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Autore: Clara_Oswin    17/08/2017    2 recensioni
Storie di pescatori narrano la presenza nelle acque di Deep Alley, di creature dal corpo per metà umano e per metà pesce. Nuotando un giorno in quelle acque Elena, trasferita da poco in quella città con la madre, terrorizzata vede qualcosa, non sa che quell'incontro cambierà per sempre il corso della sua vita. Segreti e verità mai svelate la catapulteranno in un mondo estraneo dal suo, dove alla fine anche lei si ritroverà a scegliere tra la vita e la morte.
Per saperne di più: Pubblico in questa sezione perché la storia si ispira molto ai personaggi originali di Ariel ed Eric, presenti nel corso della trama e durante la loro storia, questo però è un punto di partenza per qualcosa di nuovo, in cui la fiaba originale della disney si intreccia in un racconto di sirene come non l’avete mai letto.
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ariel, Eric, Re Tritone, Ursula
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Cap 33 L’esca

 

Era calata la notte su tutta Deep Alley, tutto taceva e non una sola persona aveva il naso fuori di casa quella sera, sembrava quasi che l’intero paese avesse avuto il presentimento che qualcosa di terribile sarebbe presto accaduto.

Tutto stava per finire proprio lì, dove secoli prima tutto era iniziato.

I cacciatori si erano riuniti al Lago Cremisi ed il piano che avevano in mente era il più grande mai congeniato, ma anche il più terribile, questa notte sarebbe rimasta scolpita nella mente di tutti i presenti per molto, moltissimo tempo.

*

“Dove mi state trascinando?” assieme a Nick si era aggiunta un'altra persona, una ragazza da quello che Elena aveva capito, ma non per questo meno feroce.

Senza alcun preavviso l’avevano slegata dal luogo in cui si trovava e avevano preso a trascinarla su per una ripida salita. Uno dei due teneva stretta fra le mani la fune che le serrava i polsi e non esitava a strattonarla con decisione ogni qualvolta lei inciampasse nei suoi passi, e ciò avvenne molto spesso visto che non era affatto semplice camminare senza vedere dove mettere i piedi.  

“stiamo andando dove la visuale è migliore” la voce di Nick venne dalla sua destra, quindi capì che doveva essere la ragazza sulla sua sinistra a tenere la fune, le arrivò infatti un altro strattone da quel lato e subito dopo questa parlò.

“non gliel’hai ancora detto?” la voce le era familiare ma non avrebbe saputo dire di chi fosse, come un ricordo lontano che non voleva saperne di venire a galla.

“certo che no, perché tu l’hai fatto?!” il tono del ragazzo tradì un certo allarmismo.

“no, no certo che no, sono stata ben attenta a non rivelare i dettagli del piano, ma devo dire che quel tritone è più furbo di quel che sembra… ha tentato di corrompermi in tutti i modi”

“stai parlando di Aris?! Lui è qui?!” intervenne Elena.

Ci fu un istante di silenzio imbarazzato.

“lui sta bene?! Rispondetemi vi prego!”

Ma ormai era troppo tardi, nessuno dei due ricominciò a parlare.

 

****

“Dove ti sei cacciata…” Rachel camminava avanti e indietro per tutta la casa, erano diverse ore che non riusciva a mettersi in contatto con la figlia, telefono staccato, non un biglietto o una nota lasciata sul frigo, niente di niente.

Anche degli altri due ospiti non c’era più traccia, improvvisamente era come se tutti avessero deciso di scomparire nel nulla.

Il suono del campanello la fece riscuotere dai suoi pensieri. “oh signorina, sei in punizione per il resto della tua vita!” gridò aprendo la porta già pronta con una marea di punizioni da darle.

“oh” fu sorpresa di vedere di nuovo quella signora sulla soglia di casa sua.

“ho bisogno di un passaggio” le disse quella senza troppe cerimonie.

“ma si rende conto di che ore sono? È tardissimo ed io sto aspettando mia figlia, non so nemmeno dove sia finita!” Rachel guardò quella donna trasandata e si chiese se non fosse una matta psicopatica o altro, suonare a quell’ora della notte per di più con quella strana borsa nera ingombrante dall’aspetto poco rassicurante.

