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Autore: Sospiri_amore    17/08/2017    0 recensioni
❤️SECONDO LIBRO DI UNA TRILOGIA❤️
Ritorneranno Elena, Kate, James, Jo, Adrian, Stephanie, Lucas, Rebecca, (Nik ??).
Ci saranno nuovi intrecci, guai, incomprensioni e amori.
Elena avrà dimenticato James?
Chi vivrà un amore proibito?
Riuscirà il Club di Dibattito a sconfiggere la scuola rivale?
Nik sara sempre un professore del Trinity?
Elena andrà al ballo di fine anno?
IL FINALE di questo libro corrisponde alla fine del liceo, il terzo libro sarà incentrato sulla vita adulta dei personaggi. Più precisamente quattordici anni dopo.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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IERI:
Le dieci regole di Andrew



1 - Non devi dire a nessuno del nostro patto. I tuoi amici non capirebbero.

2 - Non dire mai ciò che pensi veramente, conta fino a cinque prima di parlare. 

3 - Non esporti mai, sii amica di tutti e di nessuno. Quelli che reputi i tuoi amici sono solo pedine. Usali.

4 - Tieni sempre presente l'obbiettivo, mai farti influenzare. Le persone intorno a te sono solo strumenti.

5 - Le critiche, le accuse e le offese ti devono scivolare addosso. Nulla ti deve toccare, neanche l'insulto più grave. 

6 - Menti. Menti. Menti.

7 - Usa il tuo corpo per sedurre, confondere e intimorire. Valorizza i tuoi pregi, falli diventare il tuo punto forte.

8 - Non raccontare a nessuno le tue debolezze. Se l'hai fatto con i tuoi amici, cerca di limitare i danni. Tieni la bocca cucita.

9 - Creati personaggi diversi per diverse situazioni. I cliché funzionano sempre.

10 - L'onestà non paga. Dimentica le cazzate buoniste che ti hanno raccontato da piccola. Compra tutte le persone che puoi comprare.

 

È da tre giorni che non sento Kate. Non ne ho voglia. Ho passato tutto il mio tempo libero con Andrew, mi è stato molto utile. Mi ha dato le regole per poter diventare più forte e smetterla di piangermi addosso. Mi ha ripetuto un milione di volte che le situazioni che sto vivendo me le sono creata da sola, quindi se voglio smettere di vivere in questo modo, sono io che devo cambiare radicalmente.

Basta lagne.

Basta immischiarsi nei drammi altrui.

Basta farsi problemi e paranoie.

 

«Hai capito cosa devi fare?». Andrew parcheggia in prossimità di una banca vicino alla scuola. Non dobbiamo farci vedere insieme. Da qualche giorno mi accompagna a scuola.

«Certo. Non ho problemi, più tardi ti chiamo, ok?», gli rispondo mentre controllo il trucco nello specchietto.

«Sei splendida, dolcezza. Solo una cosa...». Andrew mi accarezza il collo, poi scende nella scollatura e mi slaccia un bottone della camicia. «Metti in mostra ciò che hai di bello, ricordi? ».

Annuisco arrossendo leggermente.

Andrew mi guarda soddisfatto: «Adesso vai, hai molte cose da fare».

 

Scendo dalla macchina stando ben attenta che non ci sia qualche studente del Trinity in giro. Percorro il breve tratto di strada che mi porta a scuola, cercando di darmi la carica e sembrando più convinta del solito. 

Il giardino Trinity stamattina è più affollato del solito, è una giornate senza pioggia quindi tutti ne approfittano per stare all'aria aperta. Tra la folla di studenti riconosco in lontananza Jo, Kate e Stephanie che parlano tra loro. Dalla parte opposta, seduti su un muretto, ci sono Rebecca, James, Adrian e Lucas.

Mostrandomi indifferente ad entrambi i gruppi mi dirigo spedita verso un gruppo di ragazze del secondo anno, le stesse con cui ho parlato in sartoria quando ho ritirato le divise nuove.

«Ciao ragazze, ho bisogno di parlarvi. In privato». Senza aspettare una loro risposta mi dirigo verso il retro della scuola. Spero con tutto il cuore che le ragazze mi seguano, altrimenti farei una figuraccia colossale. Il mio gesto non è passato inosservato. Tutti gli studenti in attesa del suono della campanella,  si sono girati a guardarmi.

Appena svolto l'angolo mi appoggio alla parete esterna della scuola, incrociando le dita e sperando che quelle tizie siano dietro di me.

