mentre tuo fratello ed io saremo via, ti affido il castello.» Lei stava per replicare, ma lui la fermò prima che potesse aprire bocca e lamentarsi nuovamente. «So che vorresti venire anche tu, e non ti lascio a casa perché mi preoccupo per te, bensì il contrario. Porteremo con noi il grosso del nostro esercito, lasciando Altura Perenne largamente sguarnita e vulnerabile: è compito tuo difendere il castello e la nostra famiglia, in caso qualcuno dei nostri nemici decidesse di approfittarne per attaccarci o... la battaglia non dovesse andare a buon fine.»

«Padre...» Elissa sapeva che era la mossa più saggia, tuttavia si sentiva abbandonata. Mentre suo fratello e suo padre avrebbero rischiato la vita combattendo una gloriosa battaglia per salvare nuovamente il Ferelden, come i Couslan avevano fatto durante la ribellione di Re Maric, lei sarebbe rimasta in disparte, a casa, a badare alla famiglia e ad un castello mezzo vuoto. «Capisco perchè volete che resti a casa. E farò del mio meglio.» Gli assicurò.

Il padre si concesse un sorriso, guardandola con affetto. «È quello che volevo sentire. Ora va', dì a tuo fratello di condurre le truppe ad Ostagar senza di me e che lo raggiungerò domani assieme agli uomini di Arl Howe.»

Elissa annuì, facendo una piccola riverenza e dileguandosi alla ricerca del fratello.

Prima che potesse salire la rampa di pietra che portava alle stanze dei Cousland all'ultimo piano del castello, venne fermata da uno degli uomini del padre, Ser Gilmore.

L'uomo era di bell'aspetto, i capelli rossi portati lunghi che ricadevano sulle spalle massicce, accentuate dall'armatura di metallo che indossava.

«Eccovi qui! Vostra madre mi aveva detto che il teryn vi aveva mandata a chiamare, perciò non volevo interrompere.»

«Salute anche a voi, Ser Gilmore.» Lo salutò Elissa, sorpresa di trovare il cavaliere ancora in giro e non a supervisionare i preparativi per l'imminente partenza.

«Ah! Perdonate la mia scortesia, mia signora. È solo che vi ho cercata ovunque.» Si scusò lui.

«Non c'è bisogno, Ser. Credo che avermi vista sporca di terra e affaticata durante gli allenamenti in cortile, ed esserci scambiati più di qualche colpo, renda superflue le formalità.» Lo rassicurò lei. «Dunque, perché tanta fretta?»

«Temo che il vostro segugio stia nuovamente creando scompiglio in cucina.» Rispose l'altro. «Nan minaccia di andarsene.»

Lei si lasciò scappare un risolino. «Nan minaccia di andarsene da quando era la mia balia, ed è ancora qui. Comunque, sarà il caso di andare a recuperare Biscotto.» Fece segno al cavaliere di seguirla, mentre si avviava alle cucine.

Sentirono le urla rabbiose della vecchia cuoca ancora prima di svoltare per il corridoio.

«Quando Nan è scontenta, fa in modo che lo sappiano tutti...» Commentò Ser Gilmore ridacchiando.

«Ricordo ancora le scenate quando tornavo sporca di fango in tempo per la cena.» Elissa scosse la testa, ripensando a quante volte la povera balia aveva dovuto ripulirla da capo a piedi in tutta fretta e in tempo per il pasto con la famiglia, dopo che lei aveva passato la giornata tra spade e combattimenti.

«Eravate una bambina terribile, a detta sua.» Confermò Ser Gilmore, rendendosi conto subito dopo di aver parlato a voce alta e scusandosi immediatamente.

Lei lasciò correre con un cenno della mano. «Oh, per piacere. Ha probabilmente ragione.»

Raggiunsero la cucina, dove un' arrabbiatissima Nan stava sbraitando contro due poveri servitori.

«Cacciate quel maledetto cane pulcioso dalla dispensa!»

I due elfi si scambiarono sguardi terrorizzati. «Ma signora, non si lascia avvicinare!»

La vecchia sembrò, se possibile, arrabbiarsi ancora di più. «Se non riesco ad accedere a quella dispensa, giuro che vi scuoierò entrambi, inutili elfi!»

Ser Gilmore accorse in aiuto dei due poveretti. «Calmatevi, buona donna, siamo qui per aiutarvi.»

Quella si girò inviperita, squadrando i nuovi arrivati con un cipiglio rabbioso. «Voi! Il vostro maledetto bastardo continua ad infilarsi nella mia dispensa! Quella bestia dovrebbe essere soppressa!» Sbraitò, puntando un indice nodoso all'altezza del petto di Elissa.

Lei sospirò, abituata alle scenate della donna. «Mi dispiace Nan, sai che Biscotto non resiste al profumo di cibo...»

La vecchia sembrò calmarsi un poco. «Fate in modo che se ne vada! Ho già abbastanza problemi ad occuparmi di un castello pieno di soldati affamati!»

Elissa scrollò le spalle, aprendo la porta della dispensa.

