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Autore: DaisyCorbyn    17/08/2017    1 recensioni
[19 anni dopo] [Next generation]
Alwys ha passato i primi 11 anni della sua vita a nascondersi per la sua natura da lupo mannaro, fino a quando un giorno Ted Remus Lupin bussò alla sua porta per dirle di essere idonea per frequentare Hogwarts. Alwys così inizierà una nuova vita con i suoi amici Albus e Rose, nonostante una presenza oscura cercherà di impossessarsi del Mondo Magico.
Dal Capitolo 2:
«Mi chiamo Ted Remus Lupin, sono un professore della Scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Quando un bambino con poteri magici compie 11 anni, riceve una lettera dalla scuola per poter essere ammesso. Non sempre, però, il bambino ha i genitori anch’essi dei maghi e, quando ciò accade, viene inviato un professore per spiegare alla famiglia la situazione. Tu sei stata ritenuta idonea per frequentare Hogwarts e io sono il professore che risponderà a tutte le tue domande» finì con un sorriso e si sistemò l’impermeabile.
I genitori guardarono la figlia annuendo e sorrisero dolcemente come se stessero cercando di convincerla con lo sguardo.
«No» fu l’unica parola che Alwys disse dopo essersi ripresa dal quel fiume di informazioni.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Teddy Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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5
Binario 9 e tre quarti

 
 
Alwys non riuscì a chiudere occhio quella sera, era troppo emozionata perché l’indomani sarebbe andata alla stazione per prendere il treno che l’avrebbe portata alla nuova scuola. E non vedeva l’ora. Sarebbe stato un treno che viaggiava tra le nuvole o così lungo da sembrare infinito? La sua mente era immersa nell’immaginazione, mentre il suo cuore batteva così forte da rimbombare nelle sue orecchie.
La Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts” aveva letto e riletto quella lettera un milione di volte e altrettante volte aveva fissato la sua bacchetta.
Per curiosità incominciò a leggere il libro di incantesimi e ogni tanto le scappava una risata per gli strani nomi che c’erano scritti. Ted le aveva raccomandato di non provare mai a pronunciare uno di quegli incantesimi, visto che ancora non sapeva come controllare la sua magia. Nonostante fosse euforica all’idea di poter lanciare un incantesimo, aveva seriamente ascoltando tutte quelle raccomandazioni: l’ultima cosa che voleva fare era far prendere fuoco alla sua casa.
Ninfa era molto tranquilla, ogni tanto si stiracchiava, ma la maggior parte della notte la passò dormendo accucciata sulle gambe di Alwys. Era dolce e molto morbida, non le importava del suo strano occhietto, per lei era perfetta così. Come aveva già immaginato, la madre aveva guardato Ninfa strabuzzando gli occhi e Alwys fu obbligata a tenerla chiusa nella sua stanza durante la cena. Il padre sembrava molto incuriosito da lei, ma la madre non era mai stata incline ad accettare tutto ciò che ai suoi occhi era strano.
Un sacco di pensieri le frullavano in testa, sia belli sia brutti, soprattutto sul fatto che ancora non aveva deciso se dire ai suoi compagni che era un lupo mannaro. Forse lo avrebbe detto a quelli con cui avrebbe legato di più, ma solo il tempo poteva darle una risposta, anche se Ted più volte l’aveva tranquillizzata dicendole che ormai i lupi mannari non erano più guardati male, nonostante ci fossero ancora famiglie che avevano forti pregiudizi. Il suo consiglio era semplicemente di capire prima cosa pensavano dei lupi mannari e poi dirlo.
Si distese sul letto, strinse al petto la lettera e fra un sospiro e l’altro finalmente prese sonno, immergendosi in sogni colmi di colorati incantesimi e castelli dove draghi dal respiro bollente erano a guardia di misteriosi tesori.
«Svegliati, mia piccola streghetta!»
Una flebile luce che entrava dalla finestra la accecò per qualche secondo. Si stropicciò gli occhi tra uno sbadiglio e l’altro e poi riuscì a distinguere la figura sorridente di suo padre che aveva Ninfa in mano che con una zampetta stuzzicava il viso di Alwys.
«Buongiorno» rispose lei stiracchiandosi.