“Credo di sapere dove si trovi Elena, probabilmente è con Aris in questo momento.” Ursula aveva lo sguardo torvo, stava tentando di tenere a mente tutte le cose che ancora doveva fare.

“me lo sentivo che era con un ragazzo!”

“non è quello che crede lei” la rassicurò Ursula.

Rachel prese le chiavi della macchina dal cestino dell’ingresso. “Forse è proprio quello che credo io” rimbeccò chiudendo la porta di casa.

“mi creda, questo è molto, molto peggio.”

 

****

 

La salita si stava facendo sempre più ripida e ormai sempre più spesso Elena si ritrovava a cadere per terra senza poter far nulla per evitarlo. Era parecchio che camminavano per la foresta e ad ogni passo che faceva le gambe avevano preso a dolerle irrimediabilmente, la stanchezza della salita iniziava a farsi sentire e inoltre tutte le cadute che aveva fatto le avevano sbucciato i palmi delle mani e parte delle ginocchia, anche se non poteva vederlo sentiva chiaramente il classico bruciore da escoriazione. Il dolore le portò alla mente le rovinose cadute che faceva in bicicletta, tornava a casa sempre con le ginocchia rosse di sangue e con le lacrime agli occhi dal dolore, sua madre le accarezzava la testa e le disinfettava premurosamente le ferite, ma adesso lei non era lì. Chissà quanto doveva essere preoccupata, a quest’ora di notte si era sicuramente accorta della sua scomparsa. Sperò che Ursula avesse trovato una buona scusa per coprirla, l’ultima cosa che voleva era coinvolgere sua madre in tutto quello, era già difficile stare al passo con i cacciatori e tritoni per lei che si reputava una ragazza dalla mente aperta e dalle larghe vedute, sua madre tutto il suo opposto, non avrebbe potuto reggere tutto questo.

Immersa nei suoi pensieri cadde nuovamente per terra, le ginocchia ormai dovevano essere sporche di fango e sangue, la ragazza che la scortava però non si impietosì e la strattonò per farla rialzare. La bionda decise che non si sarebbe più alzata, incrociò le gambe e rimase seduta per terra.

“Alzati!” gridò quella protestando.

“No! Sono stanca di inciampare e di non vedere nulla, o mi togliete questo cappuccio o mi dovrete trascinare di peso fino alla vostra destinazione!” gridò lei arrabbiata.

Passò un istante poi sentì dei passi venire verso di lei e le mani di Nick armeggiare con il suo cappuccio.

“che stai facendo?!” lo rimproverò la ragazza.

“Le tolgo il cappuccio, ci stiamo mettendo il doppio del tempo per arrivare, se vede dove mette i piedi eviterà di inciampare ogni tre minuti.” Le rispose lui seccato.

“tanto vale che la porti in braccio allora! Lo sai che non vogliono che lei veda la strada che stiamo facendo.”

“è notte fonda Lara! A malapena ci orientiamo noi!”

La ragazza lo fulminò con lo sguardo, ma questo Elena non lo potè vedere.

“grazie” sussurrò a bassa voce a Nick, sapeva che lei non doveva ringraziarlo e che lui non doveva toglierle il cappuccio, ma trovò che in tutta quella situazione lui le stesse facendo un favore nonostante si ritrovassero a far parte di due fazioni diverse.

Finalmente il cappuccio le fu tolto dalla faccia e l’aria fresca le sferzò il volto, di fianco a lei c’erano Nick e quella ragazza che per tutto il tempo l’aveva trattata con condiscenza, finalmente aveva un volto e adesso che lo guardava meglio sapeva anche a chi appartenesse.

Nick l’aiutò a rialzarsi mentre lei non toglieva gli occhi di dosso da Lara, la sua compagna di classe nonché la stessa ragazza che aveva visto in piscina quella mattina e che con insistenza aveva fatto domande e osservazioni su Aris.

“non credevo che anche tu fossi coinvolta” le parlò Elena riprendendo a camminare in mezzo a loro due. Adesso la fune era passata nelle mani di Nick e la ragazza non potè fare a meno di notare che lui le aveva lasciato abbastanza corda per camminare civilmente e non come un cane al guinzaglio.