Biscotto, un grosso Mabari dall'arruffato pelo color miele, si girò verso di lei, abbaiando due volte.

«Stai di nuovo infastidendo Nan, razza di goloso.» Lo redarguì lei, incrociando le braccia al petto.

Quello uggiolò sonoramente, per poi puntare qualcosa alla sua destra e abbaiare di nuovo, le orecchie all'indietro e la piccola coda ritta, in posizione d'attacco.

Elissa si stupì molto. «Che c'è, trovato qualcosa?»

Il mabari si girò brevemente verso di lei, tornando poi a puntare dei sacchi di tela sul fondo della dispensa. La ragazza tese le orecchie, captando uno scalpiccio sul pavimento di pietra.

«Sembra ci sia qualcosa...» Annunciò Ser Gilmore, estraendo la spada.

Lei fece lo stesso. «Avanti Biscotto, prendilo!» Ordinò al segugio, che scattò in avanti con un balzo, rovesciando i sacchi per terra. Un lamento acuto segnalò che aveva azzannato qualcosa con le sue fauci possenti.

Una decina di ratti di grosse dimensioni fuggirono dal loro nascondiglio, correndo in direzione dei due nuovi arrivati, che si affrettarono ad eliminarli.

Ser Gilmore ne rivoltò uno con un piede, osservandolo da vicino. «Questi ratti vengono dalle selve Korcari. È meglio non dirlo a Nan, è già abbastanza infuriata.»

«Sì, con Biscotto.» Ribattè Elissa. «Almeno così saprà che stava solo facendo il suo lavoro di cane da guardia. Vero, bello?» Si chinò ad accarezzare il cane dietro le orecchie, facendolo scodinzolare allegramente.

Nan non fu contenta di sentirsi raccontare dei topi giganti che avevano invaso la sua dispensa, ma per lo meno sembrò far temporaneamente pace con il mabari, a cui offrì un biscotto.
Il cane, rendendo onore al proprio nome, lo mangiò di gusto, leccando affettuosamente la mano della vecchia e facendola inveire di nuovo.

Scapparono dalla cucina prima che potesse trovare altro di cui accusarli. Sull'uscio, trovarono i due elfi che la vecchia stava strigliando quando erano arrivati.

«Sì è un po' calmata. Mi dispiace dobbiate subirvela tutti i giorni...» Disse loro Elissa.

I due la guardarono allarmati, scuotendo la testa e inchinandosi profondamente, bofonchiando delle scuse agitate e ringraziandola per la sua preoccupazione, per poi scappare di nuovo nelle cucine.

«Beh, mia signora, ora che avete il mabari sotto controllo, posso andare a prepararmi per l'arrivo degli uomini dell'arle.» Annunciò Ser Gilmore.

«Aspettate.» Lo fermò Elissa. «Partirete domani con mio padre, vero?»

L'altro annuì. «Sì, il teyrn mi ha richiesto nella sua scorta personale.»

Lei prese fiato. «Tenete d'occhio mio padre, Ser. Può essere avventato, e non...»

«Lo farò, mi signora.» La interruppe l'uomo, portandosi il pugno chiuso all'altezza del cuore. «Proteggerò il teyrn con la mia stessa vita, vi prometto che tornerà sano e salvo.»

«Grazie, Ser Gilmore. So che siete un uomo di parola, e la vostra fedeltà a mio padre è salda.» Elissa si strinse nelle spalle. «Vorrei solo venire con voi.»

«Lo so, mia signora. E sono certo che le vostre conoscenze strategiche e militari saranno di grande aiuto in futuro, tuttavia il teyrn vi ha dato un compito importante quanto quello di guidare uomini in battaglia: non è semplice governare, ed egli si fida ciecamente di voi.»

La ragazza sapeva che era vero: era stata istruita al meglio, sapeva quali casate nobiliari fossero fidate e da quali invece guardarsi, conosceva le leggi e le necessità del popolo di Altura Perenne e, in caso di necessità, confidava di poter gestire un attacco al castello da parte di forze nemiche. Tuttavia, il non poter accompagnare il fratello e il padre ad Ostagar la faceva sentire come se la stessero proteggendo.

Salutò Ser Gilmore, augurandogli buon viaggio e buona fortuna.

Salendo la rampa che portava al piano di sopra, incrociò sua madre, Teyrna Eleanor Cousland. Era una donna ancora molto bella per la sua età, qualche ruga le solcava il volto austero, i capelli grigi, una volta biondi come quelli della figlia, erano legati in due chignon alla base della nuca.

«Ah, ecco la mia splendida figlia!» La salutò. «Dalla presenza del vostro molesto segugio, immagino che la situazione nelle cucine si sia risolta.»

Biscotto uggiolò in risposta, cercando di convincerli con la sua espressione più innocente. La teyrna non diede segni di cedimento, fissandolo con disapprovazione.

I suoi ospiti, Lady Landra, suo figlio Dairren e un'elfa che doveva essere la dama di compagnia, lanciarono sguardi divertiti al mabari.

