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Autore: _Ely_BM    15/08/2017    5 recensioni
Stacie Torres, una ragazza come tante altre di sedici anni, forse un po troppo sbadata e sempre nervosa, che ama sognare ad occhi aperti il suo principe azzurro e suo grande amore da quando ha dieci anni di nome Steven Walker, migliore amico venticinquenne di suo fratello maggiore, sperando che un giorno la veda come una donna e non più "piccolina" come l'ha sempre soprannominata lui.
Tra amori e gelosie, vedremo le vicende di Stacie e Steven, che ci faranno sognare con il loro quasi impossibile amore!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Capitolo ventuno) Il ritorno!

Sette anni dopo...

...POV STACIE...

Al suono della sveglia, sbuffo. 
Sette lunghissimi anni sono passati e sono cambiate così tante cose.
Io in primis... Sono una donna di ventitré anni e il mio corpo non è più quello di sette anni fa. Sono più matura, sono più donna.
Poi sono cambiate e successe tante altre cose. Alcune belle, altre meno.

"Mamminaaa, ho fatto la pipì a letto!" -urla il piccolo Jaxon, dalla sua cameretta e di conseguenza sbuffo, togliendomi le coperte da dosso per potermi alzare dal letto. 
Sono diventata mamma cinque lunghi anni fa. 
Sono mamma di un bellissimo bambino di cinque anni, con una testolina castana e due splendidi occhi color cioccolato.
Sono diventata mamma a quasi diciannove anni. 
Sono diventata mamma dopo due lunghi anni di relazione con Steven, ma oramai finita.
E da cinque lunghi anni che io e quello che ho sempre creduto essere l'uomo della mia vita, non stiamo più insieme. Ed è finita a causa sua, non a causa mia!-

"Perché non sei andato in bagno, invece di fare pipì a letto?" -gli domando, togliendogli la coperta di Spiderman da dosso-

"Perché ho fatto un brutto sogno." -mi risponde, mettendosi seduto e io, sospirando, lo prendo in braccio-

"Un brutto sogno?" -gli domando, incamminandomi verso il bagno per potergli fare il bagnetto e quasi inciampo su un giocattolo lasciato in mezzo- "Maledizione!" -sbotto, mentre il mio bambino ride, aggrappandosi a me- "Non ridere, Jaxon!" -lo ammonisco e lui non smette, e la sua dolce risata mi porta a sorridere. 
Jaxon è la cosa più bella che potessi fare. La cosa più bella che mi potesse capitare. Da quando è nato la mia vita è diventata molto più bella, anche se non è stata facile. 
Ho scoperto di aspettare un bambino dopo un lungo mese dalla rottura con Steve. Dopo un lungo mese che è sparito completamente dalla mia vita e dalla vita degli altri. 
Jaxon è cresciuto senza il suo papà e Steve non sa minimamente di avere un figlio, di essere diventato papà. L'ho cercato per mesi, mettendo da parte il dolore, il rancore, la delusione, la rabbia che provavo nei suoi confronti, per potergli dire della gravidanza, ma non sono mai riuscita a trovarlo, a rintracciarlo in nessun modo. Nemmeno i suoi genitori sapevano nulla. È sparito completamente nel nulla. È sparito dalla mia vita e dalla vita di Lance, come gli aveva chiesto di fare cinque lunghi anni fa. Non abbiamo avuto più sue notizie. Non sappiamo dove sia, se sia ancora vivo, nulla. È sparito e basta!-

"Mammina, devo per forza andare all'asilo?" -mi domanda il mio bambino, seduto sul mio grande letto matrimoniale, con in dosso un jeans, una camicetta bianca e sopra di essa un maglioncino rosso. Ai piedi un paio di scarpette da ginnastica bianche, con due strisce rosse ai lati. Davvero adorabile! Adoro vestirlo e comprargli nuovi vestitini. Sono così piccini!-

"Aha, per forza." -gli rispondo, passandomi sulle labbra il mio solito rossetto rosso. Ho deciso di indossare un pantalone a vita alta, verde militare, abbinati ad una camicetta in pizzo a manica lunga, grigiastra. Ai piedi un sandalo aperto, con tacco alto, abbinati perfettamente alla mia camicetta. Per quanto riguarda la borsa, invece, oggi indosserò una borsetta a spalla, nera, con incastonati nel tessuto in pelle dei diamanti. Amo questa borsa, appena l'ho addocchiata è stato amore a prima vista!- "Metti sulle spalle lo zainetto." -dico al mio bambino, mentre mi sistemo allo specchio i miei lunghi capelli, mossi sulle punte. Negli ultimi anni ho cambiato per fino il colore dei miei capelli. Li ho tinti di un biondo platino. Adoro come mi stanno e incorniciano il mio viso.-

"Uffa, non voglio andare all'asilo!" -sbuffa lui, uscendo dalla mia camera da letto a passo d'elefante e io sorrido, andandogli dietro-

"Coraggio, amore mio! Io, alla tua età, adoravo andare all'asilo." -gli dico, aiutandolo a mettersi sulle sue piccole spalle lo zainetto di Spiderman. Adora questo supereroe. Dice che vorrebbe essere come lui per proteggermi dal male!-

"A me non piace, mammina. Voglio venire a lavoro con te." -mi dice, tenendo stretta la mia mano con la sua piccolina, mentre chiudo a chiave la porta d'ingresso del nostro appartamento. Jaxon è molto legato a me. È un vero mammone. Non vuole andare all'asilo, non perchè non gli piaccia, ma semplicemente perché non vuole staccarsi da me.- 

"Non puoi venire a lavoro con me." -gli rispondo, accarezzandogli la testolina, mentre camminiamo uno al fianco dell'altro, verso l'ascensore. 
Viviamo in un grande condominio con circa una ventina di piani, e il nostro appartamento si trova precisamente al quarto piano. 
L'abitazione di per sé non è molto grande, ma decisamente perfetto per me e il mio bambino. 
L'ingresso dà subito il benvenuto al soggiorno, che ho arredato con un divano nero a quattro posti, abbellito da cuscini rossi, di vario tipo. Un tavolino in vetro, situato davanti ad esso e posizionato al centro di un grande tappeto rosso. Alla destra del divano, una grande finestra che si affaccia alla città, abbellita da due grandi e lunghe tende rosse, con qualche ricamo in nero. Davanti al divano si trova un muro, tinto da un meraviglioso color bordeaux, che divide il soggiorno dalla cucina, grazie al muro ad arco. Attaccato al muro si trova il televisore da quaranta pollici, e sotto ad esso un mobiletto nero, abbellito da vari soprammobili e vasi con dei fiori.
La cucina, invece, è molto più piccola del soggiorno. Al centro di essa si trova un bancone con tanto di fornelli e alla destra di esso si trova il resto della cucina, di un color senape, con lavello e vari sportelli. Al muro davanti l'entrata della cucina e alla sinistra di essa si trovano due finestre, che portano un sacco di luce, abbellite da delle tendine bianche in pizzo. E sempre alla sinistra, si trova un piccolo tavolo dove poter mangiare.
Alla destra della cucina si trova un corridoio, dove porta alle altre tre stanze. 
Nella prima porta, alla sinistra, si trova la mia camera da letto, arredata da un grande letto matrimoniale, posizionato contro il muro davanti alla porta e sotto una finestra, abbellita da una lunga tenda verde, che ricade lungo ai lati del letto. Sotto il mio letto si trova un grande tappetto verde, per restare in tinta, e ai lati di esso due piccoli comodini bianchi. Alla sinistra si trova un grande armadio bianco e a specchio. E per finire, alla destra, un comò bianco, con specchio. Usciti dalla mia camera da letto, la seconda porta sempre a sinistra, ti porta al piccolo bagno, composto da una vasca, un gabinetto e un lavandino, dove sopra di esso si trova un grande specchio, abbellito il tutto da un mobile in legno e una tenda azzurra, appesa alla piccola finestra. Una volta usciti dal bagno, la terza ed ultima porta, sempre alla sinistra, si trova la cameretta del mio bambino, arredata da un piccolo letto in legno, situato davanti la porta, sotto alla finestra, abbellita da una tenda blu e rossa, firmata Spiderman. Un armadio a due ante alla sinistra e una scrivania alla destra. Al centro della stanza un enorme tappeto, di Spiederman pure quello, e vari giocattoli sparsi qua e là.
Un appartamento davvero carino!- 

