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Autore: AllisonHermioneEverdeen    15/08/2017    0 recensioni
"Pensa a qualcosa di certo. Concentrati sull'ambiente attorno a te. Non lasciare che l'abisso ti inghiottisca".
Queste sono le parole che rimbombano nelle orecchie di Daphne quando lascia Arkham. Parole dette, secondo il suo parere, da un dottore sociopatico che si diverte ad avere a che fare con i matti e ad irritarli con la sua voce soave e persuasiva.
Dopo cinque anni passati ad Arkham, è dichiarata sana di mente. Ma Daphne non si sente affatto sana: si sente spezzata.
Adesso è libera, e non potrebbe essere più spaventata: non conosce nessuno a Gotham. Nessuno, tranne un amico di famiglia di cui le ha parlato suo padre prima di tirare le cuoia: James Gordon.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo tre



- E' solo per poche ore, - disse Jim.
- Ha detto che quella ragazzina è appena uscita da Arkham! Non posso far avvicinare una pazza criminale al signorino Bruce! - ribattè Alfred. Stavano discutendo da circa un quarto d'ora... più o meno da quando Gordon era apparso all'ingresso di Villa Wayne in compagnia di Daphne Becker, che in quel momento stava aspettando in auto.
- Ti assicuro che è una ragazza a posto, - cercò di rassicurarlo Jim. - La sua unica stranezza è l'essere incredibilmente intelligente -.
- Le persone non finiscono ad Arkham senza un motivo, - replicò Alfred.
- Guardala, - replicò Jim indicando l'auto. Daphne aveva le gambe strette al petto e si guardava intorno con curiosità. Come Alfred poteva vedere, era solo una ragazzina...
- D'accordo... - sospirò infine. - Ma solo per poche ore -.
- Grazie Alfred! - gli sorrise Jim, sollevato: non aveva piani di riserva per Daphne.
- Però mi prometta una cosa, - lo bloccò il maggiordomo.
- Certo... -
- Scopra per quale motivo è finita ad Arkham, e starò davvero tranquillo -. Gordon annuì.

Quando il detective Gordon venne ad aprirle la portiera, Daphne ne leggeva in volto il sollievo.
- Puoi restare a Villa Wayne finchè non finirò il turno, - la rassicurò con un sorriso. - A patto che ti comporti bene -. Daphne annuì e scese dall'auto, seguendo Jim all'interno della villa.
Nella Sala d'Ingresso c'era un maggiordomo che li attendeva.
- Allora lei è la signorina Becker, - la accolse e, anche se Daphne poteva leggerne in volto la preoccupazione (Jim doveva averlo informato di Arkham), apprezzò lo sforzo e la gentilezza.
- Può chiamarmi Daphne, signore, - rispose con un sorriso timido. Non sembrava male, quel maggiordomo, ed in più aveva un passato da militare, come poteva vedere dalla postura, e Daphne provava un moto di fiducia per gli ex militari.
- Il signorino Bruce è in camera sua, glielo presento, - riprese il maggiordomo. La ragazza annuì. Gordon li guardò salire le scale e scomparire al piano di sopra.