«Sì madre, Nan è già tornata al lavoro.» Rispose Elissa, dando una grattatina dietro le orecchie del cane, che scodinzolò contento. «Biscotto aveva solo un po' di fame.» Pensò che era meglio non parlare di ratti giganti di fronte agli ospiti, soprattutto quando la cena della sera sarebbe stata preparata proprio nelle cucine infestate.

«Speriamo che abbia lasciato qualcosa per nutrire i nostri ospiti... Tesoro, ti ricordi di Lady Landra, la moglie di Bann Loren?»

«Ma certo, ci siamo viste alla festa di primavera...» La salutò cortesemente Elissa. La donna in quell'occasione era ubriaca marcia, ma anche su quello era meglio soprassedere. «È un piacere rivedervi. Spero vada tutto bene a Caer Oswin.»

«Oh, cara, sei troppo gentile. Se ricordo bene, ho trascorso metà della festa a cercare di convincervi a sposare mio figlio...» Lady Lndra ridacchiò, accennando al ragazzo di fianco a lei.

«E con ben misere argomentazioni, se posso aggiungere...» Si intromise quello, facendo un largo sorriso ad Elissa. «È un piacere rivedervi, mia signora. Siete più bella che mai.»

«Dairren, ben trovato.» La ragazza ricambiò il sorriso. Era un uomo piacevole e di bell'aspetto, aveva più o meno la sua stessa età e le madri erano amiche di vecchia data.

«Anche lui non si è ancora sposato!» Aggiunse Lady Landra.

Il ragazzo, imbarazzato, spostò il peso da un piede all'altro. «Non date retta a mia madre...»

«Magari possiamo incontrarci più tardi in biblioteca e parlare un poco?» Gli chiese Elissa, sapendo già che lui avrebbe accettato.

«Ma certamente. Ne sarei molto felice.» Le assicurò immediatamente lui.

«Oh, meraviglioso!» Commentò raggiante Lady Landra. «Oh, questa è la mia dama di compagnia, Iona.» Aggiunse indicando l'elfa dietro di loro, un po' in disparte. «Dì qualcosa, cara...»

Quella, una giovane donna bionda e molto carina, fece una riverenza verso Elissa. «È un vero piacere, mia signora. Siete davvero bella come vi descrive vostra madre.»

«E lo dice dopo avervi vista percuotere uomini imbottiti in cortile, sudata come un mulo...» Si intromise teyrna Eleanor.

Elissa si trattenne dallo sbuffare. Anche la madre ai suoi tempi si diceva fosse stata capace di far fuori un uomo ancora prima che quello capisse che sotto l'elmo vi era una donna, ma non l'aveva mai vista combattere. Teyrna Eleanor Cousland era una Lady in tutto e per tutto, e dopo la nascita dei figli aveva appeso l'arco al chiodo, dedicandosi alla famiglia e alle pubbliche relazioni con gli altri Lord del Ferelden, oltre che all'amministrazione del castello di Altura Perenne.

«La maestria di vostra figlia con la lama è davvero impressionante.» Concordò Dairren.

«Ai miei tempi, ero anch'io una discreta guerriera.» Ammise la teyrna. «Ma credo siano state arti più delicate a permettermi di trovare marito.»

Elissa scrollò le spalle. «Credo che l'uomo che sposerò debba essere in grado di apprezzare sia le mie arti delicate sia le mie abilità con la spada, madre.» Scoccò uno sguardo a Dairren, che annuì imbarazzato in segno di approvazione.

Eleanor Cousland roteò platealmente gli occhi al cielo.

«Ora scusate, ma dovrei andare a cercare mio fratello.» Si accomiatò Elissa. «Dairren, a dopo.»

Fece un lieve inchino agli ospiti, per poi proseguire lungo il corridoio.

Bussò alla porta della camera del fratello. «Fergus?»

Oriana, la moglie, venne ad aprirle. Aveva gli occhi gonfi e rossi, segno che aveva pianto. Elissa le poggiò una mano sul braccio, ben sapendo che qualsiasi parola di conforto sarebbe stata inutile contro l'ansia che la donna provava a vedere il marito partire per la guerra.

Il piccolo Oren non condivideva le stesse paure e saltellava emozionato per la stanza.

«Elissa!» Esclamò Fergus, girandosi a guardarla. Indossava la sua armatura, tirata a lucido, e portava spada e scudo sulle spalle. «Sei venuta anche tu a salutarmi?»

«Non potevo lasciarti partire senza, no?» Ribatté lei. «E nostro padre mi ha detto di cercarti.»

«Mi porterai una spada,vero?» Chiese Oren al padre, tirandolo per un braccio e richiamando la sua attenzione.

Fergus si inginocchiò di fronte al bambino, accarezzandogli una guancia. «Ma certo. La più grande che riuscirò a trovare. E sarò subito di ritorno, te lo prometto.»

«Vorrei tanto che la vittoria fosse certa come la fai sembrare...» Commentò la moglie, preoccupata.

