Cap 33
L’esca
Era calata la
notte
su tutta Deep Alley, tutto taceva e non una sola persona aveva il naso
fuori di
casa quella sera, sembrava quasi che l’intero paese avesse
avuto il
presentimento che qualcosa di terribile sarebbe presto accaduto.
Tutto stava per
finire proprio lì, dove secoli prima tutto era iniziato.
I cacciatori si
erano riuniti al Lago Cremisi ed il piano che avevano in mente era il
più
grande mai congeniato, ma anche il più terribile, questa
notte sarebbe rimasta
scolpita nella mente di tutti i presenti per molto, moltissimo tempo.
*
“Dove
mi state
trascinando?” assieme a Nick si era aggiunta un'altra
persona, una ragazza da
quello che Elena aveva capito, ma non per questo meno feroce.
Senza alcun
preavviso l’avevano slegata dal luogo in cui si trovava e
avevano preso a
trascinarla su per una ripida salita. Uno dei due teneva stretta fra le
mani la
fune che le serrava i polsi e non esitava a strattonarla con decisione
ogni
qualvolta lei inciampasse nei suoi passi, e ciò avvenne
molto spesso visto che
non era affatto semplice camminare senza vedere dove mettere i piedi.
“stiamo
andando dove
la visuale è migliore” la voce di Nick venne dalla
sua destra, quindi capì che doveva
essere la ragazza sulla sua sinistra a tenere la fune, le
arrivò infatti un
altro strattone da quel lato e subito dopo questa parlò.
“non
gliel’hai
ancora detto?” la voce le era familiare ma non avrebbe saputo
dire di chi fosse,
come un ricordo lontano che non voleva saperne di venire a galla.
“certo
che no,
perché tu l’hai fatto?!” il tono del
ragazzo tradì un certo allarmismo.
“no,
no certo che
no, sono stata ben attenta a non rivelare i dettagli del piano, ma devo
dire
che quel tritone è più furbo di quel che
sembra… ha tentato di corrompermi in
tutti i modi”
“stai
parlando di
Aris?! Lui è qui?!” intervenne Elena.
Ci fu un istante
di
silenzio imbarazzato.
“lui
sta bene?!
Rispondetemi vi prego!”
Ma ormai era
troppo
tardi, nessuno dei due ricominciò a parlare.
****
“Dove
ti sei
cacciata…” Rachel camminava avanti e indietro per
tutta la casa, erano diverse
ore che non riusciva a mettersi in contatto con la figlia, telefono
staccato,
non un biglietto o una nota lasciata sul frigo, niente di niente.
Anche degli
altri
due ospiti non c’era
più traccia,
improvvisamente era come se tutti avessero deciso di scomparire nel
nulla.
Il suono del
campanello la fece riscuotere dai suoi pensieri. “oh
signorina, sei in
punizione per il resto della tua vita!” gridò
aprendo la porta già pronta con
una marea di punizioni da darle.
“oh”
fu sorpresa di
vedere di nuovo quella signora sulla soglia di casa sua.
“ho
bisogno di un
passaggio” le disse quella senza troppe cerimonie.
“ma si
rende conto
di che ore sono? È tardissimo ed io sto aspettando mia
figlia, non so nemmeno
dove sia finita!” Rachel guardò quella donna
trasandata e si chiese se non
fosse una matta psicopatica o altro, suonare a quell’ora
della notte per di più
con quella strana borsa nera ingombrante dall’aspetto poco
rassicurante.
“Credo
di sapere
dove si trovi Elena, probabilmente è con Aris in questo
momento.” Ursula aveva
lo sguardo torvo, stava tentando di tenere a mente tutte le cose che
ancora
doveva fare.
“me lo
sentivo che
era con un ragazzo!”
“non
è quello che
crede lei” la rassicurò Ursula.
Rachel prese le
chiavi della macchina dal cestino dell’ingresso.
“Forse è proprio quello che
credo io” rimbeccò chiudendo la porta di casa.
“mi
creda, questo è molto, molto peggio.”