- Allora? Dove hai lasciato Sherlock? - fu la prima frase che gli rivolse Harvey. Aveva un panino in mano: doveva essere l'ora del pranzo. Con tutto quello che era successo, Jim si era dimenticato del pranzo!
- A Villa Wayne, - rispose con un sospiro Gordon. Poco ci mancò che Harvey si strozzasse con il boccone che aveva appena ingoiato. Jim aspettò che riuscisse a tornare a respirare, ben sapendo cosa lo attendeva...
- A Villa Wayne?! - esclamò, infatti, Bullock. - Hai lasciato una ragazzina che è appena uscita da Arkham a Villa Wayne?! -
- E' solo per poche ore, una sistemazione temporanea, - si affrettò a rispondere. - Adesso concentriamoci sugli inseguitori: cosa hai scoperto? -. Harvey parve combattuto tra il continuare la scenata incredula o lasciar perdere. Alla fine sospirò, scosse la testa e lasciò perdere.
- Non molto, purtroppo: ho visto l'auto solo di sfuggita, e di certo non ho potuto prendere la targa! Così mi sono limitato a fare una lista di tutti quelli che ci siamo inimicati qui a Gotham... Come puoi vedere, non sono pochi, - e gli indicò un foglio pieno di nomi.
- E...? - lo incitò a continuare Jim.
- Ho cercato tra le loro proprietà un'auto che assomigliasse a quella che ci inseguiva... sai quante ne ho scoperte? -
- Quante? -
- Zero. Nada -.
- Quindi siamo ad un punto morto, - sospirò Gordon.
- Non proprio, - replicò Harvey. Jim si fece più attento.
- Che vuoi dire? -
- Ho controllato i conti bancari dei maggiori influenti in città... Falcone ha fatto un versamento piuttosto generoso ad un conto anonimo, - spiegò Bullock.
- Falcone? - esclamò Jim. - Ma non era fuori città, molto lontano da qui? -
- Infatti la cosa mi puzzava... - affermò Harvey. - Così ho fatto un controllo veloce: ha affittato una stanza in un albergo in periferia di Gotham -. Non ci fu bisogno di aggiungere altro: Jim si infilò la giacca precipitandosi fuori dalla caserma.
- Aspetta...! - cercò di richiamarlo Bullock. - Sicuro di non voler prima pranzare...?! -. Ma Jim era già in auto.




- Signorino Bruce, questa è Daphne Becker, starà con noi questo pomeriggio -. Bruce, che stava sfogliando con fare assorto dei documenti, sollevò lo sguardo e, vedendo la ragazzina accompagnata da Alfred, sorrise.
- Piacere, - disse, alzandosi e andando loro incontro. Mentre si stringevano la mano, Daphne lo studiò incuriosita: sembrava prestare loro solo metà della sua attenzione. I suoi peniseri dovevano essere ancora a quei misteriosi documenti che stava sfogliando poco prima.
- La signorina Becker al momento è ospitata dal detective Gordon, ma Jim non poteva portarla anche a lavoro, così ci ha chiesto un favore - spiegò intanto Alfred.
- Davvero? Come conosci Gordon? - chiese Bruce, e questa volta nei suoi occhi c'era vera curiosità. Daphne era intimorita da quella situazione: era in un luogo sconosciuto in presenza di estranei, persone sane di mente, non i pazzi con cui aveva condiviso gli ultimi cinque anni. Per quanto sembrasse assurdo, Daphne si sentiva meno intimorita ad Arkham: con i pazzi, ormai, sapeva come comportarsi... Ma con le persone sane di mente? Come si faceva a fare bella figura con loro?
Si impose di smetterla di tastullarsi: doveva buttarsi, e basta. Se restava lì impalata a fissarli, si sarebbe ritrovata ad Arkham in un batter d'occhio! Il ricordo di quel posto bastò a spronarla.
- Mio padre, - cominciò quindi a spiegare - mi ha parlato di Gordon: si sono consciuti in guerra e hanno stretto un bel rapporto, salvandosi la vita a vicenda -.
- Tuo padre è un militare? - chiese Bruce, curioso.
- Era, - lo corresse Daphne. Il ragazzino impallidì.
- Mi dispiace... - sussurrò.
- Tranquillo,- lo rassicurò lei. - Sono passati cinque anni, ormai... e poi, so che sai come ci si sente -. Il sorriso di Daphne fece tornare colore nel volto di Bruce, che annuì: altrochè se sapeva come ci si sentiva...