"Allora non puoi venire tu con me, all'asilo?" -mi domanda il mio bambino, abbracciandomi una gamba e io sorrido, accarezzandogli la testolina-

"No, piccolo. Non si può." -gli rispondo, voltandomi a guardare le porte dell'ascensore, che scende piano dopo piano e lui sbuffa-

"Uffà!" -esclama con un adorabile broncio e io sorrido osservandolo, mentre l'ascensore si ferma al piano terra e subito si aprono le porte- 

"Andiamo." -esclamo, portando una mia mano sulla sua schiena per invitarlo a camminare e insieme facciamo due passi, ma nel ritrovarmi davanti Steven, fermo fuori dall'ascensore a fissarmi, mi blocco di colpo e si stanno per chiudere di nuovo le porte, ma lui prontamente posa davanti ad esse una sua mano per riaprirle, non smettendo di fissarmi. E il cuore mi si ferma. Non riesco a credere, che dopo cinque lunghi anni, lui sia qui, davanti ai miei occhi. E il tempo sembra essersi fermato e il dolore che credevo non provare più, torna. Lo stesso dolore lancinante che ho provato cinque anni fa. Lo stesso che mi ha distrutta, che mi ha devastata. Lo stesso che mi ha portata ad odiarlo con tutta l'anima, con tutte le mie forze. E mi ritornano in mente quelle immagini che credevo aver dimenticato. Quelle immagini che mi hanno ferita, mi hanno delusa, mi hanno distrutta..

<< Inizio flashback...

Sorridendo, entro in casa di Steve con le mie chiavi. Non viviamo ancora insieme, ma stiamo pensando seriamente di andare a convinvere. Passo gran parte delle giornate qui, a casa sua, e a volte capita anche che rimango a dormire. È come se già stessimo vivendo insieme e la cosa mi piace parecchio. E poi amo fargli improvvisate al mattino presto. Andare da lui e svegliarlo con i miei baci. Dice che preferisce svegliarsi così, piuttosto che sentir la voce meccanica della sua sveglia. E questa mattina non cambia niente dalle altre. Infatti, come faccio ogni giorno, entro in camera sua con un sorriso stampato sulla faccia e quello che vedono i miei occhi, pian piano me lo fanno svanire nel nulla. E forse questa mattina non è uguale alle altre.
Sento il mio cuore andare in frantumi.
Sento un dolore lancinante al petto che non avevo mai provato in vita mia e che non mi fa respirare. 
Sento l'intero mondo crollarmi addosso. 
E quest'oggi ho capito quello che aveva provato Mitch, sette lunghi anni fa, nel vedermi con Steve salire in camera mia, perché io, adesso, sto provando il suo stesso dolore nel vedere il mio Steve, a letto e quella al suo fianco non sono io.
Il dolore che provo nel petto mi comprime così forte, che non mi fa respirare. Ho bisogno d'aria. Ho bisogno di una boccata d'aria fresca, così lentamente inizio a indietreggiare per poter uscire da camera sua, da quella che consideravo anche casa mia, e i miei occhi non vogliono smettere di rimanere fissi su di loro e mentre continuo a indietreggiare, inciampo su una scarpa con il tacco messa in mezzo e finisco a terra..

"Maledizione!" -sussurro con le lacrime agli occhi, ma il dolore che sento per la caduta è nulla in confronto a quello che provo dentro. Che provo nel cuore. E forse il mio tonfo, sveglia Steve, che rimane seduto sul suo letto a fissarmi-

"Piccola!.." -mi richiama lui, portando una sua mano tra i suoi capelli e io scuoto la testa. Dopo essere stato a letto con quella gattamorta di Victoria, ha anche il coraggio di chiamarmi ancora in quel modo? Come se nulla fosse poi!-

"Come puoi chiamarmi piccola, dopo quello che hai fatto?" -quasi urlo, alzandomi in piedi-

"Non urlare che mi sta scoppiando la testa." -mi ammonisce e io scuoto la testa. Come può far finta di niente? Come può essere così indifferente? È stato a letto con quella stronza e lui ha perfino il coraggio di chiedermi di non urlare?-

"Ma che succede?" -domanda quella gattamorta, nel svegliarsi e Steve, nel sentire la sua voce, si volta di scatto verso di lei-

"Oh cazzo!" -quasi sussurra lui-

"Mi fai schifo, Steven." -affermo rabbiosa e lui si volta a guardami-

"No-no-no, aspetta! Lasciami spiegare." -esclama, alzandosi velocemente dal letto e vederlo totalmente nudo mi da la conferma che siano stati realmente a letto insieme-

"COSA C'È DA SPIEGARE?" -urlo, afferrando una sua scarpa da terra e un secondo dopo gliela scaravento addosso, ma lui prontamente la scansa- 

"Piccola, aspetta. Non è come sembra, davvero." -mi dice lui, avvicinandosi a me-

"STA LONTANO DA ME." -continuo ad urlare, spintonandolo lontano da me con la forza- "MI FAI SCHIFO, STEVEN. MI FAI DAVVERO SCHIFO. COME HAI POTUTO FARMI QUESTO? EH? MI FIDAVO DI TE E TU SEI ANDATO A LETTO CON QUELLA STRONZA!" -sono davvero furiosa. La rabbia, la delusione hanno preso il soppravvento, mentre continuo a spintonarlo con forza e a colpirlo con dei pugni- 

"CAZZO, FERMATI!" -urla lui con le lacrime agli occhi, afferrandomi entrambi i polsi e io inizio a piangere senza freno e a singhiozzare- "Non ricordo un cazzo di quello che sia successo. Ricordo soltanto che ieri sera l'ho incontrata al pub. Lei continuava a provarci con me, ma io ti giuro, ti giuro Stacie, che ho sempre tenuto le distanze, devi credermi. Poi sono andato al bagno e quando sono tornato al bancone per finire il mio drink, non lo so, dopo qualche istante ho iniziato a sentirmi male, strano e lei si è proposta di accompagnarmi a casa. Poi il nulla. Il vuoto. Credimi, piccola." -quasi mi prega lui con le lacrime agli occhi-

"Non puoi dare a me tutta la colpa di quello che è successo stanotte. Che per la cronaca, è stato pazzesco!" -esclama quella gattamorta con un ghignetto dipinto sulla faccia e subito riceve uno sguardo fulmineo da parte di Steve-

"Sta zitta! Tu sei soltanto una puttana. Che cazzo mi hai messo nel drink? Eh?" -le domanda lui furioso-

"Mi stai davvero accusando di averti drogato? Cavolo, non credevo che fossi senza palle. Accusarmi di un qualcosa che hai voluto anche tu ardentemente." -esclama lei sconcertata, alzandosi dal suo letto pronta a rivestirsi-

"Piccola, non starla a sentire! Non ricordo nulla, ma sono sicuro che mi abbia drogato." -afferma convinto lui, ritornando a guardarmi negli occhi-

"Ti sembro così stupida, Steven?" -gli domando seria, fissandolo dritto negli occhi. Non può davvero credere che io mi beva questa scusa. Perché altro non è. È solo una patetica scusa!-

"Cosa? No." -mi risponde, allungando la sua mano per accarezzarmi, ma io mi allontano disgustata-

"Allora sei tu stupido, se pensi che io mi beva una cosa del genere. Ti ha drogato, Steve? Davvero? Ma sii più bravo a inventarti cazzate!" -esclamo serissima e sento quella gattamorta ridacchiare, mentre si sistema i vestiti-

"Mi conosci. Lo sai che vivo solo di te, non ti avrei mai fatto una cosa del genere se fossi stato in me." -mi dice con quegli occhi che ho sempre amato così tanto, pieni di lacrime, ma quest'oggi provo solo odio nei suoi confronti, rabbia, delusione, dolore.-

"Oh, ma guarda? È appena successo il contrario. Mi hai tradito, Steven. E tu non puoi neanche minimamente immaginare quello che mi hai causato dentro." -gli rispondo e cerco come posso di non piangere. Non voglio farlo. Non di nuovo. Non davanti a lui e tanto meno davanti quella gattamorta.-

"Piccola.."