“quanti compagni di classe ci saranno a questa festicciola eh? Se mi aveste detto che festeggiavate nel bosco il ballo di fine anno mi sarei vestita meglio!” ironizzò.

“non si diventa cacciatori Elena, lo si è per nascita. Noi tutti apparteniamo a quell’antico clan formato da Skan per distruggere le sirene, siamo i discendenti dei primi cacciatori, abbiamo l’odio per le sirene nel sangue.” Le rispose Nick.

“a questo punto puoi anche dirmi dove stiamo andando, non potrei scappare nemmeno se lo volessi, non ho idea di dove mi trovo.”

“Eppure dovresti riconoscere questo posto, ti ci ho portato qualche sera fa…” Elena si guardò intorno, niente le era familiare, di certo era un bosco ma non avrebbe mai detto di esserci già stata.

Il silenzio riscese sullo strano trio, poco a poco, attorno a loro la vegetazione iniziò a mutare, sterpi e cespugli divennero sempre più radi, le stelle in cielo sembrarono diventare più luminose e un flebile rumore d’acqua andò intensificandosi.

“Ed eccoci arrivati, la tribuna d’onore” canzonò Nick, ma a quel punto il rumore era abbastanza forte da coprire parte delle sue parole.

Si trovavano sull’orlo di un precipizio, un salto alto parecchi metri da cui un torrente che avevano affiancato sfociava in una cascata molto più giù. Elena guardò quel paesaggio per un minuto o due, da quella rupe si aveva una visuale perfetta di tutto il lago,

“lago cremisi?” chiese dubbiosa, dall’alto sembrava molto più grande e spaventoso di quanto non fosse dal basso.

Si sporse un po’ e sotto di lei, lontana alcuni metri, c’era una distesa d’acqua di un meraviglioso blu notte che a tratti rifletteva le stelle nel cielo. Uno spettacolo bellissimo ma al contempo inquietante, tutt’attorno potè notare accampamenti e gente armata che camminava fra gli alberi.

I due ragazzi iniziarono ad uscire da una sacca, che lei non aveva neppure notato, una serie di attrezzature per il camping che presero a montare con rapidità. Elena si voltò nuovamente a fissare il lago con una strana sensazione nel petto, era come se il rumore dell’acqua chiamasse il suo nome…

“cos’è quello?” Si sporse indicando un aggeggio che pendeva sul lago, non aveva un binocolo ma riusciva persino da quella distanza a capire che non era nulla di buono.

Nick passò la fune che le teneva i polsi a Lara dopodiché si avvicinò a lei guardando con un binocolo, “ah, finalmente è quasi pronta” sussurrò tra sé e sé.

“cosa è quasi pronta?” si lamentò la bionda, “voglio vedere pure io!”

Lara stava per ribatterle che non aveva alcun diritto di pretendere di vedere ma non fece in tempo che Nick le aveva già dato in mano il binocolo e adesso lei stava osservando tutto quello che accadeva sulla riva del lago.

La costruzione che aveva indicato Elena altri non era che un’impalcatura di metallo fissata alla sponda del fiume che si sporgeva verso il centro del lago, alla sua estremità vi era una gabbia piramidale che letteralmente dondolava sul lago ad un’altezza di qualche metro.

“Quella è la gabbia” le spiegò Nick. Probabilmente pensava, vista la lontananza, che lei non fosse più un pericolo per la missione e così decise di snocciolarle qualche informazione. Lara non sembrava troppo felice di questa sua improvvisa parlantina ma a quanto pareva Nick aveva un grado di importanza più alto di lei e non le era concesso fare obbiezioni.

“È stata costruita con i migliori materiali, perlopiù credo sia acciaio. È impossibile fuggire da lì…”

“Credo che proprio in questo momento dovrebbero portare Aris là dentro…” la punzecchiò Lara.

“che cosa?! Aris la dentro?”

Elena guardò con il binocolo, su tutta la sponda del lago c’era un enorme fermento di persone, tutto era buio, nemmeno una torcia era accesa, come se non volessero farsi vedere.

“Certo, è questo il piano,” continuò Nick “Prima Aris verrà imprigionato nella gabbia, grazie a te qui ben visibile non dovrebbe fare molte storie, in seguito chiameremo Re tritone e lo costringeremo a darci i suoi restanti anelli usando come arma il suo stesso nipote. Semplice no?” concluse il castano alzando le spalle.