****
La salita si
stava
facendo sempre più ripida e ormai sempre più
spesso Elena si ritrovava a cadere
per terra senza poter far nulla per evitarlo. Era parecchio che
camminavano per
la foresta e ad ogni passo che faceva le gambe avevano preso a dolerle
irrimediabilmente, la stanchezza della salita iniziava a farsi sentire
e
inoltre tutte le cadute che aveva fatto le avevano sbucciato i palmi
delle mani
e parte delle ginocchia, anche se non poteva vederlo sentiva
chiaramente il
classico bruciore da escoriazione. Il dolore le portò alla
mente le rovinose
cadute che faceva in bicicletta, tornava a casa sempre con le ginocchia
rosse
di sangue e con le lacrime agli occhi dal dolore, sua madre le
accarezzava la
testa e le disinfettava premurosamente le ferite, ma adesso lei non era
lì.
Chissà quanto doveva essere preoccupata, a
quest’ora di notte si era sicuramente
accorta della sua scomparsa. Sperò che Ursula avesse trovato
una buona scusa
per coprirla, l’ultima cosa che voleva era coinvolgere sua
madre in tutto
quello, era già difficile stare al passo con i cacciatori e
tritoni per lei che
si reputava una ragazza dalla mente aperta e dalle larghe vedute, sua
madre tutto
il suo opposto, non avrebbe potuto reggere tutto questo.
Immersa nei suoi
pensieri cadde nuovamente per terra, le ginocchia ormai dovevano essere
sporche
di fango e sangue, la ragazza che la scortava però non si
impietosì e la
strattonò per farla rialzare. La bionda decise che non si
sarebbe più alzata,
incrociò le gambe e rimase seduta per terra.
“Alzati!”
gridò
quella protestando.
“No!
Sono stanca di
inciampare e di non vedere nulla, o mi togliete questo cappuccio o mi
dovrete
trascinare di peso fino alla vostra destinazione!”
gridò lei arrabbiata.
Passò
un istante poi
sentì dei passi venire verso di lei e le mani di Nick
armeggiare con il suo
cappuccio.
“che
stai facendo?!”
lo rimproverò la ragazza.
“Le
tolgo il
cappuccio, ci stiamo mettendo il doppio del tempo per arrivare, se vede
dove
mette i piedi eviterà di inciampare ogni tre
minuti.” Le rispose lui seccato.
“tanto
vale che la
porti in braccio allora! Lo sai che non vogliono che lei
veda la strada che stiamo facendo.”
“è
notte fonda Lara!
A malapena ci orientiamo noi!”
La ragazza lo
fulminò con lo sguardo, ma questo Elena non lo
potè vedere.
“grazie”
sussurrò a
bassa voce a Nick, sapeva che lei non doveva ringraziarlo e che lui non
doveva
toglierle il cappuccio, ma trovò che in tutta quella
situazione lui le stesse
facendo un favore nonostante si ritrovassero a far parte di due fazioni
diverse.
Finalmente il
cappuccio le fu tolto dalla faccia e l’aria fresca le
sferzò il volto, di
fianco a lei c’erano Nick e quella ragazza che per tutto il
tempo l’aveva
trattata con condiscenza, finalmente aveva un volto e adesso che lo
guardava
meglio sapeva anche a chi appartenesse.
Nick
l’aiutò a
rialzarsi mentre lei non toglieva gli occhi di dosso da Lara, la sua
compagna
di classe nonché la stessa ragazza che aveva visto in
piscina quella mattina e
che con insistenza aveva fatto domande e osservazioni su Aris.
“non
credevo che
anche tu fossi coinvolta” le parlò Elena
riprendendo a camminare in mezzo a
loro due. Adesso la fune era passata nelle mani di Nick e la ragazza
non potè
fare a meno di notare che lui le aveva lasciato abbastanza corda per
camminare
civilmente e non come un cane al guinzaglio.
“quanti
compagni di
classe ci saranno a questa festicciola eh? Se mi aveste detto che
festeggiavate
nel bosco il ballo di fine anno mi sarei vestita meglio!”
ironizzò.
“non
si diventa
cacciatori Elena, lo si è per nascita. Noi tutti
apparteniamo a quell’antico clan
formato da Skan per distruggere le sirene, siamo i discendenti dei
primi
cacciatori, abbiamo l’odio per le sirene nel
sangue.” Le rispose Nick.
“a
questo punto puoi
anche dirmi dove stiamo andando, non potrei scappare nemmeno se lo
volessi, non
ho idea di dove mi trovo.”