"Non voglio starti a sentire. Voglio solo che tu sparisca dalla faccia della terra!" -esclamo rabbiosa e poco dopo mi volto e velocemente esco da quella maledetta camera da letto, che è stata sempre testimone del nostro grande amore.-

"Aspetta, aspetta. Ehi-ehi-ehi!" -esclama, afferandomi dal un polso-

"LASCIAMI!" -urlo in lacrime, voltandomi verso di lui di malo modo- "NON TOCCARMI. MI FAI SCHIFO." -urlo, spintonandolo lontano da me- "Non voglio più vederti. Ho chiuso, Steven!" -esclamo e poco dopo, di corsa, esco da quella maledetta casa e corro. Corro lontano da lì. Lontano da lui.-

Fine flashback >>

Credevo di aver dimenticato tutto questo. Credevo di averlo rimosso dai miei ricordi. Invece sono tornate nella mia mente quelle orribili immagini. Quell'insopportabile dolore che mi comprire il petto. Ed è inutile dire che Lance si era arrabbiato a dir poco con lui, che l'aveva massacrato di botte e gli aveva ordinato di sparire dalla mia vita e dalla sua. E poi se ripenso a Victoria mi sale una rabbia indescrivibile. Quella gattamorta che mi ha rovinato la vita. Quella gattamorta che non faceva altro che provarci ogni santo giorno con quello che era il mio uomo. E lui mi aveva assicurato che non le interessava e invece. E invece ci è andato a letto. 
Steven Walker non ha solo tradito me, ma anche tutte quelle promesse fatte e non mantenute. 
Posso dire che Steven Walker mi abbia rovinato la vita. Me l'ha distrutta.

"Eccomi, amore. Scusa l'attesa, ma non riuscivo a trovare il cellulare in auto." -esclama questo, una ragazza bionda, affiancandolo e prendendolo sottobraccio. Ma lui non le presta molta attenzione. I suoi occhi color cioccolato sono fissi su di me e la ragazza se ne accorge, infatti si volta a guardarmi-

"Andiamo." -sussurro al mio bambino, prendendolo per mano e non calcolando più Steve, raggiungo insieme a Jaxon il grande portone in vetro del condominio. Amore. Quella ragazza l'ha chiamato amore. E non so spiegare quello che ho provato. Sentir chiamare Steve in quel modo -nello stesso modo che usavo io per chiamarlo- da un'altra donna è stato al quanto strano. E poi il nostro rincontro, oltre a far tornare tutto quello che credevo di aver dimenticato, mi ha scombussolato. Soprattutto venir a sapere che sta insieme ad un'altra donna. Si è rifatto una vita, con un'altra e sono felice per lui.. O almeno credo di esserlo. 
In questi cinque lunghi anni ho cercato pure io di rifarmi una vita con un altro uomo. Ho avuto parecchie storie, ma non sono state mai nulla di serio, forse perché, adesso, ho paura a fidarmi troppo di un uomo. Ho paura di soffrirne ancora, come ho sofferto per la storia più importante della mia vita.- 

"Mammina, posso portare con me Osso?" -mi domanda Jaxon, indicandomi con il suo piccolo indice il gattino arancione, che vive nei dintorni del condominio senza padrone e che ha deciso di chiamare Osso, mentre raggiungiamo la mia auto. Una Lancia Ypsilon blu, con finestrini oscurati-

"No, piccolo. Non puoi portarlo con te." -gli rispondo, aprendo la portiera della mia macchina e lui, con difficoltà sale a bordo e con il mio aiuto si mette comodo sul suo seggiolino- "Su, indossa la cintura!" -lo incoraggio, aiutandolo con essa-

"Mammina, chi era quel signore?" -mi domanda all'improvviso e io mi blocco per un secondo. Cosa dovrei dirgli, adesso? Che quel signore è il suo papà? Quando ha iniziato a chiedermi perché lui non avesse un papà come i suoi compagnetti d'asilo, io gli ho risposto, dicendogli che il suo papà lavorasse in giro per il mondo e che fosse davvero molto impegnato per poter tornare a casa. Non ho mai avuto il coraggio di dirgli la verità. Non volevo che si sentisse abbandonato, anche se Steve non sapeva nemmeno della sua esistenza, prima di oggi. Non so davvero che cosa fare adesso. 
Al momento sento ancora una rabbia nei confronti di Steve. Una rabbia per avermi tradita. Una rabbia per avermi distrutto. Una rabbia per essere sparito dalla mia vita. E al momento è proprio l'ultima persona che vorrei rivedere, con cui vorrei parlare. So che dovrò dirgli, prima o poi, che Jaxon è suo figlio, ma non mi sento ancora pronta di parlargli di nuovo. Di farlo entrare, di nuovo, nella mia vita!- 

"Fai attenzione!" -esclamo, tenendo forte mio figlio dal braccio, per evitare che cada, dato che è inciampato sul gradino del marciapiede e lui sbuffa-

"Sono inciampato, mammina!" -esclama e io sorrido, intenerita-

"Lo so, l'avevo notato." -gli dico divertita e lui sorride. Jaxon è davvero la cosa migliore che mi sia successa nella vita. 
Dopo un mese dalla rottura con Steve, aver scoperto di aspettare un bambino da lui è stato devastante. Non potevo credere di aspettare un figlio dall'uomo che mi aveva distrutta. Ma vedere pian piano la mia pancia crescere, vedere e sentire Jaxon crescere e muoversi dentro di me, mi ha dato serenità. Mi ha dato la forza di rialzarmi, di andare avanti con la mia vita e di dimenticare tutto il male che mi aveva fatto Steve. Avevo perfino messo da parte tutta la rabbia, il rancore che provavo nei suoi confronti per potergli dire della gravidanza, ma non sono mai riuscita a trovarlo. Aveva perfino cambiato numero di cellulare. Era sparito totalmente dalla mia vita, dalla vita di mio fratello. E ancora fatico a crederci che sia tornato. E forse sarà perfino un mio condomino!-

"Ehi sorellina." -mi saluta allegro mio fratello, raggiungendomi al cancello dell'asilo, tenendo per mano Garret, suo figlio. Lance e Rosie hanno avuto cinque anni e mezzo fa il piccolo Garret, il mio adorato e meraviglioso nipotino. È un bambino dolcissimo, con una testolina castana e due occhi meravigliosi azzurri, ereditati dal suo papà.-

"Ciao." -gli regalo un piccolo sorriso, mentre Garret mi abbraccia entrambe le gambe-

"Ciao, zietta!" -mi saluta lui con un dolcissimo e grande sorriso, e io glielo ricambio, accarezzandogli i capelli- "Dov'è Jaxon?" -mi domanda, guardandosi intorno nel cortile-