Improvvisamente, però, si ricordò di che giorno fosse e sentì una scarica di euforia attraversarle il corpo fino a drizzarle il corpo. Balzò giù dal letto e si diresse in cucina, dove sua madre stava preparando la colazione.
«Ben sveglia.»
Mangiò con foga le sue frittelle con frutti di bosco perché non voleva perdere nemmeno un secondo: non avrebbe mai fatto tardi al suo primo giorno di scuola! Tornò nella sua stanza, si fece una doccia veloce e poi si vestì.
«Mamma!» gridò dalla sua stanza e in un attimo la signora Dewery arrivò con il fiatone. «Non so cosa mettermi!»
La madre la maledisse per lo spavento che le aveva fatto prendere, ma però addolcì il suo sguardo e si avvicinò alla figlia: non l’aveva mai vista così felice di andare a scuola.
«Guarda che poi in treno metterai l’uniforme.»
«Lo so, però voglio dare una bella prima impressione ai miei compagni di treno» spiegò la ragazza guardandosi allo specchio: era in intimo e quindi si vedevano tutte le cicatrici, guardandole sperò che l’uniforme riuscisse a coprirle tutte.
«Che ne dici di un vestitino? Ti stanno così bene!» le disse la mamma infilandosi dentro l’armadio alla ricerca di uno in particolare.
«Ma non voglio essere troppo formale» protestò lei storcendo il naso.
«Va bene…»
La signora Dewery tornò nell’armadio per posare il vestitino blu che aveva comprato tempo fa alla figlia, ma che non aveva mai indossato per la mancanza di occasioni dove sfoggiarlo. Alwys si avvicinò a lei per curiosare nel cassetto che aveva aperto, individuando la maglietta che aveva preso. Aveva la stampa di un lupo al centro del petto e le fasi della luna attorno ad esso. Quando Alwys l’aveva vista per la prima volta se n’era innamorata.
«Questa è perfetta.»
Alwys abbinò alla maglietta dei semplici pantaloni scuri e una giacca che le coprisse le braccia. Guardò compiaciuta il suo riflesso: la madre le aveva scostato i capelli dietro le orecchie, ma lei li liberò da esse per coprirsi il volto.
Con l’aiuto dei suoi genitori mise tutti i bagagli in macchina, tranne Ninfa che, dentro la gabbietta, venne poggiata sui sedili.
Chissà che in treno può stare con me, pensò Alwys.
«C’è una cosa che vogliamo darti prima di partire» disse il padre cingendo la vita della moglie che sorrideva.
La signora Dewery prese la borsa e tirò fuori un piccolo cofanetto dorato. Alwys, emozionata, lo strinse fra le mani e lo aprì: era una collana con un ciondolo argentato e rotondo dove vi era disegnata una mezza luna.
«È bellissimo» disse lei per poi abbracciare entrambi.
«Ted ci ha aiutato in verità: gli ha fatto un incantesimo, così ti basterà guardare il ciondolo per capire quando ci sarà la luna piena… e così penserai anche a noi» disse il padre mentre la madre si soffiava il naso con un fazzoletto cercando di non piangere.
«Vi avrei pensato ogni giorno comunque» disse Alwys spostando lo sguardo per terra un po’ imbarazzata.
Il viaggio non fu lungo, la madre continuava a ripeterle che ogni tanto le avrebbe dovuto scrivere e che per lei si sarebbe fatta passare la paura per i gufi. Alwys perse il suo sguardo fra gli alberi che sfrecciavano attraverso il finestrino e ogni tanto accarezzava Ninfa che miagolava infastidita per il poco spazio nella gabbietta. Stava andando via di casa senza i suoi genitori… la consapevolezza la investì come un fiume in piena solo in quel momento. Diede una fugace occhiata ai suoi genitori che guardavano dritto davanti a sé e poi tornò a guardare fuori dal finestrino, dove i primi e imponenti palazzi fecero il loro ingresso. Il padre notò il silenzio pensieroso della figlia, scambiò un’occhiata con la madre e poi incominciarono a parlare di alcune disavventure avvenute in quei giorni nel negozio di animali per strapparle un sorriso. Tra una risata e l’altra arrivarono alla stazione di King’s Cross dopo un’oretta: Alwys non era mai stata in una stazione e rimase imbambolata davanti all’entrata perché incantata dalla sua eccessiva grandezza. Il padre andò a prendere un carrello dove posarono i pesanti bagagli e incominciarono a cercare il binario nove e tre quarti come se fossero dei turisti che non avevano la minima idea di dove si trovassero.