«Oh, non spaventare il bambino, amore mio. Ti dico che è vero.» Cercò di rassicurarla lui, dando un buffetto sulla testa del piccolo.

Fergus sembrava sicuro di sé, ma Elissa sapeva che era bravo a nascondere le sue vere emozioni. Non poteva certo far preoccupare la famiglia, ma la guerra di fronte a loro sarebbe stata pericolosa, e nessuno era certo dell'esito.

«Nessun Prole Oscura potrà toccare mio fratello!» Confermò lei, dandogli una pacca sulla spalla e facendo risuonare gli spallacci di metallo. «Mi mancherai, sai?»

L'altro si aprì in un sorriso gioviale. «Vorrei che potessi venire anche tu. Sarà stancante uccidere tutti quei Prole Oscura da solo... Ma qualcuno deve pur farlo.»

La sorella ricambiò il sorriso. «Avrei voluto poterti guardare le spalle.»

«In Antiva, una donna sul campo di battaglia sarebbe vista come... insolita.» Commentò Oriana, che era però ormai abituata all'idea che Elissa fosse abile nel combattimento quanto Fergus.

«Ma se ho sempre sentito che le donne di Antiva sono alquanto pericolose!» Ribattè il marito, ammiccante.

«Solo con la gentilezza e il veleno, marito caro...»

Lui scoppiò a ridere. «Detto dalla donna con cui prendo il tè tutti i giorni!»

«Nostro padre dice che ci saranno anche dei Custodi Grigi, a combattere con il re.» Disse Elissa, pensierosa. «E tutti i lord sono stati chiamati alle armi, l'intero Ferelden.»

«Custodi Grigi?!» Esclamò entusiasta il bambino. «Con i grifoni?»

«Oren, esistono solo nelle storie ormai.» Gli spiegò paziente la madre.

«Sì, lo so. Un esercito così unito non si vedeva da... Beh, da prima dell'invasione degli Orlesiani!» Commentò Fergus. «Il che fa ben sperare. I Prole Oscura non avranno speranza.»

«Lo stratega di Re Cailan è ancora Teyrn Loghain. Dovrebbe organizzare lui la guerra.» Elissa aveva una sorta di adorazione per l'uomo, avendo letto tutto il materiale reperibile sulla guerra di liberazione guidata da Re Maric, padre dell'attuale sovrano, e il suo fidato amico Loghain, ora teyrn e padre della regina del Ferelden. I racconti di come l'esperienza e l'intuito di Loghain, assieme alla prontezza di spirito e al suo coraggio, avessero spesso volto le battaglie a favore dei ribelli erano i suoi preferiti. «Avrei voluto conoscerlo.» Si lamentò Elissa.

«Farò in modo di convincere nostro padre a portarti a palazzo una volta vinta la guerra, sorellina.» Le assicurò Fergus. «Così potrai inondarlo di domande e farti cacciare come disturbatrice della quiete dopo averlo esasperato.» Sogghignò.

L'altra non finse nemmeno di essersi offesa. Conoscere l'eroe della sua infanzia era uno dei suoi sogni. E magari, se fosse stata abbastanza fortunata e il teyrn fosse stato particolarmente di buon umore (non che fosse conosciuto per il suo buon carattere, s'intende), sarebbe anche riuscita a tirare di spada con lui.

L'invidia tornò a roderle il fegato. Se avesse combattuto assieme al fratello e al padre, avrebbe avuto qualche possibilità di essere notata dal Teyrn.

«A proposito di nostro padre.» Disse lei. «Gli uomini da Amaranthine sono in ritardo, ha detto di partire senza di lui e che partirà domani assieme a Lord Howe.»

«Ah! Sembrano camminare all'indietro da quanto sono lenti ad arrivare!» Commentò Fergus, un leggero disprezzo nella voce. Howe non piaceva particolarmente nemmeno a lui. «Farei meglio ad andare, allora. Un sacco di Prole Oscura da decapitare, e il tempo stringe!»

Si chinò ad abbracciare un ultima volta il figlio, dando poi un bacio alla moglie. «Sarò presto di ritorno, amore mio.» Le disse.

Fecero il loro ingresso anche il teryn e la teyrna. «Spero, mio caro, che volessi aspettarci prima di sgattaiolare via?» Chiese Bryce Cousland, sorridendo.

«Che il Creatore ti protegga, figlio mio. Pregherò per il tuo ritorno ogni giorno.» Aggiunse la madre abbracciandolo stretta.

«Fergus non avrà problemi, madre.» Cercò di tranquillizzarla Elissa.

«Continuo a dirvelo, non mi farò un graffio!» Confermò Fergus sicuro di sé.

«Che il Creatore ci protegga tutti. Che preservi i nostri figli, i nostri mariti e i nostri padri, e che li riconduca da noi sani e salvi.» Recitò Oriana.

«E che ci mandi birra e donne, già che c'è!» Aggiunse Fergus. «...Per gli altri uomini, ovviamente.» Si precipitò ad aggiungere, dopo che madre e moglie l'ebbero squadrato con disapprovazione.