Elena abbassò il binocolo per guardarlo negli occhi, in quel piano non c’era proprio nulla di semplice. “E come lo chiamereste? Avete un fischietto magico per Re Tritone?” improvvisamente si ricordò del campanellino che tempo prima le aveva regalato Aris per mettersi in contatto con lui, forse esisteva davvero qualcosa del genere per il re, per fortuna che lei il suo bracciale l’aveva lasciato a casa, non si sarebbe mai perdonata se persino quella cosa fosse arrivata nelle loro mani.

“una volta che Aris sarà entrato nella gabbia faremo in modo di calarlo nell’acqua, Tritone lo starà cercando in lungo e in largo e verrà subito da noi.”

“cosa vi fa credere che Tritone lo stia cercando?” li sfidò lei con aria superiore.

“se il tuo unico erede maschio al trono svanisse nel nulla, metterei sentinelle in ogni angolo dell’oceano per ritrovarlo.” Le rispose Lara malignamente.

“sei fin troppo ben informata sul mondo di sotto per essere una Cacciatrice.” L’apostrofò lei.

“questo perché lei ne fa parte” s’intromise Nick. “se non fosse stato per Lara non avremmo mai saputo molte informazioni che si sono rivelate vitali per il nostro piano, per arrivare a questo momento.”

“Sei una spia,” sussurrò Elena guardando di sottecchi la ragazza dai capelli corvini. “e farai la fine che ti meriti…”

La bionda lasciò cadere il discorso, inutile parlare, tanto tra poco tutto sarebbe finito.

“Comunque sia, il vostro piano non funzionerà mai”. Parlò tranquilla “Tritone è troppo forte per dei comuni esseri umani, anche se vi definite cacciatori non avete speranze di batterlo.” La consapevolezza che i cacciatori sarebbero stati polverizzati nel giro di qualche minuto la fece rabbrividire, se Aris fosse stato usato come esca e Tritone avesse abboccato, non ci sarebbe stato più nulla da fare. Adesso iniziò davvero a preoccuparsi, cosa avevano intenzione di fare quei pazzi, combattere un potente tritone con poteri fuori dal comune?

“e tu cosa ne sai?” chiese Lara scettica. Dopotutto il suo atteggiamento nei suoi confronti era giustificabile, ai suoi occhi quella ragazza era rimasta invischiata in quella storia per pura coincidenza, a differenza di lei o dei cacciatori che avevano trascorso la vita a studiare ogni mossa di Re Tritone, a seguire un rigido addestramento per ottenere questa chance di batterlo.

Elena rifletté sul rivelare o meno quello che sapeva, ma in cuor suo quei poveri cacciatori le facevano compassione, si credevano i più furbi e i più forti, ma avevano fatto l’errore più stupido che potessero commettere, avevano sottovalutato il potere di Re Tritone.

Non si governa su un regno per così a lungo se non si è scaltri e disposti a tutto. E Re Tritone lo era anche troppo.

“io l’ho incontrato” disse dopo qualche minuto di riflessione “ed è stato l’evento più terrificante della mia vita. Sono riuscita a scappare solo grazie ad Aris, ma non avremmo mai e poi mai, potuto fronteggiarlo direttamente così come avete intenzione di fare voi.”

Nick fece un passo avanti abbastanza sicuro di sé. Elena lo guardò come se fosse la prima volta, davanti a lei vedeva solo un ragazzo che dietro alla spavalderia nascondeva una gran paura, era stato costretto a fare quelle cose e anche se ne conosceva il pericolo non poteva tirarsi indietro.

“Dimentichi che noi siamo dei cacciatori, siamo addestrati sin da piccoli a combattere ed allenare l’ingegno, questa battaglia sarà dura ma la combatteremo ad armi pari.”

Elena non era per niente rassicurata dalle sue parole ma visto ciò che si apprestavano ad affrontare evitò di ribattere, se riusciva a tenere sotto controllo la sua paura dietro quelle assurdi frasi da condottiero lei non avrebbe fatto nulla per farlo scontrare con la mera realtà. Tanto fra poco ci avrebbe pensato Re tritone…

“Nick” Lara richiamò l’attenzione del ragazzo. Si lanciarono una rapida occhiata e poi tornarono a puntare i loro occhi verso il lago.

