"I pick my poison and it's you, nothing could kill me like you do."
Derek torna nel suo appartamento, aprendo la porta di malavoglia.
È pomeriggio inoltrato, ma non ha proprio voglia di fare nulla. Crede che si metterà a dormire, fino all'ora di cena, e poi tornerà a letto di nuovo. Accende le luci del salone, e si guarda intorno: appartamento anonimo, niente di personale, piuttosto moderno.
E, soprattutto, troppo grande per una sola persona, con le vetrate che danno solitarie verso la città. Il lupo va verso la vetrata, osservando la vivacità della cittadina, che contrasta il suo sentirsi cosi solo.
Perchè sì, Derek Hale si sente tremendamente solo.
È vero che ha Erica e Boyd, ma loro hanno anche la vita di coppia da gestire, e stanno già pensando di andare a convinvere. Mentre il moro resterà sempre in quell'appartamento troppo grande, magari con diverse storie da una notte. Nessuno, fuori dal lavoro, ha voglia di legarsi con un agente dell'FBI, che potrebbe morire da un momento all'altro, sempre a lavorare su omicidi e assassini. Derek sospira, perchè lui sa. Sa che c'era una volta che non si sentiva affatto solo.
"Paige, non credevo che casa mia fosse anche la tua." Scherza Derek, osservandola attentamente, mentre la ragazza entra nel suo appartamento. Quella ragazzina lo viene a trovare così spesso che tra poco Derek gli dà una copia delle chiavi. Per la maggior parte delle volte è colpa del caso che devono esaminare, ma poi ci sono alcune sere in cui lei viene da lui senza alcun motivo, e si ritrovano a parlare seduti sul divano, con una bella birra davanti. Derek non si può di certo ubriacare, ma gli piace il sapore. La ragazza accenna un sorriso:
"Ti mancavo, eh?" Lo stuzzica, sorridendogli ora a quarantadue denti. E il lupo si perde in quel sorriso, tanto che si ritrova a non riuscire a staccarle gli occhi di dosso.
"Mh, un pochino." Ammette, mentre la ragazza si avvicina alla grande vetrata, in silenzio. Paige è uno spirito libero, molto ribelle e sicuramente diversa da tutte le ragazze che Derek abbia mai conosciuto. Lei fa quello che le pare, ed è una gran provocatrice, davvero. Ormai lavorano insieme da qualche mese, ma gli sembra di conoscerla da una vita.
La ragazza osserva ammaliata le molteplici luci della città, che risaltano nel buio, con il lupo che l'affianca quasi subito. Restano in silenzio per qualche minuto, uno accanto all'altro.
"È tutto così meraviglioso." Sussurra, mentre il licantropo, invece di guardare la vista spettacolare, guarda lei.
"Mai quanto te." Sussurra, facendo girare la ragazza. Paige l'osserva con un sorrisino, per poi fissargli intensamente la bocca. Poi gli si avvicina con il volto, sfiorando quasi le sue labbra, quando si allontana di scatto. Fa un sorrisetto al licantropo, piuttosto confuso.
"Hale! Stai per caso filtrando?" Gli chiede, con tono malizioso, per poi prendere la sua borsa e andarsene.
"A domani!"
Derek scuote la testa divertito, quella ragazza è dannatamente complicata.
Derek chiude le mani a pugno, con una gran voglia di spaccare qualcosa.
Il tempo passa, ma lei non se ne va dalla sua mente, dai suoi sogni.
Se solo...se solo.
•••
Stiles torna a casa, stendendosi subito sul divano, come se fosse un peso morto. Isaac fa il suo ingresso in sala, vestito con dei semplici boxer.
Il castano lo guarda di striscio, abituato ormai ad avere tutta questa confidenza con il coinquilino, tanto che non lo sconvolgerebbe neanche vederlo girare nudo.
«Dove sei stato fino ad ora? Pensavo che il poligono chiudesse due ore fa.» Parla il riccio, visto che sono già passate le otto, e ancora non ha mangiato: di solito è il ragazzino a cucinare. Infatti Isaac ha in mano un sacchetto di patatine, le quali mastica con un rumore fastidioso, come per dirgli che è colpa sua se si trova costretto a nutrirsi di certe schifezze.
Stiles si porta le mani sul volto, sospirando.