“Eppure
dovresti
riconoscere questo posto, ti ci ho portato qualche sera
fa…” Elena si guardò
intorno, niente le era familiare, di certo era un bosco ma non avrebbe
mai
detto di esserci già stata.
Il silenzio
riscese sullo
strano trio, poco a poco, attorno a loro la vegetazione
iniziò a mutare, sterpi
e cespugli divennero sempre più radi, le stelle in cielo
sembrarono diventare
più luminose e un flebile rumore d’acqua
andò intensificandosi.
“Ed
eccoci arrivati,
la tribuna d’onore” canzonò Nick, ma a
quel punto il rumore era abbastanza
forte da coprire parte delle sue parole.
Si trovavano
sull’orlo di un precipizio, un salto alto parecchi metri da
cui un torrente che
avevano affiancato sfociava in una cascata molto più
giù. Elena guardò quel paesaggio
per un minuto o due, da quella rupe si aveva una visuale perfetta di
tutto il
lago,
“lago
cremisi?”
chiese dubbiosa, dall’alto sembrava molto più
grande e spaventoso di quanto non
fosse dal basso.
Si sporse un
po’ e
sotto di lei, lontana alcuni metri, c’era una distesa
d’acqua di un
meraviglioso blu notte che a tratti rifletteva le stelle nel cielo. Uno
spettacolo bellissimo ma al contempo inquietante,
tutt’attorno potè notare
accampamenti e gente armata che camminava fra gli alberi.
I due ragazzi
iniziarono ad uscire da una sacca, che lei non aveva neppure notato,
una serie
di attrezzature per il camping che presero a montare con
rapidità. Elena si
voltò nuovamente a fissare il lago con una strana sensazione
nel petto, era
come se il rumore dell’acqua chiamasse il suo nome…
“cos’è
quello?” Si
sporse indicando un aggeggio che pendeva sul lago, non aveva un
binocolo ma
riusciva persino da quella distanza a capire che non era nulla di buono.
Nick
passò la fune
che le teneva i polsi a Lara dopodiché si
avvicinò a lei guardando con un
binocolo, “ah, finalmente è quasi
pronta” sussurrò tra sé e sé.
“cosa
è quasi
pronta?” si lamentò la bionda, “voglio
vedere pure io!”
Lara stava per
ribatterle che non aveva alcun diritto di pretendere di vedere ma non
fece in
tempo che Nick le aveva già dato in mano il binocolo e
adesso lei stava
osservando tutto quello che accadeva sulla riva del lago.
La costruzione
che
aveva indicato Elena altri non era che un’impalcatura di
metallo fissata alla
sponda del fiume che si sporgeva verso il centro del lago, alla sua
estremità
vi era una gabbia piramidale che letteralmente dondolava sul lago ad
un’altezza
di qualche metro.
“Quella
è la gabbia”
le spiegò Nick. Probabilmente pensava, vista la lontananza,
che lei non fosse
più un pericolo per la missione e così decise di
snocciolarle qualche
informazione. Lara non sembrava troppo felice di questa sua improvvisa
parlantina ma a quanto pareva Nick aveva un grado di importanza
più alto di lei
e non le era concesso fare obbiezioni.
“È
stata costruita
con i migliori materiali, perlopiù credo sia acciaio.
È impossibile fuggire da
lì…”
“Credo
che proprio
in questo momento dovrebbero portare Aris là
dentro…” la punzecchiò Lara.
“che
cosa?! Aris la
dentro?”
Elena
guardò con il
binocolo, su tutta la sponda del lago c’era un enorme
fermento di persone,
tutto era buio, nemmeno una torcia era accesa, come se non volessero
farsi
vedere.
“Certo,
è questo il
piano,” continuò Nick “Prima Aris
verrà imprigionato nella gabbia, grazie a te
qui ben visibile non dovrebbe fare molte storie, in seguito chiameremo
Re
tritone e lo costringeremo a darci i suoi restanti anelli usando come
arma il suo
stesso nipote. Semplice no?” concluse il castano alzando le
spalle.
Elena
abbassò il
binocolo per guardarlo negli occhi, in quel piano non c’era
proprio nulla di
semplice. “E come lo chiamereste? Avete un fischietto magico
per Re Tritone?”
improvvisamente si ricordò del campanellino che tempo prima
le aveva regalato
Aris per mettersi in contatto con lui, forse esisteva davvero qualcosa
del
genere per il re, per fortuna che lei il suo bracciale
l’aveva lasciato a casa,
non si sarebbe mai perdonata se persino quella cosa fosse arrivata
nelle loro
mani.