«Ma sei sicura che sia proprio nove e tre quarti?»
Il biglietto diceva così e Ted le aveva detto che tutte le informazioni le avrebbe trovate in esso, ma, oltre il nome del binario, non vi era scritto molto. Quando furono davanti al binario, però, Alwys si ricordò cose aveva aggiunto e lo comunicò ai genitori che la guardarono strabuzzando gli occhi.
«Andare contro cosa?» chiese la madre visibilmente scioccata nonostante avesse sentito bene.
Alwys si avvicinò alla colonna e la sfiorò con il palmo, ma sentì solo il freddo dei mattoni.
«Fantastico, ci vuole ammazzare!» esclamò ironico il padre alzando gli occhi al cielo.
Si allontanarono e cercarono in giro qualcuno di strano che magari avrebbe potuto aiutarli, ma c’erano solo persone che aspettavano il treno o la guardia che analizzava seriamente ogni persona che gli passava accanto. Alwys perse le speranze e il sorriso che si era creato appena era entrata lì si spense sul suo volto.
«Ci riusciremo, tranquilla» disse il padre sorridendole per tirarle su il morale.
Ad un tratto un gran vociare attirò la loro attenzione: si girarono e videro un gruppetto formato da bambini che potevano avere l’età di Alwys e qualche adulto. Si fermarono davanti alla colonna e uno dei ragazzini, con i capelli neri e gli occhi nocciola, ci corse in contro: subito dopo il ragazzo era sparito.
I Dewery si guardarono ed esclamarono: «Bingo!»
«Salve…»
Il signor Dewery parlò per primo, tutti i componenti del gruppetto si girarono verso di loro e li scrutarono con aria sospetta.
«Mia figlia dovrebbe andare al binario nove e tre quarti, ma non abbiamo idea di dove sia.»
All’udire ciò, le loro espressioni si rilassarono immediatamente ed un uomo dai capelli scuri e gli occhi verdi incorniciati da degli occhiali si avvicinò a loro.
«Primo anno, vero?» sorrise verso Alwys e poi alzò la mano verso il signor Dewery. «Harry Potter, piacere.»
«Alexander Dewery» rispose stringendola educatamente.
«Lei è mia moglie Ginny, poi ci sono Hermione e Ron, loro sono Fleur e Bill, Percy e Audrey, infine Angelina e George. Vi risparmio i nomi dei ragazzi, tanto vostra figlia avrà modo di conoscerli» ad ogni nome indicò uno degli adulti.
I ragazzini erano davvero tanti e, ora che erano più vicini, Alwys poté notare che non tutti potevano avere la sua età, ma solo alcuni.
«Lei è mia moglie Donella e mia figlia Alwys.»
La famiglia Dewery ovviamente non si sarebbe mai potuta ricordare tutti i nomi, forse l’unico era quello del signore che aveva parlato.
«Bene, piccola Alwys, l’unica cosa che devi fare è andare dritto in direzione della barriera come ha fatto James prima» disse la donna con i capelli rosso fuoco che doveva chiamarsi Ginny.
Alwys arrossì un po’ imbarazzata e poi annuì.
«Ti facciamo vedere noi… vieni, Albus.»
Il signor Potter fece un cenno ad un ragazzino che aveva probabilmente la stessa età di Alwys. Aveva i capelli scuri e gli occhi verdi come il padre, ma l’espressione sul suo volto era totalmente opposta: da un lato il signor Potter aveva uno sguardo sicuro e un sorriso sul volto, dall’altro Albus era rosso in viso e con le labbra serrate. Il ragazzino si avvicinò titubante e, dopo che Harry mise una mano sul suo carrello, partirono contro la barriera. In un attimo non c’era più traccia di loro.
«Tranquilla, non farà male» disse una ragazzina con i capelli color carota e corti sulle spalle.
«Forse» da dietro di lei spuntò una ragazzina uguale a lei che scambiò uno sguardo complice con l’altra.
«Fatela finita» un’altra ragazza, sempre con i capelli rossi ma riccissimi e foltissimi, le richiamò assottigliando lo sguardo.