«Scusa, ho fatto un giro in macchina...non mi sono accorto di quanto tempo stesse passando.» Si giustifica, senza avere la forza di cucinare qualcosa. «Io non mangio, e sono parecchio stanco, ti spiace arrangiarti per questa sera?»
Isaac continua a masticare.
«Lo sto già facendo, e adesso raccontami cos'è successo.» E, detto questo, Isaac gli si siede accanto, intenzionato a non andarsene da lì fino a quando non ha scoperto la causa del suo 'malessere'.
«Chi ti dice sia successo qualcosa?» Mugula il castano.
«Stiles, adori cucinare, lo trovi un modo per rilassarti, ricordi? E ti comporti così ogni volta che litighi con Lydia, per esempio.» Gli fa notare il riccio, dimostrando di conoscerlo meglio di quanto Stiles pensi.
«Okay, okay, qualcosa è successo.» Ammette. «Riguarda Hale.»
E così gli racconta tutto il fatidico 'incidente', e anche quelli precedenti, con Isaac che si alza dal divano e si mette a camminare su e giù per la stanza, come se stesse riflettendo su qualcosa, sempre con una mano dentro il sacchetto delle patatine.
«Non ti capisco, Stiles.» Gli dice chiaramente, dopo qualche minuto di perfetto silenzio e altri secondi del solo masticare del riccio.
«Perchè?!»
«Stiles, ma ti sei ascoltato? Quell'Hale non ha fatto altro che cercare di farti cambiare partner! Si comporta da stronzo, ti ha messo del peperoncino al posto dello zucchero, ti ha bagnato tutto, ti ha fatto cadere la palla da bowling sul piede...e adesso ti ha umiliato di fronte a diversi agenti! Perchè continui a stargli accanto, senza ribellarti? Non è da te, Stiles, non capisco perchè gli dai corda.» Esclama Isaac, accorgendosi che ha finito le patatine, per poi buttare il sacchetto nella cucina adiacente. Stiles si alza a sua volta, andandogli incontro.
«Lo sai che sono orgoglioso e amo le sfide, Isaac.»
Il riccio lo guarda, scuotendo la testa.
«Non credo sia solo per questo che ti fai umiliare così, Stiles.»
Il castano abbassa lo sguardo.
«È solo che... credo ci sia qualcosa che lo ha portato ad essere così, Isaac. Come se il suo comportamento fosse una sorta di scudo protettivo... forse ha solo bisogno di qualcuno che gli tiene testa, di qualcuno che resta e del quale si può fidare.» Mormora.
Il riccio lo guarda.
«Solo... sta attento, Stiles. Ho come l'impressione che non sia il suo ultimo 'giochetto' questo, e non voglio che poi tu ci stia male, okay?»
Stiles accenna un sorriso.
«Sì, Isaac, tranquillo. Ti voglio bene!» Esclama, per poi uscire dalla cucina.
«Anch'io, amico.»
Stiles si chiude in camera, afferrando il cellulare. Trova dei messaggi.
"Sti, com'è andata oggi? Volevo chiamarti, davvero, ma ho avuto dei rientri il pomeriggio, e adesso sono in un ristorante con gli altri! Mi manchi.
-Amore."
Per 'gli altri' Stiles sa bene che Lydia intende la compagna di stanza e altri ragazzi e ragazze dei suoi corsi, con i quali ha approfondito il rapporto.
"Anch'io ho avuto parecchio da fare, dopo pranzo sono andato al poligono! Mi ci immagini con una pistola in mano? ;) Mi manchi anche tu, ci sentiamo domani con Skype, okay?"
Poi decide di chiamare Scott, il quale giorni fa non gli aveva risposto.
Uno squillo, due squilli, tre...
«Pronto?» Il tono è vagamente scocciato, come se non aveva intenzione di rispondere.
«Scott! Finalmente riesco a sentire la tua voce, la stavo per dimenticare!» Lo accusa velatamente il castano, sedendosi sul letto.
«Non è l'unica cosa che hai dimenticato, da quello che so.»
«Scott...te l'avrei detto, lo sai, non capisco perchè questo comportamento...»
«Perchè stiamo cambiando, Stiles! E ho questo costante pensiero che tu mi stia dimenticando giorno dopo giorno...» Il suo tono sembra come disperato.