“ci siamo”

 

****

 

“Sta più attento!” gli gridò nuovamente una voce sgarbata mentre lo tirava su per l’ennesima volta.

Aris non aveva idea di dove lo stessero portando, da quando aveva abbandonato la grotta aveva percorso una lunga salita inciampando quasi in continuazione, oltre a non vedere dove metteva i piedi, lui non ci era proprio abituato a camminare!

Dopo parecchi minuti si era reso conto che l’aria attorno a lui era cambiata, era più fresca a frizzante e per un istante in lontananza ebbe la sensazione di sentire la voce di Elena, l’aveva chiamata ma non aveva udito risposta che già era stato trascinato di peso via.

L’avevano fatto sedere incappucciato su una lastra di freddo metallo che aveva preso a muoversi e poi se ne erano andati via senza nemmeno curarsi di legargli le mani contro qualche asta.

“sta fermo e non muoverti!” sentì una voce gridargli in lontananza, ovviamente lui decise di ignorarla bellamente. Tentò di portare le mani che aveva legate dietro la schiena in avanti così da potersi togliere il sacco dalla testa, era molto faticoso e dopo molti tentativi, anche dolorosi, finalmente ci riuscì.

Le voci in lontananza iniziarono a protestare e quasi si aspettò che da un momento all’altro qualcuno lo raggiungesse per legarlo nuovamente, ma invece si dovette ricredere.

Finalmente dopo tanto buio si tolse quell’odioso cappuccio che aveva in faccia e capì il perché nessuno l’aveva ancora raggiunto.

Si trovava in una gabbia di metallo sospesa in mezzo ad un lago.

Si guardò intorno cercando di capire la situazione, la gabbia era piramidale il che voleva dire che i quattro lati convergevano sopra la sua testa rendendo non solo lo spazio stretto e limitato a qualsiasi movimento ma in più non permettendogli di alzarsi in piedi. Era costretto a rimanere lì seduto senza poter muovere un dito.

Alle mani aveva ancora le manette di metallo, non avrebbe potuto slegarsi da quegli arnesi nemmeno volendolo.

Ma non era questa la cosa che lo preoccupava di più.

La gabbia era tenuta sospesa da un gancio che a sua volta era collegato con una catena metallica che arrivava fino alla riva. Era come se quella fosse una canna da pesca e lui fosse l’esca all’amo.

Sulla sponda del lago in lontananza vide una moltitudine di gruppi di persone, sembravano tutti armati fino ai denti e in attesa che accadesse qualcosa.

Si rigirò su se stesso attento a non fare dondolare troppo il trabiccolo, chissà se vi era una via d’uscita, una serratura segreta…

Poi, senza alcun preavviso, la gabbia iniziò a scendere verso l’acqua ed i suoi più grandi timori furono confermati. Il pesce grosso che avevano intenzione di catturare era tritone, e non appena avesse captato una sua presenza nell’acqua questa volta sarebbe venuto di persona a riacciuffarlo per riportarlo ad Atlantica.

Guardò quei cacciatori armati fino ai denti, quei patetici umani che credevano di poter combattere contro un tritone di quella potenza.

Per un momento anche se flebile, si sentì più al sicuro lui in quella gabbia che là fuori assieme a tutti quei cacciatori armati fino ai denti.

 

 

A.A.

Salve a tutti! Ormai siamo agli sgoccioli, Re tritone farà la sua comparsa molto presto e quando avverrà saranno cavoli amari per tutti! >.<
Spero che la storia vi stia piacendo, oramai sono rimasti gli ultimi capitoli e una volta finito ho intenzione di rivedere sin dal primo capitolo tutta la storia per un bella revisione grammaticale XD sono sicura di essermi lasciata indietro qualche errore sparso e siccome sono una persona superpuntigliosa ci tengo che alla fine venga un buon lavoro complessivo. Spero di poter concludere entro il 40 capitolo, questa è la prima volta che scrivo così a lungo e più scrivo più ho il timore di cadere nella banalità perciò spero che questo non accada!

Saluti e ci rivediamo fra due settimane il 31 agosto : ): )

Clara

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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