Le due gemelle risero e poi scomparvero attraverso il muro seguite dall’altra ragazza.
Lo stesso fecero tutti gli altri, alcuni erano anche così sicuri di sé che Alwys pensò che molto probabilmente lo avevano fatto più volte. Rimasero solo una giovane donna con i capelli castani e una ragazzina con i capelli rosso fuoco. Certo che lì tutti avevano quel colore di capelli tranne qualche eccezione.
«I babbani non posso oltrepassare la barriera, quindi dovresti salutarli adesso» spiegò la donna poggiando una mano sulla spalla della ragazzina.
Alwys si girò verso i suoi genitori e li abbracciò con tutta la forza che aveva in corpo. Avrebbe tanto voluto dire qualcosa, ma era troppo emozionata ed era come se avesse un groppo in gola che le impedisse di parlare. Guardò dritta negli occhi del padre che le schioccò un dolce bacio in fronte e, dopo aver ricacciato le lacrime, strinse le mani sul manico del carrello fino a far sbiancare le nocche.
«Se sei agitata ti conviene correre» le sussurrò la donna con voce dolce.
Alwys prese un bel respiro e, dopo aver guardato per l’ultima volta i suoi genitori, andò contro la barriera. Chiuse gli occhi sicura che si sarebbe schiantata e che si sarebbe fatta molto male, ma un fischio la fece risvegliare: una locomotiva a vapore scarlatta era ferma su un binario accanto al quale intravide il gruppo di prima. Alzò gli occhi e vide il cartello su cui c’era scritto “Binario nove e tre quarti”. Per l’emozione le mancò il respiro, fece vagare il suo sguardo curioso qua e là ma, appena perse di vista le persone di prima, si affrettò per poterle raggiungere. C’erano un sacco di persone particolari, non solo ragazzi come lei e genitori: vide un uomo bassissimo con uno strano capello viola, uno altissimo con una lunga barba bianca e valigie che volavano sopra le loro teste. Alwys cercò di farsi spazio fra quella miriade di persone con facce e vestiti insoliti, sussurrando ogni tanto un «scusi» che, però, veniva divorato dai rumori prodotti dalla locomotiva.
«I bagagli da questa parte.»
Una voce familiare attirò la sua attenzione: al lato del treno c’era Ted che con le mani faceva segno ai passanti di andare in una certa direzione.
Alwys affrettò il passo e finalmente il suo sguardo si incrociò con quello del ragazzo. Lui le corse incontro, la abbracciò stringendola forte a sé e in un attimo tutta l’ansia e la preoccupazione svanirono.
«Ben arrivata! Ci sei riuscita» disse sorpreso rimanendo con le braccia intorno alla sua vita.
«In verità-»
Lo sguardo di Ted, però, venne catturato da qualcosa dietro di lei che gli fece illuminare il viso: la lasciò e andò incontro ad una ragazza con i capelli biondi che prima era in mezzo a quel gruppetto e che stonava fra gli altri ragazzini per la sua altezza considerevole. Probabilmente aveva la stessa età di Ted, o forse era qualche anno più giovane.
Alwys si avvicinò timidamente e rivide tutti quelli che prima aveva incontrato dall’altra parte del binario, comprese quelle due gemelle che bisbigliavano fra loro ridendo.
«Anche tu conosci Teddy?» il ragazzino che assomigliava al padre, il Signor Potter, si avvicinò a lei.
«Sì» rispose un po’ imbarazzata: non era abituata a socializzare con i suoi coetanei.
«Lei è Alwys Dewery, è sotto la mia protezione quindi vi obbligo ad essere suoi amici» disse scherzoso Ted per poi spostare di nuovo lo sguardo verso la ragazza bionda.
«Sì, la conosciamo, l’abbiamo aiutata ad arrivare qui» rispose Ginny sorridendo in sua direzione.
«Io sono Albus comunque» disse il ragazzino tendendo la mano che Alwys strinse. «Lei è Rose, è mia cugina e abbiamo la stessa età, poi c’è James che è mio fratello di due anni più grande. Dominique è pure mia cugina, solo che è quattro anni più grande di me, e Louis è suo fratello ed è tre anni più grande di me, Molly e Lucy, che come puoi notare sono gemelle, sono mie cugine e hanno tre anni in più di me. Infine anche Fred è mio cugino… siamo una famiglia grande, ma imparerai tutti i nomi in poco tempo… forse» disse Albus ridendo insieme agli altri.