«Come potrei mai dimenticarti? Sei il mio migliore amico, Scott, mio fratello! Non siamo cambiati...siamo sempre noi. Solo che non ci vediamo tutti i giorni come eravamo soliti fare una volta, ma...ma mi mancano le nostre videochiamate o le telefonate piene di cazzate. Mi manchi, Scott, e non puoi mandare tutto all'aria per qualcosa che pensavo di averti già detto...»
Dall'altra parte si sente solo il silenzio, per diversi secondi.
«Scott??»
«...Scusa, Sti. Ho avuto una reazione esagerata...mi dispiace, davvero.»
«Dai, che uno di questi week end devi assolutamente venire a trovarmi, insieme ad Allison! Capito? Tanto posso convincere Isaac ad andare a dormire da questa 'amica' che dice di frequentare...»
Improvvisamente si sente il campanello suonare, e Isaac urla:
«Sono sotto la doccia, vai ad aprire tu Stiles!»
Il castano sbuffa, chiedendosi chi diavolo possa essere alle nove di sera.
«Scott, ti stavo dicendo, insomma, quando puoi sappi che qua sei sempre il benvenuto...» Riprende a parlare Stiles al telefono, mentre corre alla porta.
«Sicuro non ti scoccia che venga anche Allison?»
«Ma no!» Esclama, come offeso, mentre apre la porta. «Lo sai che l'adoro e...» Si blocca improvvisamente, restando con la bocca dischiusa alla vista della persona sull'uscio. «...scusa...Scott, devo chiudere.»
E mette fine alla chiamata, senza neanche permettere all'amico di replicare.
«Cos'è successo?» Domanda poi l'umano, osservando Derek Hale, che ha deciso di fargli un'inaspettata visita. L'uomo ha in mano un fascicolo.
«Posso?» Replica l'altro, facendogli capire che non possono parlare in mezzo alla porta.
«Certo! Entra pure.» E mette su un sorriso, mentre il moro si accomoda all'interno dell'appartamento, guardandosi intorno: è molto più piccolo del suo, ma sicuramente più ospitale, caldo. Sa più di casa. «Accomodati pure su uno dei due divani.» Gli fa Stiles, con Derek che poggia il fascicolo sul tavolino davanti a un divano, sedendosi poi su quest'ultimo. Il castano gli si siede davanti, ancora incredulo che Derek Hale sia nel suo appartamento.
«Hook mi ha mandato per email un nuovo caso, e mi ha detto di stamparlo anche per te, dal momento che non aveva la tua e-mail...ho letto dal sito dell'FBI-a cui possono accedere solo pochi-il tuo indirizzo.» Inizia il discorso il lupo, non avendo coraggio nel guardare il ragazzino negli occhi, poichè potrebbe poi avere solo inutili sensi di colpa, in ricordo dell'accaduto al poligono. Lo sguardo del castano s'illumina improvvisamente.
«Vuoi sentire la mia idea, Hale?»
Derek alza lo sguardo su di lui.
«Non credo di volere.» Ammette.
«Te la dico domani, a pranzo! Solito posto.» Gli propone Stiles, nonostante il moro corrucci lo sguardo.
«Io non-»
«Fidati, ti piacerà la mia idea, lo giuro.» E intanto sta indirizzando Derek verso la porta. «A domani!» E il moro si ritrova chiuso fuori dall'appartamento del ragazzino, sospirando: dovrà presentarsi all''appuntamento'.
•••
Stiles, prima di andare a pranzo, decide di passare un attimo agli uffici, potendo dare così una veloce occhiata al fascicolo che Hale gli ha lasciato: la sera prima è letteralmente crollato sul divano, quando il moro se n'è andato, e Isaac ha avuto la decenza di svegliarlo per non farlo sbavare ulteriolmente sul quel divano. Si dirige alla svelta lungo i corridoi, con la valigietta in mano, reduce di ben quattro lezioni diverse, che lo hanno davvero sfinito.
Continua a camminare per il corridoio, arrivando davanti al suo ufficio, per poi aprire la porta con la chiave, quando si accorge che non ce ne fosse bisogno: si era dimenticato di chiuderla per bene. Tanto, chi sarà mai entrato? Eppure, appena è dentro, si accorge che qualcosa non va...e sente come un pizzico sulla gamba...abbassa subito lo sguardo, lanciando un urlo che di virile non ha assolutamente nulla! Un topo lo sta cercando di morsicare! Più che un topo sembra un ratto, uno di quelle che sta nelle fogne, cazzo! E la sua faccia diventa completamente bianca, quando ne vede almeno altri dieci a girellare per la stanza! Nel suo bellissimo e nuovo ufficio!! Stiles si sente quasi di svenire.