Dopo pochi secondi sono lì, pronte ad ascoltarmi. Vedo che stanno morendo dalla curiosità di sapere cosa ho da dire loro.

 

Senza troppi giri di parole vado dritta al sodo: «Credo che siano stati sottovalutati i vari fun club che esistono al Trinity. Ho pensato che avere vicine persone come voi possa giovare alla mia causa».

Leggo sui loro volti lusingati il piacere nel sentirmi parlare così: «Ci sei sempre piaciuta. Molti credevano tu fossi una di passaggio, ma noi abbiamo visto lungo. Conquistare il cuore di James non è da tutte. Come potremmo esserti utile?».

 

4 - Tieni sempre presente l'obbiettivo, mai farti influenzare. 

Le persone intorno a te sono solo strumenti.

 

«So che siete in contatto con gli altri Fun Club. Mi hanno detto che non c'è mai stata una gerarchia vera e propria tra di voi. Credo sia ora di mettere in chiaro chi comanda al Trinity, le cose devono cambiare», dico convinta.

Con gli occhi spalancati mi guardano estasiate: «Dicci quello che dobbiamo fare. Noi siamo dalla tua parte».

 

6 - Menti. Menti. Menti.

 

«Desidero solo armonia e pace al Trinity, niente di più. Voglio dettagli e informazioni. Sapete qualcosa che potrebbe essermi utile? Avete capito a chi mi riferisco?», chiedo sorridente. 

«Adrian sta facendo di tutto per diventare Rappresentante di Istituto. Ha creato un comitato, a breve si presenterà. Lucas è il suo braccio destro», dice una di quelle ragazze.

«Molto bene», le dico accarezzandole il volto.

«Rebecca punta alla corona di reginetta al ballo di fine anno. Lo sanno tutti. Credo che stia cercando di convincere James ad accompagnarla. Me lo ha detto una matricola del primo anno fissata con la coppia Rebecca/James», mi spiega un'altra ragazzina.

«Rebecca si preoccupa adesso per il ballo di fine anno?», chiedo.

«Ogni ragazza al Trinity lo programma da sempre, da quando inizia la scuola il primo anno». 

La cosa mi fa parecchio ridere, ma mi trattengo.

 

2 - Non dire mai ciò che pensi veramente, 

conta fino a cinque prima di parlare.

 

«Grandioso. Vedete, mi avete già aiutata parecchio. Quando avrete altre informazioni non dovrete far altro che mandarmi un messaggio. Ecco il mio numero». Allungo loro dei biglietti da visita con il mio numero di telefono.

Dei gridolini di gioia, acuti e striduli, riempiono l'aria.

«Sapevamo che tu eri la migliore».

«Un ultima cosa, questi sono per voi». Consegno ad ognuna una E dorata abbastanza grande da essere notata e che non passa di certo inosservata:«Vedete le decorazioni colorate che ci sono sopra? Le ho fatte io pensando a voi. Credo sia un modo carino per far sapere a tutti che state dalla mia parte. No?».

 

10 - L'onestà non paga. 

Dimentica le cazzate buoniste che ti hanno raccontato da piccola. 

Compra tutte le persone che puoi comprare.

 

Le ragazze mi abbracciano commosse. A turno incastrano la E sui loro zaini e cartelle ammirandole estasiate. 

«Ora devo andare. A presto». Con un sorriso stampato in faccia le saluto lanciando loro dei baci.

 

Con passo deciso mi dirigo verso i miei amici. Se ne stanno a ridacchiare tra di loro.

«Ciao», dico mentre sventolo la mano.

«Wow Elena, oggi sembri diversa. Sei più... Più...», mi dice Jo squadrandomi da capo a piedi.

«Carina?», dico maliziosa.

Stephanie e Kate mi guardano con la bocca spalancata. Evidentemente il trucco più curato, la borsa firmata, le scarpe con il tacco e gli orecchini nuovi hanno fatto colpo.

«Dove hai preso quella roba?», mi chiede Kate schifata.

«Ho lavorato per così tanto tempo in gelateria e dalla McArthur, che mi sono decisa a spendere un po'. Non ti piacciono?», chiedo con finta ingenuità.

«Quei soldi ti servivano per il college. Dicevi che non volevi gravare troppo sulle spalle di tuo padre», mi risponde acida.

«Kate, mi meraviglio di te. Non vuoi che io sia più carina?». 

Kate arrossisce, l'ho sparata grossa.