«Non fare caso a Molly e Lucy» disse la ragazza con i capelli riccissimi di nome Dominique. «Sono cadute dalla culla da bambine.»
«Davvero simpatica» dissero in coro facendole la linguaccia.
Alwys era ancora un po’ frastornata dal rumore e da tutta quella gente che la fissava e le sorrideva, però era tranquilla perché c’era Ted e se lui li conosceva voleva dire che erano gente apposto. Il suo sguardo fu catturato da un ragazzo in fondo al gruppo con i capelli chiarissimi che la fissava incuriosito ma, appena i loro sguardi si incrociarono, guardò da un’altra parte.
«Lei è Victoire, è all’ultimo anno ed è la…» disse il ragazzo di nome James guardando verso la bionda con uno sguardo un po’ disgustato. «Fidanzata di Ted.»
«Puoi evitare di dirlo ad alta voce?» disse il diretto interessato con una smorfia.
Ted aveva una ragazza e non le aveva detto nulla? Perché non le aveva detto che non era potuto andare con lei perché doveva salutare la sua ragazza? Il dispiacere si impadronì del suo volto e Albus lo notò.
«È successo qualcosa?»
«No, niente» rispose lei forzando un sorriso, il ragazzo non volle insistere così andò verso suo padre.
I familiari si abbracciarono fra di loro, si dissero parole dolci e frasi d’incoraggiamento, insieme a qualche pizzicotto sulla guancia. Ad Alwys venne una stretta allo stomaco guardandoli, perché ripensò ai suoi genitori e a quanto li avrebbe voluti lì per salutarli come si deve. Strinse la collana con la mano, venendo notata da Ted che si avvicinò a lei per accarezzarle i capelli.
«Andrà tutto benissimo.»
Si avvicinarono di più al binario, mentre alcuni componenti della famiglia andarono incontro ad altri studenti per salutarli e stringerli in un abbraccio.
«Anche io voglio andarci!» protestò una bambina con un caschetto color carota.
«Ancora è presto per te» le disse Ginny stuzzicandole il nasino.
La bambina si imbronciò e incrociò le braccia al petto. Un’altra bambina, solo che aveva una zazzera di ricci scurissimi, si avvicinò a lei e le accarezzò la spalla.
«Dai, ci divertiremo pure noi» disse la bambina dai capelli scuri.
«Già, almeno voi vi divertirete» disse James sospirando.
«Perché? Noi non lo faremo?» chiese Rose come se avesse letto nel pensiero di Alwys.
«Io e gli altri sì, voi avrete la cerimonia di smistamento…» rispose lui laconico.
Rose e Albus si scambiarono un’occhiata preoccupata.
«James, è meglio che non glielo dici o non vorranno più venire» disse Fred mettendosi accanto al cugino.
«In che senso?» chiese Albus incrociando le braccia al petto. «Mi stai prendendo in giro!»
«Pensala come vuoi…»
Alwys strinse il carrello in preda ad un attacco di panico: cos’era la cerimonia di smistamento? Era qualcosa di doloroso?
«Non infierite pure voi!» li richiamò Dominique mettendo le mani sulle spalle dei cugini. «Siete spregevoli.»
I due si guardarono sorridendo maleficamente e batterono il cinque.
Posarono i bagagli in uno scompartimento vuoto, Alwys però preferì tenere Ninfa con sé per evitare che si spaventasse durante il viaggio. Dopo aver salutato Ted, entrò dentro una delle carrozze e cercò un posto libero, anche se molti erano già pieni.
«Vieni qui!»
Una voce in fondo al corridoio attirò la sua attenzione: era Albus. Si avvicinò e vide che c’era un posto libero accanto a Rose. Si sedette un po’ imbarazzata perché la ragazzina la fulminò con lo sguardo, invece James si limitò ad alzare gli occhi da una pallina che teneva in mano e poi riabbassarli.
«Grazie…» disse con lo sguardo basso.
Si voltò poi verso la finestra, dove vide che il panorama della stazione incominciò a muoversi insieme alle mani dei ragazzi che salutavano i genitori.
Hogwarts era sempre più vicina.
 
   
 
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