Falcone alloggiava in albergo un po' sgangherato al confine con la città. Si vedeva lontano un miglio che voleva passare inosservato.
Jim ed Harvey si fecero dare il numero della sua stanza e corsero a fare quattro chiacchiere con il loro caro amico.
- Jim, che ci fai qui? - lo accolse subito Falcone. Sembrava stanco.
- Curioso, - fece Harvey - Stavamo per farti la stessa domanda -.
- Perchè hai pagato per farci inseguire? - andò dritto al punto Gordon. In realtà il loro era solo un sospetto - un forte sospetto - ma mostrarsi sicuri era sempre l'arma migliore.
- Non so di cosa stiate parlando, - ribattè impassibile Falcone. Jim ed Harvey estrassero le loro pistole, pronti a far parlare l'ex mafioso... ma si ritrovarono con una pistola ciascuno puntata alla testa.
- I tuoi amichetti? - ironizzò Bullock.
- Mettetele giù e non vi accadrà niente, - disse Falcone. Non c'era molta scelta: i due poliziotti lasciarono cadere a terra le armi. Falcone fece un cenno ai suoi scagnozzi, che rinfoderarono le loro pistole ed uscirono dalla stanza.
- Statemi bene a sentire, - esordì non appena furono soli. - Questa è una faccenda più grande di voi, stetene fuori finchè siete in tempo -.
- Non prima che ci avrai detto perchè volevi farci inseguire, - ribattè Gordon.
- Non inseguivano voi, - replicò Falcone. Jim non capiva: chi altro potevano...? Oh... Adesso aveva capito.
- Daphne... - sussurrò. Falcone si limitò a fare un cenno del capo.
- Non mettetevi in mezzo, è l'ultimo avvertimento, - affermò poi. - E se tornerete di nuovo, potreste non incappare nella stessa calorosa accoglienza -. Con questo li congedò.




Daphne si stava trovando straordinariamente bene. Per prima cosa, Bruce ed Alfred non cominciavano improvvissamente a gridare parole sconnesse o dare capocciate alla finestra, come invece faceva la sua compagna di stanza ad Arkham. In più, con loro riusciva ad avere normali conversazioni senza la sensazione di essere sotto esame, come con quello sociopatico di Strange. Decisamente, a Villa Wayne l'atmosfera era più rilassante che ad Arkham.
- Quindi neanche vai a scuola? - chiese Daphne a Bruce. Ormai stavano chiacchierando sul divano da almeno un paio d'ore. Il tempo sembrava volare!
- Studio privatamente: i miei genitori pensavano fosse la soluzione migliore, dato che andavamo nella nostra casa in Svizzera in mezzo al semestre scolastico - spiegò il ragazzino. Daphne sgranocchiò un'altra patatina (non ne toccava una da cinque anni!).
- In questi anni ho studiato... privatamente anche io: per me è stato uno schifo, il professore sembrava uno psicopatico che non aveva idea di come spiegare - disse.
- Di solito i professori privati sono bravi, devi aver avuto davvero sfortuna! - esclamò Bruce. Daphne emise uno sbuffo divertito.
- A te invece chi insegnava? Un professore differente per ogni materia? Funziona così da voi miliardari? - chiese. Bruce scoppiò a ridere.
- No! Mia madre mi insegnava tutto... e a volte anche Alfred, - spiegò.
Il diretto interessato era fuori dalla porta socchiusa, ogni tanto guardava come fosse la situazione. Era strano vedere il signorino Bruce così rilassato: da quando aveva scoperto che Hugo Strange aveva tradito suo padre, si era chiuso in se stesso... Forse Gordon aveva ragione: quella ragazzina sembrava a posto. Allora perchè era finita ad Arkham?