"Sta giocando con le foglie." -gli rispondo, indicando il mio bambino vicino ad un alberello dal quale si diverte a staccare le foglie verdi... E a mangiarsele!- "Oh santo cielo! Jaxon non si mangiano le foglie!" -rimprovero mio figlio e lui tira fuori la lingua, spuntando la foglia con una smorfia di disgusto-

"Mammina, è orribile!" -mi urla lui e io sospiro, mentre Lance, al mio fianco, ride- 

"Vai a giocare con il tuo cuginetto." -esclama mio fratello, incoraggiando Garret a raggiumngere Jaxon e subito lui gli corre incontro- "Che hai?" -mi domanda una volta rimasti soli-

"Perché questa domanda?" -gli chiedo, controllando mio figlio e mio nipote-

"Non lo so. Non ti vedo bene, cucciola." -mi risponde, portando una sua mano sulla mia spalla e io mi volto a guardarlo negli occhi-

"Sto bene, Lance." -lo rassicuro. Non so davvero come potrebbe reagire nel venire a sapere che Steve sia tornato. Ho paura a dirglierlo. Ho paura della sua reazione. Ho paura che vada da lui. 
Ha sofferto anche lui con me. Si fidava ciecamente anche lui di Steve. E sapere che mi avesse fatto del male, che mi avesse tradita, l'ha distrutto, deluso parecchio, oltre che ha fargli provare una rabbia indescrivibile. Ricordo ancora oggi tutti i pugni che gli ha tirato e un Steve inerme, che si faceva picchiare. E se non fosse stato per Mitch che ha fermato la sua furia, lo avrebbe ucciso a furia di colpirlo. 
Ha distrutto anche la vita di mio fratello. Si fidava di lui e lui ha tradito la sua fiducia, oltre che la mia.-

...POV STEVEN...

"Sono così eccitata all'idea di vivere insieme!" -esclama Meredith, scendendo dall'auto subito dopo di me e io non dico nulla. Rimango solo immobile a fissare la città davanti ai miei occhi, che non vedevo da ben cinque lunghissimi anni. Meredith Miller, è così che si chiama la mia ragazza. Stiamo insieme da soli tre mesi e ci siamo conosciuti in Italia, dove ho vissuto per tutti questi anni. Lei era lì, in vacanza e io mi ero totalmente trasferito in Italia. La prima volta che ci siamo incontrati, devo ammettere che l'ho trovata una ragazza viziata, snob e con la puzza sotto al naso, e se devo dirla tutta è proprio così Meredith. È figlia di ricchi avvocati e i genitori le danno più soldi, che affetto.
All'inizio mi ha fatto una corte spietata. Lei è la classica ragazza viziata, che non le piace farsi dire di no. Mi ha conquistato, ma non mi ha fatto innamorare. Almeno non al tal punto da farmi impazzire completamente. L'unica donna che sia mai riuscita a farmi perdere completamente la testa è stata solo una nella mia vita. 
Mi sono trasferito in Italia perché qui, a Los Angeles, non avevo più nulla. Nessuno. Ho perso l'amore della mia vita per un errore di cui non ricordo nulla e mio fratello, il mio migliore amico. Non mi era rimasto nulla. Solo la rabbia, la delusione di Stacie e di Lance..

<< Inizio flashback...

"Stacie!" -la richiamo, fissando la sua finestra- "Piccola, ti prego." -la supplico ad uscire sul suo balcone- "Perdonami. Lo sai che ti amo più di ogni altra cosa al mondo e che non ti avrei mai fatto una cosa del genere se fossi stato in me. Esci, piccola. Parliamone e risolviamola insieme." -quasi la prego, fissando la sua finestra, ma appena sento il portone d'ingresso aprirsi, mi volto subito a guardarlo e noto un Lance, uscire furioso da casa sua- "Lance.."

"DEVI LASCIARE IN PACE MIA SORELLA!" -urla lui fuori di sé, sgangiandomi un pugno micidiale in pieno viso, facendomi finire contro un automobile e dopo quel pugno ne susseguno tanti altri, tutti sempre più forti e io non avevo mai visto il mio migliore amico così furioso con me. Così deluso. Ma decido di non reagire a nessuno dei suoi colpi. Mi merito tutto questo. Mi merito ogni suo pugno in faccia. Mi merito la sua furia addosso. Quello che ho fatto a Stacie, non me lo perdonerò mai!-

"Ehi-ehi, Lance! Basta!" -quasi urla Mitch, afferrandolo e con la forza lo allontana da me, che inerme sto steso a terra sanguinante- 

"Sei un figlio di puttana!" -mi sputa questo il mio migliore amico, puntandomi l'indice contro, mentre il mio sguardo si posa su Stacie, stretta dalle braccia di Rosie, mentre piange nel guardarmi- "Devi sparire! Ti voglio fuori dalle nostre vite, Steven. Ti voglio fuori dalla vita di mia sorella. Non voglio più vederti girarle intorno. Devi lasciarla in pace. Mi sono fidato di te e tu sei solo riuscito a distruggere mia sorella. Le hai spezzato il cuore, gliel'hai disintegrato e io ti voglio lontano da qui. Lontano da mia sorella, lontano dalle nostre vite." -mi dice, stringendo le mani a pugno e poco dopo raggiunge sua sorella e insieme raggiungono l'ingresso di casa loro, mentre lo sguardo di Stacie è fisso su di me-

"Ti amo." -le dico e lei non dice niente. Si volta soltando dall'altro lato in lacrime e poco dopo spariscono dietro il portone-

Fine flashback >>

Il giorno dopo sono partito. Sono sparito dalle loro vite, come desideravano. Per cinque lunghi anni non li ho mai più cercati e loro non hanno mai cercato me. 
Per una sola cazzata ho perso tutto. La donna che amavo immensamente e il mio migliore amico, che consideravo il fratello che non ho mai avuto. 
Sono sparito dalle loro vite, da Los Angeles.. E devo ammettere che mi era mancata. All'inizio non ci volevo tornare qui, ma Meredith è una ragazza molto persuasiva e non le piace farsi dire di no. Mi ha convinto a tornare con lei. Non voleva lasciarmi in Italia e tornare a casa senza di me, così mi sono fatto convincere. E adesso eccomi qui.. di nuovo a Los Angeles. Di nuovo a casa!

"Credo di aver lasciato il cellulare in auto." -esclama Meredith, mentre cerca nella sua gigantesca borsa di marca- "Torno subito." -mi sorride e dopo avermi lasciato un bacio all'angolo della bocca, raggiunge di nuovo l'automobile-

"Io entro." -le dico, raggiungendo il portone d'ingresso in vetro del condominio-

"Ok." -mi risponde lei, mentre raggiungo l'ascensore. Abbiamo comprato un appartamento al quarto piano. Beh non proprio noi, ma i genitori di Meredith. All'inizio, ad essere sincero, non avevo accettato il fatto di farmi pagare un appartamento dai genitori della mia ragazza, ma poi mi sono fatto convincere da Meredith. Lei voleva un attico, in un lussuosissimo edificio, ma non fa per me il lusso. Non mi sarei sentito a mio agio, così sono riuscito a convincerla a farci comprare un appartamento dignitoso, ma non fastoso.-

"Andiamo." -esclama una voce femminile da dentro l'ascensore e il mio cuore inizia a martellare a più non posso nel riconoscerla. Riconoscerei la voce di Stacie tra mille. E infatti è proprio lei. E nel ritrovarmi davanti, si blocca di colpo e rimaniamo a fissarci dritto negli occhi. Sapevo che tornando qui, prima o poi, l'avrei rincontrata, ma non credevo così in fretta. Non credevo che l'avrei rivista al mio arrivo. Ed è cambiata così tanto in questi anni. Adesso è una donna. Una bellissima, stupenda donna. E ha cambiato perfino colore dei capelli. E se devo dirla tutta non la ricordavo così bella e non so cosa sto provando nel rivederla. Di riaverla, di nuovo, a pochi passi da me!-