Elissa scoppiò a ridere.

«Perché le donne?» Chiese Oren nella sua innocenza.

«Perché sanno versare bene la birra.» Rispose prontamente Bryce Cousland.

«Fergus!» Lo rimproverò Eleanor. «Sembra di vivere con due bambini. Fortunatamente, ho una figlia.»

Elissa continuò a ridere. «Che, ripetete continuamente, non è tanto meglio.»

La teyrna scosse la testa, sconfitta.

«Mi mancherai, madre. La terrai d'occhio, vero sorellina?.» Le disse Fergus, stringendo Elissa.

Lei gli diede una gomitata giocosa. «Credo proprio sappia cavarsela da sola, fratellone.»

«Beh, Fergus, direi che è ora di mettersi in partenza, altrimenti non uscirai più da quella porta, tua madre e tua moglie finiranno per incatenarti qui.» Commentò il teryn. «Ci vediamo tra qualche giorno.» I due uomini si strinsero le mani.

«Allora vado. A presto, famiglia!» Annunciò Fergus, prima di dare un'ultima carezza ai capelli del figlio e uscire dalla porta. Elissa lo guardò allontanarsi con un nodo alla gola.

«Non preoccuparti per lui, cucciola.» La rassicurò il padre. «Fergus sa badare a sé stesso.»

Lei si strinse nelle spalle, inquieta. «Lo so, padre.» Scambiò uno sguardo preoccupato con la madre, ma entrambe non aggiunsero altro. Vedere partire entrambi, e non poter accompagnarli, era frustrante per entrambe.

«Partirò anch'io tra qualche giorno, cara.» La informò la teyrna. «Lady Landra mi ha invitata da lei, e credo che non avermi in giro farà solo bene alla tua autorità.»

«Madre!» Esclamò Elissa. «Ma non c'era bisogno. Anzi, mi farebbe molto piacere che tu restassi, lo sai. Non ci sarà molto da fare, dopotutto, e non dovete partire solo per farmi sentire più importante.»

«Lo so cara, ma sia io che tuo padre la pensiamo allo stesso modo. Vedilo come una prova, sarà la prima volta che sarai la sola e unica responsabile di Altura Perenne.»

Elissa sospirò. «Capisco, madre. Questo castello sembrerà parecchio vuoto, senza tutti voi.»

«Oh, cucciola, saremo presto di ritorno.» Disse il teyrn.

Oren la tirò per un braccio. «Quindi sarai tu a badare a me e alla mamma, zia?»

«Esatto, piccoletto. Sarà divertente!» Rispose lei, cercando di sembrare convincente. Sarebbe stato difficile distrarre il bambino dall'assenza del padre e dei nonni.

«E se il castello venisse attaccato? Ci saranno dei draghi?» Le chiese quello. Sembrava tremendamente eccitato alla sola idea di vedere una gigantesca creatura volante, sputafuoco e ricoperta di squame. “Bambini...” Anche lei segretamene avrebbe voluto vederne uno, ma da molto lontano e possibilmente non incrociandone la strada.

«I draghi sono creature malvagie, Oren. Mangiano la gente!» Lo rimproverò la madre, inutilmente.

«Sì! Voglio vedere un drago!» Continuò imperterrito lui.

«Questo è perché tu e Fergus continuate a raccontargli certe storie...» Borbottò Oriana, guardando Elissa di traverso. L'altra scrollò le spalle.

Oren richiamò di nuovo la sua attenzione. «Mi insegnerai ad usare la spada, zia? Così potrò combattere i mostri cattivi anche io!»

La ragazza gli sorrise. «Certo. Domani stesso!» Lo assecondò. «In un paio d'anni, sarai così bravo che andremo a caccia di draghi!»

Il bambino gridò felice, abbracciandola stretto. «Sei la migliore zia del mondo!»

Lei lo lasciò fare, ignorando gli sguardi corrucciati della madre e di Oriana. Dopotutto, non c'era niente di male ad addestrare Oren all'uso delle armi, era anche ora. Lei e Fergus avevano iniziato più o meno alla sua età.

«Cara, non dovresti avere un appuntamento con qualcuno in biblioteca?» Le ricordò la teyrna.

«Oh?» Si intromise Bryce Cousland, interessato. «Non sarà mica con il giovane Dairren?»

Elissa arrossì. «Siamo solo... soltanto per scambiare qualche parola, padre. Niente di che.»

«Ma certo, ma certo... Ricordo quando io e tua madre ci siamo conosciuti...»

Prima che il teyrn potesse rivangare il passato, Elissa sgattaiolò via, Biscotto che le trotterellava dietro allegramente.


 

Il ragazzo era seduto ad uno dei tavoli di legno della biblioteca, immerso nella lettura di un pesante tomo storico, con un ricamo sulla copertina che lo identificava come proveniente dal Tevinter.

«Dairren?» Lo chiamò lei. Quello sollevò lo sguardo, sorpreso.

«Siete venuta!»