«STUP-» Esclama, volendo solo insultare e uccidere Hale, quando si accorge in tempo che il moro potrebbe sentirlo. 'Neanche fosse un bambino delle elementari! Ma che pensa di fare, infestarmi l'ufficio di ratti?' Allora si sforza di sorridere, cercando di non scappare alla vista di quei ratti puzzolenti e sporchi:
«Ma siete adorabili!» Esclama, mentre fa smorfie di disgusto. «Proprio bellissimi! Quasi quasi vi tengo con me!»
Derek è nel suo ufficio, quando si accorge della presenza di Stiles nel corridoio, e allora aguzza tutti i sensi: il castano deve essersi appena accorto della sorpresina che gli ha lasciato. Sente una mezza parola, che non riesce a completare, e poi quei complimenti rivolti ai ratti...il suo sopracciglio svetta in alto. Dovrebbero fargli schifo, non piacergli! Ringhia tra sè e sè, mentre cerca di capire le emozioni di Stiles o i battiti del suo cuore. Purtroppo non riesce a vederlo, e non capisce se i battiti che sta ascoltando sono suoi o degli altri agenti all'interno dell'edificio, e così si mischiano anche le diverse emozioni. Infatti gli pare di percepire eccitazione, che SPERA vivamente non venga dal ragazzino, sopratutto per quei poveri topi...
«Hale, sei stato tu, vero? Grazie!» Aggiunge poi il castano, dal proprio ufficio, facendo davvero innervosire il moro.
•••
E così Stiles si fa trovare al Fish & Chips dell'altra volta, picchiettando il piede sotto il tavolo: non è così tanto sicuro che Hale arriverà.
«Vuole ordinare qualcosa?» Gli domanda la cameriera, con gentilezza, ma il ragazzino scuote la testa.
«Umh, no, grazie, sto aspettando una persona.»
Passano altri interminabili minuti, e Stiles sa bene che l'agente dovrebbe essere uscito ormai dall'ufficio, e comincia a pensare che non verrà.
Sta quasi per alzarsi e andarsene via, quando la porta si apre, e il lupo entra in scena. È come al solito impassibile, con quello sguardo misterioso e quegli occhi verdi che sembrano oltrepassarlo.
«Stilinski, eccomi. Qual è la tua idea?» Chiede direttamente, senza troppi giri di parole. Eppure non aveva questo tono burbero quando gli chiedeva di raccontargli del Branco, nè quando aveva affermato che non era stata colpa sua.
«Prima ordiniamo.» Decide il castano, facendo sospirare il moro. Così si ritrovano entrambi a mangiare, silenziosamente, con Derek che cerca di finire il prima possibile, per capire cosa voglia Stilinski. Gli fanno quasi paura le sue idee.
«Okay, adesso parla.» Ordina il lupo, mentre la cameriera porta via i loro piatti.
«Okay, ecco la mia proposta. Tu contro di me, Hale. Chi risolve il caso per prima vince. Vediamo quanto sei veramente bravo, mh, ci stai?» Gli propone, con un sorrisetto. In realtà non sa neanche di che caso si tratta, ma non gli interessa più di tanto.
Derek lo scruta attentamente.
«E cosa si vince?»
I loro sguardi s'incrociano.
«Se vinco io, mi devi una cena.» Afferma Stiles. «Se vinci tu, non mi farò più vedere. Cambierò partner.»
Derek socchiude la bocca, incredulo. Gli sta davvero dicendo che può liberarsi così facilmente di lui? Allora ha sottovalutato Stiles, il ragazzino aveva perfettamente capito che lui stava cercando di allontanarlo in ogni modo. Ma, come potrebbe mai competere contro la sua esperienza?
«Accetto.» Decide il lupo, dopo un minuto. Ma il sorrisetto di Stiles non gli piace affatto. «Stilinski, cosa ti fa credere di poter vincere?»
E il ragazzino posa dei soldi sul tavolo, alzandosi per andarsene via.
Non risponde, ma continua a guardare il moro con un ghigno, che fa rabbrividire quest'ultimo.