"Eccomi, amore. Scusa l'attesa, ma non riuscivo a trovare il cellulare in auto." -esclama Meredith, affiancandomi e prendendomi sottobraccio. Ma io non le sto prestando molta attenzione. I miei occhi sono fissi su Stacie. Non riesco a smettere di guardarla. Di osservarla. Di contemplarla. E la mia ragazza se ne accorge, infatti si volta a guardare la mia ormai ex ragazza.-

"Andiamo." -sussurra Stacie al bambino con lei, prendendolo per mano e non calcolandomi più, raggiungono insieme il grande portone in vetro del condominio. Immaginavo che avrebbe reagito così. Che non avrebbe spruzzato felicità da tutti i pori nel rivedermi e non le do tutti i torti. L'ho ferita, l'ho delusa, l'ho distrutta, l'ho tradita. E io avrei voluto riabbracciarla. Mi sarebbe piaciuto tanto. 
Ho sofferto parecchio la nostra rottura e ho sentito parecchio la sua mancanza. Parecchie volte ho comprato un biglietto d'aereo per tornare da lei, ma poi me la immaginavo chiudermi la porta in faccia e non partivo più. 
Ho rinunciato a lei senza lottare e forse questa è la cosa che rimpiango più nella mia vita. Chissà se lei rimpiange di avermi lasciato andare!-

"Questo appartamento è davvero orribile!... E piccolo." -esclama sconcertata la mia ragazza, guardandosi intorno-

"Ma che dici? È molto accogliente e non è piccolo." -le dico, guardandomi intorno pure io. Non è affatto orribile o piccolo. È molto accogliente e ben arredato. Davvero un ottimo appartamento!-

"Lo dici soltanto perché non sei abbituato al lusso. Io, questo posto, lo chiamerei buco e non appartamento." -esclama lei sconcertata e io alzo gli occhi al cielo. E ci credo che lei lo chiamerebbe buco. È nata e cresciuta nel lusso, per lei questo appartamento è una topaia, invece per me questo è il lusso!-

"Mi aiuti a disfare le valige?" -le domando, aprendo la cerniera del mio trolley-

"Non c'è qualcuno che lo faccia al posto nostro?" -mi domanda lei, raggiungendomi nella nostra camera da letto-

"Qualcuno per disfare le nostre valige?" -le domando con un sopracciglio alzato, voltandomi a guardarla e lei annuisce-

"Sì. Una cameriera." -mi risponde e io ridacchio-

"Non c'è nessuna cameriera, ci tocca disfarle noi." -le rispondo divertito, voltandomi a guardare la mia valigia-

"Io non disfo le valige, non l'ho mai fatto in vita mia. E poi rischio di spezzarmi un unghia." -esclama, mettendosi seduta sulla poltroncina e io alzo gli occhi al cielo, tirando fuori dei miei vestiti- "Posso farti una domanda? E da quando siamo entrati in questo posto che continuo a farmela." -esclama e io annuisco, voltandomi a guardarla negli occhi- "Chi era quella donna?" -mi domanda, riferendosi a Stacie-

"La sorella di quello che era il mio migliore amico." -le rispondo, raggiungendo l'armadio per poter deporre i miei vestiti e preferisco rimanere sul vago. Lei non sa tutta quanta la storia.-

"Quello cos'è?" -mi domanda, indicando il nostro armadio-

"Un armadio?" -le domando divertito e lei alza un sopracciglio-

"Un armadio? Credevo che fosse il ripostiglio." -esclama sconcertata e io scoppio a ridere- "Non ridere! Non c'è una cabina armadio?" -mi domanda, guardandosi intorno e io scuoto la testa, raggiungendo la mia valigia- "Non ci entreranno là dentro tutti i miei abiti, le mie scarpe, le mie borse, i miei gioielli!" -esclama sconcertata-

"Troveremo un'altra sistemazione per le tue scarpe, le tue borse e i tuoi gioielli." -le dico e lei sbuffa. Non sarà facile, per lei, vivere in questo posto. È abbituata a tutt'altro!-

"Tornando al discorso di prima: che cosa è successo tra di voi? Non sembrava felice di rivederti." -esclama, accavallandosi le gambe-

"Non mi va di parlarne." -le rispondo e ammetto di essere stato un po freddo. Ma non mi piace parlare del mio passato. Del mio passato con Stacie. Sinceramente non mi piace nemmeno ricordare tutto il dolore che leggevo nei suoi meravigliosi occhi. Tutta la delusione, la rabbia e l'odio che provava nei miei confronti. Mi fa male ricordare tutto questo.-

"Scusa." -sussurra, alzandosi in piedi e subito mi afferra per un braccio, tirandomi vicina a sé- "Mi dispiace. Lo so che ti fa male ricordare il tuo passato, non avrei dovuto chiedertelo." -esclama dispiaciuta, allacciando le sue braccia intorno al mio collo-

"No, scusami tu. Non dovevo essere così freddo." -le dico e lei mi sorride-

"Nulla." -sussurra e poco dopo le sue labbra sono sulle mie- "Il bambino con lei, invece? Chi era?" -mi domanda, appena si stacca dalle mie labbra-

"Non lo so." -le rispondo, riprendendo a disfare le valige. Non so davvero chi sia quel bambino con Stacie. Non l'avevo mai visto prima di ora. E le domande che mi sorgono sono: si sarà fatta una nuova vita? Avrà al suo fianco un uomo? Magari sta insieme a qualcuno e quel bambino è loro figlio. E in cuor mio spero davvero di no e non capisco davvero il motivo. È da egoista da parte mia pensare questo. Io mi sono rifatto una vita con Meredith e anche Stacie se lo merita!-

"Andrai a trovare Lance? Lance, giusto? È così che si chiama il tuo amico?" -mi domanda e io annuisco-

"Sì, si chiama Lance e no. Non ci andrò." -le rispondo, raggiungendo la cucina con lei che mi viene dietro-

"Perché no? Era il tuo migliore amico, giusto? E ti manca." -dice e io sospiro-

"Meredith, mi odia." -esclamo serio, voltandomi a guardarla-

"Sono passati cinque anni, giusto? Dovresti almeno provarci." -mi consiglia, avvicinandosi a me-

"Io.. Non lo so." -esclamo e non sono così convinto di andare a trovare Lance. Non nego che mi piacerebbe riallacciare i rapporti con lui, con Rosie.. Con Stacie. Ma tutti loro mi odiano. Non credo che mi vorrebbero rivedere. Non dopo tutto quello che è successo!-

...POV STACIE...