«Ma certo.» Gli si sedette di fianco. «Era uno dei preferiti di mio nonno, quello, sapete?» Commentò, indicando il libro. «Tutta questa biblioteca era il suo piccolo mondo privato.»

«È molto fornita... Questo libro, credo sia stato bandito dal Ferelden qualche secolo fa!»

Elissa ridacchiò. «Sì, se lo fece spedire direttamente dal Tevinter. C'è un intero settore di libri sulla magia, nonostante qui nessuno abbia mai avuto sangue magico. E tutta l'ala alla nostra destra è sulla storia del Thedas, sia fatti che leggende. Mentre più avanti ci sono testi di medicina, erboristeria e alcuni vocabolari. Abbiamo anche un paio di volumi direttamente da Par Vollen.»

Sperò che non sembrasse di starsene vantando. Amava quel luogo, ed il suo sogno era leggere ogni singolo volume in quella biblioteca, proprio come avrebbe voluto il nonno.

«Affascinante.» Commentò Dairren. «Non si vede tutti i giorni una così vasta collezione. Il vostro preferito?» Le chiese, chiudendo il tomo che stava leggendo e appoggiandolo di fianco a sé.

Elissa ci pensò su un poco. Ne aveva parecchi. «I draghi del Tevinter, forse. L'ho letto tre volte.»

«Ottima scelta!» Esclamò il ragazzo, colpito. «Le teorie di Timious sulla natura dei draghi e sulla loro connessione con la Prova Oscura sono estremamente interessanti!»

«Sì, beh, tra qualche settimana avrete la possibilità di chiedere conferma ad un Custode Grigio, no?» Gli disse. «Domani cavalcherete con mio padre per Ostagar.»

L'altro annuì. «Sarò il suo secondo... Non più di uno scudiero glorificato, gli terrò pulita l'armatura, sellerò il suo cavallo e cose così... è un grande onore, però.»

«E combatterete la Prole Oscura.»

«Lo spero. Ammetto di essere un po' in ansia all'idea. Ma è necessario combatterli. E sconfiggerli.»

Lei gli fece un sorriso incoraggiante. «So che vi distinguerete in battaglia.»

«Se posso... Sono sorpreso che non veniate con noi, mia signora.»

Elissa sospirò. «Credetemi, se dipendesse da me, sarei al fianco di mio fratello in prima linea. Tuttavia, la mia presenza è richiesta qui ad Altura Perenne. Una Cousland deve rimanere.» Cercò di nascondere l'amarezza che la pervadeva. Sarebbero partiti tutti.

«Se volete, posso cercare di scrivere tutto quello che accade durante la battaglia. Non sono granchè come scrittore, ma farò del mio meglio.» Si offrì lui. «E vi terrò costantemente aggiornata.»

«Lo gradirei molto.» Lo ringraziò lei. «Dubito che Fergus o mio padre si ricorderanno di scrivere qualcosa. E torneranno a casa raccontando solo le cose più inutili, come la birra dopo la vittoria.»

L'altro le mise una mano sulle sue, guardandola negli occhi. «Sarebbe un onore.» Si rese conto dell'audacia, ritirando subito la mano. «Sapete, è il mio sogno scrivere di un avvenimento così importante. Un giorno, uno dei miei libri potrebbe essere in una biblioteca come questa.»

Lei allungò a sua volta la mano, poggiandola sulla sua e sfiorandogli le dita. «Sono certa che sarà così.» Si sporse un poco più in avanti, verso di lui.

«Mia signora...» Balbettò Dairren.

Prima che potesse fermarla, Elissa azzerò lo spazio tra di loro, appoggiando le labbra sulle sue in un casto bacio, solo per un attimo. Si ritrasse velocemente, lasciandogli la mano.

«Attenderò con ansia il vostro ritorno.» Disse, prima di alzarsi e andarsene in fretta, lasciando il ragazzo attonito e imbarazzato.

Elissa schizzò nelle proprie stanze, seguita da Biscotto.

«Lo so, forse sono stata troppo intraprendente.» Disse al cane, che la guardava con occhi intelligenti che sembravano sapere quello che le ronzava in testa. «Ma è carino, e tutti pensano potrebbe essere un buon partito e gli piacciono i libri e...» Sospirò, sdraiandosi sul letto e guardando il soffitto. «E potrebbe non tornare.»

Biscotto saltò sul letto, leccandole una mano.

«Tutti loro potrebbero non tornare.» Abbracciò il mabari, in cerca di conforto. Quello uggiolò triste.




 

Nell'inferno che si scatenò qualche ora dopo, Elissa urlò a squarciagola, inginocchiata in una pozza di sangue accanto ai corpi senza vita del nipotino e della cognata.

Sentì sua madre trascinarla via.

«Dobbiamo trovare tuo padre!» Urlò per l'ennesima volta, il volto di Eleanor rigato anch'esso dalle lacrime. «Li vendicheremo, tesoro mio, te lo giuro.»