- Jim, hai idea di che ore sono? - fece Harvey. Gordon era al computer ormai da un'ora, sembrava essersi dimenticato del mondo esterno.
- Jim? - lo richiamò Bullock. Nessuna risposta.
- Ehi, collega? Sveglia! - riprovò Harvey, passando una mano davanti allo schermo del computer. Jim si scosse.
- Scusa Harvey, ero preso... - disse, spegnendo rapidamente il computer.
- Non dirmi che stai ancora cercando informazioni sui nostri inseguitori? Non ricordi le parole di Falcone? Credo che per una volta dovremmo dargli ascolto... -
- Non dirai sul serio! - replicò Gordon. Bullock sospirò: sapeva che il suo collega non avrebbe mollato. Beh, lui ci aveva provato...
- D'accordo partner, ma torniamo sul problema domani, che ne dici? - disse - Sono già le otto di sera, dovresti andare a riprendere una certa parente di Sherlock a Villa Wayne... -.
- Vero! - esclamò Jim. - Vado subito: ci vediamo domani! - e, infilandosi la giacca, corse fuori dalla caserma.
In realtà non stava cercando informazioni sui loro inseguitori, ma su Daphne. Se qualcuno la stava cercando, e addirittura Falcone sembrava temere quel "qualcuno", allora la faccenda era grave. Certo, non immaginava che quella ragazzina così esile potesse essere entrata ad Arkham per un motivo tanto allucinante...




Quando Gordon venne a prenderla, Daphne salutò velocemente Bruce ed Alfred e salì in auto. Si era divertita a Villa Wayne, qualcosa che non succedeva da secoli... Si ripromise di chiedere al detective di portarla pià spesso a trovare Bruce, ma appena si voltò a guardarlo il sorriso le si spense: Jim sembrava teso, al limite dello spaventato...
- Qualcosa non va? - chiese la ragazzina con voce flebile. Gordon sospirò.
- Oggi ho fatto delle ricerche sul motivo per cui sei entrata ad Arkham... - sussurrò. Daphne si irrigidì.
No... no... no... Ma i ricordi sembravano inarrestabili.
- Daphne... ho trovato la notizia... c'era scritto che sei entrata ad Arkham perchè hai ucciso tuo padre... -. Adesso la voce era poco più di un sussurro, ma rimbombò comunque nella testa della ragazza.
Daphne chiuse gli occhi, li serrò, ma anche così le sembrava di vedere il sangue imbrattarle le mani... sporcargli il vestito bianco che suo padre le aveva comprato per il compleanno... E rivide lui... suo padre...
- Non... - la voce le si spezzò, ma doveva riuscire a spiegarsi... doveva...!. - Non è come crede... - riuscì a sussurrare. Il cuore le batteva all'impazzata. Si stava torturando le mani. Le sembrava di fare fatica a respirare...
- Allora spiegami, - la incitò Jim. L'avrebbe ascoltata. E poi avrebbe saputo se era davvero una psicopatica omicida, o la ragazzina di cui gli aveva parlato Bill Becker.
Ma Daphne non ebbe modo di spiegare niente, perchè in quel momento un'auto si schiantò contro la loro. E tutto divenne buio.




ANGOLO MALATA DI MENTE
Ok, lo so di essere in ritardo... ma vi ho regalato un capitolo più lungo del solito, no? Perciò potrete perdonarmi... vero? *occhioni da Gatto con gli Stivali*
Oooook, allora Jim ed Harvey indagano sull'inseguimento incappando in strani indizi e avvertimenti, Daphne conosce la Banda Wayne e... BUM! La bomba su Daphne è stata sganciata. E per finire in bellezza, un'auto misteriosa è andata addosso ai nostri poveri protagonisti.
Piaciuto il capitolo? Spero di sì, sono stata male e ci ho messo tre secoli per finirlo. Spero anche che non incappiate in errori. Se così fosse, segnalatemeli all'istante e li correggo prima di subito! .
Grazie a tutti i lettori silenziosi - che nonostante il mio ritardo spaventoso e gli intoppi, non siete scomparsi -.
Grazie di cuore a dolcetta_forever per la sua recensione. Non sai quanto mi ha fatta felice sapere che la mia storia piace così tanto! Per non parlare del fatto che ti piace il personaggio di Daphne! Il mio terrore è di creare una protagonista che tutti odino!
Spero con tutto il cuore che questo capitolo ti sia piaciuto, nonostante il finale cliffanger per cui mi odierete tutti. *faccina angelica*
Bene, allora passo e chiudo! Ci si vede al prossimo capitolo - che sarà prima della prossima era glaciale, giuro!
A presto
AllisonHermioneEverdeen

   
 
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