"Lance, quando pensi di assumere qualcuno?" -sbotto, portando un ordinazione ad un cliente. Negli ultimi tempi i clienti sono aumentati a dismisura e mio fratello non vuole assumere un cameriere per poter avere una mano in più. Che nervi!-

"Tua sorella ha ragione!" -esclama Rosie, d'accordo con me-

"Ho già assunto qualcuno. Inizierà domani a lavorare!" -ci risponde mio fratello, servendo il pranzo a due clienti-

"Finalmente!" -esclamo, raggiungendo il bancone- "E tu come stai? Non è meglio se rimani a casa?" -domando alla mia cognatina, alle prese con la preparazione del caffè-

"Sono incinta, mica malata!" -mi risponde lei, servendo il cliente e io sorrido, accarezzandole il pancione, oramai al settimo mese di gravidanza. Lance e Rosie aspettano una bella femminuccia e hanno deciso di chiamarla Alicia. 
Tutti noi non vediamo l'ora che nasca, soprattutto il piccolo Garret, che non vede l'ora di giocare con lei, anche se all'inizio non ha preso bene il fatto che sia una sorellina e non un fratellino.-

"Qualcosa non va, Stacie?" -mi domanda Olivia, affiancandomi dietro al bancone. Sia io che la mia migliore amica lavoriamo nel bar-ristorante della mia famiglia. Oramai ci lavoriamo da qualche anno e mi piace, anche se a volte sono un vero disastro.- "Sei più strana del solito oggi!" -esclama e io mi volto a guardarla male- "Non fare l'offesa. Voglio solo dire che sei un po sulle nuvole, beh come sempre dal tronde. Dai, che succede?" -mi domanda. Succede che non faccio altro che pensare a Steven. Ed era da così tanto tempo che non ci pensavo così tanto, che inizia a farmi male la testa!-

"È tornato Steven." -le rispondo, voltandomi a guardarla negli occhi e lei rimane letteralmente a bocca aperta-

"Steven? Steven Walker? Quel Steven?" -mi domanda scioccata e sorpresa-

"Conosci altri Steven?" -le domando, allontanandomi dal bancone, per poter raggiunge un tavolo da pulire e lei mi viene dietro-

"Oh mio Dio! E tu come fai a sapere che è tornato?" -mi domanda, affiancandomi e aiutandomi a pulire-

"Ci siamo incontrati questa mattina. Credo che sia un mio nuovo condomino." -le rispondo e poco dopo sbuffo- "E non era solo." -aggiungo, ripensando a quella biondina che l'ha affiancato-

"Che significa?" -mi domanda perplessa e io mi volto a guardarla negli occhi-

"Che si è rifatto una vita. Con un'altra." -le rispondo e fingo un sorriso. Non so come mi sento. Non so come mi faccia sentire tutto questo.- 

"E questo ti dispiace?" -mi domanda e sembra stranita dalla mia reazione-

"Dispiacere? Assolutamente no! Sono felice per lui." -le rispondo e non so perché, ma questa mia risposta sembra tanto una bugia e non ne capisco le ragioni. Lui è andato avanti, si è rifatto una vita con quella donna e va bene. Va tutto bene.. O almeno credo!-

"Lo ami ancora, Stacie? Mi hai sempre detto di essertene dimenticata, di non provare più nulla, di odiarlo." -esclama lei, osservandomi-

"Infatti è così!" -le rispondo, ma anche questa sembra tanto un'altra bugia. Non so davvero ciò che sto provando al momento. Non capisco. Per cinque anni ho sempre creduto di averlo dimenticato, di non amarlo più, di non provare più nulla per lui. E quando ci ripensavo provavo solo odio nei suoi confronti e allora perché, ora, mi sembra tutto una bugia?-

"Come l'hai trovato?" -mi domanda, osservandomi-

"Più vecchio." -le rispondo, raggiungendo il bancone-

"Dai, non scherzare." -mi ammonisce lei e io sospiro, voltandomi a guardarla negli occhi-

"Cosa vuoi che ti dica? Che l'ho trovato a dir poco fantastico? Ok, va bene, ti accontento: l'ho trovato fantastico." -le rispondo, osservandola- "Si è per fino fatto il ciuffo più chiaro." -aggiungo, ripensando a Steve e devo proprio ammetterlo: più gli anni passano e lui diventa più bello! Anzi, sembra quasi che gli anni per lui non passino mai. È un trentaduenne favoloso!-

"Ook, tu lo ami ancora!" -esclama la mia migliore amica e nel sentirla mi faccio subito serissima. Non mi sono nemmeno resa conto di sorridere come una stupida!-

"No! Non lo amo più." -sbotto e poco dopo raggiungo un tavolo per poter prendere l'ordinazione di alcuni ragazzi. Sono passati cinque lunghi anni e io l'ho dimenticato, non lo amo più, non provo più nulla per lui, ma solo odio. Quello che provo per Steven è soltanto odio!
Lo odio per avermi spezzato il cuore.
Lo odio per avermi tradita.
Lo odio per aver tradito la mia fiducia e tutte quelle promesse fatte e non mantenute.
Lo odio per essere sparito dalla mia vita, senza lottare. Senza lottare per avere il mio perdono. Perché sì, io in cuor mio sapevo che non mi avrebbe mai tradito se fosse stato in sé, ma la rabbia, la delusione, l'orgoglio non me l'ha fatto ammettere prima. E se avrebbe lottato per avermi di nuovo nella sua vita, io l'avrei perdonato. Forse non subito, ma lo avrei fatto.
E io adesso lo odio. Lo odio soltanto!-

"Buongiorno amore mio!" -esclama Theo, salutando allegro la sua ragazza e Olivia si volta a guardarlo-

"Che ci fai qui? Non dovresti essere in ospedale?" -gli domanda lei e poco dopo si stampano un bacio sulle labbra. Theo si è laureato in medicina come sognava, e adesso lavora in ospedale come medico da circa un annetto.-

"Sono passato cinque minuti. Mi mancavi terribilmente." -le risponde lui e poco dopo la riempie di baci, sotto il mio sguardo sorridente. Olivia e Theo stanno insieme da ben sette lunghi anni, oramai. E quando li guardo insieme non riesco ad evitare di invidiare la mia migliore amica. Lei è stata fortunata. Ha trovato l'uomo che la rende terribilmente felice ogni giorno della loro vita e ora che li osservo non riesco ad evitare di domandarmi se io e Steve saremmo stati felici come loro due, se non mi avesse mai tradita, se non fosse mai sparito.-

"Buongiorno signorina, mi prepara un caffettino?" -mi domanda Mitch all'orecchio e io sorridendo, mi volto a guardarlo- "Buongiorno principessa." -mi sorride lui, facendomi l'occhiolino e io lo abbraccio- 

"Ciao!" -lo saluto, stringendolo forte-

"Ti sono mancato così tanto?" -mi domanda ridendo, stringendomi a sé. La nostra amicizia, in questi lunghi anni, si è rafforzata tantissimo. Siamo davvero inseparabili.
Dopo il tradimento di Steve, lui mi è stato molto vicino, oltre che Olivia, mio fratello e Rosie. Ha fatto davvero tanto per me e gliene sarò grata per sempre.-

"Come sta Leah?" -gli domando, mentre gli preparo il caffè. Leah Smith, è così che si chiama la sua fidanzata. Si sono conosciuti circa tre anni fa, si sono innamorati e adesso sono felici insieme. Possiamo pure dire che l'unica ad essere sola sono io. Ma non sono poi così sola, insomma ho mio figlio, mio fratello, mia cognata e tutti i miei amici!-

"Sta bene." -mi risponde e poco dopo sorseggia un po del suo caffè- "E tu come stai?" -mi domanda, accarezzandomi la mano-

"Bene, sì. Sto bene." -gli rispondo e cerco di sorridergli. Ad essere sinceri non so come mi sento. Non dopo aver rincontrato e rivisto Steve!-

"Perché non ne sembri così convinta?" -mi domanda, scrutandomi per benino-

"Perché è tornato Steven!" -risponde Olivia al posto mio e io mi volto a fulminarla-

"Vuoi un megafono? Mio fratello non sa ancora nulla!" -sbotto e lei alza le mani al cielo, come per chiedere perdono-

"Che vuole ancora quel coglione da te?" -mi domanda rabbioso Mitch e io mi volto a guardarlo-

"Nulla. Ci siamo solo incontrati, tutto qui. Credo che sarà un mio nuovo condomino." -gli rispondo e lui alza un sopracciglio-