Tornarono nel corridoio, dove Elissa tranciò di netto il braccio ad uno degli uomini di Howe che cercò di sbarrare loro la strada, trafiggendolo poi al petto. La teyrna abbatté con tre frecce l'altro assalitore. Corsero a perdifiato verso il salone, dove il frastuono del combattimento era più forte. «Ser Gilmore!» Gridò la ragazza, accorrendo in aiuto dell'uomo e recidendo la testa del suo assalitore con un potente fendente laterale.

«Siete salve!» Esclamò lui, sollevato. «Il teyrn era terrorizzato, è andato a cercarvi...» Menò un colpo dall'alto vero il basso sulla spalla di un nemico, facendolo crollare a terra urlando.

«Avete visto mio padre?» Gli chiese lei. Un'accetta l'avrebbe colpita al fianco se Biscotto non avesse azzannato il braccio dell'uomo con cui stava combattendo, sbilanciandolo e dando accesso alle fauci dell'animale alla gola dell'uomo.

Quando tutti i nemici furono a terra, poterono riprendere fiato.

«Sprangate le porte! Tenete fuori quei bastardi!» Ordinò Ser Gilmore ai suoi uomini, reggendosi un fianco ferito. «Sua signoria. Mia signora. Se avete una vita di fuga, usatela. Non potremo trattenerli a lungo.» Respirava affannosamente.

«Dobbiamo trovare mio marito.» Ribatté Eleanor Cousland. «Sai dirci dov'è andato?»

Il cavaliere scosse la testa. «L'ultima volta che l'ho visto era ferito gravemente. Gli ho suggerito di non allontanarsi, ma era deciso a trovarvi... è andato in direzione delle cucine. Credo voglia usare l'uscita di servizio nella dispensa.»

«Il Creatore ti protegga, Ser Gilmore.» Disse la teyrna, prima di rivolgersi alla figlia. «Andiamo.»

L'altra guardò l'uomo e le altre cinque guardie nella sala. Non sapeva cosa dire, quegli uomini andavano incontro a morte certa. Se solo Fergus avesse aspettato a partire, avrebbero avuto abbastanza uomini per riuscire a contrastare l'attacco...

«Che il Creatore vegli su tutti noi.» Disse semplicemente il cavaliere, prima di chinarsi in un ultimo saluto e andare verso il portone ad aiutare i suoi uomini a tenerlo chiuso.

Sulla strada per le cucine, incontrarono altri numerosi nemici, tra cui un cavaliere con un enorme martello da guerra. Schivando uno dei suoi potenti colpi, che l'avrebbero sicuramente frantumata anche sotto la sua armatura pesante, Elissa finì per terra, dando l'opportunità ad uno degli arcieri di Howe di colpirla ad una coscia. Digrignando i denti dal dolore, conficcò la spada sotto l'ascella del cavaliere, sfruttando lo spazio tra le placche della sua armatura, per poi farlo cadere a terra e finirlo con un altro colpo.

Biscotto e la madre si occuparono dei due arcieri rimasti. Finalmente, entrarono nelle cucine.

Il corpo della vecchia Nan era riverso a terra, una ferita da taglio lungo la schiena.

Senza riuscire a trattenere le lacrime, Elissa la superò singhiozzando. Biscotto ringhiava, pronto a difendere lei e la teyrna da chiunque.

La ragazza aprì con un calcio la porta della dispensa, sfondandola.

«Padre!» Gridò terrorizzata, correndo verso l'uomo a terra.

Bryce Cousland alzò lo sguardo annebbiato da terra, il volto che si apriva in un sorriso sofferente. «Siete... salve...» Ansimò a fatica.

«Bryce!» Esclamò la moglie, inginocchiandosi accanto a lui. «Sei ferito!»

«Gli... uomini di Howe.» Spiegò lui.

«Dobbiamo portarvi via di qui.» Disse Elissa, cercando di aprire la porta di uscita della dispensa.

«Non... credo di farcela, cucciola.»

La ragazza diede un pugno alla porta, imprecando. «Certo che ce la fate!» Insistette.

«La mia adorata bambina...» Sospirò il teryn. Uno spasmo di dolore lo fece gemere sonoramente.

«Quando gli uomini di Howe supereranno il cancello, sarà la fine. Dobbiamo uscire da qui.» Gli disse la moglie, esaminandogli la ferita.

«Qualcuno... deve raggiungere Fergus. Dirgli cosa è successo.» Ansimò l'uomo.

«E ottenere vendetta.» Sibilò Elissa. «Howe non la passerà liscia.»

«Vendetta, sì...» La voce del teyrn si faceva sempre più flebile.

La teyrna lo chiamò di nuovo. «Bryce, l'uscita è qui affianco. Ti troveremo un mago guaritore e-»

Il marito scosse la testa, sofferente. «Il castello è circondato. Non ce la farò.»

«Padre...»

Prima che potesse dire altro, sentirono dei movimenti provenire dal corridoio, almeno una decina di uomini. Biscotto tirò indietro le orecchie, scoprendo i denti e ringhiando.

«Andate.» Ordinò Bryce Cousland. «Andate, e assicuratevi che Howe abbia ciò che si merita.»