“una
volta che Aris
sarà entrato nella gabbia faremo in modo di calarlo
nell’acqua, Tritone lo
starà cercando in lungo e in largo e verrà subito
da noi.”
“cosa
vi fa credere
che Tritone lo stia cercando?” li sfidò lei con
aria superiore.
“se il
tuo unico
erede maschio al trono svanisse nel nulla, metterei sentinelle in ogni
angolo
dell’oceano per ritrovarlo.” Le rispose Lara
malignamente.
“sei
fin troppo ben
informata sul mondo di sotto per essere una Cacciatrice.”
L’apostrofò lei.
“questo
perché lei
ne fa parte” s’intromise Nick. “se non
fosse stato per Lara non avremmo mai
saputo molte informazioni che si sono rivelate vitali per il nostro
piano, per
arrivare a questo momento.”
“Sei
una spia,”
sussurrò Elena guardando di sottecchi la ragazza dai capelli
corvini. “e farai
la fine che ti meriti…”
La bionda
lasciò
cadere il discorso, inutile parlare, tanto tra poco tutto sarebbe
finito.
“Comunque
sia, il
vostro piano non funzionerà mai”. Parlò
tranquilla “Tritone è troppo forte per
dei comuni esseri umani, anche se vi definite cacciatori non avete
speranze di
batterlo.” La consapevolezza che i cacciatori sarebbero stati
polverizzati nel
giro di qualche minuto la fece rabbrividire, se Aris fosse stato usato
come
esca e Tritone avesse abboccato, non ci sarebbe stato più
nulla da fare. Adesso
iniziò davvero a preoccuparsi, cosa avevano intenzione di
fare quei pazzi,
combattere un potente tritone con poteri fuori dal comune?
“e tu
cosa ne sai?”
chiese Lara scettica. Dopotutto il suo atteggiamento nei suoi confronti
era
giustificabile, ai suoi occhi quella ragazza era rimasta invischiata in
quella
storia per pura coincidenza, a differenza di lei o dei cacciatori che
avevano
trascorso la vita a studiare ogni mossa di Re Tritone, a seguire un
rigido
addestramento per ottenere questa chance di batterlo.
Elena
rifletté sul
rivelare o meno quello che sapeva, ma in cuor suo quei poveri
cacciatori le
facevano compassione, si credevano i più furbi e i
più forti, ma avevano fatto
l’errore più stupido che potessero commettere,
avevano sottovalutato il potere
di Re Tritone.
Non si governa
su un
regno per così a lungo se non si è scaltri e
disposti a tutto. E Re Tritone lo
era anche troppo.
“io
l’ho incontrato”
disse dopo qualche minuto di riflessione “ed è
stato l’evento più terrificante
della mia vita. Sono riuscita a scappare solo grazie ad Aris, ma non
avremmo
mai e poi mai, potuto fronteggiarlo direttamente così come
avete intenzione di fare
voi.”
Nick fece un
passo
avanti abbastanza sicuro di sé. Elena lo guardò
come se fosse la prima volta,
davanti a lei vedeva solo un ragazzo che dietro alla spavalderia
nascondeva una
gran paura, era stato costretto a fare quelle cose e anche se ne
conosceva il
pericolo non poteva tirarsi indietro.
“Dimentichi
che noi
siamo dei cacciatori, siamo addestrati sin da piccoli a combattere ed
allenare
l’ingegno, questa battaglia sarà dura ma la
combatteremo ad armi pari.”
Elena non era
per
niente rassicurata dalle sue parole ma visto ciò che si
apprestavano ad
affrontare evitò di ribattere, se riusciva a tenere sotto
controllo la sua
paura dietro quelle assurdi frasi da condottiero lei non avrebbe fatto
nulla
per farlo scontrare con la mera realtà. Tanto fra poco ci
avrebbe pensato Re
tritone…
“Nick”
Lara richiamò
l’attenzione del ragazzo. Si lanciarono una rapida occhiata e
poi tornarono a
puntare i loro occhi verso il lago.