"Cioè? Vivrete nello stesso condominio?" -mi domanda lui scioccato e io annuisco-

"Credo di sì." -gli rispondo, alzando le spalle. Di questo non sono sicura, ma sembrebbe proprio così.-

"E per te questa è solo una coincidenza? Con tutti i palazzi che ci sono a Los Angeles, lui si trasferisce proprio in quello dove vivi tu?" -mi domanda lui, guardandomi negli occhi-

"Ho capito quello che stai insinuando, ma Steven non è tornato per me. Lui, adesso, sta con un'altra e probabilmente si trasferirà lì, con lei." -gli dico, ricambiando il suo sguardo. Sono convinta di questo. Steven non è tornato per me ed è solo una stupida coincidenza se vivremo nello stesso condominio!-

"Dato che stiamo parlando ancora di Steven, voglio ricordarti che dovrai dirgli di Jaxon." -mi dice Olivia e io mi volto a guardarla-

"Lo so." -le rispondo, mettendo a lavare delle tazzine-

"E quando pensi di farlo?" -mi domanda Mitch e io sbuffo-

"Non lo so, ok? Al momento mi sento scombussolata. Non credo di sentirmi pronta di parlare con lui. So che sono passati cinque anni e che dovrei dirglielo subito, ma al momento non me la sento." -esclamo e senza aggiungere altro, mi metto a lavare il bancone-

"Sarà pure il padre di tuo figlio, ma lo voglio fuori dalla tua vita!" -esclama lui serissimo e io mi volto a guardarlo negli occhi-

"Hai detto bene, Mitch. È il padre di Jaxon e non potrà mai uscire completamente dalla mia vita." -gli dico e lui sospira, alzandosi dallo sgabello. Steven Walker è il papà del mio bambino e anche se vorrei non rivederlo più per il male che mi ha fatto e l'odio che provo nei suoi confronti, non posso farlo uscire totalmente dalla mia vita.-

"Sorellina, vai tu a prendere i bambini a scuola?" -mi domanda Lance, raggiungendo un tavolo per poter prendere un ordinazione-

"Ci penso io." -gli rispondo, togliendomi il grembiule da dosso. Io e mio fratello ci alterniamo. A volte vado io a prendere Jaxon e Garret all'asilo, come oggi, e altre volte ci va mio fratello o Rosie.- 

"Mammina!" -urla il mio piccolo bambino, correndomi incontro e io sorridendo mi chino alla sua altezza e lui subito mi abbraccia forte-

"Ciao, amore mio." -lo saluto dolcemente e lui mi stritula-

"Mi sei mancata tanto." -mi dice, guardandomi dritto negli occhi-

"Anche tu, piccolo mio." -gli accarezzo il viso e poco dopo gli stampo un bacio sulla fronte- 

"Zietta." -mi richiama Garret e io gli sorrido, voltandomi a guardarlo- 

"Ehi." -lo saluto e lui mi stampa un bacio sulla guancia- "Pronti a tornare a casa?" -domando, prendendoli entrambi per mano-

"Pronti!" -urlano loro e io sorrido, incamminandoci verso la mia auto-

"Oggi abbiamo imparato a scrivere una nuova parola." -mi racconta Garret, entusiata e io sorrido-

"Davvero? Quale parola?" -gli domando, lasciandogli una dolce carezza sulla sua testolina-

"Elefante!" -mi risponde con un enorme sorriso-

"Io non so scrivere elefante." -si intromette Jaxon con il broncio e io lo guardo intenerita-

"Sei ancora piccolo, per questo." -gli dice il cuginetto e Jaxon mette su il broncio, e quasi inciampa sui suoi stessi piedi-

"Fai attenzione." -esclamo, tenendolo forte per evitare che cada e lui sbuffa-

"Sei così goffo!" -lo prende in giro Garret, ridendo e Jaxon lo guarda male-

"Mammina!" -piagnucola il mio bambino imbronciato, mentre mi tira la manica della camicetta-

"Su, calmati. E tu, Garret, non prenderlo in giro." -rimprovero mio nipote e lui alza le sue piccole spalle, mentre apro la portiera della mia Lancia-

"Voglio scrivere anch'io elefante." -piagnucola il mio bambino, mentre lo aiuto a salire a bordo-

"Sei ancora piccolo, Jaxon. Io sono più grande, per questo so scrivere elefante." -gli dice tutto fiero e io sorrido. Si tolgono solo sei mesi di differenza e pensa di essere più adulto. Che tenero!-

"Mi insegni a scrivere elefante?" -domanda Jaxon al cuginetto, mentre parto verso il bar-ristorante-

"Mh, va bene. Però guarda che è difficile." -lo informa lui e io sorrido-

"Sono intelligente, imparo in fretta io!" -esclama il mio bambino tutto orgoglioso e io sorrido divertita. Mi piace ascoltare le loro conversazioni, starei ore e ore ad ascoltarli. Sono così piccoli, ingenui e innoncenti!-

...POV STEVEN...

"Amore, vai tu?" -mi urla Meredith dal bagno, riferendosi alla porta dato che qualcuno ha suonato-

"Sarà arrivata la pizza." -esclamo, uscendo dalla cucina per poter raggiungere l'ingresso-

"Pizza? Steven, lo sai che non mangio pizze!" -mi dice quasi di malo modo e io alzo gli occhi al cielo-

"Per questa sera farai un eccenzione. Non c'è nulla in casa." -le dico, prima di aprire la porta e la sento brontolare- "Sì?" -domando, aprendo il portone e davanti mi ritrovo una donna di mezza età, mai vista prima d'ora- "Salve." -le sorrido e lei me lo ricambia-

"Oh, ma che bel giovanotto." -esclama lei e io le sorrido- "Sono Lilian, una tua condomina. Ti ho portato una torta al cioccolato per darti il benvenuto nel condominio. Spero che ti piaccia." -mi sorride la simpatica signora, passandomi una scatola di una pasticceria-

"Oh, grazie. Non doveva disturbarsi tanto." -le sorrido, prendendola tra le mani-

"Ma figurati, caro." -mi sorride lei, mentre il mio sguardo si scontra con quello di Stacie, che passa davanti la mia porta, tenendo per mano il bambino di questa mattina-

"Buonasera, signora Lilian." -la saluta lei e la signora si volta a guardarla-

"Oh, ciao Stacie." -la saluta la signora, mentre raggiunge la porta poco lontana della mia. Non ci posso credere! Non solo vivremo nello stesso condominio, ma i nostri appartamenti sono a qualche metro di distanza l'uno dall'altro. E non so perché, ma lo trovo fantastico. Così almeno potrò vederla tutti i giorni!- "Come stai, cara?" -le domanda gentilmente la signora Lilian-

"Sto bene." -le risponde Stacie, cercando nella sua borsetta le chiavi o almeno credo che cerchi quelle-

"Hai già conosciuto il nostro nuovo condomino?" -le domanda sorridendo, rivolgendomi uno sguardo veloce-

"Sì." -le risponde semplicemente Stacie, inserendo la chiave nella toppa- "Arrivederci." -le rivolge un sorriso e poco dopo scompare dentro il suo appartamente-

"Povera ragazza!" -esclama la signora Lilian, catturando subito tutta la mia attenzione-

"Povera ragazza? Perché? Le è successo qualcosa?" -le domando e ammetto di sentirmi un po in pensiero per Stacie. Che cosa le è accadduto in mia assenza?-

"Ha cresciuto suo figlio da sola. Il padre li ha abbandonati, non si è mai fatto vedere." -mi risponde, scuotendo la testa e io non riesco a credere a quelle parole- 