Elissa provò a ribattere, le lacrime che le bloccavano le parole.

Due uomini fecero irruzione nella cucina., le armi sguainate.

«Eccoli!» Urlarono per avvertire i compagni. Una freccia colpì uno dei due in un occhio, uccidendolo sul posto, mentre l'altro venne buttato a terra e sbranato dal mabari.

Tuttavia, era troppo tardi. Altri passi pesanti annunciarono che il grido era stato sentito, e presto la cucina sarebbe stata invasa dai nemici, troppi perché potessero sconfiggerli tutti.

Elissa si girò disperata verso la madre, la quale abbassò un attimo l'arco, guardandola negli occhi con solennità.

«Vai, tesoro.» Disse semplicemente, puntando nuovamente l'arma verso l'ingresso.

«Madre...»

«Non c'è tempo.» La interruppe lei. «Li tratterrò finché possibile.»

La ragazza guardò un'ultima volta i due genitori, che si scambiarono uno sguardo d'assenso.

«Che il Creatore ti protegga, cucciola.» Disse Bryce Cousland, appoggiando le spalle contro la parete e chiudendo gli occhi.

«Vai!» Le urlò di nuovo Eleanor Cousland, abbattendo il primo uomo ad entrare con una freccia al ginocchio.

Elissa sentì le gambe muoversi da sole.

Entrò nello stretto passaggio, Biscotto dietro di lei a guardarle le spalle. L'aria sapeva di fumo, era difficile respirare. Il passaggio curvava più volte su sé stesso, scendendo con ripide scale, le pareti scivolose che rendevano impossibile appoggiarsi.

La ragazza singhiozzava, tirando su col naso e non sentendo nemmeno il dolore quando le ginocchia colpirono violentemente il pavimento, trovandosi a terra senza essersi accorta di aver perso l'equilibrio. Aveva gli occhi appannati dalle lacrime, la gamba che le pulsava dolorosamente. Tastò la ferita, rimettendosi faticosamente in piedi: si guardò la coscia, i pantaloni zuppi di sangue sotto l'armatura, costringendosi a proseguire.

Dopo quella che le parve un'eternità, il lungo corridoio finì.

L'uscita dava sul retro del castello, dove vi erano i cavalli e il fieno per nutrirli. Un'ondata di calore e fiamme segnalò che gli uomini di Howe avevano dato fuoco alle stalle. I nitriti di dolore dei cavalli e le urla disperate di chi era rimasto intrappolato riempivano l'aria.

Elissa si guardò attorno disperata, non c'era modo di attraversare quell'inferno.

Si girò verso Biscotto, che nonostante tutto non indietreggiava davanti alle fiamme. Il segugio la guardò con determinazione, prima di puntare le zampe anteriori nella terra e tendere le spalle.

“È finita.” Pensò la ragazza in preda alla disperazione. Era stato tutto inutile, sarebbero morti bruciati, oppure gli uomini di Howe li avrebbero trovati e trucidati come avevano fatto con il resto della sua famiglia. E Fergus non avrebbe mai saputo cosa era successo.

Fergus.

Doveva avvisare il fratello, prima che attentassero anche alla sua vita.

Biscotto scattò in avanti, gettandosi con un grande balzo tra le fiamme e attraversandole.

Elissa sgranò gli occhi, asciugandosi il volto. «Non così.» Non poteva finire in quel modo.

Si coprì il viso con il braccio e si lanciò anche lei tra le fiamme.




 

Sentiva qualcosa di umido e viscido leccarle la faccia. Sollevò le braccia da terra con un gemito, cercando di tirarsi in piedi e scivolando sul terreno fangoso. Aprì gli occhi.

Biscotto uggiolò rumorosamente, cercando di nuovo di leccarle la guancia. Elissa lo abbracciò, sollevata che fossero entrambi ancora vivi. Si guardò attorno, scoprendo di essere sulla riva del fiume che passava sotto Altura Perenne. Da lontano, poteva scorgere il castello, ancora avvolto da una spessa nuvola di fumo nero. Si costrinse a distogliere lo sguardo, sentendo le lacrime scenderle sulle guance e non facendo nulla per arrestarle.

«Dobbiamo andare da Fergus.» Disse al mabari, che la guardava preoccupato. «Howe pagherà per quello che ha fatto.»

Si rimise in piedi barcollando, lo sguardo determinato puntato a sud. 








Note dell'Autrice: E anche Elissa ha avuto la sua porzione di sfiga. I fangirlamenti su Loghain sono dovuti al fatto che ho da poco letto Il trono Usurpato, il libro che racconta di come Maric e Loghain abbiano ripreso il trono del Ferelden strappandolo agli Orlesiani. Molto bello, lo consiglio assolutamente, soprattutto perchè da sia un sacco di informazioni in più sul mondo di Dragon Age, sia perchè fa conoscere meglio Loghain, prima che diventasse ciò che è in Origins. Fa capire molto delle sue azioni successive... 

Per chi volesse dare un'occhiata, sto disegnando i vari protagonisti. QUI c'è Elissa.

  
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