“ci
siamo”
****
“Sta
più attento!”
gli gridò nuovamente una voce sgarbata mentre lo tirava su
per l’ennesima
volta.
Aris non aveva
idea di
dove lo stessero portando, da quando aveva abbandonato la grotta aveva
percorso
una lunga salita inciampando quasi in continuazione, oltre a non vedere
dove
metteva i piedi, lui non ci era proprio abituato a camminare!
Dopo parecchi
minuti
si era reso conto che l’aria attorno a lui era cambiata, era
più fresca a
frizzante e per un istante in lontananza ebbe la sensazione di sentire
la voce
di Elena, l’aveva chiamata ma non aveva udito risposta che
già era stato
trascinato di peso via.
L’avevano
fatto
sedere incappucciato su una lastra di freddo metallo che aveva preso a
muoversi
e poi se ne erano andati via senza nemmeno curarsi di legargli le mani
contro
qualche asta.
“sta
fermo e non
muoverti!” sentì una voce gridargli in lontananza,
ovviamente lui decise di
ignorarla bellamente. Tentò di portare le mani che aveva
legate dietro la
schiena in avanti così da potersi togliere il sacco dalla
testa, era molto
faticoso e dopo molti tentativi, anche dolorosi, finalmente ci
riuscì.
Le voci in
lontananza iniziarono a protestare e quasi si aspettò che da
un momento
all’altro qualcuno lo raggiungesse per legarlo nuovamente, ma
invece si dovette
ricredere.
Finalmente dopo
tanto buio si tolse quell’odioso cappuccio che aveva in
faccia e capì il perché
nessuno l’aveva ancora raggiunto.
Si trovava in
una
gabbia di metallo sospesa in mezzo ad un lago.
Si
guardò intorno
cercando di capire la situazione, la gabbia era piramidale il che
voleva dire
che i quattro lati convergevano sopra la sua testa rendendo non solo lo
spazio
stretto e limitato a qualsiasi movimento ma in più non
permettendogli di
alzarsi in piedi. Era costretto a rimanere lì seduto senza
poter muovere un
dito.
Alle mani aveva
ancora le manette di metallo, non avrebbe potuto slegarsi da quegli
arnesi
nemmeno volendolo.
Ma non era
questa la
cosa che lo preoccupava di più.
La gabbia era
tenuta
sospesa da un gancio che a sua volta era collegato con una catena
metallica che
arrivava fino alla riva. Era come se quella fosse una canna da pesca e
lui
fosse l’esca all’amo.
Sulla sponda del
lago in lontananza vide una moltitudine di gruppi di persone,
sembravano tutti
armati fino ai denti e in attesa che accadesse qualcosa.
Si
rigirò su se
stesso attento a non fare dondolare troppo il trabiccolo,
chissà se vi era una
via d’uscita, una serratura segreta…
Poi, senza alcun
preavviso, la gabbia iniziò a scendere verso
l’acqua ed i suoi più grandi
timori furono confermati. Il pesce grosso che avevano intenzione di
catturare
era tritone, e non appena avesse captato una sua presenza
nell’acqua questa
volta sarebbe venuto di persona a riacciuffarlo per riportarlo ad
Atlantica.
Guardò
quei
cacciatori armati fino ai denti, quei patetici umani che credevano di
poter
combattere contro un tritone di quella potenza.
Per
un momento anche se flebile, si sentì più al
sicuro lui in quella
gabbia che là fuori assieme a tutti quei cacciatori armati
fino ai denti.
A.A.
Salve a tutti!
Ormai siamo agli sgoccioli, Re tritone farà la sua
comparsa molto presto e quando avverrà saranno cavoli amari
per tutti!
>.<
Spero che la storia vi stia piacendo, oramai sono rimasti gli ultimi
capitoli e una volta finito ho intenzione di rivedere sin dal primo
capitolo tutta la storia per un bella revisione grammaticale XD sono
sicura di essermi lasciata indietro qualche errore sparso e siccome
sono una persona superpuntigliosa ci tengo che alla fine venga un buon
lavoro complessivo. Spero di poter concludere entro il 40 capitolo,
questa è la prima volta che
scrivo così a lungo e più scrivo più
ho il timore di cadere nella banalità perciò
spero che questo non accada!
Saluti e ci
rivediamo fra due settimane il 31 agosto : ): )
Clara