"Arrivederci." -la saluto e lei mi sorride, mentre chiudo la porta d'ingresso del mio appartamento. Non posso crederci. Stacie ha avuto un figlio. Un figlio con un altro. E quel figlio di puttana li ha abbandonati, li ha lasciati soli. Ma quello che mi sconvolge ancora di più è il fatto che Stacie non abbia perso tempo. Quel bambino avrà all'incirca un quattro anni e lei si è consolata in fretta. E io che non riuscivo nemmeno ad alzarmi dal letto per la nostra rottura, per averla persa per una cazzata, per un errore, per un qualcosa che non ho mai voluto ardentemente, come ha fatto credere quella puttana di Victoria. Sono convinto ancora oggi che quella stronza mi abbia drogato quella sera. E Stacie non mi ha creduto, o forse in cuor suo sì. 
Se ripenso a tutto quello che ci è accaduto, continuo a credere che l'abbia allontanata da me il fatto di essersi sentita tradita, ferita, arrabbiata, delusa, ma sono convinto che in cuor suo sappia che non l'avrei mai fatto se fossi stato in me. Ma ha preferito lasciarmi andare per la rabbia, per l'odio di quello che le avevo fatto, come io ho preferito sparire dalla sua vita senza lottare e me ne pento. Me ne pento amaramente. E negli ultimi anni non faccio altro che rimpiagerlo. Sì, rimpiango di non essere tornato prima, di non aver lottato per riaverla nella mia vita. E mentre io me ne stavo giorno e notte a letto, senza fare nulla, ma a soffrire e a stare male per la nostra rottura, lei si divertiva e si è fatta pure mettere incinta. Forse non contavo così tanto come pensavo, ma chi sono io per giudicare?-

"Santo cielo! Ma come si può dormire in un materasso così duro?" -si lamenta Meredith, infilandosi sotto le coperte-

"Non fare la viziata." -l'ammonisco serio, osservandola-

"Non sto facendo la viziata, sono viziata, che è ben diverso. E poi mio padre ha sbagliato materasso!" -esclama, sistemandosi sotto le coperte e io sospiro, osservandola. Quando fa questi tipo di commenti mi fa saltare i nervi!-

"Non dovresti lamentarti. Ci sono persone che non hanno nemmeno un materasso duro, come lo chiami tu." -le dico serio-

"Peggio per loro. Io sono ricca e le cose da quattro soldi non le voglio." -esclama e io alzo gli occhi al cielo- "Piuttosto, che hai?" -mi domanda all'improvviso, accoccolandosi sul mio petto-

"Perché?" -le domando, portando un braccio intorno alle sue spalle-

"Questa sera non hai fiatato molto." -mi risponde, allontanando il suo viso dal mio petto e subito i suoi occhi azzurri fissano i miei. E ci credo! Non ho fatto altro che pensare a Stacie, a quel bambino e alla nostra storia che si meritava un lieto fine migliore!- "Pensi al tuo amico? A Lance?" -mi domanda, accarezzandomi la barbetta-

"Sì." -mento. Non mi va di dirle che sono stato tutta la serata a pensare alla mia ex, che sinceramente non sa nemmeno che sia la nostra vicina di casa.-

"Perché domani non vai a trovarlo? So che ci tieni ancora oggi alla vostra amicizia e dovresti farglielo sapere. Dovresti provare a riallacciare i rapporti." -mi consiglia e io faccio un piccolo sorriso- "Perché adesso sorridi?" -mi domanda, accarezzandomi il viso-

"Perché fai di tutto per vedermi felice." -le rispondo e lei sorride, baciandomi a fior di labbra-

"Certo che sì! Perché sei il mio uomo e voglio solo questo per te. Voglio vederti felice e stare bene." -mi dice e io sorrido, lasciandole una dolce carezza sul viso. Negli ultimi tre mesi Meredith, pur non sapendo tutta la mia storia, mi è stata molto vicina e mi ha aiutato parecchio. Sarà pure viziata, snob e a volte un po stronza, ma con me si è sempre comportata bene!- "Allora? Domani ci andrai?" -mi domanda sorridendo, guardandomi negli occhi-

"Credo di sì." -le rispondo e lei sospira-

"Credo? Devi esserne convinto, amore." -quasi mi rimprovera-

"Non lo so, ok? L'ultima volta che ci siamo visti, mi ha massagrato di botte." -le dico e poco dopo sospiro-

"Dovresti andarci." -mi consiglia, appoggiandosi di nuovo sul mio petto e io sospiro un'altra volta, fissando il soffitto- "Notte." -sussurra e io le lascio una carezza tra i capelli. Vorrei tanto andare da Lance, riallacciare i rapporti con lui e con Rosie, ma sono convinto che entrambi ancora non mi abbiano perdonato. Però è anche vero che se non ci provo, rimpiangerò anche questo tutta la vita. Non so davvero che cosa fare. Ho paura di rovinare ancora di più le cose con loro se vado a trovarli, ma se non ci vado ho paura di rimpiangerlo un giorno. Devo prendere una decisione, ma quale?-

...POV STACIE...

Non ci posso credere! Non voglio crederci! 
Non bastava il fatto che Steve si fosse trasferito nel mio stesso condominio, ora saremo pure vicini di casa!! 
Che nervi!
Più voglio evitare di vederlo -anche se prima o poi dovrò affrontarlo per la questione di Jaxon- più me lo ritrovo davanti.

"Mammina!" -sento la dolcissima vocetta del mio bambino, richiamarmi nel buio della mia camera da letto-

"Amore mio." -esclamo, accendendo subito la luce della bajour e lo noto in piedi, alla soglia della porta- "Che fai in piedi? Non stavi dormendo?" -gli domando, alzandomi dal letto, mentre lui mi raggiunge-

"Posso dormire nel lettone con te?" -mi domanda, guardandomi negli occhi e io sorrido-

"Ma certo che puoi." -gli rispondo, tirandolo su e subito dopo lo faccio salire sul mio letto, e lui tutto sorridente gattona sul materasso- "Dormi, adesso." -gli dico dolcemente, coprendo il suo piccolo corpo con la coperta-

"Domani dovrò andare all'asilo?" -mi domanda con un adorabile broncio e io sorrido, annuendo-

"Sì, dovrai andarci." -gli rispondo, mettendomi sotto le coperte al suo fianco e lui sbuffa, posando la sua testolina sul mio seno- "Dormi su." -sussurro, iniziando a coccolarlo con dolcezza-

"Mammina.." -mi richiama dopo qualche minuto rimasti in silenzio-

"Dimmi." -gli chiedo, accarezzandogli i capelli-

"Non te l'ho detto, ma oggi all'asilo, Brian, mi ha preso in giro, dicendo a tutti che non ho il papà." -mi racconta e io chiudo gli occhi per un attimo- "Ma io ce l'ho, vero?" -mi domanda, proiettando i suoi occhietti nei miei- "Io ho detto che ce l'ho il papà, ma è in giro per il mondo perché lavora tanto." -mi dice e io gli sorrido dolcemente-

"Certo che ce l'hai, amore." -gli rispondo, accarezzandogli il viso e lui sorride-

"E quando torna a casa?" -mi domanda, ritornando ad appoggiarsi sul mio seno-

"Presto." -gli rispondo quasi in un sussurro e lo sento sorridere, mentre mi stringe con le sue piccole braccia. Devo trovare il coraggio di parlargli e di dirgli che Steven è il suo papà. E devo parlarne prima con lui. Devo dirgli di Jaxon. Ma è difficile per me, affrontare tutto questo!-
 
Spazio autrice:
 
Buongiorno carissime ^_^

Ed ecco tutto per voi un nuovo capitolo...
Allora, come vi sembra? Lasciatemi qualche recensione e fatemi sapere cosa ne pensate : )

Vi mando un grosso bacio.
Alla prossima.
-Elisa.
 
   
 
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