«No. No. Credo che volesse dire che... Insomma... Nessuno si aspettava da te un cambiamento così repentino», mi spiega Stephanie.

«Del resto Stephanie pure tu indossi capi firmati, sei sempre molto curata e ami spendere in accessori. Ho solo voluto essere migliore, più simile a te. Se però preferisci che torni quella di prima...», dico mesta.

«No. Così vai benissimo», dice Jo, «Mi piacevi anche prima, ma se così ti senti meglio, per me non ci sono problemi».

«Neanche per me. Anzi se vuoi ti posso prestare delle borse, ho un sacco di cose belle a casa», Stephanie mi passa la mano nei capelli sistemandomi una ciocca.

Kate sta fumando dalla rabbia, è evidente il suo disappunto.

«Per te c'è qualche problema? Il mio nuovo look non ti piace?», le chiedo.

«Figurati. Contenta tu, contenti tutti. Come sempre, no?».

 

3 - Non esporti mai, sii amica di tutti e di nessuno. 

Quelli che reputi i tuoi amici sono solo pedine. Usali.

 

Trattengo a stento quello che vorrei dire veramente a Kate. È così rancorosa nei miei confronti che non la riconosco più. Il fatto che mi consideri megalomane ed egocentrica non smette di girarmi per la testa. È diventato un chiodo fisso. 

 

Con lo sguardo fermo osservo la mia amica prendere a braccetto Stephanie e Jo e dirigersi verso la scuola.

«Un attimo», dico, «Ho un regalo per voi». Estraggo dalla borsa i tre ciondoli con le E decorate. 

«Che carino, ma l'hai dipinto tu?», mi chiede Stephanie ammirando il suo.

«Sì, nel tuo ho fatto delle rose, visto che ti piacciono i fiori».

Stephanie lo attacca alla cinghia della borsa.

«Perché una E?», Kate guarda il ciondolo confusa.

«E è l'iniziale del mio nome. Elena».

 «Perché dovrei indossare questa enorme E? È ridicola! Sarà grande 5 cm», chiede Kate.

«Dovresti indossarla perché sei mia amica, no? È così, tanto per informazione, sono 4 cm».

Kate alza gli occhi al cielo, infila il ciondolo in fondo alla borsa poi, a passi decisi, si dirige verso l'ingresso della scuola insieme a Stephanie.

 

Non mi importa di quello che pensa Kate. Non mi importa più di niente.

Nell'ultimo anno mi sono state addossate colpe assurde, che non meritavo. Adesso basta. Se anche lei ha intenzione ad usarmi come bersaglio per le sue paranoie, si sbaglia di grosso. Se è nervosa, triste o arrabbiata non è di certo colpa mia.

Non posso farle da babysitter tutta la vita. Devo pensare a me stessa e cercare di realizzare l'unica cosa sensata che possa fare, l'unica cosa che renderebbe felici molti studenti,  l'unica cosa che mi ripagherebbe di tutte le sofferenze che ho pagato inutilmente: cambiare il Trinity.

 

Jo mi prende a braccetto: «Sei strana. Molto strana. È come se fossi improvvisamente impazzita o avessi capito come funzionano le cose qui. Il trucco, i tacchi, i regali. Mi ricordi un'arpia bionda di nostra conoscenza».

«In che senso?», faccio la finta tonta.

Jo mi scruta con attenzione: «Sento che stai nascondendo qualcosa... A me puoi dirlo, siamo amici». 

«Non ti nascondo nulla, ho solo dei progetti che vorrei realizzare entro la fine dell'anno», gli rispondo divertita. Non potrei mai dirgli di Andrew, non capirebbe.

«Progetti? Includono anche me?».

«Hmm... Hai mai pensato di proporti come rappresentate di Istituto. A quanto pare c'è un solo pretendente, credo potresti essere un ottimo candidato. La lettera di presentazione per Yale avrebbe una voce in più e di tutto rilievo».

Jo non risponde, mi sembra di sentire gli ingranaggi nel suo cervello attivarsi: «Non ho nessuno che mi appoggia, non sono molto popolare. Non credo potrei...».

«Tu non ti preoccupare. Penso a tutto io».

 

La campanella di un nuovo giorno di lezioni sta suonando.

Il Trinity sarà mio.

Nessuno mi potrà più umiliare e offendere.

Nessuno di loro mi potrà più sfruttare.

Andrew ha ragione, tutti loro si sono approfittati di me, anche la mia migliore amica.

Bene, adesso sarò io ad approfittarmi di loro.

   
 
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